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       D   I   R   E   T   T   O   R   E   R   E   S   P   O   N   S   A   B   I   L   E  :   R   E   N   A   T   O

       R   I   Z   Z   O .   R   E   G   I   S   T   R   A   Z   I   O   N   E   T

       R   I   B   U   N   A   L   E   D   I   T   O   R   I   N   O

       N   U   M   E   R   O

       5   8   2   5   D   E   L   9   /   1   2   /   2   0   0   4 .   E  -   M   A   I   L  :   G   I   O   R   N   A   L   I   S   M   O   @   C   O   R   E

       P .   I   T   P   O   S   T   E

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    futuraPERIODICODELMASTERINGIORNALISMO”GIORGIOBOCCA ”UNIVERSITÀ DITORINO-COREP

    21MARZO2016 ANNO12NUMERO5

     FOCUS

    Arriva la Pasqula tradizionee le iniziative s

    Un viaggio, ma anche il simbolo di una

    battaglia. Da Torino il 2 aprile partirà unacarovana: 30 persone che vogliono fare diquesto tragitto l’emblema della lotta per idiritti, ricordando il calvario di milioni dimigranti alla ricerca di un posto migliore incui vivere.Le porte di Shengen minacciano dichiudersi e il sogno di un’Europa unitarischia sempre più di svanire. Mentre leistituzioni balbettano, senza dare risposteconcrete, qualcosa si muove nelle realtàlocali, dove la politica fatta dal basso agisceper aprire un confronto tra le persone. Idue furgoncini del collettivo “Carovane

    Migranti” percorreranno in lungo e in largo

    l’Italia in 17 tappe, in ognuna delle qualisaranno accolti da associazioni amiche,per sostenere e abbracciare la battaglia.L’arrivo il 17 aprile a Catania, per unirsi allamanifestazione nazionale contro Frontex,il programma di salvataggio europeo nelMediterraneo.L’occasione sarà il ricordo delle circa800 persone morte nel naufragio, neltentativo di raggiungere la Sicilia, il 18aprile di un anno fa. “Passata Napoli tiaccorgi che le lotte si fanno sempre piùdifficili” dice Gianfranco Crua il portavocedel collettivo che, zaino in spalla, vuole

    portare un messaggio di rispetto per i diritti

    e la dignità di uomini e donne costrettia migrare. Questa realtà, nata insiemeall’idea dell’itinerario del 2014, è formatada circa 50 persone, solo 6 cinquantenni,tutti gli altri studenti. E tra questi, ce nesarà uno con brutta storia da raccontare,un ospite che porterà la sua testimonianzada Oltreoceano: Omar Garcia Velazquez,sopravvissuto e portavoce del “massacrodi Ayotzinapa”, area rurale del Messicoin cui, il 26 settembre del 2014, 43 allievidella scuola “Normale Rurale Raul IsidroBurgos” furono fatti sparire da forze para-militari.

    Come Omar altri testimoni attrave

    l’Atlantico per suggellare il sodMessico e il Sudamerica nato ncarovana, quando ai manifestantil “Movimiento migrante MesoamSi mostreranno così, anche qule forti analogie fra i fenomeni dei popoli dei due mondi, in guerre, criminalità organizzata eambientale.Due settimane di incontri tra imparare a conoscersi e mettere ala propria storia con realtà lontanarriva e cerca accoglienza e chi crede nella necessità di fornire u

    La Carovana dei Migranti nel sogno di un’Europa senza barr

     

    di Claudio Carollo Visto da noi

     SPORT

    Cus Torino Rugil quindici cittasale in cattedra

     FOCUS

    La generazioneErasmus semprpiù globale

    Una manifestazione del 2013 in piazza Castello, dopo la strage a largo di Lampedusa dove morirono annegati 366 migranti.

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    Storie di ragazzi che hanno voglia di viaggiare e di fareesperienze fuori dai confini nazionali: è la cosiddettagenerazione Erasmus. Sono giovani italiani che scelgonodi lasciare il nostro Paese per completare il loro percorsoaccademico in altre realtà, completamente diverse dallanostra. È il caso di Eugenio Galante, 24 anni, che ha volutoprovare l’esperienza Erasmus in Spagna per 11 mesi. “Si ètrattato di un’esperienza importante per me e per il mio futuro- commenta Eugenio -. Sei obbligato a lavorare parlandoaltre lingue e questo ti fa crescere molto”.Vivere e lavorare all’estero aiuta anche sotto il profilolavorativo futuro. Dati alla mano, la percentuale dei giovanilaureati che trovano una occupazione dopo aver studiato, olavorato, per un periodo fuori Italia è più alta, circa il 23%.Come ci conferma Michele Gastaldo, 27 anni, di Torino, cheha scelto Barcellona come meta del suo dottorato. “Ho avutola possibilità di viaggiare e l’ho fatto. E’ stata una scelta che

    ha cambiato le mie prospettive lavorative, oltre ad avermiarricchito dal punto di vista personale”.Il denominatore comune di tutti coloro che hanno fatto, o chestanno facendo, un’esperienza di questo tipo è sicuramentela voglia di viaggiare e di scoprire nuove realtà, anchelavorative. Pierpaolo Savina, 28 anni, ha aderito al programma“Messaggeri della conoscenza”, finanziato dal Governo, chegli ha permesso di trascorrere l’ultimo anno della triennale alCern di Ginevra. “In Svizzera sono rimasto circa due mesi -racconta Savina - e ho avuto la possibilità di affiancare alcuniricercatori. Ho lavorato sull’acceleratore di particelle dove èstato scoperto il bosone di Higgs, la famosa particella di Dio.C’è anche chi sceglie di partire per andare dall’altra parte

    del mondo. Giulia D’Ottavio ha scelto di andare in Colombia:“Sentivo che mi mancava qualcosa, e grazie al servizio civileho colto al volo questa opportunità per ampliare i miei orizzontie le mie conoscenze. Sono qui da circa quattro mesi. Comemai la Colombia? In primis per il progetto, legato direttamenteallo sviluppo contadino. Qui sei quotidianamente a contattocon le persone e con le comunità rurali”.

