LE RADICI DEL PRESENTE p. 66, vol. unico Vita da profeti ......Per me ci fu la Parola, la Parola...

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LE RADICI DEL PRESENTE T. CHIAMBERLANDO, Lo specchio dei cieli © SEI 2011 On line p. 66, vol. unico La fede, forza di Elia Le vicende di Elia ed Eliseo sono narrate nei Libri storici dei Re: da 1 Re 12 a 2 Re 17 si narra la na- scita dei due Regni di Israele e Giuda a opera dei figli di Salomone, e qui si inseriscono le storie dei due profeti. Il nome di Elia, grandissimo profeta e mistico, maestro di compassione per gli ultimi e dotato di una fede eccezionale, significa “il mio Dio è JHWH”. Secondo il Nuovo Testamento, egli fu sul Monte Tabor con Gesù in occasione della Trasfigurazione. Determinato a fermare l’idola- tria dilagante nel Regno di Israele, egli affrontò con coraggio il potere costituito nella perso- na del re Acab e della sua sposa Gezabele, che aveva introdotto il culto di Baal, dio cananeo delle tempeste. Dio volle Elia nel deserto, dove si assottigliò la barriera tra la sua umanità e la dimensione divina, in un rapporto sempre più profondo (“Ivi berrai al torrente e i corvi per Mio comando ti porteranno il cibo” 1 Re, 17,4). Dopo tre anni di siccità, Elia sfidò e sconfisse i profeti di Baal sul monte Carmelo. Sempre in pericolo di vita a causa della regina, Elia, esausto, tornò nel deserto chiedendo al Signore la morte; Dio gli rispose invece con doni soprannaturali eccezionali. Un angelo gli offrì cibo, viaggiò fino all’Oreb, luogo del dono dei Co- mandamenti. Un vento, un terremoto e un fuoco investirono la grotta in cui Elia abitava, ma Dio lo raggiunse con voce leggera, come “un mormorio di vento” (1 Re 19,12). La fine della vita terrena del profeta è accompagnata da un misterioso “rapimento in cielo” su un “carro di fuoco”. Nell’ebrai- smo si ritiene che Elia debba tornare alla fine dei tempi per annunciare la venuta del Messia. Elia e la Provvidenza A una povera vedova di Sarepta, rimasta con un po’ di olio e farina per sfamarsi con il figlio, Elia chiede di preparare una piccola focaccia per accoglierlo; in cambio, farina e olio abbonderanno per giorni per la donna e il ragazzo (1 Re 17,10-15). Il miracolo, ottenuto nella semplicità della vita quotidiana per l’intercessione di un uomo di Dio, sembra anticipare quello di Gesù della moltiplicazione dei pani e dei pesci: Dio-Provvidenza è colui che nutre, mantiene in vita, dona speranza, insegna a imitarne il comportamento nei confronti degli indifesi, dei poveri. Elia è an- che intercessore per un miracolo di risurrezione simile a quelli operati da Gesù per il figlio della vedova di Naim, la figlia di Giairo e Lazzaro. Sir Frederic Leighton, Incontro tra Elia, Gezabele e Acab, XIX secolo (Scarborough, Scarborough Borough Council). 1 Unità 2 Rivelazione e Alleanza Vita da profeti: Elia e Geremia

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La fede, forza di EliaLe vicende di Elia ed Eliseo sono narrate nei Libri storici dei Re: da 1 Re 12 a 2 Re 17 si narra la na-scita dei due Regni di Israele e Giuda a opera dei figli di Salomone, e qui si inseriscono le storie dei due profeti.Il nome di Elia, grandissimo profeta e mistico, maestro di compassione per gli ultimi e dotato di una fede eccezionale, significa “il mio Dio è JHWH”. Secondo il Nuovo Testamento, egli fu sul Monte Tabor con Gesù in occasione della Trasfigurazione. Determinato a fermare l’idola-tria dilagante nel Regno di Israele, egli affrontò con coraggio il potere costituito nella perso-na del re Acab e della sua sposa Gezabele, che aveva introdotto il culto di Baal, dio cananeo delle tempeste. Dio volle Elia nel deserto, dove si assottigliò la barriera tra la sua umanità e la dimensione divina, in un rapporto sempre più profondo (“Ivi berrai al torrente e i corvi per Mio comando ti porteranno il cibo” 1 Re, 17,4).Dopo tre anni di siccità, Elia sfidò e sconfisse i profeti di Baal sul monte Carmelo.Sempre in pericolo di vita a causa della regina, Elia, esausto, tornò nel deserto chiedendo al Signore la morte; Dio gli rispose invece con doni soprannaturali eccezionali. Un angelo gli offrì cibo, viaggiò fino all’Oreb, luogo del dono dei Co-mandamenti. Un vento, un terremoto e un fuoco investirono la grotta in cui Elia abitava, ma Dio lo raggiunse con voce leggera, come “un mormorio di vento” (1 Re 19,12). La fine della vita terrena del profeta è accompagnata da un misterioso “rapimento in cielo” su un “carro di fuoco”. Nell’ebrai-smo si ritiene che Elia debba tornare alla fine dei tempi per annunciare la venuta del Messia.

