Eventi Bentornato Presidente Sentenze Marzabotto il ... · Non siamo eroi, ma non dimenticateci...

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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA numero ANNO XI - MARZO 2007 ISSN 1590-7740 Spedizione in A.P. 70% aut.dc/er - bo - In caso di mancato recapito restituire all’ufficio P.T.CMP di Bologna per l’inoltro al mittente che si impegna a corrispondere la tariffa dovuta. Eventi Bentornato Presidente Sentenze Marzabotto il sigillo della giustizia Come eravamo La porpora e la croce dei Savoia Il tema Bilancio di metà mandato Cultura e territorio Dieci anni di invito in provincia Ritratti metropolitani Le sette città del PSC di Bologna L’altra parte del mondo Nairobi guarda avanti 1

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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

numeroANNO XI - MARZO 2007

ISSN

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Eventi Bentornato Presidente Sentenze Marzabottoil sigillo della giustizia Come eravamo La porpora ela croce dei Savoia Il tema Bilancio di metà mandatoCultura e territorio Dieci anni di invito in provinciaRitratti metropolitani Le sette città del PSC diBologna L’altra parte del mondo Nairobi guarda avanti

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EVENTIParola di PresidenteVisita del Capo dello Stato a Bologna

SENTENZEMarzabotto: dopo il sigillo della storiaquello della giustiziaVincenzo Branà

COME ERAVAMOLa porpora e la croce dei SavoiaClaudio Santini

IL POSTO DELLE FRAGOLEC’era una volta la PalmaverdeNicola Muschitiello

VITA ISTITUZIONALEApprovato il bilancio di metà mandatoAndrea Sangermano

DAL CONSIGLIOIl TemaGiro di boaA cura di Luca Baldazzi eMichela Trigari

In bacheca

TESTIMONIANZENon siamo eroi, ma non dimenticateciConversazione con Franco VariniAngela Sannai

L’ALTRA PARTE DEL MONDONairobi guarda avantiA cura dell’Ufficio Pace

CULTURA E TERRITORIOTra sfide vinte e nuoveprospettiveMarina Brancaccio

Festa di compleannoUn convegno per i 10 anni di Invito in Provincia Michela Turra

Il bilancio di chi fa e di chi promuove cultura

Quella Bologna che pesameno di quanto valeIncontro con Niva LorenziniMicol Argento

AMBIENTE E RIFIUTILa strategia delle quattro RVeronica Brizzi

L’AMBIENTE IN BREVE

RICERCAUna banca dati per studiarei cambiamenti climaticiStefano Gruppuso

TRASFORMAZIONINuovi cittadini nelle cittàin mutamento

RITRATTI METROPOLITANISette domande per sette cittàNicodemo Mele

INCONTRO CON L’AUTOREFoto di gruppoMarco Bernini

COMUNICAZIONELa carica dei networkradiofoniciGiorgio Tonelli

Tante novità in edicolaRoberto Laghi

TURISMOPer conoscere le eccellenze del territorioFederico Lacche

MOSTREMoto bolognesi trainnovazione e autarchiaVincenza Perilli

Estremi senza confini

Festival internazionale del fumetto

NEWS

INEDITILettere di Lidia a GiosueLorenza Miretti

LIBRI

BOLOGNA IN LETTEREI passi sulla testaStefano Tassinari

IL PERSONAGGIOPermette questo ballo?Un ricordo di Dino SartiNardo Giardina

SPORTINA SPORTIVALa Libertas del basketfemminileAntonio Farnè

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Sommarioanno XI - numero 1 - marzo 2007

BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

Direzione e redazione:Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340-355 fax 051/6598.226e.mail: [email protected]

Direttore: Roberto Olivieri

Caporedattore: Sonia Trincanato

Segreteria di redazione: Grazietta Demaria

Progetto grafico: Mediamorphosis

Impaginazione:Annalisa Degiovannini, Gabriella Napoli

Comitato editorialeMaurizio Cevenini presidenteGiuseppe Sabbioni vicepresidenteLuca Finotti, Massimo Gnudi, Sergio Guidotti, Plinio Lenzi, Sergio Spina, Giovanni Venturi,Alfredo Vigarani, Gabriele ZaniboniStefano Alvergna Assessore alla Comunicazione

Stampa: Tipografia Moderna - Bologna

Tiratura: 13.000 copieChiuso in redazione il 6-03-2007

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695 del 23/7/97stampato su carta ecologica

dal consiglio

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o scorso 21 febbraio piazza Maggiore ègremita di persone in festa che vogliono sa-lutare il loro Presidente e la sua consorte.

La giornata di Napolitano inizia con una serie di in-contri in Prefettura: il Cardinale Caffarra, i leader

locali e regionali dei sindaca-ti con i quali affronta i temidel lavoro, del welfare e del-lo sviluppo. Poi attraversapiazza Maggiore per recarsi apalazzo del Podestà dove in-contra i sindaci della regione,amministratori, ministri esottosegretari. Qui è saluta-to dagli interventi del sinda-co di Bologna Sergio Coffe-rati, del presidente della Re-gione Vasco Errani e dellapresidente della ProvinciaBeatrice Draghetti, che sot-

tolinea il ruolo delle Province nella programmazio-ne di area vasta. “È per questo – dichiara – cheguardiamo con interesse ai processi di riforma delsistema delle autonomie, a un riordino democrati-co, funzionale e sostenibile dei compiti di governodei territori e delle comunità, per la progettazionecondivisa del modello di sviluppo locale, per darecosì piena attuazione al rinnovato Titolo V della no-stra Costituzione.” È poi la volta del PresidenteNapolitano, che ricorda i valori di accoglienza e so-lidarietà coltivati a Bologna, ma parla anche dellestragi su cui non si è ancora fatta piena luce chehanno segnato la vita della collettività. Segue l’o-maggio a Carducci in Cappella Farnese. Poi nel primo pomeriggio l’annuncio che il resto delprogramma è cancellato: occorre tornare subito aRoma per la sfiducia al Governo. Ora la crisi è risolta e il Presidente mantiene la pro-messa fatta al momento dell’improvvisa partenza:bentornato, Presidente. ■

Parola di PresidenteFotocronaca di una visita tanto attesa,

felicemente iniziata, precocemente interrotta.

Ma come promesso ora riprende

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Alcuni momenti della giornata del 21 febbraio.La signora Clio a passeggio per le vie di Bologna.Il presidente Napolitano con i rappresentanti delle istituzioni incontra gli studenti delle scuole medie

in Piazza Maggiore. (Foto FN). Il capo dello Stato seduto nella poltrona del Consiglio comunale che fu di Giosue Carducci (foto Nadalini) e mentre firma il libro degli ospiti della città di Bologna con

il sindaco Sergio Cofferati e la presidente Beatrice Draghetti (foto FN)

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Una testimone al primo processo contro il maggiore Walter Reder (1951)

sentenze

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essantadue anni prima di potermettere alla storia il sigillo dellagiustizia. Tanto si è fatta attende-

re la sentenza che lo scorso 13 gennaioha decretato la colpevolezza degli impu-tati del processo per l'eccidio di Marza-botto. Dieci ergastoli per altrettanti ot-tuagenari ex militari tedeschi, colpevoli ingioventù di quello che la storia dei nostriluoghi ricorda come il suo più cruentocapitolo. Sulle coscienze di quegli uomini,e di tutti quelli - oltre 500 gli indiziati diquesto procedimento - che furono lorod'aiuto nell'ignobile "impresa", pesano levite interrotte di 1.830 persone, donne ebambini in gran parte. Uccisi barbara-mente dopo altrettanto barbare torture.Lo hanno ricordato nell'aula di La Spezia,dopo oltre sessant'anni, i pochi supersti-ti e i familiari di quelli che la mano nazi-sta sterminò. Hanno ripercorso, vincen-do l'affanno delle lacrime, le immagini diquei neonati lanciati in aria e trafitti daiproiettili, di quelle donne violate, dellefuture mamme sventrate. Per tutto que-sto, dopo sessantadue anni, Paul Albers,88 anni, all’epoca aiutante maggiore diReder, Josef Baumann, 82 anni, sergentecomandante di plotone, Hubert Bichler,87 anni, maresciallo delle SS, i sergentiMax Roithmeier, 85 anni, Max Schneider,81, Heinz Fritz Traeger, 84, Georg Wa-che, 86, Helmut Wulf, 84, il maresciallocapo Adolf Schneider, 87 anni, e il solda-to Kurt Spieler, 81, pagheranno con lapena del carcere a vita. Ma la loro vita,certo, non durerà abbastanza anche soloper cominciare a saldare quel debito. So-no stati ritenuti colpevoli di concorso inviolenza con omicidio contro privati ne-