    Il momento poco felice, a livello ecdi opportunità, che sta attraversaspinge molti ragazzi a trasferirsirealtà per inseguire i propri sogni.Debora Regoli, 25 anni. “Ho vintodi studio e mi sono trasferita a Ho anche fatto un’esperienza di Israele. Viaggiare mi è sempre pscarse possibilità di trovare un nostro Paese mi hanno costretGiuliana Rizzari, 25 anni, ha vrealtà come quella del Belgio: “Vè sempre piaciuto. Sono andata ine negli Stati Uniti per impararelingua. L’anno scorso mi si è prepossibilità di fare un tirocinio aho scelto il Belgio come destina

    quanto riguarda la questione io non ero a Bruxelles quando nella bufera. Ero a Londra per de ci sono rimasta fino a quando riaperto i confini cittadini”.Quello della sicurezza è un prob

    soprattutto negli ultimi mesi, ha rischiato di frenmovimenti. Le morti di Valeria Solesin e Giulio Resembra non abbiano minato la voglia di spostarsi d“Chiaramente con la globalizzazione i rischi auspiega Eugenio Galante - ma questo non deve inflvoglia da parte di un’intera generazione di viaggiar

    FRANCESC

    Sono migliaia. I giovani che ogni annoabbandonano il loro paese per studiareall’estero grazie al programma Erasmusaumentano sempre di più. A volte restanosoltanto per pochi mesi, a volte per tutta la vita.Una generazione che vede il mondo comeun posto da scoprire, strumento di crescitapersonale e lavorativa.L’Italia è al quarto posto per numero di studentiche partecipano al programma: ogni annone partono circa ventimila, in tutta Europapiù di 270 mila. Dal 1987, anno della suafondazione, hanno partecipato tre milioni diragazzi, diventando così una vera e propriaGenerazione Erasmus.“Il concetto adesso si amplia, e comprendechiunque abbia fatto esperienze di mobilitànella vita che abbiano influito sul propriopercorso personale e professionale –afferma Francesco Cappè, ex direttore dellepolitiche di sicurezza dell’UNICRI (l’Istitutointernazionale delle Nazioni Unite per la ricercasul crimine e la giustizia) -. Ormai si parlaanche di generazione mondo, sottolineando

    l’importanza di abbracciare la mobilità comeun percorso di crescita”.

    L’Erasmus rappresenta ancheuno strumento per diventare piùcompetitivi sul mercato del lavoro,

    come confermato anche da Cappè:“L’accettare la sfida e la capacitàdi mettersi in gioco sono abilitàdeterminanti per trovare un lavoro.Chi fa quest’esperienza lo trovaprima e in posizioni più importanti,a testimonianza che fanno crescerela persona”. Da Torino nell’annoaccademico 2014/2015 sono partiti612 ragazzi dal Politecnico perErasmus Plus (il programma attivatonel 2014 che, oltre alla finalità distudio, prevede facoltativamenteanche un tirocinio formativo), 909dall’Università di Torino, che siposiziona diciannovesimo ateneoin Europa per studenti all’estero.Numeri importanti, considerando chetutto questo avviene in un periodostorico in cui la sensazione di sicurezza èminore. Secondo Cappè, però, questo non

    è un fattore vincolante per le partenze: “Lapercezione legata alle tragedie del terrorismo

    dura nell’immediato. Non credo vada ainfluire su decisioni di intraprendere qualche

    tipo di mobilità, escludendo alcuni paesi chevedono questi anni peggiorare la condizioni

    di sicurezl’area mdel Mediterqualche aandava co

    tranquillità. Questo, se succede, nosoltanto l’Erasmus ma anche il tu

    penso che sia una cosa circoscritta AZZURR

    La Generazione Erasmus sempre più globa“Mettersi in GIOCO per costruirsi il futuro”

    Storie di ragazzi con la voglia di VIAGGIAR

    Giuliana Rizzari Pierpaolo Savina Debora ReGiulia D’Ottavio

    Fran

    Michele Gastaldo

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    A TORINO il triste record di sfratti:tra le grandi città nessuno sta peggio 

    Tutta Barriera di Milano scende in STRADAper la guerra di Lovely all’ufficiale giudiziarioLa neve scende su Barriera di Milano. Lovely continuaad affacciarsi alla finestra e a scrutare la strada, ma èancora presto: l’ufficiale giudiziario non arriverà primadelle 10.30. Il piccolo appartamento di corso Vercelli èaffollato: volontari, amici, vicini. Qualcuno ha dormito qui,un gruppetto è arrivato alle 8 dallo Spazio popolare Neruda,altri continuano, alla spicciolata. Lei sorride e offre un thècaldo a tutti, ma non nasconde la tensione. Lo sguardova continuamente ai due borsoni sportivi appoggiati allaparete, il bagaglio essenziale se le cose dovessero andaremale.Lovely ha 37 anni, tre figli e un marito in carcere. Senzail suo contributo non riesce più a pagare l’affitto e così èarrivata l’ordinanza di sfratto per morosità.Quando l’ora si avvicina Lovely si chiude in casa con i bambinie alcune amiche, gli altri scendono a presidiare il portonedel condominio. L’obiettivo è cercare di ottenere dall’ufficiale

    giudiziario un rinviodi qualche mese chepermetta a Lovely eai suoi figli di trovareuna sistemazionealternativa.Il gruppettoeterogeneo che

    aspetta sotto la neveattira l’attenzionedi alcuni abitantidel quartiere chearrivano a chiedereinformazioni. Lovelye la sua famigliavivono a Barriera diMilano da diversi annie quando capisconodi cosa si tratta molti

    decidono di fermarsi.

