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L’Archeobiologia in Italia Model d’organització dels estudis bioarqueològics: el cas d’Itàlia Mauro Rottoli Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como ARCO - Cooperativa di Ricerche Archeobiologiche 1ª Jornada de Arqueologia i el Medi, Arqueologia Viva: Arqueobotànica i arqueozoologia, més enllà d’unes disciplines auxiliars. L’arqueologia i el medi. Barcelona 2006

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L’Archeobiologia in Italia

Model d’organització dels estudis

bioarqueològics: el cas d’Itàlia

Mauro RottoliLaboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como

ARCO - Cooperativa di Ricerche Archeobiologiche

1ª Jornada de Arqueologia i el Medi, Arqueologia Viva: Arqueobotànica i arqueozoologia, més

enllà d’unes disciplines auxiliars. L’arqueologia i el medi.

Barcelona 2006

I problemi• L’Archeobiologia in Italia è ancora poco sviluppata

• L’Archeologia in Italia è spesso ancora considerata una brancadella Storia dell’Arte

• Gli archeologi “classici”, che si occupano dell’età del Ferro edell’età Romana, sono in genere poco interessatiall’Archeobiologia

• Più interessati all’Archeobiologia sono gli archeologi preistorici emedievisti

• Le nuove generazioni hanno maggiore sensibilità; l’Università haintrodotto insegnamenti che si dedicano all’Archeozoologia eall’Archeobotanica.

• Non esiste ancora un corso di studio che prepari specificamenteagli studi archeobiologici (cioè che unisca archeologia+biologia)

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Il sistema in Italia: lo scavo archeologico

Quanti soldi vengono destinati all’archeobiologia?

dallo 0% al 2% dei soldi investiti per lo scavo;

eccezionalmente il 5-10%

Che tipo di scavi si fanno? Scavi programmati

Scavi parzialmente programmati

Scavi d’emergenza

Chi scava? Società - Cooperative

Liberi professionisti

Studenti-Volontari

Ditte Edili “specializzate”

Esiste una notevole differenza tra nord e sud Italia

Chi dirige lo scavo? Soprintendenza archeologica

Musei (in concessione)

Università (in concessione)parzialmente

programmati

programmati

emergenza

La proporzione è

molto variabile a

seconda delle zone

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Cosa dice la legge italiana?

• I materiali archeologici (edifici, statue, bronzi, ceramica, manufatti, ecc.) sono di proprietà dello Stato

• La legge più recente ha preso in considerazione anche i reperti archeobiologici, ma in modo ambiguo:– sono tutelate le “collezioni naturalistiche”

– non sono chiaramente individuati i reperti archeobiologici

– durante lo scavo archeologico i materiali archeobiologici possono essere raccolti oppure no

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Chi si occupa di Archeobiologia

in Italia?

• Non esistono “dipartimenti” di Archeobiologia nelle Università

• Le Soprintendenze non hanno ricercatori (ad eccezione di Pompei e del Museo Pigorini a Roma)

• Presso alcune Università o Musei lavorano singoli ricercatori

• I gruppi più importanti e di lunga tradizione sono quelli che si dedicano alla palinologia (Roma, Padova, Modena, ecc.), all’archeozoologia (Pigorini) e all’antropologia (Pisa)

• La nostra struttura (Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como + ARCO Cooperativa) è unica in Italia e funziona dal 1988

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La collaborazione tra

Museo di Como e ARCO Cooperativa

Comune di Como

Laboratorio di

Archeobiologia

dei Musei

Civici

Rapporti istituzionali

Ricercatori

ARCO CooperativaPagamento

di una % sui lavori

Acquisto e manutenzione apparecchiature

Collezioni

Finanziamenti dei progetti di

ricerca

Soprintendenze

Musei

Enti locali

E’ un modello che funziona?

E’ un modello che può essere esportato? 6

Di che cosa si occupa il

Laboratorio di Archeobiologia di Como

• Archeozoologia

• Antropologia

• Resti tessili

• Archeobotanica (macroresti)• legno e carboni di legna

• semi e frutti

• fibre vegetali

• preparati alimentari

• foglie e altre parti vegetative

• bulbi e rizomi

la possibilità di disporre in

un’unica struttura di

specialisti di campi diversi

permette di affrontare

situazioni complesse

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Cosa studia l’Archeobotanica?