mici, pluriaggravata e continuata. Assoltiper non aver commesso il fatto, invece, ilcaporale Franz Stockinger, 81 anni; il ca-poralmaggiore Gunther Finster, 82; i ca-porali Albert Piepenschneider, 83, edErnst Gude, di 80; il sergente SS Her-mann Becker, 87 anni; il caporalmaggioreOtto Erhart Tiegel, 81 anni ed il sergen-te Wilhelm Kusterer, di 84. Il Tribunalespezzino ha poi deciso la pena dell’isola-mento diurno per tutti i condannati, perun periodo variabile tra uno e tre anni,ed il risarcimento dei danni in favore del-le parti civili per una somma complessivadi oltre 100 milioni di euro: "Una sen-tenza molto significativa - ha commenta-to l’avvocato Giuseppe Giampaoloche rappresentava la Regione Emilia-Ro-magna, la Provincia di Bologna ed i Co-muni di Marzabotto, Grizzana e Monzu-no - perchè abbiamo la certezza che nes-suno che possa essere considerato inno-cente è stato condannato. Gli ergastolisono stati inflitti con tutte le garanzie econ le norme procedurali vigenti. Con-danne cioè pronunciate aldilà di ogni ra-gionevole dubbio. In un processo per laricerca della verità, così a lungo negata, èil massimo risultato ottenibile". Soddisfa-zione ha espresso anche Aleardo Be-nuzzi, membro della Giunta Draghetti,che al momento del pronunciamentodella corte rappresentava in aula la Pro-vincia di Bologna: "Una sentenza impor-tante che rende giustizia dopo quella giàpronunciata dalla storia. Dopo tanti annisi riconoscono colpevoli delle persone fi-siche, non solo un regime. Una sentenzache è anche un monito per le nuove ge-nerazioni. Perché dove non c’è memoria

l’orrore può ritornare". Insomma ci vuo-le tenacia, la stessa che gli enti locali bo-lognesi hanno mostrato nel battersi inprima linea per il pronunciamento diquesta sentenza. Caparbietà che ancoranon scema ma anzi progetta nuove azio-ni: "Nel Consiglio comunale congiuntosvoltosi a Monte Sole nella Giornata del-la Memoria - spiega il sindaco di Marza-botto Edoardo Masetti - abbiamo sa-puto che i quotidiani tedeschi non hannodato risalto a questa sentenza, nonostan-te proprio i media di quella nazione inpassato avessero puntato il dito con de-cisione contro quegli uomini. Stiamo per-ciò valutando con i nostri legali la possi-bilità di acquistare una pagina di un quo-tidiano tedesco per pubblicare la lista deicondannati". "Vorremmo che da partedegli enti locali - commenta infine Dan-te Cruicchi del Comitato Regionale perle Onoranze ai caduti di Marzabotto - cifosse ora un’azione congiunta per tra-mandare il messaggio di queste vittime eper diffondere l'educazione alla pace. Ènecessario entrare nelle scuole con pro-grammi didattici più mirati, perché la Re-sistenza è stata una rivolta morale delpopolo europeo". ■

Marzabotto:dopo il sigillo della storia

quello della giustiziadi Vincenzo Branà

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e l’abito non fa il monaco ancormeno il bell’aspetto fa il vescovo.Tuttavia nel 1907 alcuni giornali,

tratteggiando la figura dell’appena scom-parso mons. Domenico Svampa, ne evi-denziarono pure quella caratteristica chele persone colte definivano con l’espres-sione francese physique du role e i popo-lani bolognesi col non meno espressivobel òmen.Oggi, forse, potremmo malevolmente so-stenere che era paffutello e stempiato, main quel tempo tali caratteristiche eranosegni esterni positivi di indole pacifica e diintelligenza. Era poi alto di statura ed ave-va due profondi occhi neri, coronati dafolte sopracciglia. Era infine giovane: 43anni all’insediamento, 56 alla dipartita. La “scarsa stagionatura” gli era stata d’o-stacolo alla diretta successione a France-sco Battaglini, morto nel 1892; meglio Se-rafino Vannutelli , avviato ai 60. Ma il Pre-sule preferito (forse temendo di usciredal giro della più alta Curia) non si eramai insediato sulla cattedra di San Petro-nio e alla fine vi aveva rinunciato. Così vialibera a Svampa, marchigiano, studente aRoma, esperto in diritto ecclesiastico e

civile, vescovo a Forlì dall’87 al ’94. Neglianni trascorsi nella città di Pietro - poi di-ventata capitale d’Italia - aveva avuto con-tatti con il Centro di studi sociali dell’A-zione cattolica; a Bologna così inizia subi-to una intensa serie di visite pastorali conl’intento di capire pure le condizioni eco-nomiche, morali e politiche nelle quali vi-ve ed opera la “sua” Chiesa.Il territorio bolognese sta attraversandoun periodo di crisi per il difficile passaggiodall’agricoltura, ormai non più competiti-va, all’industria, che sta muovendo i primipassi. La disoccupazione è alta, i salaribassi, il desinare un problema quotidianoserio. I conflitti sociali aspri e frequenti,stimolati anche dal diffondersi dell’ideolo-

gia socialista. Il Pastore così sollecita lestrutture cattoliche e favorisce la nascitadi Segretariati del popolo, Società di mu-tuo soccorso, Casse rurali, del Piccolocredito romagnolo.L’emigrazione è una via di fuga e di spe-ranza soprattutto per i residenti in collinao nella bassa: verso il Mantovano e il No-varese o il Belgio e la Germania o, addi-rittura, il Brasile e l’Argentina. Nasce cosìin Svampa quell’attenzione che lo porteràa promuovere fra i parroci un’inchiestasui bolognesi spinti a lasciar le loro case“in cerca di sorte men dura” e ad appro-vare lo statuto di una società “per lo sco-po speciale di assistere gli emigranti tem-poranei”. Diversi giovanetti crescono al-

L’incontro fra il Re e il cardinaleSvampa in Palazzo d’ Accursio.

La polemica che scossefortemente l’arcivescovo del quale

ricorre il centenario della morte.Le iniziative sociali e i salesiani.

Il movimento cattolico

La porpora e la

Sdi Claudio Santini

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lo stato brado anche perché “la madreche dovrebbe essere l’angelo tutelare el’educatrice della famiglia – osserva nel1892 il procuratore del Re, Giuseppe Li-beri Pais – corre ai laboratori e l’abban-dona”. Talora sono adescati per fare l’ac-cattonaggio o il borseggio conto terzi. Discuola, neanche parlarne. Il nuovo arcivescovo di Bologna ha cono-sciuto don Giovanni Bosco ed ammira ilsuo apostolato educativo. A sette mesidal suo insediamento organizza così in cit-tà il primo congresso internazionale deicooperatori salesiani (23-25 aprile 1895)che richiama alla chiesa “della Santa” cat-tolici da tutto il mondo. È la premessa aldiffondersi in città degli oratori, primoquello di San Carlino.La stazione e le prime linee ferroviarie di-vidono la città in due: da una parte la Bo-logna dell’attività tradizionale, dall’altra laBolognina con i nuovi insediamenti lavo-rativi e tutti i connessi nuovi problemi so-ciali. Il Presule vede in quest’ultima zonauna “piccola Montmartre” e qui promuo-ve la costruzione del “Sacro Cuore” bo-lognese, con accanto il nucleo dell’istitutodei salesiani con le scuole giovanili di artie mestieri. La sua attività sociale ha in-dubbiamente un riflesso politico sui cat-tolici più impegnati che vivono con disagioil “non expedit” papale che li estrania dal-la vita del nuovo regno. A Bologna, dopoPorta Pia, i gruppi già attivi dal 1867 sonoentrati nell’Opera dei Congressi e si sonocollocati nell’ala che vuole misurarsi poli-ticamente con lo Stato opponendosi cosìai veneti intransigenti. Svampa non sischiera apertamente ma, passo dopo pas-so, arriva vicino al gruppo di Giovanni

Grosoli, carpigiano, collaboratore fedeledel conte Acquaderni, e si sbilancia perlui al XIX Congresso cattolico che si tie-ne nel 1903, dal 10 novembre, in PalazzoPini, ex Pallavicini, via San Felice 24. Lamozione bolognese batte quella veneta ,ma otto mesi dopo la direzione che vuo-le entrare subito nel-l’agone elettorale sa-rà costretta alle di-missioni, seguite dalloscioglimento dell’O-pera per ordine diPio X, che così crededi porre fine ai dissidiinterni. A Palazzo d’Accursioi candidati cattolicisono comunque en-trati fin dalle ammini-strative del 16 giugno 1895 (ben 24 su 60consiglieri) e la loro più impegnativa bat-taglia è stata sul ritorno dell’insegnamen-to del catechismo nelle scuole elementaricomunali, abolito dal 1868. Nelle parzialidel 1899 sono scesi a sedici e nel 1902,pur risalendo, vedono l’affermazione del-l’Unione dei partiti popolari che eleggonosindaco Enrico Golinelli, repubblicano evenerabile della loggia massonica VIIIAgosto. Nel 1904 si accordano coi mode-rati e l’anno dopo, col nuovo sindaco Giu-seppe Tanari, entrano per la prima voltain giunta. I tempi stanno cambiando: nascela Lega democratica nazionale di RomoloMurri e Pio X, pur confermando il “nonexpedit”, introduce la possibilità di dero-ghe. Il progressivo impegno sociale e po-litico dei cattolici richiede l’appoggio diuna stampa amica e Svampa si attiva per

un quotidiano autorevole, regiona-le, che superi la prospettiva localegià dell’Ancora poi dell’Unione. Na-sce così L’Avvenire - primo diretto-re Filippo Crispoldi - che nel 1902diventa L’Avvenire d’Italia sotto laguida di Cesare Algranati (Roccad’Adria) vicino al movimento de-mocratico cristiano di RomoloMurri. La linea editoriale, approva-ta dal Vescovo, parte dal confron-to-scontro fra il socialismo (“nato

dal malessere della società”) e l’ideologiacattolica (“fondata sull’armonia”) per so-stenere un’azione “in favore dei lavorato-ri” ma con “ferma e costante attenzioneai supremi principi della Chiesa”, com’èstato sostanzialmente affermato dalla Re-rum novarum. Il riverbero politico nazio-nale più clamoroso legato a DomenicoSvampa è però l’incontro con VittorioEmanuele III, rievocato, con documentinuovi, da Giulio Andreotti nel suo “Pran-zo di magro per il Cardinale”.