    Il freddo è pungente, ma l’attesa è alleviata dalleamiche di Lovely che continuano a fare su e giùdall’appartamento portando thè caldo per tutti.I fabbri arrivano intorno alle 11: notatol’assembramento fanno alcune telefonate, poivanno ad aspettare in un bar a qualche isolatodi distanza. L’ufficiale giudiziario dopo mezz’ora.

    Entra direttamente al bar e manda a chiamare irappresentanti del picchetto sotto casa di Lovely.Parlano fitto, poi tornano ad aggiornare gli altri.Verrà applicato l’articolo 610 del codice diprocedura civile: lo sfratto a sorpresa. Ma leprocedure burocratiche sono lunghe e lascianoa Lovely qualche mese per trovare una nuovasistemazione per lei e la sua famiglia.Lovely piange di gioia e abbraccia tutti. Poi mettevia le valigie, non le serviranno. Almeno per ora.

     ANDREA LAVALLE

    Protesta contro gli sfratti organizzata dallo Spazio Popolare Neruda

    ely e amici festeggiano il rinvio dello sfratto

    Una manifestazione per la casa

    P

    icchetti, sabotaggi, occupazioni di scuole, caserme ededifici pubblici abbandonati. Con circa quattromila sfratti

    l’anno, Torino è in cima alla lista delle città italiane che,ogni giorno, devono fare i conti con il problema dell’emergenzaabitativa. Negli ultimi dieci anni come in numerose altre città dellapenisola, il fenomeno ha assunto proporzioni drammatiche. Nelsolo 2014, in Italia sono stati poco più di 36mila i nuclei familiariad aver subìto uno sfratto, 4mila solo a Torino: quasi 100 algiorno, a fronte di 150mila richieste di esecuzione e oltre 77milaprovvedimenti di sfratto emessi tramite l’Ufficiale giudiziario.Una situazione che nel capoluogo piemontese rischia

    di diventare ancora più pesante conl’applicazione del decreto mutui, su cui

    si è espressa positivamente la scorsasettimana la commissione Finanze allaCamera. Il provvedimento, che consentedi pignorare gli immobili dopo 18 mesidi morosità senza passare dal giudice,è stato duramente criticato anche daMonsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo diTorino, che si è detto preoccupato per unpossibile aggravarsi del clima. Un timore

    condiviso con l’amministrazione cherischia di vedere vanificati gli sforzi fattinegli ultimi anni: dallo sportello Lo.ca.re., che tenta di calmierare i canonid’affitto, incentivando i proprietari e gliaffittuari a trovare un’intesa, fino alleassegnazioni nell’ambito dei progettidedicati all’edilizia popolare. Ai quali si aggiunge, inoltre,il più recente fondo “salvasfratti”: servizio che, dal 2013,consente alle famiglie - con un reddito inferiore ai 26milaeuro - di rimborsare una porzione del debito già contratto,fino a un massimo di 6mila e 400 euro su un totale di 8mila.Strumenti utili per sostenere gran parte degli inquilini chesi trovano in condizioni di morosità incolpevole ma che,come denuncia anche il segretario del Sindacato inquilinicasa e territorio, Giovanni Baratta, sono ancora in largamisura insufficienti:“Benché in diminuzione, nel complesso la situazione non

    è granché migliorata - spiega Baratta-. L’emergenzperché gli interventi messi in campo dalle istituzioprovvisori e spesso vanno a singhiozzo. Un esempsappiamo ancora se quest’anno sarà rifinanziato il sostegno della locazione. In compenso - aggiunge anche che il comune di Torino è tra i pochi che attivarisorse a disposizione. Di contro, bisogna considerarchi non può permettersi di pagare neppure il minimo rperché non ha nemmeno quello”.

    EMILIAN

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    From bean to bar”.Dalla fava di cacaoalla tavoletta dicioccolato. Un

    motto che riassume lafilosofia di Guido Castagna.

     A 29 anni, nel 2003, aprela sua azienda a Giavenocon un obiettivo: lavorarela nocciola piemonteseIgp cruda e trasformarlain gianduia. “Qualcuno cidisse che eravamo pazzi

     – racconta Castagna –,perché è un procedimentolungo e costoso. Ma noivolevamo produrre il

    cioccolato come ormainon fa quasi più nessuno”.Da allora l’azienda hafatto tanta strada, grazieal “Metodo naturale Guido

    Castagna”, il procedimento di lavorazione studiato nei minimi particolarianche grazie alla collaborazione con il Politecnico di Torino.“Dal campo di coltivazione in poi, facciamo tutto in casa – dice Castagna