Elia e la ProvvidenzaA una povera vedova di Sarepta, rimasta con un po’ di olio e farina per sfamarsi con il figlio, Elia chiede di preparare una piccola focaccia per accoglierlo; in cambio, farina e olio abbonderanno per giorni per la donna e il ragazzo (1 Re 17,10-15). Il miracolo, ottenuto nella semplicità della vita quotidiana per l’intercessione di un uomo di Dio, sembra anticipare quello di Gesù della moltiplicazione dei pani e dei pesci: Dio-Provvidenza è colui che nutre, mantiene in vita, dona speranza, insegna a imitarne il comportamento nei confronti degli indifesi, dei poveri. Elia è an-che intercessore per un miracolo di risurrezione simile a quelli operati da Gesù per il figlio della vedova di Naim, la figlia di Giairo e Lazzaro.

Sir Frederic Leighton, Incontro tra Elia, Gezabele e Acab, xix secolo (Scarborough, Scarborough Borough Council).

1Unità 2 Rivelazione e Alleanza

Vita da profeti: Elia e Geremia

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Il Dio di EliaLa fede granitica e la compassione umana di Elia rendono possibile una dirompente azione di salvezza, prefiguratrice di quella, definitiva, portata da Cristo.I prodigi rappresentano l’evidenza e la certezza dell’aiuto di Dio per una comunità e per ogni individuo; Elia ottiene il Suo potente intervento anche in occasione di una tremenda siccità, in favore di tutto il popolo (1 Re 18,41-45).Compassionevole, assetato di giustizia, determinato a vivere con e per il suo Dio, Elia fu anche un uomo tormentato da dubbi, solitudine e paura. Egli sembra rendere evidente, con la sua vita, la presenza prodigiosa di Dio quando gli si affida la riuscita della propria esistenza con totale fiducia, accettando da Lui gioia e dolore nella certezza di intraprendere un viaggio sensato verso la pienezza, l’eternità dell’amore e della giustizia. Il Dio di Elia è refrigerio nel deserto, è conso-lazione e risanamento ma anche forza inarrestabile di Bene e Verità, una forza che combatte la menzogna e ogni idolatria.

Nei panni di Geremia: la sua azione e il suo tempoProviamo a entrare nella vita di un altro profeta, Geremia; lo immagini come un personaggio eroico, protagonista di avventure strabilianti? Era sicuramente un grande uomo, ma con le sue fragilità, un mondo interiore complesso e tormentato, in qualche modo vicino a ogni giovane in cerca della propria strada.Ai tempi di questo grande profeta, il popolo ebraico subiva ancora le conseguenze della con-quista del Regno settentrionale di Israele da parte degli Assiri (722 a.C.). Dipendenza politica e religiosa spesso coincidevano, con il predominio delle divinità del popolo dominante; gli Ebrei vissero un secolo oscuro, caratterizzato da una vasta penetrazione di divinità mesopotamiche. Intorno al 630 a.C., mentre l’Impero assiro andava decadendo, il re ebreo Giosia, del Regno di

La BibbiaIn seguito accadde che il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia si aggra-vò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elia: «Che c’è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza supe-

riore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, Dio mio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò il grido di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vive-re. Elia prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elia disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elia: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».

(1 Re 17,17-22)

CHE COSA DICE…

La Bibbia

so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola

(1 Re 17,17-22)” Elia sale al cielo, xv secolo, icona(Monte Sinai, Monastero di Santa Caterina).