croce dei Savoia

Nella pagina accanto la vignetta fatta da Nasica per il Restodel Carlino all’indomani dell’incontro tra il re e il cardinaleSvampa: in primo piano il palazzo della Curia sul quale,sorretta da un bastone pastorale, sventola la bandiera italiana.Sopra, un ritratto di Vittorio Emanuele III e del cardinaleDomenico Svampa. Nella pagina seguente, un manifesto chepubblicizza il giornale cattolico l’Avvenire e una raraimmagine del congresso dei cattolici a Bologna (1903)

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È il 1904 e Giovanni Giolitti guida un’Ita-lia scossa dai socialisti più agitati che ve-dono nello sciopero l’azione rivoluziona-ria diretta del proletariato contro lo Sta-to. A Bologna governano i radicali-masso-ni-filogiolittiani-socialisti che favorisconouna “idea moderna della città” e ancheper questo appoggiano l’organizzazione,in Montagnola, di una Esposizione nazio-nale dell’arte turistica, promossa dal Tou-ring Club Italiano (già associazione ciclisti-ca): bici, carrozze, auto, carte stradali,punti di assistenza ai viaggiatori, foto, alpi-nismo… La rassegna esalta i prodotti e iservizi nazionali ed è gradita ai conserva-tori perché “quelli di sinistra” ritengonoancora che sport e gite distraggano lemasse dall’impegno politico. Comprensi-bile e pertinente dunque la visita del Re,stabilita per sabato 28 maggio e comuni-cata a tutte le autorità cittadine, arcive-scovo compreso. Fra l’episcopato bolo-gnese ed i Savoia (“usurpatori”) non c’èmai stato un incontro: Battaglini infatti siè chiuso in sede quando Umberto I è ve-nuto Bologna, nel 1888, per l’ottavo cen-tenario dell’Università e Svampa se ne èandato in villeggiatura, nel ’96, quando ilsovrano ha inaugurato il monumento aMinghetti e l’istituto Rizzoli. Poi l’inciden-te per la messa funebre dopo il regicidiodi Umberto I: il Presule, adducendo unavisita pastorale programmata, si è fatto

sostituire dal vicario per il rito in San Pe-tronio. I tempi però sono cambiati e il ca-po della Chiesa a Bologna -sostanzialmen-te favorevole all’abboccamento- manda inVaticano il fidato Raimondo Ambrosiani,legale della Curia, per avere il preventivosì del Papa. Sono i giorni in cui al di qua e al di là delTevere si parla del Caso Loubet: il Presi-dente francese, venuto a Roma, ha igno-rato Pio X e si è recato in visita ufficialea Vittorio Emanuele III. Fra Parigi e lo sta-to pontificio si sono rotti i rapporti equalcuno cerca di ricucirli sostenendoche la veemente reazione della Segreteria

vaticana è dipesa solo dal fatto che l’in-contro con la Casa che “ha sottratto alpapa la città di Pietro” è avvenuto pro-prio nel territorio e nel palazzo già delPontefice. Insomma si è trattato solo diuna “questione di sede”. Forse anche perquesto Ambrosini - prospettando un pos-sibile incontro a Bologna che, ovviamen-te, non è Roma - riceve l’approvazionedel papa: a patto che l’arcivescovo sia ri-cevuto in udienza privata prima degli altri,con tutti gli onori dovuti. E pure il Cerimoniere di Corte dichiara ilconsenso del Re e formalizza l’invito nonsolo per l’udienza di saluto a mezzogior-no, ma anche per il pranzo alla sera. Il ca-lendario liturgico cattolico pone quel sa-bato - delle “quattro tempora”- fra legiornate di digiuno, così Svampa chiede ladispensa a Roma che “non la ritiene op-portuna”. L’impedimento è però superatoda un menù alternativo “di magro” a ri-chiesta di tutti gli ospiti che intendano os-servare il precetto. L’arcivescovo si ritie-

ne soddisfatto e diventa raggiante la mat-tina dell’udienza privata vedendo la scor-ta d’onore assegnatagli, l’omaggio resoglidai gentiluomini di Corte, l’affabilità delRe che gli rinnova l’invito per la sera. Maal ritorno in Curia trova un’amara sor-presa: il Vaticano gli comunica che il Papanon approva che si sieda a tavola con ilSovrano. Che fare? Rifiutare l’invito, do-po averlo accettato, gli pare uno sgarbogravissimo, così si assume la responsabili-tà di partecipare alla serata che vede Vit-torio Emanuele III trattarlo con rispettoed onore fino a volerlo al suo fianco albalcone per il saluto alla folla che acclama

e fa una fiaccolata di gioia. L’Arcive-scovo è però interiormente agitato esubito scrive al Santo Padre una let-tera nella quale si scusa e si mortificamentre il Carlino esce con una vignet-ta di Nasica con in primo piano il pa-lazzo della Curia sul quale, sorrettada un bastone pastorale, sventola labandiera italiana con lo stemma sa-baudo. Pio X è contrariato anche da

questo riverbero pubblico (grossi titoli sututti i giornali, pure stranieri, ed echi inParlamento) e rimprovera aspramenteSvampa, che gli rimette nelle mani l’arci-vescovato di Bologna. Meglio però “il si-lenzio… unico mezzo perché non si con-tinui l’importuna gazzarra”. Così il Presule delle tante battaglie si ap-parta e da quel momento (non è clinica-mente vero, ma molti poi diranno così)comincia il suo prematuro viaggio verso lamorte, accompagnato da forti dolori distomaco che nemmeno le cure a Porret-ta riescono a domare. Nell’estate 1907 ènella cittadina termale quando si sente co-sì male da decidere il rientro in arcive-scovado. Il 9 agosto è gravissimo ancheper complicazioni cardiache; il 10, alle8,50, muore. È sepolto al Cimitero nellatomba che già aveva ospitato i resti delcardinale Albergati. La salma sarà esuma-ta il 16 ottobre 1912 per essere depostanella cripta del suo “Sacro Cuore”, final-mente ultimato alla Bolognina. ■

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di NicolaMuschitiello

a libreria Palmaverde di Elena e RobertoRoversi non c’è più. Era aperta a Bologna(la “a” di aperta a Bologna significa uno sta-

to in luogo e una direzione di moto) da quasi ses-sant’anni. E, dentro, ci sono stati sempre loro a di-rigerla, Elena e Roberto sposi. Aveva cambiato al-meno quattro volte sede, fino all’ultima di via de’Poeti 4. Libreria nota e pregiata in tutto il mondo.Officina di imprese intellettuali, di testimonianze(termine che non piace molto a Rover-si, ma lo voglio usare lo stesso), di col-laborazioni. All’ombra della Palmaver-de, nel 1955, nacque la rivista Officina(“fascicolo bimestrale di poesia”, redat-tori: Leonetti, Pasolini e Roversi, conun indirizzo poi abbandonato: via Rizzo-li 4). Collaboratori e autori ospitati:Scalia, Fortini, Gadda, Calvino, Berto-lucci, Luzi, Caproni, Bassani, Volponi,Rebora, Sciascia, Penna, Ungaretti, e al-tri. Nel primo numero (“maggio 1955”)compaiono otto poesie di Roversi; nel-la prima, trovo queste parole: “… l’im-provvisa Allegria di un ragazzo E la vo-ce di un vecchio che ricorda; Il tremen-do silenzio della notte.” C’è Roberto Roversi quasi tutt’intero,in questa poesia. Nella Presentazionedell’edizione anastatica che aduna tutti ifascicoli (Pendragon, 2004), egli ricordache la primavera del ’55 fu feconda diavvenimenti, e li enumera; si celebra la Liberazione,e “però è raccolta e divulgata la notizia che a Pratoi celerini hanno assaltato bastonato disperso il cor-teo dei partigiani a causa dei fazzoletti rossi al colloe delle bandiere al vento.” Io avevo due anni. Ro-versi, trentadue. Nel 1975, cioè vent’anni dopo, en-trai per la prima volta nella libreria Palmaverde, chesi trovava allora in via Castiglione, davanti alla chie-sa di Santa Lucia. Altri, come me, l’avevano fatto, emolti altri l’avrebbero fatto dipoi. Come ha ricordato di recente Salvatore Jemma, lalibreria è “stato uno spazio di incontro per migliaiae migliaia di persone, giovani soprattutto…” Nessu-

