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! Ferdinand de Saussure Corso di Linguistica Generale (2) Dott.ssa Filomena Diodato ([email protected]) La lingua come sistema Natura del segno linguistico Filosofia del Linguaggio III (2017-18)

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Ferdinand de Saussure Corso di Linguistica Generale (2)

Dott.ssa Filomena Diodato ([email protected])

La lingua come sistema Natura del segno linguistico

Filosofia del Linguaggio III (2017-18)

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La lingua come sistema in cui "tutto si tiene"

!  "È un sistema di segni in cui essenziale è soltanto l'unione del senso e dell'immagine acustica ed in cui le due parti del segno sono egualmente psichiche" (pp. 24-25) (ma non sono 'astrazioni’). !  Si introduce il dibattito su ‘concreto' e 'astratto' in linguistica (v. nota 70).

!  "La lingua, così delimitata nell'insieme dei fatti del linguaggio, è classificabile tra i fatti umani, mentre il linguaggio non lo è." (p. 26) !  Dibattito sulla lingua come 'istituzione' sociale (v. nota 157).

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La oA di Saussure

Nella ricostruzione del sistema vocalico indeuropeo Saussure ipotizza l’esistenza di un suono che ha una funzione fondamentale nello sviluppo di alcune serie che si incontrano in greco.

Ai tempi non vi erano attestazioni di questo suono, che Saussure non può definire foneticamente, ma che calcola e suppone osservando l’intero sistema vocalico indeuropeo.

“Per lui oA non era un suono, e si guardò bene da definirlo con proprietà fonetiche, perché questo fatto non aveva alcun interesse ai fini della sua analisi. Solo il sistema lo interessava, e in questo sistema oA era definito da relazioni ben determinate con le altre unità del sistema e dalla facoltà di occupare posizioni definite all’interno della sillaba” (Hjelmslev, 1948, p. 18)

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Langue, parole, segni Da M. Prampolini, Ferdinand de Saussure, Meltemi 2004, p. 57

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‘Autonomia’ della linguistica

La LINGUISTICA STRUTTURALE ruota attorno al principio saussuriano dell’autonomia della linguistica che conduce:

!  all’ANTIREFERENZIALISMO: il problema del riferimento è filosofico, non linguistico, quindi il referente non deve rientrare nella definizione dell’unità linguistica, che si determina in modo ‘puramente’ linguistico in base alle relazioni tra i segni all’interno del sistema; la lingua non è una nomenclatura;

!  all’ANTIPSICOLOGISMO: sebbene il segno sia un’entità PSICHICA, non è un fatto psicologico ‘interno’ al soggetto, ma risiede nel sistema linguistico inteso come langue; come tale ‘vive’ nella comunità linguistica e non solo nella ‘testa’ del parlante.

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Principio di immanenza

!  La tesi dell’autonomia della linguistica è radicalizzata nel PRINCIPIO DI IMMANENZA di Hjelmslev, secondo il quale la teoria linguistica deve tendere a comprendere il linguaggio come struttura autosufficiente, configurandosi come un’algebra immanente della lingua.

!  L’idea è che sia possibile individuare una demarcazione tra ciò che è linguistico e ciò che non lo è (v. distinzione dizionario/enciclopedia di Eco).

!  Nelle sue forme estremizzate questo approccio conduce a un’IPOSTATIZZAZIONE della lingua (Ullmann, 1962) o a un’ONTOLOGIZZAZIONE della struttura (Eco, 1968).

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Autonomia argomento ad hominem

!  Secondo De Mauro (Introduzione alla semantica, 1965), la tesi dell’autonomia ha la natura di un «argomento ad hominem» legato alla necessità di definire l’oggetto della linguistica piuttosto che a ergere steccati per evitare l’intrusione, nell’analisi della lingua, di valutazioni fisiche, fisiologiche e psicologiche.

!  Bisogna, quindi, distinguere – almeno nella lezione di Saussure – l’aspetto metodologico da quello ontologico. (Ricordiamo che in linguistica è il punto di vista a definire l’oggetto).

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Critica alla definizione di lingua come nomenclatura

La concezione superficiale del gran pubblico vede nella lingua una NOMENCLATURA (un codice che associa suoni linguistici a idee preesistenti, v. nota 74 – nota 129).

* ________________ a * ________________ b * ________________ c

mentre la vera raffigurazione è:

a _______ b ______ c “Il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto e un’immagine acustica.” (CLG, pp. 83-84) (Qui l'antireferenzialismo della prospettiva saussuriana)

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Il segno linguistico

!  “Noi chiamiamo segno la combinazione del concetto e dell’immagine acustica: ma nell’uso corrente questo termine designa generalmente soltanto l’immagine acustica, per esempio una parola (arbor, ecc). Si dimentica che se arbor è chiamato segno ciò è solo in quanto porta il concetto «albero», in modo che l’idea della parte sensoriale implica quella del totale”. (clg, p. 85, nota 132)

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Recto e verso

Nel capitolo sul valore linguistico Saussure scrive:

"La lingua è paragonabile a un foglio di carta: il pensiero è il recto e il suono il verso; non si può ritagliare il recto senza ritagliare nello stesso tempo il verso; similmente nella lingua non si potrebbe isolare né il suono dal pensiero né il pensiero dal suono; non vi si potrebbe giungere per astrazione il cui risultato sarebbe fare della psicologia pura o della fonologia pura" (CLG, p. 137).