• L’archeobotanica è la disciplina che si occupa delle relazionifra uomini e piante nel passato

• I materiali che studia l’archeobotanica sono i resti botanici chesi rinvengono negli scavi archeologici

• I materiali vegetali rinvenuti in contesti non archeologici (non-siti: torbiere, fondi lacustri, morene, ecc.) possono essere diinteresse per l’archeobotanica quando si osservino relazioniuomo-ambiente

• I metodi dell’archeobotanica possono essere applicati anchead altri beni culturali (edifici, sculture, tavole dipinte, ecc.): sistudiano in questo caso i materiali di origine vegetale chesono stati utilizzati per la costruzione di edifici e lafabbricazione di manufatti artistici o di interesse storico

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Che dati fornisce l’archeobotanica?

• Le analisi archeobotaniche forniscono dati:

– sulla storia dell’ambiente e sulle modificazioni indotte dall’uomo

– sulla storia dell’uomo in generale ed in particolare su:

• l’alimentazione vegetale

• l’agricoltura

• l’uso delle fibre vegetali, la tintura e la concia

• il commercio di sostanze di origine vegetale

• l’impiego delle materie prime vegetali per la costruzione di edifici e manufatti, per il riscaldamento e l’illuminazione

• la tecnologia

• la medicina

• il rito 9

Come si sono conservati i materiali botanici

studiati presso il Laboratorio di Como?

carbonizzati (cioè combusti in presenza di poco ossigeno)

in presenza costante di acqua(in falda o sommersi)

in presenza di metalli o di altri elementi mineralizzanti(ferro, bronzo, fosfati e carbonati, sali)

come impronte

in ambienti estremi

(macro- o microambienti)

- freddi

- aridi10

Archeobiologia a Como: alcuni

casi-studio• Si presentano 4 casi-studio di cronologia diversa (età del

Ferro, età Romana e Medioevo)

• I siti considerati si trovano tutti nel nord Italia

• Si tratta di analisi archeobotaniche in senso stretto e di analisi complesse in cui l’archeobotanica si è affiancata ad altre analisi su materiali organici diversi

• I metodi utilizzati per le analisi archeobotaniche “classiche” (semi/frutti, carboni di legna, legno ecc., cfr. Monte Barro e Misincinis) sono ormai abbastanza standardizzati

• I metodi impiegati per le situazioni complesse (cfr. Collegno; Sarcofago dell’Università Cattolica di Milano) sono stati decisi al momento del ritrovamento o durante le analisi stesse. Difficilmente possono essere standardizzati

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Monte Barro(Lombardia; abitato di età Gota, V-VI sec. d.C)

Direzione lavori: Prof. Brogiolo (Università di Padova); Dr. Castelletti (Musei Civici di Como)

Sponsor: Consorzio Parco di Monte Barro

Scavo: Ditte di scavo e liberi professionisti

Analisi: Laboratorio di Archeobiologia -ARCO Cooperativa

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I metodi

• Campionatura effettuata in parte direttamente dagli archeobiologi in parte sotto il loro controllo

• Flottazione e setacciatura a secco e con acqua, effettuata in parte in situ in parte in laboratorio

• Stretta collaborazione fra archeologi e archeobiologi per lo studio e l’interpretazione del sito

I materiali studiati:

Macro- e microfauna

Semi e frutti (carbonizzati e mineralizzati)

Carboni di legna e legni mineralizzati

Impronte di cannicci

Analisi polliniche (Dr.ssa Vick) 13

Il sistema fortificato del

Monte Barro(sec. VI-VII d.C.)

CASERMA CON

PICCOLO EDIFICIO

DI CULTO

ABITATO

EDIFICO DI

CULTO?