no, come Roversi, ha saputo incessantemente acco-gliere, ascoltare, consigliare i ragazzi (improvvisa-mente tristi), i giovani; nella sua (nella loro) libreria.È stato maieutico; e perfino miglior fabbro di EzraPound. Questa capacità è stata unica e viva; ed è viva nellamemoria. “Bologna carogna” non si meritava la li-breria Palmaverde, e men che mai se la merita ades-so. E infatti, non c’è più. Il cospicuo fondo librario è

stato acquisito dalla Coop Adriatica, che, a quantodicono, ne farà buon uso. Un quotidiano cittadinoha stampato e diffuso 25 cartoline con altrettantetestimonianze di poeti e affini. Per l’occasione, ioper me ho scritto una poesia d’amore (naturalmen-te!), che aveva questa dedica invisibile: “A Elenaro-berto”, tutto attaccato. Il testo dice: “Nel palmoverde della tua mano Si apre il fiume d’anni Comeuna palma che lancia i rami Sull’ansa d’oro dei frut-ti, Laddove, nel deserto, contammo Tutti i graniportati dal vento, Laddove l’àugure cieco Indovinòla linea dell’amore, Laddove l’airone si è aperto alvolo Nel verde palmo della mia mano.” ■

C’era una volta la Palmaverde

Roberto Roversi nellostudio della libreria (foto V. Cavazza)

Il posto delle fragole

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vita istituzionale

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ochi discorsi e molti dati, rac-contati in un opuscolo di 22 ca-pitoli distribuiti in 64 pagine. È il

bilancio di metà mandato della Provinciadi Bologna, presentato in Consiglio il 30gennaio scorso dalla presidente BeatriceDraghetti, che mette in fila, settore persettore, quanto prodotto dall’ammini-strazione dal 2004 ad oggi. Dal Tavoloper la pace ai Servizi comuni metropoli-tani e all’intesa con il Circondario imole-se; dall’impegno sulla rappresentanza deicittadini stranieri, al rafforzamento dellalotta all’abbandono scolastico; dalla rea-lizzazione e adeguamento di nuove aule(per 45 milioni di euro), a cui si aggiunge-ranno nei prossimi due anni la realizza-zione di un nuovo liceo presso il Luxem-burg, la succursale del Fermi e l’amplia-mento di almeno tre istituti tra cui il Po-lo artistico, alla costruzione della rete dibiglietterie elettroniche dei teatri bolo-gnesi; dal completamento del passaggio aiComuni del patrimonio Acer alla realiz-zazione dell’Agenzia metropolitana perl’affitto. Senza dimenticare gli 89 milionidi euro spesi per la viabilità provinciale,tra nuove opere e manutenzione dell’esi-stente, e i 108 milioni di euro per il so-stegno dell’agricoltura e la valorizzazionedei prodotti tipici di qualità.Insomma, ha affermato Beatrice Dra-ghetti in Consiglio, “sul tavolo non cisono auspici o promesse, ma quello chesi è fatto, documentato, più la definizionee l’assestamento di quello che si intendefare, secondo il programma di mandato,entro il 2009. L’azione di governo dellaGiunta di Palazzo Malvezzi è stata carat-terizzata in particolare dal raggiungimen-

to dell’obiettivo del Piano territoriale dicoordinamento provinciale (Ptcp), basatosul riequilibrio territoriale, sul sistema disalvaguardie e sulle tutele ambientali. La-scia invece un po’ di amaro in bocca il si-stema integrato della mobilità metropoli-tana, i cui cardini sono il Passante nord el’Sfm”. Il primo, dopo la decisione di realizzarloin “project financing”, è in mano al Go-verno, ha ricordato la presidente, mentreper il secondo “servono finanziamentiper il materiale rotabile in modo che sul-le otto direttrici possano viaggiare treniogni mezz’ora. La Provincia ha poi affrontato importantiinvestimenti per quanto riguarda acque-dotti , fognature e depurazione, per “ga-rantire la sicurezza dell’approvvigiona-mento di acqua potabile”. Infine, in alcuniComuni montani, è stata avvia-ta la sperimentazione della rac-colta porta a porta dei rifiuti. E per il futuro? “Tra le tantecose da fare - scrive la presi-dente nell’introduzione all’o-puscolo ci sono tre priorità:procedere nella realizzazionedelle grandi opere infrastruttu-rali, definire, in base anche allanormativa nazionale le funzionie gli ambiti della Città metropolitana,mettere in campo un impegno straordi-nario sull'edilizia scolastica”. Verrannoimpiegati infatti quasi 42 milioni di euro:serviranno per finanziare l'ampliamentodi cinque istituti superiori nel 2007 e dialtri tre nel 2008, oltre al recupero dellapalazzina di via Varthema per il Polo Ar-tistico. Attualmente, invece, sono in cor-

Approvato il Bilancio di metà mandatoAnalisi di due anni di lavoro di Andrea Sangermano

P

Giunta promossa dal Consiglio pro-vinciale. Il 30 gennaio scorso, infatti,è stato approvato dalla maggioranzaun ordine del giorno in cui si sottoli-nea la “coerenza tra il programma dimandato e l’azione amministrativa”,oltre al marcato rafforzamento dellaProvincia come ente di programma-zione e indirizzo”. Il documento chie-de anche di “intensificare il coinvol-gimento del Consiglio, portando acompimento gli importanti progettigià avviati”. L’Odg ha incassato inve-ce i voti contrari del centrodestra,che ha presentato un proprio docu-mento in cui critica la Giunta Dra-ghetti per la “manifesta incapacità aesercitare il proprio titolo di rappre-sentanza degli interessi della comu-nità provinciale, nonché di proporreun progetto organico di sviluppo eco-nomico, sociale e civile del territoriobolognese nel contesto regionale enazionale”. Bocciatura senza appello,dunque, da parte delle minoranze,che in particolare trovano inadeguatii risultati raggiunti sull’edilizia scola-stica, sulle infrastrutture, sulle parte-cipate, sulle politiche di pace che im-pegnano troppe risorse.

COSÌ LE VOTAZIONI

so i lavori di ampliamento delpolo scolastico di Porretta eil restauro del complesso divia Castiglione - via Cartole-rie, in uso al Polo artistico eal Liceo Galvani (le aule sa-ranno utilizzabili per l'annoscolastico 2008/09). Sul fronte strade, infine, aparte le ingenti risorse spese

per la manutenzione, mancano ancora al-l'appello una serie di finanziamenti, a co-minciare dai 62 milioni necessari alla rea-lizzazione del nodo di Rastignano, men-tre sempre alto è l’impegno sulla sicurez-za: nel 2005 gli incidenti stradali sono di-minuiti del 3,7% rispetto all'anno prece-dente, con una riduzione della mortalitàdel 23%. ■

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Il lavoro che ha svolto la Provincia, in questi due an-ni e mezzo, è stato intenso e positivo sia per quan-to riguarda la manutenzione delle strade sia perquel che concerne la messa in sicurezza. Ma nonsolo. Circa il Sistema ferroviario metropolitano, ilcosiddetto Sfm, ricordo che questa Amministrazio-ne ha spinto per il raddoppio della Bologna-Creval-core, l’elettrificazione del tratto Bologna-Budrio el’ammodernamento della linea che porta a Porret-ta. Urge però arrivare al completamento di questosistema, cosa che rappresenta l’obiettivo dellaGiunta. Ma anche il Passante Nord è un’opera stra-tegica per riuscire a risolvere il nodo di Bologna dalpunto di vista dei trasporti. Tra le grandi questioniche rimangono aperte, ci sono poi i nodi di Rasti-gnano e Casalecchio. Lo sforzo della Provincia de-ve andare in queste direzioni. ■

Ma quali grandi opere? Tutti i problemi che c’eranonel 2004 ci sono ancora. L’unica cosa nuova che èstata fatta è l’approvazione del Passante Nord, sulquale peraltro la maggioranza è completamente di-visa sia in Consiglio che in Giunta: alcuni assessorie i gruppi di Rifondazione comunista e dei Verdi sisono dichiarati contrari. Tutto il resto è esatta-mente come prima: i nodi di Rastignano, Bazzane-se, Complanare, Galliera e San Carlo sono rimasti