     –. Prendiamo cacao criollo o trinita rio proveniente da Venezuela,Ecuador o Madagascar, e lo trattiamo in maniera naturale perché nonlo sottoponiamo alla potassatura, il procedimento che abbatte l’aciditàfacendo però perdere la parte aromatica. Il cioccolato che si trova in

    commercio è poco aromatizzato, unun vino in cartoccio. I nostri prodotmantengono le proprietà originarie perché la tostatura delle fave è fatttemperature, senza l’utilizzo di sali: dadelle materie prime al confezionampassano meno di 12 mesi”.Nel laboratorio di Giaveno, dove ladipendenti, l’attenzione al prodotto noall’acquisto e al trattamento delle mat“Tra i nostri partner ci sono solo ccertificate senza sfruttamento miproblema sociale che affligge la filieraI macchinari per la raffinazione sonconsumo energetico, i nostri scartutilizzati dal birrificio Aleghe e il painteramente made in Italy”. Una cura

    processo produttivo che ha garanrisultati nell’esportazione verso i mnord Europa, dove, a detta dello steCastagna, “vivono popoli più attenti ae al rispetto dell’ambiente”.Per Pasqua, oltre alle classiche urealizzata una serie di ovetti fondecon pistacchio di Bronte, nocciola odi cacao e gianduia. Ma il prodottorimane il Giuinott, il gianduiottodell’International Chocolate Awards 2

    FABIO GRA

    Una figura da cioccolataiDalla tradizione torinese alle iniziative solidali per la Pasq

    Guido Castagna e il metodo natura

    Il cioccolato nella cultura popolare è diventato un cultmondiale grazie a ‘La fabbrica di cioccolato’, romanzodi Roal Dahl pubblicato nel 1964. La storia del piccoloCharlie e di Willy Wonka, eccentrico proprietario dellafabbrica, ha fatto sognare intere generazioni di bambinidalle gomme da masticare al gusto di pollo, al fiumedi cioccolato, agli Umpa Lumpa, fino all’ascensore dicristallo che vola in cielo. La storia di Charlie, tuttavia,non è solo la storia della più incredibile fabbrica di

    cioccolato, ma anche del riscatto di un bambino umilee per questo tanto più saggio dei suoi compagni diavventura. Dal libro sono stati tratti due film: il primo,diretto da Mel Stuart, è uscito nel 1971. Il secondo,firmato Tim Burton, è arrivato nelle sale nel 2005. Aimpersonare Willy Wonka in quest’ultima pellicola unindimenticabile Johnny Depp. L’attore, inoltre, è statoprotagonista insieme a Juliette Binoche di ‘Chocolat’,che racconta come l’amore per i dolci possa salvare lavita

    COSTANZA FORMENTON

    L’antico cibo degli dei,un culto anche al cinema

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    Toc, una “folle” passione nata nel 201

    Valutare il cioccolato in base allapercentuale di cacao è comescegliere un vino guardando lagradazione alcolica”. Per Paolo

    Lovisolo, titolare di Toc (Torteria Officina

    Cacao), il cioccolato è una passione. Toc,in piemontese, vuol dire tocco, pezzo (inquesto caso di cioccolato), ma anche pazzo,‘toccato’. E in effetti ci vuole un po’ di folliaper entrare, senza alcuna esperienza, inun mercato altamente concorrenziale come

    quello della cioccolateria torinese.Trentanove anni, laureato in Storia dell’arte,nel 2011 Paolo apre in via Mazzini 56l’Officina Cacao, grazie all’incubatore Mip(Mettersi in proprio) della Provincia di Torino.

    Nel settembre del 2014 viene affiancatoda Maria Buzzi, la giovane titolare dellatrattoria Mama Licia chiusa nel maggio del2014. L’Officina prende il nome di Toc ealle creazioni di cioccolato si aggiungonobiscotti e torte da credenza. Un modo per

    aumentare l’offerta e ampliare il periodo divendita.“Ho iniziato tardi – racconta Paolo Lovisolo

     – e per colmare i l gap ho deciso di punta resu materie prime d’eccellenza. Usiamo solo

    cioccolato nobile di alta qualità e cacaosudamericano. Lavoriamo con 6 varianti dicriollo (tra le famiglie più nobili di cacao)e aromatizziamo i prodotti in manieranaturale, senza essenze o semilavorati.Le nostre materie prime possono arrivarea costare anche quattro volte il prezzodel cacao con cui vengono realizzati iprodotti di cioccolateria più diffusi, spessoricavati da cacao della Costa d’Avorio.

     Aumentando i volumi di produzione siperde inevitabilmente un po’ di qualità.Noi preferiamo sacrificare la quantità.Non abbiamo mai investito in campagnepubblicitarie, ci siamo sempre affidati alpassaparola. Una visione forse ingenua,ma non abbiamo mai voluto perdere divista il prodotto e il rapporto diretto con iclienti”.Nel laboratorio, tra una temperatrice, unaconfettatrice e un nastro ricopritore, lavorano

    Maria, Paolo e la moglie Elena Bonichi. Unapiccola e giovane realtà imprenditorialeche punta molto sul periodo pasquale:“La varietà dell’offerta alimentare italianaimpone stagionalità rigide. Sull’andamento

    delle feste natalizie si gioca l’intero fattannuale, ma anche a Pasqua vendqualcosa in più. Le nostre uova, sem

    o decorate, sono fatte a mano, richietempi di produzione piuttosto lunghiquesto ci prepariamo da due mesi”.

    Luca Argentero in prima linea per una Pasqua solidale. Inoccasione della festività, infatti, è nata una collaborazionetra la cioccolateria Ziccat, tra le più antiche di Torino, e laOnlus 1Caffè, fondata dall’attore insieme ad alcuni amici.L’associazione dà la possibilità a chi lo desidera di offireun euro – pari al prezzo di un caffè – che viene devoluto

    ad altre associazioni no profit. A partire dal 12 marzo finoa Pasqua, nel punto vendita di Ziccat, in via Bardonecchia185, si potranno acquistare le uova di cioccolato: partedel ricavato sarà devoluto a 1Caffè, che a sua voltadonerà la cifra raccolta a un’associazione impegnata inprogetti umanitari in Italia e all’estero. Stessa cosa perchi deciderà di comprare online la confezione ‘limitededition’ Ziccat-1Caffè di Chicchi di Caffè, acquistabili sulsito della cioccolateria.

