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Le principali tesi storiografiche sul totalitarismo, nazismo e shoah Tra le tesi principali sul totalitarismo vi sono le seguenti a) La tesi di Karl Popper b) La tesi di Horkeimer e Adorno c) Le tesi di Zygmund Barman d) La tesi di Emmanuel Levinas e) Le tesi di Hannah Arendt contenute nell’opera «Le origini del totalitarismo» e «La banalità del male» f) Le tesi di George Mosse g) Le tesi di Tvezan Todorov 03/07/2018 prof. Francesco Gigante (Sangano)

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Le principali tesi storiografiche sul totalitarismo, nazismo e shoah

• Tra le tesi principali sul totalitarismo vi sono le seguenti

a) La tesi di Karl Popper

b) La tesi di Horkeimer e Adorno

c) Le tesi di Zygmund Barman

d) La tesi di Emmanuel Levinas

e) Le tesi di Hannah Arendt contenute nell’opera «Le origini del totalitarismo» e «La banalità del male»

f) Le tesi di George Mosse

g) Le tesi di Tvezan Todorov

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La tesi di Popper

• Karl Popper (Vienna 1902 Londra 1994)• Filosofo della scienza di origini ebraiche, lasciò Vienna per Londra in seguito

all’Anschluss (1938)

• Nel 1945 scrisse il saggio «La società aperta e i suoi nemici» con cui intendeva fare una sorta di processo parallelo a quello di Norimberga ai «cattivi maestri», i filosofi metafisici «profeti» del «totalitarismo».

• Sul banco degli imputati Platone, Hegel e Marx, colpevoli di aver elaborato una presunta scienza della storia , della società e dello Stato, sulla base della quale hanno teorizzato modelli totalitari di società, ritenuti cioè perfetti.

• La verità intesa come rispecchiamento dell’essere vero non appartiene neppure alla conoscenza scientifica, che è sempre congetturale e fallibile.

• La società alternativa al totalitarismo è quella liberale e «aperta» che lascia gli individui liberi di agire, pensare ed esercitare il diritto di critica.

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Dialettica dell’illuminismo

• Secondo Horkheimer e Adorno, principali esponenti della Scuola di Francoforte, autori del libro «Dialettica dell’illuminismo» (1947), i regimi totalitari( sia quello nazista sia quello sovietico) sono il paradossale risultato dell’Illuminismo, portatore di una cultura tecnico-scientifica.

• L’illuminismo, nato come sogno di emancipazione e liberazione attraverso il progresso scientifico e tecnologico, si è rovesciato nel suo contrario, producendo gli orrori di due guerre mondiali, dei campi di sterminio e dei gulag.

• L’uomo moderno si è illuso di sfuggire l’ignoranza e la soggezione alla natura affidandosi alla ragione scientifica. La «tecnica scatenata» si è trasformata in una «natura seconda» che ha asservito completamente non solo la natura ma anche l’uomo.

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Emmanuel Levinas: «Totalità e infinito», identità e differenza

• Emmanuel Levinas (1905-1995), è stato un filosofo ebreo-lituano di origine ebraiche.

• Nella sua più importante opera «Totalità e infinito» (1961) Levinassostiene che nella filosofia occidentale vi sia fin dall’inizio una volontà di dominare la realtà riconducendo ogni cosa alla sua idea, al suo concetto. La pretesa di sapere quale sia la natura, l’essenza di ogni cosa. In questo modo si tende a costruire sistemi di sapere «totalitari» estremamente intolleranti e violenti rispetto a ogni differenza e alterità. I sistemi totalitari del ‘900 e lo stesso genocidio degli Ebrei sarebbe un’estrema conseguenza di questa riduzione dell’essere.

• Secondo Levinas nel volto di ogni uomo si rivela invece una differenza assoluta che è l’immagine di Dio stesso, ossia dell’Infinito che nessuna mente o sistema razionale potrà mai contenere.

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Zygmunt Bauman: «Modernità e olocausto»

• Zygmunt Bauman (Poznan 1925-Ledds 2017)

• Sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche

• Nel 1989 scrive Modernità e olocausto nel cui titolo è contenuta la tesi fondamentale

• Secondo Bauman lo sterminio degli ebrei non è imputabile solo alla malvagità dei nazisti, occorre mettere in relazione l’olocausto con le sue radici sociali e storiche. Riprendendo in parte la tesi di Horkheimer e Adorno, Bauman fa dell’olocausto il prodotto paradossale della modernità, del progetto di razionalizzazione del mondo, del sistema produttivo industriale, della standardizzazione e della produzione in serie. I campi di sterminio non si sono avuti in società pre-industriali ma solo come conseguenza di questo sviluppo. Il lager è la fabbrica della morte, un «filiera» dove con scrupolo e zelo si è prodotto il genocidio di un popolo.

• Questa riflessione mette in guardia da facili prese di distanza da un fenomeno che non è affatto superato e completamente storicizzato. La post-modernità offre scenari ancora inquietanti perché i meccanismi alla base della società attuale sono una evoluzione di quelli che hanno prodotto i campi di sterminio.

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La tesi della Arendt

•Nell’opera «Le origini del totalitarismo» del 1951 la Arendt (1906-1975), filosofa ebrea allieva di Martin Heidegger, riconduce le origini dei regimi totalitari all’antisemitismo e all’imperialismo, fenomeni che hanno caratterizzato i secoli XVIII e XIX

•Pertanto divide l’opera in tre capitoli principali intitolati antisemitismo, imperialismo e totalitarismo

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La tesi della Arendt

• Per Hannah Arendt il «totalitarismo» ha come premesse:

• 1) l’antisemitismo, ossia l’odio razziale per gli ebrei sospettati di cospirare contro le istituzioni dello Stato e di speculare sulle crisi.