Gabriele Zaniboni

presidente del Gruppo della

Margherita

LucaFinottipresidente

del Gruppo diForza Italia

giro di boa

Giovanni Venturipresidentedel Gruppo deiComunistiitaliani

Siamo a metà del cammino, ci si volta indietro per riflettere sul percorsofatto ma al tempo stesso, si guarda avanti alle mete che restano da raggiungere. L’Amministrazione provinciale ha fatto entrambe le cosepubblicando il suo Bilancio di metà mandato che valuta l’attuazione delprogramma iniziato con le elezioni del 2004 e dà ampio spazio agli obiettividella Giunta da qui al 2009.Si confrontano e ne discutono, i consiglieri provinciali,Gabriele Zaniboni (Margherita), Luca Finotti (Fi), Giovanni Venturi (Pdci),Sergio Guidotti (An), Sergio Spina (Prc), Massimo Gnudi (Ds)

Infrastrutture, mobilità e grandi opere

a cura di Luca Baldazzi

e Michela Trigari

invariati, e sulla manutenzione delle strade la situa-zione è disastrosa (tanto che il manto della Bazza-nese è stato rifatto più volte in un anno a causa del-le buche). Per non parlare poi del disagio vissutodai pendolari che da Porretta vengono a lavorare aBologna in treno. È lo stesso disagio che vivono quelli che arrivano daBudrio, Molinella, Vignola. Per quest’ultima tratta,ad esempio, la Provincia ha acquistato nuovi treni,ma sono inutilizzabili perché la linea ferroviaria nonè idonea. ■

La priorità fondamentale è il Sistema ferroviariometropolitano. Dopodiché vengono le grandi infra-strutture per la viabilità su gomma. Sul PassanteNord, invece, c’è confusione a livello nazionale: ilministero dei Trasporti e quello dell’Economia di-cono due cose completamente diverse sui fondiper realizzarlo… Alla luce di questo, allora, è beneconcentrare il dibattito politico su quello che si puòfare di concreto: ovvero potenziare un servizio fer-roviario che, ad oggi, ha grosse carenze. Penso soprattutto al collegamento tra Bologna e lamontagna. Però non si può dire che la Provincia siastata ferma, viste anche le scarse risorse a disposi-zione. Quello che l’Amministrazione poteva fare l’-ha fatto. ■

IL TEMAdal consiglio

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L’Amministrazione della Provincia si può paragona-re a uno scolaro che ha tanta buona volontà però,dal punto di vista della resa, è assolutamente insuf-ficiente. Se il Passante Nord è un’opera così strate-gica, allora perché la Giunta non ne parla più? E co-me ricorda Venturi, anche lo stesso governo nazio-nale è contraddittorio: il ministro dei Trasporti di-ce una cosa e il sottosegretario all’Economia un’al-tra. Nel centrosinistra c’è un po’ di confusione cir-ca la realizzazione pratica delle infrastrutture. Difatto, la Complanare, il nodo di Rastignano e quel-lo di Casalecchio sono in ritardo, la tangenziale diVado – che non costerebbe una lira – non vienerealizzata e di Romilia (il nuovo polo sportivo e re-sidenziale) ne hanno parlato il Comune di Medici-na, i giornali, la gente nei bar ma la Provincia, chedovrebbe essere parte interessata in questa opera-zione, non ne parla. Questa Amministrazione è as-sente su tutto. ■

Sul piano delle infrastrutture - nonostante all’inter-no della sua stessa coalizione ci fossero forze che lapensavano diversamente - la Giunta è partita dicen-do che il Passante Nord era l’orizzonte strategicoper eccellenza. Oggi, invece, in tutti i documenti silegge che l’obiettivo prioritario è il Sistema ferro-viario metropolitano, in connessione con le altreopere che si dovranno realizzare: nuova tangenzia-le, tramvia, metrò ed eventualmente PassanteNord. Questo è un dato importante, che rappre-senta un giusto cambio di marcia rispetto alle pre-messe. I pendolari che viaggiano in treno sono inuna condizione di di-sagio estremo, chi si muove inmacchina non sta tanto meglio ed è costretto, nel-le ore di punta, a file e incolonnamenti in tangen-ziale, in autostrada, sulle arterie che portano in cit-tà. La competenza della Provincia, in materia di in-terventi sulle strade, è veramente quella della ma-nutenzione. ■

IL TEMA dal consiglio

SergioGuidotti

presidente del Gruppo di

Alleanza Nazionale

Zaniboni

Massimo Gnudi

presidentedel Gruppo deiDemocratici di

sinistra

Finotti

Sergio Spinapresidentedel Gruppo dellaRifondazionecomunista

Uno dei dati più significativi di questa prima partedel mandato è stato l’impegno per dare a Bolognae a tutta la provincia un sistema integrato per lamobilità che, d’intesa con Comune di Bologna e Re-gione, va dal tram al metrò fino all’accordo per larealizzazione del Passante Nord. La delibera del Ci-pe, che ha confermato i fondi per il Civis e il metrò,e l’impegno del Governo a reperire le altre risorsenecessarie sono il frutto di questo lavoro. Ora ser-

ve che anche il Passante entri in una fase più ope-rativa, dando il via al progetto di finanziamento giàprevisto e deciso.Altri interventi significativi sono stati quelli per lamanutenzione delle strade. Ultimo impegno fonda-mentale è stato quello per l’attuazione del Pianoterritoriale di coordinamento della Provincia, che èormai ad uno stadio avanzato della programmazio-ne urbanistica. ■

La Provincia ha saputo relazionarsi in termini mol-to costruttivi con gli Enti locali e gli altri Comunidell’hinterland nel lavoro di coordinamento e indi-rizzo. L’ottica di sussidiarietà verticale, la compar-tecipazione e la condivisione costruita insieme aglialtri Comuni del bolognese sono l’aspetto più con-vincente di questa Amministrazione. Accanto a ciò,sottolineo il buon risultato raggiunto nell’intesa conil Circondario di Imola, che ora gode di più auto-nomia. Anche l’accordo interistituzionale tra Pro-vincia, Comune di Bologna e Regione Emilia-Roma-gna per la Città metropolitana rappresenta un ri-sultato positivo per far fare un salto di qualità al si-stema provinciale. ■

Sulla Città metropolitana, il gruppo di Forza Italia si èsempre schierato contro perché non ne ha mai capi-to l’utilità per Bologna. La Provincia, dal canto suo,non ha fatto nulla. Il sindaco Sergio Cofferati, l’asses-sore comunale all’Area metropolitana Libero Mancu-so, il ministro per le Autonomie locali Linda Lanzil-lotta, il presidente della Regione Vasco Errani, tuttihanno espresso la propria idea circa la Città metro-politana, come costituirla, come dividerla: la Provin-cia, invece, giace nel mutismo più assoluto, ovviamen-te per l’incapacità di fare una proposta. Caliamo unvelo pietoso, poi, sul Circondario di Imola, perché èstato fatto in un momento in cui non serve. Che sen-so ha in rapporto alla Città metropolitana? ■

Città metropolitana e area vasta

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Un alunno svogliato: questa è la Provincia. Non ri-esce nemmeno a continuare i progetti che già ave-va 10 anni fa, come la Città metropolitana. E men-tre le istituzioni stanno decidendo sulla nascita delgoverno di area vasta, questa Amministrazione èassente, non ha idee. Ha partecipato a molti tavolial riguardo, ma non ha fatto nulla di concreto. An-zi no: ha aumentato le tasse. Ma quando si metto-no le mani nelle tasche dei cittadini, bisogna poi giu-stificare i prelievi fiscali. Invece la Provincia comu-nica alla gente il proprio bilancio di metà mandatocon un opuscolo… E visto che non vedo che cosaabbia realizzato finora, vorrei almeno sapere quan-to è costata quella pubblicazione. ■

Da molti anni questa Amministrazione parla di Cittàmetropolitana, e questo ha provocato una certa dis-affezione nella gente. Inoltre, ho l’impressione chequesto tema sia sentito dai bolognesi come un fattodi ingegneria istituzionale. E ciò è grave. Nel caso delCircondario imolese, invece, i cittadini hanno avutomodo di toccare con mano la possibilità di interve-nire sul loro territorio. A Bologna questo elementodi concretezza è mancato, se non rinchiuso nei pa-lazzi della politica. I Comuni della cintura non capi-scono come la proposta della Città metropolitana siandrà a calare nelle realtà locali. Allora la Provinciadeve avere, molto più di quanto abbia oggi il Comu-ne di Bologna, la capacità di guardare al sistema ter-ritoriale, ma nel suo complesso. ■

In questi due anni e mezzo la Provincia ha saputorafforzare il suo ruolo di ente di programmazione eindirizzo che promuove la coesione fra i diversi li-velli di governo. Un risultato molto importante, chedimostra come si possa e si debba fare sistema an-che fra istituzioni diverse, è stato l’Accordo quadroper la Città metropolitana tra Regione, Comune diBologna e Provincia: un patto che sottolinea il ruo-lo dell’area vasta nell’ambito dell’Emilia-Romagna,con un impegno concreto su temi centrali per losviluppo quali la mobilità, l’innovazione e la cultura.Ma anche il tavolo fra Presidenza, Conferenza me-tropolitana dei sindaci, Cgil, Cisl e Uil, organizza-zioni dell’impresa e del commercio ha costituitoun’originale esperienza di concertazione. ■