    C F

    Ziccat e 1Caffèuna Pasqua solidale

    Luca Argentero collabora con Ziccat e 1Caffè per la Pasqua solidale

    Nel laboratorio di Toc Maria Buzzi e Ele

    Torino è, a tutti gli effetti, la città del cioccolato. È la storia aconfermarlo. Nel 1563 Emanuele Filiberto, Duca di Savoia,trasferendo la capitale del suo regno da Chambéry a Torino, portòanche il cacao, soprannominato “Cibo deli dei”, in quanto diderivazione azteca: ‘cacauahtl’, un composto di schiuma e acquache si beveva nelle cerimonie religiose. Tuttavia, la vendita diquesto prodotto non era consentita a chi lo produceva, ma solo aiproprietari dei caffè. La svolta arrivò nel secolo successivo: conun Regio Decreto del 1678, Maria Giovanna Battista Nemours,moglie di Carlo Emanuele II, concesse ai cioccolatai la patenteper vendere ufficialmente tale prelibatezza “divina”. Fu allora

    che quel mestiere diventò estremamente redditizio. Tanto cheuno di loro aggiunse due cavalli alla carrozza, facendola trainareda una quadriglia, lusso consentito unicamente ai sovrani. Il ReCarlo Felice, adirato per questo affronto, ordinò al cioccolataiodi ridurre il numero di cavalli, rivolgendogli un espressione cherimase nel gergo dei torinesi, per indicare chi si mette in ridicolo:“I veuj pà fé la figura de ciocolaté”, non voglio fare la figura delcioccolataio.

    GIANLUCA PALMA

    “I veuj pà fé la figura da ciocolaté”

    Il Re Carlo Felice inventò un motto usato ancora oggi

    Pasqua a Torino non è più solo “uova al cioccolatopasticceria della Piazza dei Mestieri viene “sforndolce alquanto originale: la Colomba alla birra CLa Fondazione di via Jacopo Durandi consolidapropria marchio artigianale con questa “new Dopo il formaggio Birbun, il liquore Erbeer e il panatalizio, impastati tutti con la birra, quest’anno

    prima volta, le colombe della Fondazione - impnella divulgazione di attività educative e produgiovani fra i 14 e i 18 anni - offriranno ai palati più un sapore deciso e fruttato. La Chagally è unforte con retrogusto di frutti e caramello, e la Csi presenta ricoperta da una glassa a base di nrealizzata con ingredienti naturali di alta qualitàburro fresco, uova e la pregiata uvetta australianla trovate? Bottega di Piazza dei Mestieri, via Dcivico 13.

    La novità dell’anno: la Piazza deiMestieri “sforna” la colomba alla

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    Fecondazione assistita e vaccini: quanto ne sannogli italiani? La ricerca annuale di Observa

    Quando si affrontano argomenti come le vaccinazioni,le cure mediche, l’analisi del DNA o la fecondazioneassistita, si ha spesso la sensazione che i cittadinicomuni siano poco informati e che non tutti

    concordino sull’efficacia di questi metodi, al di là delle evidenze

    scientifiche. Ma quanto è realmente diffusa tra l’opinionepubblica la conoscenza di tali argomenti? E soprattutto, quantodavvero ci si fida di ciò che dice la scienza?

    Observa – Science in Society è un centro di ricerca specializzatonello studio del rapporto tra scienza, tecnologia e società, cheha dedicato parte del suo rapporto annuale proprio all’analisidell’opinione degli italiani su alcune importanti questionibiomediche.

    Una delle più discusse è senzadubbio quella riguardante lafecondazione assistita e lostudio di Observa evidenziacome ci sia stata unacrescente apertura versoquesto tema. Negli ultimidieci anni sono in netto calo icittadini che si dicono contrarialla pratica: nel 2005, l’annoin cui si tenne il referendumabrogativo sulla legge 40, gliitaliani che non approvavanola procreazione assistitaerano quasi il 30% mentreoggi, dopo le varie sentenzedella Corte Costituzionaleche hanno di fatto demolitol’impianto originale dellalegge, sono appena il 14%.Il dato forse più importanteè però che solo il 2% dellapopolazione afferma di nonavere alcuna opinione inmerito, segno che negli ultimianni è cresciuto l’interesseattorno a questo argomento eanche la voglia di informarsi.Un’altra questione biomedica particolarmente importantee costantemente al centro di discussioni è quella dellevaccinazioni. E qui la situazione si fa più problematica.Oggi la maggior parte degli italiani (58%) ritiene che solo unnumero limitato di vaccini dovrebbe essere obbligatorio perlegge, mentre addirittura il 19% si dice totalmente contrarioalla pratica.“Oggi c’è grande apertura mentale verso le possibilità offerte

    dalla scienza – spiega Barbara Saracino, riceObserva -. Notiamo una maggiore ricerca del contcon il mondo scientifico e un crescente desiderio diil che è positivo. Da qualche anno a questa parte, t

    anche la tendenza a dire ‘il corpo è mio e lo gestiscnel caso dei vaccini”.Ciò che preoccupa è che i motivi dello scetticismosoprattutto sul sentito dire: oltre il 30% dei cesempio, cita tra le ragioni del no l’aver letto di controindicazioni alla somministrazione” o la con“persone che sono state danneggiate dai vaccini”.