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Un esempio fuorviante

Sorella Soeur Sister Schwester ……

Saussure a favore della concezione della lingua come nomenclatura? (v. nota 137)

“Così l’idea di «sorella» non è legata da alcun rapporto interno alla sequenza di suoni s-ö-r che le serve in francese da significante; potrebbe anche essere rappresentata da una qualunque altra sequenza: lo provano le differenze tra le lingue e l’esistenza stessa di lingue differenti: il significato «bue» ha per significante b-ö-f da un lato e o-k-s (Ochs) dall’altro lato della frontiera”. (CLG, p. 86)

Qui Saussure usa i termini ancora in modo improprio. La natura didattica delle lezioni porta spesso a semplificazioni fuorvianti. Tutto il CLG è, in realtà, un attacco proprio alla concezione della lingua come nomenclatura.

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Un problema di terminologia

“Noi proponiamo di conservare la parola segno per designare il totale, e di rimpiazzare concetto e immagine acustica rispettivamente con significato [fr. signifié] e significante [fr. signifiant]: questi due ultimi termini hanno il vantaggio di rendere evidente l’opposizione che li separa sia tra di loro sia dal totale di cui fanno parte. Quanto a segno, ce ne contentiamo per il fatto che non sappiamo come rimpiazzarlo, poiché la lingua usuale non ce ne suggerisce nessun altro” (CLG, p. 85, v. nota 134).

La definizione vale per ogni entità linguistica, dal monema alla frase (v. nota 130).

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Il segno nel triangolo semiotico di Ogden e Richards (1923) (v. nota 129)

concetto/significato

segno/significante realtà/referente

rapporto radicalmente arbitrario

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Primo principio: L’arbitrarietà del segno

!  È arbitrario – immotivato – il rapporto tra significante e significato, nel senso che il segno non ha nessun aggancio naturale nella realtà (note 137, 138).

!  Non vuol dire che il segno dipende dalla libera scelta del soggetto parlante.

!  Le onomatopee e le esclamazioni non mettono in discussione il principio dell’arbitrarietà del segno linguistico: oggi non si mette in discussione l’origine ‘naturale’ (iconica) di questi segni, i quali sono comunque sottoposti all’evoluzione fonetica delle lingue (anzi, alcune onomatopee sembrano tali solo per un risultato fortuito dell’evoluzione fonetica, v. nota 142).

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“Irrilevanza” del tema dell’origine del linguaggio

Siccome nessuna società ha mai conosciuto la lingua se non come prodotto storico e sociale ereditato dalle generazioni precedenti, il tema dell’origine del linguaggio non ha l’importanza che comunemente gli si ascrive.

“Il solo oggetto reale della linguistica è la vita normale e regolare di un idioma già costituito” (CLG, p. 90).

"  N. B. Nel 1866 la Société de Linguistique di Parigi decide di non ammettere, a norma di statuto, alcuna comunicazione che riguardasse l'origine del linguaggio.

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La mutabilità del segno

La lingua è costantemente sottoposta all’azione del tempo, che ‘altera’ più o meno rapidamente i segni.

Immutabilità e mutabilità del segno sono due fattori concomitanti: il segno è in condizione d’alterarsi in quanto si continua.

La mutabilità del segno non riguarda solo il piano del significante (mutamento fonetico), ma “quali che siano i fattori di alterazione, agiscano essi isolatamente o combinati, sfociano sempre in uno spostamento del rapporto tra il significato e il significante” (CLG, p. 93), note 150 e 154).

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La massa parlante

“(…) occorre una massa parlante perché vi sia una lingua. Contrariamente all’apparenza, in nessun momento la lingua esiste fuori del fatto sociale, perché essa è un fenomeno semiologico. La sua natura sociale è uno dei suoi caratteri interni” (CLG, pp. 95-96)

Concezione della langue-usage (v. nota 161)

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e il tempo

!  La lingua nel tempo, senza massa parlante, non si altererebbe.

!  Se si considera la massa parlante senza il tempo non si vedrebbe l’effetto delle forze sociali sulla lingua.

!  Tempo e massa parlante sono elementi cruciali nella realtà della lingua.

“Perciò la lingua non è libera, perché il tempo permetterà alle forze sociali esercitantesi su di essa di sviluppare i loro effetti, e si arriva al principio di continuità, che annulla la libertà. Ma la continuità implica necessariamente l’alterazione, lo spostamento più o meno considerevole dei rapporti”. (CLG, p. 97)

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Storicità della lingua e prospettiva sincronica

La concezione della lingua come fatto storico e sociale rimane ferma in Saussure anche quando, per ragioni metodologiche, dovrà introdurre la distinzione tra prospettiva sincronica e prospettiva diacronica.

Che la lingua sia in costante mutamento non è in contraddizione con il principio metodologico per cui "la lingua è un sistema di cui tutte le parti possono e debbono essere considerate nella loro solidarietà sincronica" (CLG, p. 106).

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