Welfare e ambiente

Attraverso i Piani per la salute, il coinvolgimentodei distretti sanitari, degli Enti locali e delle asso-ciazioni e tramite il processo di unificazione delleAsl, la Provincia ha saputo svolgere in pieno il suoruolo di indirizzo del sistema del welfare. Anche suiPiani sociali di zona 2005-2007 l’Amministrazioneha lavorato bene in concertazione con gli altri Co-muni. Ad esempio ha iniziato il percorso che porterà pre-sto alla realizzazione della Consulta degli immigrati,è intervenuta sul diritto allo studio, la lotta all’ab-bandono scolastico, la formazione professionaleverso gli stranieri, le persone a bassa scolarità,quelle che hanno superato i 40 anni e i disabili. Gli accordi con le aziende o i progetti che riguar-dano l’inserimento e l’integrazione lavorativa dellepersone in difficoltà sono un fatto di grande civiltàper un ente pubblico. ■

L’unico risultato reale che questa Amministrazioneha ottenuto sul sociale - ossia tenere aperto il re-parto di Neurologia dell’ospedale Bellaria - è statorealizzato solo grazie all’intervento di Forza Italia eRifondazione Comunista. Per quanto riguarda l’ambiente, la capacità di coor-dinamento dell’area vasta che la Provincia dovreb-be avere è un fallimento totale. E questo a detta de-gli assessorati competenti nei Comuni dell’hinter-land. La raccolta differenziata invece, vantato fioreall’occhiello della Provincia, è ferma da diversi annial 27%, un valore che era già stato raggiunto nelmandato precedente. Questo significa che negli ultimi due anni e mezzoquesta Amministrazione non ha fatto nessun passoavanti in materia di rifiuti, mentre invece nel 2007la quota minima di differenziata dovrà arrivare al40%. ■

IL TEMAdal consiglio

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Guidotti

Zaniboni

Finotti

Spina

Gnudi

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Quest’anno l’assessorato alle Politiche sociali dovràgestire i 20 milioni di euro che arriveranno dal Fon-do per la non autosufficienza: questo sarà un mo-mento molto impegnativo per la Provincia di Bolo-gna. Sappiamo quanto siano importanti, soprattut-to per il centrosinistra, questi tipi di interventi: sia-mo quindi chiamati a mettere in campo le scelte mi-gliori per offrire sempre maggiori servizi ai cittadi-ni di fascia debole, anche se le risorse non sonomolte… Ma se consideriamo che il governo Berlu-sconi aveva azzerato il Fondo per la non autosuffi-cienza, le somme a disposizione degli Enti locali so-no pur sempre un passo in avanti. ■

La Provincia è carente nel suo ruolo di coordina-mento, ha un contenzioso continuo con il Comunedi Bologna e con i Comuni dell’hinterland sulle poli-tiche ambientali e litiga perfino sulle politiche per lapace. Inoltre il Piano faunistico-venatorio non è an-cora pronto: è più di un anno che lo stiamo aspet-tando. Questi, oggettivamente, sono problemi. ■

È bene che sulla questione sociale e sanitaria, sulFondo per la non autosufficienza e sulle politicheper l’immigrazione non tutto sia lasciato esclusiva-mente all’iniziativa istituzionale. Servono politichedi accoglienza e di integrazione condivise con le as-sociazioni e con chi si occupa di inclusione sociale.Strategie in cui l’Amministrazione sia uno dei pro-tagonisti, ma non l’unico, pur mantenendo il suocompito di coordinamento. Devo però segnalareun fatto positivo: quest’anno la Provincia ha parte-cipato con un proprio rappresentante al Forum so-ciale mondiale di Nairobi, cosa che non aveva fattoin occasione di quello di Caracas. ■

La Provincia ha dimostrato di poter essere un pun-to di riferimento anche in tema di innovazione erafforzamento del welfare, in grado di tradursi siain azioni concrete sul territorio sia in azioni di co-ordinamento ed elaborazione di progetti o pro-grammi. Gli interventi attuati nel campo dell’immi-grazione per favorire l’integrazione tra i cittadiniitaliani e gli stranieri residenti, dalla formazione de-gli operatori al sostegno delle associazioni di stra-nieri fino alla gestione dell’Osservatorio provincia-le sull’immigrazione, hanno rappresentato impor-tanti novità. ■

Politiche per la pace

La politica di pace è una cosa meravigliosa, ma nonè valutabile. Come può allora essere il primo pun-to del programma di mandato? Nel mondo c’è piùpace di quanta ce ne fosse due anni e mezzo fa?Non credo che sinceramente dipenda dalla Provin-cia, che peraltro concretamente non ha fatto nulla.Il gruppo di Forza Italia invece, insieme a quello diAn, ha avanzato tre proposte: costruire un muro inmemoria di tutte le persone morte per la libertà,realizzare un gemellaggio tra la Provincia di Bolognae quella di Nassiriya, aderire al progetto per il fon-do Premio Biagi. L’Amministrazione non ha accoltonessuna di queste iniziative. Allora lancio una pro-vocazione: che venga fatto un sondaggio tra i citta-dini per sapere cosa ne pensano o cosa ne sannodelle politiche per la pace della Provincia di Bolo-gna. ■

Questa Amministrazione ha avuto un grande co-raggio: quello di iniziare a parlare e a riflettere an-che di cose che sono molto più grandi di lei. LaProvincia ha lanciato un messaggio positivo ai citta-dini cercando di trasmettere l’importanza e il valo-re della pace. Oggi la politica fa fatica a trasmette-re valori, gli stessi partiti faticano a trasmetterequalcosa di positivo e la visione che i cittadini han-no dei personaggi politici è quella di ‘scalda poltro-ne’. Dobbiamo assolutamente cambiare questamentalità. Per questo penso che sensibilizzare l’o-pinione pubblica sui temi della pace non sia un’a-zione demagogica campata per aria. ■

Le politiche di pace si legano alle capacità d’inter-vento sul terreno dell’accoglienza e della socialità:terreno su cui la Provincia ha sicuramente giocatoun ruolo preminente. Un’amministrazione non hacerto il compito di contribuire ad aumentare laquota di pace nel mondo, ma ha il dovere di mi-gliorare le condizioni di quelle popolazioni che sitrovano in difficoltà. In sede locale è importanteche un Ente pubblico abbia la capacità di poter dia-logare con i cittadini di altri Paesi o di determinarele condizioni culturali affinché si riescano a preve-nire fenomeni negativi legati alla violenza, come ilbullismo nelle scuole o gli abusi sessuali sulle don-ne. Credo che in questi ambiti la Provincia possa edebba far sentire il proprio peso. ■

IL TEMA dal consiglio

VenturiFinotti

Venturi

Spina

Guidotti

Spina

Gnudi

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La Provincia ha esercitato, in questi anni di difficol-tà, un lavoro intenso per mantenere i presidi pro-duttivi sul territorio e per cercare di conservare ilpiù possibile i posti di lavoro. Allo stesso tempo haoperato per migliorare e modernizzare anche il pic-colo artigianato, il commercio, le botteghe stori-che. In agricoltura invece, attraverso il Piano di svi-luppo rurale, l’Amministrazione ha fatto un grossosforzo per valorizzare i prodotti tipici e il legamecon il territorio, ben sapendo che il consumatorebolognese è esigente e attento alla salubrità deglialimenti. Occorre quindi puntare ancora di più sul-la qualità dei prodotti locali, in modo particolare diquelli dell’Appennino. Ma in generale il quadro èpositivo. ■

Questa Amministrazione non ha saputo raggiunge-re i suoi scopi. Circa l’edilizia scolastica, ad esem-pio, sono state realizzate 24 aule nuove. Ne man-cano altre 99 all’appello. A metà mandato, la mate-matica suggerisce che si dovrebbe essere al 50% diquello che si intende realizzare. Aver costruito fi-nora 24 aule su 123 significa essere al 20% degliobiettivi prefissati. Non parliamo poi di uno dei fio-ri all’occhiello vantati dalla Provincia, il famoso Po-lo artistico, che era stato presentato come la riso-luzione di tutti i mali di quella scuola, mentre inve-ce i suoi rappresentanti sono venuti spesso in Pro-vincia a lamentare disagi. ■

Nonostante le difficili situazioni in cui l’Ammini-strazione si è trovata a causa della scarsità dei fon-di messi a disposizione dalle varie leggi finanziarie,e nonostante il particolare momento storico chestanno vivendo gli Enti locali, la Provincia è riuscitaad affrontare i problemi di sua competenza razio-nalizzando al meglio le risorse che aveva, e metten-do in campo solo i progetti che era in grado di con-cretizzare da qui alla fine del mandato. Inoltre è ri-uscita a portare avanti con coerenza le sue lineeprogrammatiche, condivise dal centrosinistra, e gliindirizzi che si era prefissata di realizzare. ■