    DANIEIl grafico mostra l’opinione degli italiani sul ricorso alle vaccinazioni

    Il grafico mostra l’andamento negli anni dell’opinione degli italiani sulla fecondazione assistita

    I giovani torinesi: Sì alle nuove pratiche, ma meglio l’adozionProcreazione assistita, vaccini,patrimonio genetico e dna. Negliultimi tempi, complice il dibattitocresciuto intorno al disegno di leggeCirinnà sul quale si sono innestateanche le discussioni sull’opportunitàdi permettere e ricorrere allafecondazione eterologa, questeparole hanno avuto maggiorediffusione tra l’opinione pubblica,catalizzandone l’attenzione estimolando il desiderio di saperne dipiù.Facendo un breve giro per il centrodi Torino, tra i portici di via Po aitavolini al sole di piazza VittorioVeneto, dalla zona universitaria chegravita intorno a Palazzo Nuovo aquella turistica all’ombra della Mole,

    si incontrano studenti, professionistie cittadini. Giada, 20 anni, ed Elena19, sono reduci da un esame allafacoltà di Scienze della Formazione:entrambe sanno che cosa si intendeper fecondazione assistita, mentrec’é più confusione a propositodella distinzione tra omologa edeterologa “siamo favorevoli perchéè un’opportunità per quelle coppie che vogliono figli enon possono averne, ma ci sono anche altri metodi comel’adozione. Ecco forse è meglio ricorrere a quella”. Di parere

    contrario sono invece Mario e Teresa, rispettivamente 54 e 60anni. Il primo, a proposito della fecondazione eterologa si dice“non profondamente a conoscenza e quindi senza un’opinione

    precisa, ma tendenzialmentper educazione ricevuta e morali”, per Teresa, invece,una pratica “non naturale”.Tuttavia l’argomento chmaggiore preoccupazioneintervistati, è quello dei vacuna tendenza diffusa a pratica dei vaccini, di questconvinti Giulia e Mattia, iMuseo del Cinema e Carlottpoco dal lavoro: “Forse a cadi certe teorie complottisteevita di vaccinare i figli. Mastrettamente necessario...”. 37 anni, mamma single che “insegnante in una scuola d“Le vaccinazioni sono impper dovere morale e di res

    sociale. Bisogna pensare nostessi, e non solo sul breve pInfine sebbene ci sia granderiguardo al significato del genetico e la pratica venga coall’ambito criminologico e inche a quello strettamente metutti gli interpellati si sottoal test del Dna qualora ce n

    necessità e anche se, come ha detto Teresa: “Metin più, ma anche tante paure”.

    MARTINA TA

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    CULTURA

    Al Centro italiano per la fotografia di Torino una mostra sulle tappe fondamentali defotografia forense: dai primi scatti mostrati nelle aule dei tribunali alle foto satellitari

    Sulla SCENA del crimine

    Undici casi nell’arco di un secolo perraccontare l’evoluzione delle fotoscattate ‘Sulla scena del crimine’.Questo il nome della mostra allestita

    a Torino da Camera in coproduzione con Le Baldi Parigi, la Photographers’ Gallery di Londrae il Netherlands FotoMuseum di Rotterdam.Sui muri di via delle Rosine sono arrivate lafotografia metrica del 1903, alcune immaginidella Sacra Sindone rapresentata come “laprima fotografia criminale”, i volti in biancoe nero dei giovani ammazzati in Russia trail ‘37 e il ‘38, oltre a scatti del processo diNorimberga del ‘45. E ancora: la distruzionenel Kurdistan raccontata tramite le mappee i droni in Pakistan. La mostra, ideata daDiane Dufour, è stata allestita per Camera daFrancesco Zanot, curatore e critico fotografico.Zanot, perché portare Torino ‘Sulla scena

    del crimine’? Cosa vuole raccontare?«Attraverso questa mostra si parla della fotografiaintesa come prova, ma contemporaneamentesi mette anche in discussione la capacità dellefoto di raccontare la realtà. Ogni volta che lefotografie sono di supporto alla costruzione diuna prova, non devono mai intendersi come unaverità, ma come un avvicinamento alla scopertadi quello che è stato, allo studio di un evento.Sono sempre degli strumenti, mai delle prove».Cosa pensa della rappresentazionedella morte all’interno della fotografia?«Questo è un tema molto dibattuto. Il legametra fotografia e morte è molto stretto. Ogni fotoimmortala un momento ‘raggelando’ il soggettoper sempre, pur se tra virgolette poiché anche leimmagini hanno una loro durata. Credo, però, chela morte sia solo uno dei tanti soggetti possibili.

    Com’è cambiato il crimine dagli inizi del‘900 a oggi, bombardati da casi di cronacanera e da una certa morbosità sul tema?«Credo non sia cambiato molto. I crimini sonosempre esistiti e questa mostra in qualche modolo racconta. Quello che è cambiato è l’attenzionedei media nei confronti di questi eventi, diventatipiù visibili grazie all’informazione e alle produzioni

    di intrattenimento che riguardano il crimine, eche hanno mutato il nostro modo di affacciarci altema. Ciò che guardiamo diventa una traduzionedi ciò che avevamo già visto in un film o in unaserie tv, mentre prima succedeva l’opposto».