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Giuda, avviò una riforma religiosa, abolendo i culti stranieri; contemporaneamente, Geremia iniziò la sua missione profetica. Giosia fu un grande re, mosso dalla fede, desideroso di guidare il popolo, e sembrò rendere possibile la riunificazione dei due Regni. Geremia era figlio del sacerdote di Anatot Chelkia e operò soprattutto nel Regno d’Israele, a Nord, tra coloro che gli Assiri non avevano deportato, prevedendo anche un ritorno dei fratelli deportati. Egli si nutrì di una religiosità fondata sui ri-cordi dell’Esodo e su una continua riflessione sull’Alleanza tra Dio e il suo popolo. Purtroppo, il saggio re Giosia morì combattendo contro il faraone d’Egitto Necao e il popolo fu nuovamente sottomesso, vi fu un ritorno di culti stranieri.

La missione profetica e il libro di GeremiaGeremia, in questa pericolosa situazione religiosa, profetizzò a Gerusalemme chiedendo, in nome di Dio, il ritorno a Lui, nello spirito della riforma di Giosia, preannunciando anche una grande catastrofe in caso contrario. Essa sarebbe stata rappresentata da una nuova grande po-tenza, Babilonia.

Il famoso re Nabucodonosor espugnò Gerusalemme nel 598 a.C. e organizzò una prima deportazione in Babilonia di moltissimi Ebrei. Geremia esortò ad ac-cettare la sottomissione ai Babilonesi, strumenti di un castigo divino causato dall’infedeltà del popolo, una prova necessaria per riscoprire attraverso il do-lore il senso dell’esistenza.Baruc lo scriba, amico e “segretario” del profeta, scrisse per lui i suoi detti, narrando anche episodi dettagliati della sua vita: la storia stessa di Geremia divenne messaggio di Dio, oltre alle sue parole. In seguito, altri scribi appartenenti a una scuola impor-tante, teologicamente e letterariamente dipendenti dal Deuteronomio, rielaborarono le parole del profe-ta durante l’esilio.

Un drammatico tramontoNel capitolo 26 del libro di Geremia, si narra del pro-cesso che dovette subire: i sacerdoti e tutte le autori-tà religiose di Gerusalemme ritennero che meritasse la morte per aver predetto la distruzione del Tempio. Anche da parte delle autorità politiche giunsero le persecuzioni: i ministri del debole re Sedecia lo accu-sarono di tradimento, di collaborazionismo con i Ba-bilonesi, e indussero il sovrano a condannarlo a mor-te abbandonandolo sul fondo di una cisterna. Venne salvato da uno straniero che, impietosito, persuase

il re a risparmiarlo. Dopo la presa babilonese di Gerusalemme, il profeta non seguì i deportati in Babilonia, dove probabilmente avrebbe ricevuto un buon trattamento; rimase tra i poveri e i delinquenti. In seguito, fu condotto prigioniero in Egitto, con lo scriba Baruc, fedele amico e segretario, da un gruppo di Ebrei sbandati. Secondo un’antica tradizione, durante questo esilio sconsolato il profeta morì martire per mano dei suoi stessi connazionali.

Rembrandt, Geremia piange la distruzionedi Gerusalemme (particolare), 1630 (Amsterdam, Rijksmuseum).

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Nel brano che segue puoi leggere le parole di Geremia che racconta della sua esperienza con la Parola: la sua vita, suo cibo e suo tormento. Il portavoce del Signore narra della sua consacrazione a profeta e del suo profetizzare tra il popolo di Israele.

Le parole del profeta“Io, Geremia...”Per me ci fu la Parola, la Parola soltanto. Essa fu la mia vita, il mio cibo e il mio tormento. Per lei sono stato schernito, odiato, percosso e verrò condannato. Il mio Signore mi ha scelto, consacrato per portare al suo popolo la verità sul suo destino, sui suoi errori, sulla necessità di percorrere nuove vie. Io, un “nahar”, un ragazzino inesperto e pieno di sogni non potevo che obbedire. Chi mi avrebbe dato retta quando avessi parlato in nome suo? Il fuoco della verità scalda e illumina, ma la verità provoca anche dolore: perché venga riconosciuta occorre lottare. Amore e dolore hanno riempito la mia vita, una vita così piena e intensa che, comunque, rivivrei nello stesso modo. «Prima che ti formassi nel grembo materno Io ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacra-to...». Il Signore mi parlò così interiormente e mi sconvolse con la sua tenerezza. Ero stato sognato da lui, la mia esistenza aveva un grande significato. Fu facile, allora, accettare con gioia immensa di fare da tramite tra lui e il popolo sbandato, immemore di Mosè, del Decalogo, della sua protezione costante, perso dietro agli idoli. “Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca”. Diventai la sua bocca e iniziò un viaggio nel buio. E tu, Baruc, amico mio... hai voluto metterti in viaggio con me, non hai mai esitato.