La Provincia fa grandi sogni ma realizza poco. Que-sto ente pubblico possiede il 15% di azioni della Fie-ra, ma non ha una strategia da portare avanti. Sia-mo addirittura usciti dalla partecipazione a Heravendendo le nostre poche azioni al Comune diImola (peraltro quando il titolo era clamorosamen-te in ascesa). Siamo assenti perfino sulla gestionedel patrimonio immobiliare, tanto che non abbiamoidea di che fare della ex Maternità di via D’Azeglio.E mentre aumentano i fitti passivi, un’ala della Pro-vincia di Bologna è stata trasferita in via Rizzoli acosti di locazione molto alti. Sarebbe bastato nonfare le politiche di pace per evitare quell’ulterioreprelievo dalle tasche dei cittadini che è stato l’au-mento dell’addizionale sull’energia elettrica. ■

Qui vengono criticate soprattutto le idee. Ma nonconsiderare la condizione economica di un’ammini-strazione come la Provincia di Bologna può porta-re fuori strada. Intanto perché veniamo da anni du-rante i quali i finanziamenti agli Enti locali da partedel governo centrale sono stati assolutamente ina-deguati. Anche la gestione Prodi non ha brillato, nel varodella sua Finanziaria, in materia di risorse. Circa l’e-dilizia scolastica, la previsione è di edificare circa300 aule per gli istituti superiori di Bologna e pro-vincia. Questo è un bilancio di metà mandato: soloalla fine dei cinque anni faremo le necessarie valu-tazioni, perché è nell’interesse dell’Amministrazio-ne riuscire a dare risposte concrete ai cittadini. ■

C’è stato un impegno significativo della Provinciasia nei confronti del sistema economico bolognesesia verso la tutela del lavoro e dei lavoratori. Inol-tre i vari tavoli di crisi hanno consentito, nella mag-gior parte dei casi, di raggiungere accordi per la for-mazione, il ricollocamento, il mantenimento di li-velli sufficienti di reddito. Ma anche gli investimentiper l’edilizia scolastica previsti dal nuovo Piano de-cennale 2004-2014 e gli interventi sulla casa (realiz-zazione di alloggi a canone contenuto, Agenzia me-tropolitana per l’affitto, nuovo rapporto tra Comu-ni e Acer sull’edilizia residenziale pubblica) non so-no da sottovalutare. ■

IL TEMAdal consiglio

Zaniboni

Finotti

Guidotti

Spina

Gnudi

Venturi

Economia, edilizia scolastica e patrimonio immobiliare

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Tenendo anche conto dei dati dell’Osservatoriosull’immigrazione - abbiamo superato il 6-7% di cit-tadini non comunitari - credo sia importante arri-vare a un organismo di rappresentanza degli stra-nieri. Questa sarà una risposta positiva soprattuttoper i figli degli immigrati, che vivono sulla loro pel-le la contraddizione di considerare l’Italia la proprianazione e Bologna la propria città pur avendo un’al-tra cultura, con tutti i problemi di integrazione e diinclusione che questo comporta. ■

Vorrei risposte concrete alle promesse fatte nellaprima parte del mandato, cioè che si risolvessero iproblemi reali. Nei prossimi mesi la questione diRomilia sarà centrale: la Provincia deve far sentirela propria voce. Inoltre, nei due anni e mezzo di go-verno mancanti vorrei vedere qualche risultato ve-ro sul fronte delle infrastrutture, perché grandiopere significa rilancio dell’economia bolognese, eanche risolvere o meno i problemi legati alla mobi-lità e all’ambiente. ■

Io spero in una ‘missione impossibile’: che la Pro-vincia acquisisca finalmente il senso del proprioruolo istituzionale e che cominci a realizzare ciòper cui è stata chiamata a operare. I cittadini ve-drebbero finalmente un Ente locale impegnato asvolgere i propri compiti con le risorse economi-che che ha a disposizione (e sono quelle che c’era-no all’inizio, per cui non ha senso che la maggio-ranza si lamenti della mancanza di soldi). Altrimen-ti il bilancio di metà mandato rischia di diventareuna raccolta di grandi fantasie che non hanno nes-suna aderenza con la realtà. ■

I Comunisti Italiani si stanno battendo sulla que-stione del precariato negli enti pubblici. La richiestaesplicita a questa Amministrazione è una sola: ini-ziare un percorso concreto mirato alla stabilizza-zione del lavoro dipendente, attingendo dall’appo-sito fondo nazionale istituito dal governo. Ciò si-gnifica che per i prossimi anni la Provincia non po-trà più avvalersi di contratti atipici. Chiediamo inol-tre che la delega al personale sia affidata a un as-sessore, perché abbiamo la sensazione che moltovenga demandato ai tecnici, anche i rapporti del-l’Ente con i sindacati. Ai tavoli di confronto, invece,deve sedere un politico. ■

Nel proseguimento del mandato la Provincia devepuntare decisamente ad alcune questioni di carat-tere sociale, come quella dell’immigrazione, soprat-tutto in virtù del fatto che i figli degli stranieri, alcompimento dei 18 anni, non ottengono la cittadi-nanza italiana. Altro impegno da prendere è dotaretutte le scuole del Bolognese non solo delle aule,ma anche dei laboratori e di infrastrutture sportive.E bisogna intervenire anche sulla questione Romilia,che smetterei di chiamare così e comincerei invecea chiamare ‘Emagna’. ■

Realizzare le infrastrutture che la Provincia si è po-sta come obiettivo, sia rispetto al trasporto su ro-taia che alla rete stradale, rappresenta la prioritàpoliticamente più rilevante della seconda parte delmandato. Lo scopo è un nuovo accordo quadroper il nodo bolognese che riassuma, integri e coor-dini le opere già esistenti – Sfm, Passante, metro-tramvia, nuova stazione – con i nuovi impegni, perarrivare a stabilire le priorità della programmazio-ne degli interventi e una più puntuale definizionenel nuovo piano provinciale della mobilità. ■

IL TEMA dal consiglio

L’agenda per la seconda parte del mandato: le proposteDa qui al 2009, qual è un progetto prioritario per la cittadinanza che la Provincia può effettivamente realizzare?

Zaniboni

Finotti

Guidotti

Venturi

Spina

Gnudi

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Come uscire dalla crisi dellabieticoltura dovuta alla chiu-sura degli zuccherifici?Non esiste una soluzione sola,per evidenti ragioni di mercato eforse anche di carattere agrono-mico e di filiera.Proprio per questo è importantee va sostenuto lo sforzo che laProvincia di Bologna svolge damesi insieme alle associazioniagricole per individuare propo-ste diversificate quali: l’introdu-zione di colture dedicate all’a-groenergia, sia pure analizzandoapprofonditamente la conve-nienza ambientale, la tipologiadegli impianti più “vantaggiosi” eil processo di filiera da costruire;valorizzare le ricadute positivedel patto siglato fra la Regione ela Barilla, per la fornitura di gra-no tenero e grano duro destina-ti alla produzione di pasta di qua-lità; l’individuazione di “Produt-tori Sementi”, quale partner ter-ritoriale capofila per i progetti difiliera sui seminativi, che potran-no fruire dei finanziamenti sulprossimo PSR.Sono solo alcuni esempi di unastrategia articolata per persegui-re soluzioni praticabili ed efficaci,dando con ciò un contributo allecategorie e all’interesse del ter-ritorio al di là degli stessi confiniamministrativi nei quali operia-mo. ■

Ricordo con molto piacere ilmese di gennaio del 2005.Lavoratori, lavoratrici delle fab-briche dell’Alta e Media valle delReno, pensionati, parlamentari,rappresentanti di forze politiche,i sindacati, sindaci della monta-gna, tutti assieme con lavoratricie lavoratori della Sebac in scio-pero, per manifestare contro i23 licenziamenti annunciati dal-l’azienda.Era chiaro a tutti che l’annunciodei 23 licenziamenti avevano ununico significato: mettere in li-quidazione il sito produttivo diGranaglione e chiuderlo nel piùbreve tempo possibile. Questa era la chiara volontàaziendale.Con una grande mobilitazionedelle istituzioni, dei sindacati, deipartiti, si riuscirono a scongiura-re i licenziamenti e la conse-guente messa in liquidazione delsito produttivo.Siamo a gennaio 2007 e dram-maticamente la Sebac torna in-dietro di due anni. I 54 lavoratori e lavoratrici dellaSebac, vedono per l’ennesimavolta messo in serio pericolo ilproprio posto di lavoro.Troppo semplice individuare lecause che hanno prodotto que-sta grave situazione: in questidue anni trascorsi la DirezioneAziendale Sebac non ha fattonulla per mettere in sicurezza ilsito produttivo di Ponte dellaVenturina, non ha investito ri-sorse, non si è dotata di un pia-no di rilancio, per ultimo non ha

cercato in modo seriopossibili imprenditori lo-cali e che comprassero erilevassero l’attività. Sem-plicemente hanno trascor-so due anni nell’immobili-smo più cupo. Oggi i 54 la-voratori e lavoratrici dellaSebac si vedono le porte del-la fabbrica chiuse con i luc-chetti e un futuro sempre piùpieno di incertezze. Consideria-mo inaccettabile l’atteggiamentoassunto da parte di questo tipodi imprenditori e nel contempoesprimo a nome del PdCI pienasolidarietà ai lavoratori e lavora-trici dando pieno appoggio a tut-te le iniziative che verranno in-traprese volte a salvaguardare iposti di lavoro. Gli eletti delpartito presenti in Provincia conil sottoscritto, in Regione con laConsigliera Donatella Bortolazzie alla Camera dei Deputati conl’On. Roberto Soffritti si impe-gneranno assieme a coloro chesi sono resi disponibili ad assu-mere iniziative mirate alla salva-guardia dei posti di lavoro. ■