CAMPI

LAGO

Non

indagato

Scavi

1986-89

Scavi

1990-97

Il sito si trova su un monte

isolato (900 m slm), a sud del

lago di Como. Si affaccia

sull’alta pianura morenica della

Lombardia. La posizione era

perfetta per controllare una

vasta zona di passaggio

I resti archeologici sono stati

rinvenuti su piccoli pianori che

interrompono il versante

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Le risorse• le derrate alimentari sono stivate nell’edificio

militare

• scarsa concentrazione dei resti organici nell’abitato

carboni di legna

• piante spontanee:

– Fagus, Quercus,

Pinus

• legname di piante

coltivate:

– Castanea,

Juglans, (Olea)

semi e frutti

• cereali:

– Hordeum,

Secale, Triticum

aestivum/durum,

Panicum, Setaria

• frutta:

– Castanea,

Juglans, Vitis

vinifera, Olea15

Dallo scavo alla ricostruzione dell’edificio militarel’analisi di ogni elemento ritrovato (archeologico e archeobiologico) ha permesso di

ricostruire con precisione l’edificio e le fasi cha hanno portato alla sua distruzione e al

suo abbandono

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Le analisi archeobiologiche

per l’interpretazione del sito

CASERMA CON

PICCOLO EDIFICIO

DI CULTO

ABITATO

EDIFICO DI

CULTO?

CAMPI

LAGO

Prodotti agricoli

Prodotti della pesca

Immagazzinamento e controllo

Ridistribuzione

L’analisi dei resti botanici

e zoologici ha permesso

di ricostruire il sistema

economico del sito

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La necropoli di Misincinis (Friuli)

Direzione lavori: Dr.ssa Serena Vitri (Soprintendenza Archeologica del Friuli)

Sponsor: Soprintendenza Archeologica del Friuli (Udine); Comunità Montana della Carnia

Scavo: Ditta di scavo

Analisi: Laboratorio di Archeobiologia - ARCO Cooperativa

Età del ferro, necropoli a incinerazione; fine VIII-V sec. a.C.

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I metodi

Impostazione della campionatura da parte

degli archeobotanici

Campionatura effettuata dagli archeologi

Campionatura accuratissima degli

accumuli e di diverse zone all’interno

delle tombe

Lavaggio del terreno sullo scavo e in

laboratorio

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I risultati

LA RICOSTRUZIONE DELLA

SEQUENZA

LA RICOSTRUZIONE DEL RITO CON

PARTICOLARE RIGUARDO ALLA

RACCOLTA DELLE OSSA DEL

DEFUNTO E DEI CARBONI DEL ROGO

LE SEPOLTURE PIU’ ANTICHE LE SEPOLTURE PIU’ RECENTI

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I carboni dalle necropoli

utilizzo quasi esclusivo di due

sole specie: faggio (Fagus

sylvatica) e pomoidee (melo,

pero, sorbo, biancospino;

Pomoideae)

selezione estesa all’intero

periodo di utilizzo della

necropoli con qualche

variazione nei rapporti %

tracce di ceduazione in carboni

di faggio (ciclo ca. 15 anni)

legno di pomoidea (Pomoideae)

legno di faggio (Fagus sylvatica)

I motivi di una scelta:

qualità combustibili

disponibilità negli immediati dintorni

Perché sono escluse altre specie?

significato simbolico:

faggio → albero legato alla divinità suprema (maschile)?

pomoidee → piante legate a divinità femminili (concetti di maternità/fertilità) e alla divinazione?

Il dato di Misincinis rappresenta un’anomalia rispetto alla maggior parte delle necropoli coeve; in genere non si osserva una scelta così rigorosa e vengono impiegate molte specie che crescono nei dintorni

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Collegno (Torino, Piemonte): i materiali organici rinvenuti nelle tombe

longobarde (VI-VII sec. d.C)

Direzione lavori: Dr.ssa Luisella Pejrani (Soprintendenza Archeologica del Piemonte)

Sponsor: Soprintendenza Archeologica del Piemonte (Torino); Comune di Collegno; Società costruttrice della metropolitana di Torino

Scavo: Ditte di scavo e archeologi professionisti

Restauro: Soprintendenza Archeologica del Piemonte

Analisi: Laboratorio di Archeobiologia -ARCO Cooperativa 22

Il recupero dei resti organici:

la procedura adottata• rilievo sullo scavo

• prelievo indisturbato degli oggetti

• radiografie

• prima pulizia presso il laboratorio di restauro

• primo controllo dei resti organici ( prelievi)