    Le varie parti della mostra possonoessere viste in modo slegato?«Questo farebbe perdere loro valore. Sono casiche nascono distinti e che poi vengono riunitiin base a una sequenza cronologica. L’intentoè ricostruire una piccola storia della fotografiaforense e degli avanzamenti tecnologici e tecnici».Secondo lei queste foto sono opere

    d’arte o sono più assimilabili almondo forense e giornalistico?«Secondo me sono tutte queste cose insieme:foto artistiche, scientifiche e giornalistiche.Noi cerchiamo di mescolarle per capire cosa

    succede quando vengono messe singoin discussione. ‘Sulla scena del criminenella pratica questa combinazione e fadei dubbi».Fino al 1° maggio a Camera – Centroper la fotografia di Torino, maggiori infosu www.camera.to

    MONICA M

    Il cinema non sullo schermo, maappeso ai muri del Centro Italianoper la Fotografia di Torino. Il collettivo

    NastyNasty propone fino al 1 maggiol’esposizione ‘Public Collection’. Sono 38le immagini dell’allestimento - presentatoanche al MoMa nell’ambito della New York

     Art Book Fair - e tutte tratte da film in cuisullo sfondo appaiono opere di artisti comeEugène Delacroix, Francisco Goya e KeithHaring. Il collettivo, formato da EmilianoBiondelli e Valentina Venturi nel 2008vuole creare un gioco di sovrapposizioni,

    in cui i frame catturati dai vari film siprestano a essere ‘tela’ per i quadri chevengono ripresi, e che diventano così deicamei. Le star del cinema e le grandi opered’arte si trasformano in una cosa sola efondendosi forniscono allo spettatore unanuova immagine. Il duo ha già esposto inspazi come la Public Library di Miami e ilNational Center of Contemporary Art di SanPietroburgo. Il progetto è stato reso possibileanche grazie alla collaborazione con Art &Sciences Projects, organizzazione fondatada Martin Masetto e da Philip Tomaru.Oltre a occuparsi di allestimenti - dal Getty

    Institute alla National Gallery of - l’associazione cura la produziodivulgazione di opere di artisti eme già affermati. Al Centro ItalianFotografia di Torino, in via delle Rofino al 1 maggio. Maggiori informawww.camera.to

    © Rodolphe A.Reiss, 1925. Collezione dell’Istituto di Polizia Scientifica e di Criminologia di Losanna

    Dal GRANDE SCHERMO all’obiettivo fotografico‘Public Collection’ porta il cinema in mostra a Camera con il collettivo NastyNasty

    NASTYNASTY© – Miguel Calderòn, Aggressively Mediocre: Mentally Challenged: Fantasy Island

    (circle one), 1998 - The Royal Tenenbaums, Wes Anderson, 2001

    Camera, centro italiano per la fotogra

    in via delle Rosine 18 a Torino

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    SPORT

    Ad Maiora CUS Torino Rugby:il Quindici cittadino sale in cattedra

     ATorino la palla ovale rimbalzatra i banchi dell’università e delPolitecnico da quasi sessantacinqueanni. La prima squadra torinese

    di rugbisti venne infatti costituita nel 1951,mentre oggi la formazione Seniores militada due stagioni consecutive in Serie A.

    “L’attuale organico è composto soprattuttoda studenti della facoltà d’ingegneria delPolitecnico” – spiega Roberto Levi, storicodirigente e anima dei “tori biancoblu”. La nostramissione è quella di portare a Torino ragazzi chevogliano studiare e al tempo stesso coltivare lapassione per questo sport. Proprio per questo

    l’età media del CUS è tra le più bassedi tutto il campionato, il giocatore più“anziano” ha solo trent’anni. Il bacinodi riferimento è prevalentementequello piemontese e attualmentei tesserati considerando anche ilsettore giovanile sono circa 500. C’èpoi il Progetto Agon, che coinvolge,oltre al CUS Torino, il Politecnico el’Università e che assegna borse distudio agli elementi più meritevoli siaper risultati scolastici, sia sportivi. Ilprogetto ha permesso di portare incittà per motivi universitari, giovaniprovenienti dalla Lombardia, Veneto,Lazio e Sicilia, che sono entrati poia far parte della squadra. Seppur ilPiemonte non abbia una tradizionerugbistica consolidata come il Venetoe l’Emilia, la squadra universitaria nelcorso del tempo ha saputo “sfornare”

    talenti che oggi giocano a livelli molto alti nelmondo della palla ovale italiana. Ad esempiola terza linea Filippo Cristiano che milita nelcampionato europeo Pro Guinness con le Zebre,cresciuto tra le fila del CUS. Per quanto riguardala stagione attuale, suddivisa in due distinte fasi,gli universitari guidati da coach Lucas D’Angelohanno faticato non poco nella prima, chiudendoin ultima posizione con nessuna vittoria all’attivo.Mentre nella seconda fase, denominata PouleRetrocessione, hanno ritrovato l’orgoglio e

    l’entusiasmo cogliendo tre vittorie c“Non avendo giocatori professionabbiamo pagato a caro prezzo gli le corazzate nella prima fase” - afLa striscia di successi, compreso l’uil Paese, ha riacceso la speranza dchiamato salvezza. Torino e i surugbisti ci credono, mantenere la Sesame da superare a pieni voti.