• 2)l’imperialismo, ossia le politiche accesamente nazionaliste volte al dominio del mondo

• 3) la società di massa, ossia l’uso accorto delle masse anonime e tradizionalmente escluse dalla vita politica.

In particolare il totalitarismo risulta essere un intreccio perverso tra «IDEOLOGIA E TERRORE»

1) L’ideologia totalitaria offre una spiegazione «totale» della storia, impone un insieme di verità assiomatiche, un supersenso a cui ogni realtà fattuale deve conformarsi, pena l’annientamento fisico o sociale.

2) Il terrore è lo strumento che consente la realizzazione di questo progetto. Esso viene esercitato attraverso a) polizia segreta e b) campi di concentramento

Il sistema concentrazionario (lager e gulag) è un tratto distintivo del sistema totalitario. Pertanto solo Nazismo e Stalinismo sono stati totalitarismi, mentre non lo è stato, per Arendt, il Fascismo italiano.

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Arendt «La banalità del male»

• L’opera più celebre della A. è «La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme» (1963)

• La A. seguì tutte le fasi del processo e la linea di difesa di Eichmann (organizzatore della deportazione di milioni di ebrei verso i campi di sterminio), e infine si convinse che Eichmann, più che uno spietato e crudele criminale nazista, aveva l’aria di un uomo qualunque, di un normale impiegato che svolge con scrupolo il suo lavoro. Il male che aveva commesso appariva quasi «banale», un’azione che rientrava nella routine quotidiana.

• La tesi fu ritenuta al momento della pubblicazione «scandalosa», perché sembrava volesse attenuare l’entità della colpa e del crimine commesso.

• In realtà la «banalità del male» di Eichmann più che mitigare accresce spaventosamente la natura del male commesso, perché lo riduce a un fatto «ordinario», «quotidiano», «ovvio», che chiunque, persino un buon padre di famiglia, può compiere.

• Nel 1961 lo psicologo statunitense Stanley Milgram confermò questa tesi con il celebre esperimento sociale

• https://www.youtube.com/watch?v=js77KL-0TaY

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Esperimento di Milgram

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G. Mosse “ La liturgia hitleriana”

• Il nazismo non è solo una “religione” dal punto di vista della dottrina (millenarismo, escatologia, ecc.), ma anche e soprattutto dal punto di vista della liturgia, ossia l’insieme delle cerimonie sacre e dei riti propri di un culto religioso.•Nel raduno nazista di Norimberga del 1934,

immortalato nel celebre film della Leni Riefensthal “Il trionfo della volontà” , sono visibili tutti gli aspetti della liturgia nazista:

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George Mosse: La liturgia hitleriana

• Gli ampi scenari e le coreografie che delimitano lo spazio sacro, il “tempio” • L’attesa eccitata del predicatore • Il lungo monologo (macrologia)• La chiarezza espositiva che rifugge ogni ambiguità• La virilità del discorso che tende a tradursi in fatti, in azioni• L’uso di figure retoriche• La “bellezza” e il ritmo crescente del discorso , più che il suo contenuto di

“verità”. • La drammatizzazione: la gestualità ispirata• Gli abiti da cerimonia: semplici e austeri• Il corpo mistico del Fuhrer

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Mosse

• Hitler è un simbolo vivente della nazione, della Germania

• Hitler fa parte di una totalità drammatica

• Nessuno doveva pensare che avesse una vita privata

• Hitler viveva nell’immaginario collettivo come disincarnato, sottratto alla quotidianità, ai valori frivoli e prosaici della vita normale.

• Ogni culto esige austerità

• Hitler è il dramma della nazione, vive avvolto in un’aura sacrale

• Hitler è il sogno dei tedeschi, l’ideale che diventa reale

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Breve filmato che conferma tesi di Mosse

• https://www.youtube.com/watch?v=li1u-w5yC2I

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Tzvetan Todorov

• Per Tzvetan Todorov, filosofo bulgaro (1939-2017) il Novecento è stato «Il secolo delle tenebre» (Storia, verità, giustizia. I crimini del XX secolo)

• Riprende la tesi della «Dialettica dell’illuminismo» di Horekheimer e Adorno

• Il Settecento fu il «secolo dei lumi», il Novecento il «secolo delle tenebre»

• Il totalitarismo ha le sue radici in 3 elementi:

1. La speranza millenaristica: “il desiderio di costruire un paradiso in terra e non in cielo”.

2. La violenza rivoluzionaria e la politica del terrore tipica della Rivoluzione francese.

Ma né l’una né l’altra sarebbero sufficienti a condurre “da sole” al totalitarismo. Perché ciò avvenga - osserva Todorov -occorre che si aggiunga a queste due una terza condizione:

3. Il progetto di dominio dell’universo di cui è portatore il pensiero scientifico, o meglio, il pensiero “scientista”. Attraverso lo scientismo si arriva alla convinzione che “la verità è una e che il mondo umano deve diventare uno”.

Democrazia, pluralismo, rispetto delle differenze, rinuncia a tutte le forme di dogmatismo e fanatismo sono, secondo Todorov, le uniche forme di difesa da possibili ricadute storiche negli stessi errori.

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