• seconda pulizia

• secondo controllo dei resti organici ( prelievi)

• consolidamento recupero di frammenti organiciri

co

str

uzio

ni

d

iseg

ni / fo

to

analisi23

I resti organici conservati:

• per mineralizzazione da parte dei prodotti di corrosione del ferro

• per opera di prodotti di corrosione di leghe di rame (in presenza di oggetti in bronzo)

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La varietà di materiali organici analizzati

• di origine animale

• cuoio

• pelliccia

• lana

• osso/corno

• avorio

• piume

• larve di insetti

• di origine vegetale

• legno

• fibre tessili (lino e altre fibre vegetali)

• semi e frutti (dall’abitato)

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Le analisi in laboratorio

• osservazione a piccolo ingrandimento (presso

il Laboratorio di Restauro e, sui prelievi, presso il Laboratorio di

Archeobiologia)

– binoculare

• osservazione a medio ingrandimento– microscopi ottici a luce riflessa e a luce

trasmessa

• osservazione a ingrandimenti maggiori– microscopio elettronico a scansione (SEM)

da 8 tombe, controllati ca. 60 oggetti, analizzati oltre 260 prelievi

In corso di studio altri 40 oggetti da 10 tombe 26

Le armi: la spatha

tombe 49 e 53

(presente anche nella

necropoli di Cureggio,

tomba 18)

spatha della tomba 49

MATERIALI DEL FODERO

• pelliccia (capra?)

• avorio

• legno (Carpinus betulus,

carpino bianco)

• tessuto (lino)27

Le armi: lo scudo

• disco in legno di

pioppo (di salice per

lo scudo di Cureggio)

• rivestimento del disco

in cuoio

• impugnatura in legno

di pioppo o salice

legno degradato

cuoio con traccia del “fiore” 28

Le armi: la lancia

lo sperone

• tomba 53

• asta in legno di faggio

• tracce di un tessuto

portastendardo?

tomba 53

• tracce del cuoio dei calzari

• piume dal giaciglio o di un’imbottitura

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I tessuti di abiti e accessori

fibre filati armature

• di origine vegetale

• di origine animale

• effetti ottenuti

con variazioni

nella torsione

• colore?

• tela

• batavia da 4

• Reps

• derivata dalla saia (Rautenkoper, broken

lozenge twill)30

I tessuti

tela rada tela compatta

batavia tessuto a coste 31

I decori

• presenza di vari tipi

di decori all’altezza

delle maniche e del

bordo della veste

(tomba 53)

nella necropoli di Collegno

non è stata riscontrata,

sino ad ora, la presenza di

broccati in oro; la

preziosità delle vesti è

ottenuta attraverso vari

accorgimenti di tessitura, il

colore (?), i decori 32

Alcune considerazioni sul materiale

di Collegno• Lo studio dei materiali di Collegno ha portato a

sviluppare una nuova metodologia per lo studio dei resti organici mineralizzati

• Per questo studio è necessaria una strettissima collaborazione tra archeologi, restauratori e archeobiologi

• E’ necessario che lo studio archeobiologico su questi materiali sia effettuato da una equipe in cui siano presenti esperti di botanica, di zoologia e di tessuti

• Per lo studio è necessario disporre di microscopi ottici e elettronici

• Lo studio permette di acquisire importanti dati sulla tecnologia, sul costume e sul rito

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Il sarcofago del cortile dell’Università

Cattolica - Milano (III sec. d.C.)

Direzione lavori: Prof.ssa Rossignani (Università Cattolica di Milano)

Sponsor: Università Cattolica di Milano

Scavo: Ditta di scavo - Consulenti esterni liberi professionisti

Microscavo: Laboratorio di Archeobiologia - ARCO Cooperativa

Analisi: Laboratorio di Archeobiologia -ARCO Cooperativa; A.M. Mercuri (Università di Modena, palinologia); S. Bruni (Università Statale di Milano, analisi chimiche)

Il filo d’oro

Una foglia di vite

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I metodi

Stacco delle zolle

Microscavo Oro (fili, laminette, sfere)