Il tentativo di parlare al popoloDovetti consolare le genti sbandate di Israele, e provai una grande compassione per la povertà della loro anima, rassegnata alla sola ricerca di cibo e sicurezza. Erano come figli ingrati, stentavano a comprendermi, ma non disperavo: ero giovane, entusiasta, la forza di Dio era con me. Potevo essere portavoce del Signore soltanto vedendo tutti i suoi figli con i suoi occhi: diedi tutto con un pizzico di umana incoscienza, i miei anni, le mie poche qualità, vissi per il loro bene, per riportarli da nostro Padre. Speravo nella riforma di Giosia. Alcuni Israeliti – o molti – mi ascoltarono e piansero di rimorso. Poi tutto divenne sempre più difficile. Quan-do il re morì capii di dover combattere per lui con la mia voce, a Gerusalemme; non trovai più traccia della coraggiosa riforma del sovrano. Fu terribile: coloro che avvicinavo per le vie della città erano indifferenti e sprezzanti e io cercavo invano un’anima fedele. Mi sentivo terribilmente solo, ma il peggio doveva ancora arrivare. Dovetti avvisarli, questi fratelli perduti, delle intenzioni del Signore: rieducarli attraverso la prova.

Deportazione degli ebrei a Babilonia, manoscritto gotico, xiii secolo.

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Solo una catastrofe li avrebbe costretti a riscoprire ciò che realmente conta. Più della povera gente, spesso inconsapevole di una verità da tempo trascurata, erano responsabili del tradimento dell’Alleanza le guide, i sacerdoti incapaci o corrotti. In Giuda non si seguivano altri dei, ma non si seguiva neppure il Signore se non in modo esteriore e ipocrita, senza alcun impegno di vita.

Le ostilità Il mio annuncio di sventura mi attirò addosso un’inaudita ostilità. Nelle notti insonni, pensavo a tutti quelli che sarebbero stati ridotti in schiavitù, trucidati... mi parve per colpa mia, per la mia incapacità di persua-sione. Capii in seguito come fosse in gioco una libera scelta di ciascuno per il bene, che non dipendeva da me. Anche i miei parenti mi hanno voltato le spalle. Sento in me il dolore di Dio stesso, Padre abbandona-to. Darei la vita per ciascuno di loro, anzi, l’ho già data e loro oggi mi condanneranno a morte. Baruc ha conservato per scritto, con pietà profonda, le mie preghiere al Signore, il diario del mio rapporto con lui talvolta burrascoso (Confessioni: Ger 11-12; 15,17-18, 20). A volte mi sono ribellato, stufo di accettare senza capire: perché in terra il malvagio senza Dio trionfa sempre, mentre l’innocente viene calpestato? Il Signore

promette giustizia, salvezza: ma quando? I suoi tempi sono troppo, troppo lunghi. Sì, sono andato in crisi, ho tentato persino di allontanarmi da lui. Niente da fare: il Signore non mi ha lasciato andare, mi ha sorretto, mi ha fatto capire che io devo seminare, ma che sarà lui a curare il raccolto, non posso che fidarmi del Signore: intravedo qualcosa dei suoi progetti, so che le mie pa-role serviranno, un giorno, al mio, al suo amato popolo. Io ho donato la mia vita: solo così la ritroverò. La mia fede rimarrà salda fino alla fine. Tutto si compirà, in un tempo lontano, con il “germo-glio giusto” della casa di Davide che nascerà.

(T. Chiamberlando)

Mettiti alla prova Leggi le vicende di Elia e rispondi.

• Elia descrive il rapporto tra Dio e il profeta; in quali modi esso trasforma in positivo la sua vita?

• In quali modi, grazie a questa fede, Elia offre contributi positivi alla società del suo tempo?

Leggi le vicende di Geremia e soprattutto il testo in cui parla in prima persona, rispondi e poi confrontati con i compagni.

• Quali messaggi, in Geremia, ti sembrano utili per l’uomo di oggi? E per un giovane alla ricerca della propria strada?

• Il dolore e la fatica, in Geremia, hanno degli aspetti positivi? Quali? Che cosa ne pensi?

• Nel “diario di Geremia”, quali comportamenti da lui descritti – soprattutto riguardanti il suo modo di amare – o affermazioni sembrano aprire la via al cristianesimo?

• Quando si è soli contro tutti come il profeta e certi di essere dalla parte della verità affrontando que-stioni importanti, è giusto perseverare? In quali modi?

La lapidazione di Geremia, xi secolo, miniatura(Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana).

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