    FEDERICO G

    I “tori universitari” viaggiano spediti verso lasalvezza

    Il Quindici di Torino prima di una partita

    Fase di placcaggio nella partita contro il Valpolicella

    Un weekend all’insegna delgreen, mazze da golf e colpi diputt. Tra sabato 12 e domenica13 , al Golf Club di Pinerolo, èandata in scena la terza edizionedi Coppa Emergency: andare in

    buca non è mai stato così utilee dilettevole allo stesso tempo.Si, perché chi è ormai ungiocatore esperto si è cimentatonella gara individuale a 9 buche,pagando 10 euro di iscrizione, 5dei quali destinati a Emergency.Per chi invece era alle primeesperienze con il golf, pagando5 euro, interamente devolutiall’associazione umanitaria, ha

    potuto cimentarsi con questo sportgrazie alle attrezzature messe adisposizione del club. “Abbiamoraccolto diverse centinaia dieuro” - sottolinea Gianni Salza,responsabile dei volontari di

    Emergency di Pinerolo -. Quelloche mi piace di queste iniziativesono la generosità dei soci, maanche la disponibilità degli amicinel creare questi appuntamenti”.La Coppa Emergency nasce infattiquattro anni fa su iniziativa deisoci del Golf Club che volevanorendersi utili alla causa. “Nonescludiamo in futuro di aprirci adaltri sport – conclude Salza – ma

    l’idea è che siano comunque i namici a proporci di collaborare perraccolta fondi. A Torino, per esemsono stati organizzati numerosi cdi yoga a sfondo benefico. Ritengodurante questi eventi uno dei mom

    migliori sia la socializzazione: siniziative ci permettono di incontante persone che si dimostparticolarmente interessate ai nprogetti umanitari”. Il ricavato di quedizione della Coppa Emergencandato interamente al Programma Ie negli scorsi anni è stato fondameper aiutare a supportare gli ospedSierra Leone.

    DAVIDE UR

    Coppa Emergency a Pinerolo: il golf gioca la palla della solidariet

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    SAVETHEDATEA CURA DI SIMONE VAZZANA

    La cantante GiannaN a n n i n i a r r i v aa Torino con il suo“History Tour 2016”,nuova esperienzalive nei teatri piùimportanti d’Italiaper essere ancorapiù vicina al suopubblico. La Nannini si esibiràa l l ’ A u d i t o r i u mdel Lingotto il 20ed il 21 marzo,accompagnata dagrandi musicisticome Moritz Muller e Daniel Weber..

    GIANNA NANNINI GRANDEROCK AL LINGOTTO20-21 MARZO

    La 16^ edizione del Festival Internazionale di Tango si terràal Lingotto. Milonghe, aule delle lezioni, incontri con i maestri,show e serate di gran gala: tutti gli eventi raccolti in un unicoedificio.

    TANGO SOTTO LA MOLELEZIONI, INCONTRI E SHOWDAL 24 AL 28 MARZO

    I Marlene Kuntz tornano a Torino all’Hiroshima Mon Amourper un nuovo concerto. Dopo l’uscita del documentarioautobiografico, “Lunga attesa”, la band cuneese ha deciso ditornare sui palchi dei club italiani, per un nuovo tour..

    L’HIROSHIMA SI PREPARA  AL RITORNO DEI MARLENE1 APRILE

     Arriva a Torino la mostra itinerante Van GogThe Experience. Unisce i meravigliosi dipinti dolandese alla innovativa tecnologia video Senmostra si tiene alla Promotrice di Belle Arti, storicimmersa nel Parco del Valentino.

    MOSTRA VAN GOGH VIAGGIO MULTIMEDIDAL 26 MARZO AL 26 GIUGNO

    Dopo il successodel Mercantedi Venezia,Valerio Binascoallestisce conla PopularS h a k e s p e a r eKompany unac o m m e d i acaustica e amaradi Carlo Goldoni,la cui scrittura hanaturalmente unritmo narrativoagile come quellocinematografico.Maurizio Lastrico

    è il bugiardo: uno sbruffone, un disadattato, vittima di unasocietà troppo avida.

    MAURIZIO LASTRICO,IL BUGIARDO DI GOLDONIDAL 29 MARZO AL 10 APRILE

    Nicola Fano, curatore del progetto, Alberto Gozzi,Donatella Musso, Sergio Pierattini, Lidia Ravera e LiaTomatis. Il Teatro Astra, per celebrare i 400 anni dallanascita del Bardo, ospiterà i sei autori per dar spazio alla loroimmaginazione: cos’è successo agli eroi di Shakesperaredopo la calata del sipario sulle loro vicende?

    “AFTER SHAKESPEARE”IL BARDO VISTO DA SEI AUTORI1-2 APRILE

    Steve McCurryè uno dei piùgrandi maestridella fotografiacontemporanea,punto di riferimentoper un larghissimo

    pubblico. Larassegna allestitanella Reggia diVenaria, è la piùampia e completatra le mostre cheCivita e SudEst57hanno dedicatofin dal 2009 al grandefotografo americano, registrando nelle varie città oltre visitatori. La mostra comprende circa 250 tra le fotogfamose, scattate nel corso della sua trentennale carriera

    IL MONDO DI STEVE CURDAL 2 APRILE AL 2 OTTOBRE

     Al Teatro Regio,la più bella fiabamusicale scrittada Rossini.Sul palcoChiara Amarù,

     A n t o n i n oSiragusa, PaoloBordogna eCarlo Lepore.L’allestimentoè del giovane

     A l e s s a n d r oT a l e v i ,regista nato aJohannesburge formatosi a

    Londra, già vincitore del prestigioso «European Opera-directingPrize».

    ROSSINI FIABESCOLA CENERENTOLA AL REGIO23-34 MARZO

    La cancatanedi staTorino diversotorna aall’ombMole “Abbi te touinfatti al Caper treLe prs oacquistcircuitoOne.

    TORINO GUARDA A LEVACONCERTO AL CAP10100DAL 31 MARZO AL 2 APRILE

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    Un grande classicoserve sempre—

    IL CIRCOLO DEI LETTORI

    Torino | Palazzo Graneri della Roccia, via Bogino 9

    Novara | Complesso Monumentale del Broletto , via F.lli Rosselli 20