Vaghi di ambra

Tessuti

Semi e foglie (pollini)

Sostanza profumata (mastice, Pistacia terebinthus)

Pergamena?Ossa umane

Manufatti in avorio

Radiografia della

zona del capo

Materiali recuperati

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Il Sarcofago dell’Università

Cattolica: i tessili

Distribuzione dei tessuti

nella tomba

La stuoia Il tessuto A

Il tessuto B

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Il Sarcofago dell’Università Cattolica:

materiali diversi

Ricostruzione del ventaglio

tessuto

sotto il

mastice

Frammento di mastice

Il mastice distribuito intorno al capo

La pergamena

del ventaglio

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Il Sarcofago dell’Università Cattolica:

la reticella per raccogliere i capelli

piccole sfere d’oro forate

per il passaggio del filolaminette d’oro arrotolate

su un filo

elementi in ambralaminette e traccia del filo 38

Il Sarcofago dell’Università Cattolica

Ricostruzione della reticella

per i capelli

Un confronto classico

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Alcune considerazioni sul

sarcofago dell’Università Cattolica• L’eccezionale conservazione dei materiali nel sarcofago

ha posto moltissimi problemi nello scavo, nella documentazione e nella conservazione dei resti

• Il microscavo ha comportato un lavoro lunghissimo ed estremamente complesso

• Per lo studio è stato necessario disporre di microscopi ottici e elettronici; il microscavo è stato effettuato completamente sotto binoculare, utilizzando bisturi e pinzette

• Situazioni di questo genere necessitano di essere affrontate da equipe che comprendano archeologi, restauratori e archeobiologi

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Conclusioni generali:

l’archeobiologia in Italia

• La grande ricchezza di siti archeologici in Italia rende quasi impossibile unaprogrammazione efficace degli interventi

• Non ci sono sufficienti risorse economiche per fronteggiare tutte lesituazioni

• Gli archeobiologi sono ancora troppo pochi per essere presenti in modocostante in tutti gli scavi archeologici o almeno nei più importanti

• E’ necessaria la massima duttilità per intervenire al momento opportunoquando la situazione lo richiede, adattando di volta in volta strategie diverse

• E’ indispensabile formare del personale (archeologi specializzati) chedurante lo scavo sia in grado di riconoscere i materiali di interessearcheobiologico, di intervenire nel modo più corretto e di rapportarsi conl’archeobiologo

• Queste figure devono conoscere i metodi di campionatura in funzione deisistemi di analisi, e delle possibilità di interpretazione dei datiarcheobiologici

• L’archeobiologo per indirizzare la propria ricerca deve avere ben chiare leproblematiche archeologiche e quelle relative al restauro 41

Bibliografia citata

BROGIOLO G.P. e CASTELLETTI L. (a cura di) 1991, Archeologia a Monte Barro I, Il

grande edificio e le torri. Editrice Stefanoni, Lecco.

BROGIOLO G.P. e CASTELLETTI L. (a cura di) 2001, Archeologia a Monte Barro, II –

Gli scavi 1990-97 e le ricerche al S. Martino di Lecco, Consorzio Parco Monte

Barro, Museo Archeologico “P. Giovio” Como, Lecco.

CASTELLETTI L. 1997, Archeobiologia a Como: il Laboratorio dei Musei Civici. In

“Archeologia della Regio Insubrica - Dalla preistoria all’Alto Medioevo”. Atti del

Convegno di Chiasso, 5-6 ottobre 1996, pp. 183-196.

CORAZZA S., VITRI S. (a cura di) 2001, La necropoli di Misincinis: dopo lo scavo, primi

risultati delle indagini 1995-1997, Sequals (Pordenone).

PEJRANI BARICCO L. (a cura di) 2004, Presenze Longobarde. Collegno nell’alto

medioevo. Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte-Città di

Collegno,Torino.

ROSSIGNANI M.P., SANNAZARO M., LEGROTTAGLIE G. (a cura di) 2005, La signora

del sarcofago. Una sepoltura di rango nella necropoli dell’Università Cattolica.

Contributi di Archeologia, 4, Ricerche archeologiche nei cortili dell’Università

Cattolica. Vita e Pensiero, Milano.

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