Si sono concluse le Grandi ma-novre attorno alle varie intitola-zioni al povero Marco Biagi. Ilprofessore continua così ad es-sere coinvolto in non proprioedificanti abbracci e rigetti, tuttidestinati più a soddisfare pubbli-che esigenze di politically cor-rect che ad esprimere intime te-stimonianze di umana pietà e di,anche se postuma, civile solida-rietà. Così la targa sulla piazzet-

dal consiglio

Alternative alla crisisaccarifera

GIANCARLO NALDIGruppo Ds

Sebac una liquidazioneannunciata

GIOVANNI VENTURIpresidente del Gruppo PdCI

Contrordine compagnia:inserire Brigate Rosse!!

SERGIO GUIDOTTIpresidente Gruppo AN

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to ufficialmente presentato).Senza bisogno di sollevare polve-roni ideologici o di sperticarsi inapplausi a prescindere, non con-trari a tutto e neppure abbacina-ti dalla massa di risorse che ilprogetto sposterà. Meglio rifarsia sani e seri criteri di compatibi-lità ambientale, paesaggistica, in-frastrutturale, e alla dovuta visio-ne di insieme: l'integrazione nelterritorio. Senza mai smettere dipensare innanzitutto al beneficioper i cittadini. Basterebbe, adesempio, cominciare da pochesemplici domande: ai cittadini eal territorio serve quello stadio?Ai cittadini e al territorio servo-no quelle case (e rutilante con-torno), che rappresentano evi-dentemente una importanteoperazione immobiliare di forteattrazione economica a suppor-to dell’intero progetto? ■

Puntualmente, come tutti gli an-ni, si ripresenta nel nostro terri-torio il problema ricorrente dilacci e bocconi avvelenati, que-sto flagello, che attraversa più omeno tutte le nostre campagne,rappresenta un rischio non soloper la fauna selvatica o domesti-ca oggetto delle azioni criminalidegli autori di questi gesti, marappresenta anche un problemaper l’incolumità dei cittadini cheper motivi i più vari entrasseroin contatto con le esche avvele-nate sparse nelle campagne.Occorre che la Provincia dia unsegnale di ripresa dell’iniziativavolta al contrasto e alla soluzio-

zione nordamericana, funzionalealla politica estera di guerra pre-ventiva e permanente, che inquesti anni ha alimentato il ter-rorismo e la tensione internazio-nale. Si è deciso senza tenereconto del parere della popola-zione di Vicenza, in pieno con-trasto con il programma dell'U-nione che parla di coinvolgimen-to delle popolazioni locali. Si ri-metta al centro del percorso didecisione, attraverso una consul-tazione referendaria vincolante,la cittadinanza di Vicenza! Noisosterremo questa lotta, a parti-re dalla manifestazione del 17febbraio, fino a quando la deci-sione non verrà rivista e rimar-remo fino alla fine al fianco delmovimento contro l'ampliamen-to della base. ■

Noi non guardiamo con atteggia-mento pregiudiziale all'idea direalizzare uno stadio nel territo-rio del Comune di Medicina. Lostadio è una parte - a dire il veropiuttosto minimale e, a quantosentiamo dire, persino opzionale- del mega progetto Romilia. E ilresto? Il resto potrebbe solleva-re qualche dubbio e apparire co-me una città artificiale con an-nesso paese dei balocchi, piutto-sto avulsa dal contesto, una spe-cie di neoplasia territorialeestranea alla storia e all'identitàdi quei luoghi. Per questo è op-portuno che le istituzioni com-petenti (Provincia in primis) si de-dichino con serena attenzioneall'esame del progetto (se è sta-

ta Marco Biagi vedràl'improvvisa ed intempe-stiva aggiunta della re-sponsabilità di quell'or-rendo crimine, mentre al-tre intitolazioni, più recen-ti, frettolose e un po' inde-centi, già tremano e si avvia-no per la strada scivolosa delpentimento". Emerge così,

ancora una volta nella sua uma-nità solo un grande personaggio,lui, Marco Biagi, in mezzo a mez-ze figure della politica capaci, inassenza di pensiero, solo di cam-biare rapidamente pensiero. ■

Nella base militare Dal Molin diVicenza saranno insediati mezzie armamenti per intervenire suun’area del mondo corrispon-dente a Europa, Caucaso, la zo-na del Caspio, il Medio Orientee tutta l’Africa. La 173a Brigatadiventerà la più grande forza dirisposta rapida aviotrasportataUsa in questa parte del mondo,proprio mentre la leadershipamericana sta pianificando nuoveescalation belliche, come in Iran,e rafforzando le tragiche occupa-zioni militari in corso. Il fatto po-litico, di enorme gravità, è che ilnostro Governo, nostro perchéha vinto le elezioni anche graziealla mobilitazione elettorale del-le centinaia di migliaia di donne edi uomini che hanno costituito ilmovimento per la pace, ha ac-cettato supinamente una deci-sione del Governo degli StatiUniti, apertamente contestatadalla maggioranza della popola-

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dal consiglio

Referendum per la base di Vicenza

LORENZO GRANDIGruppo Rifondazione Comuista

Romilia: neologismoo neoplasia?

PLINIO LENZIpresidente Gruppo Italia dei Valori

Contrastare le azionidei bracconieri

ALFREDO VIGARANIpresidente Gruppo Verdi

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ne del problema. L’attore princi-pale in questa lotta deve esserela Polizia Provinciale in tutte lesue articolazioni, proponendosioltre che come “collettore” del-le denunce, anche come sogget-to protagonista di un’attività in-vestigativa che non dovrebbeavere nulla da invidiare a quellecondotte da altri corpi di polizia;il coinvolgimento e la sensibiliz-zazione delle componenti socialitoccate da questa emergenza so-no poi l’altro grande ambito dilavoro che deve riguardare i no-stri uffici. Mi aspetto molto suquesto versante – lo dobbiamoalla nostra credibilità ed alla no-stra rivendicata immagine di ci-viltà. ■

La prima metà mandato dell’am-ministrazione Draghetti ha evi-denziato il fallimento del pro-gramma elettorale della presi-dente. I risultati ottenuti ad oggisono stati assolutamente negati-vi, in nessuno degli ambiti dicompetenza dell’Ente si sonoraggiunti gli obiettivi program-mati; la stessa maggioranza chesupporta la Draghetti è allosbando, divisa su molti argomen-ti di primaria importanza, a co-minciare dal Passante Nord.Il gruppo di Forza Italia ha ripe-tutamente incalzato la Giuntaper stimolare interventi in tutti isettori dalla viabilità, alla scuola,all’inquinamento, all’agricoltura,alla caccia, ecc., con interpellan-ze, interrogazioni, ordini delgiorno e ripetuti interventi in

Consiglio; le risposte ottenute,spesso tardive, sono state nellamaggior parte dei casi da noi giu-dicate incomplete od insoddisfa-centi. Sul problema di grande ri-lievo della presentazione delprogetto di insediamento im-prenditoriale “Romilia”, che cosìgrande importanza ed impattoha per il territorio provinciale,sono state presentate ripetuterichieste di discussione tramitela convocazione delle commis-sioni competenti o di un dibatti-to in Consiglio provinciale, otte-nendo sempre rinvii, che dimo-strano ancora una volta l’incapa-cità dell’amministrazione ad af-frontare le tematiche di maggiorspessore che ci coinvolgono.Anche sulla Fiera la Provincia haevidenziato i propri limiti, laquota di partecipazione del14,9% fa del nostro Ente il mag-gior partner pubblico, nonostan-te questo l’iniziativa di intrapren-dere nuove proposte, di lanciarepossibili alleanze è stata assuntadal Sindaco Cofferati e solo tar-divamente, dopo le dichiarazionidel presidente Luca Cordero diMontezemolo, la Draghetti è in-tervenuta sull’argomento met-tendosi al traino di decisioni pre-se da altri. Veramente dopo dueanni e mezzo di amministrazioneun disastro! ■

Anche su proposta del Gruppoconsiliare DL–Margherita, giove-dì 8 febbraio la V Commissione

provinciale ha visitato lanuova sede della Casa diAccoglienza “Anna Gu-glielmi”, struttura prepo-sta all’accoglienza dei fami-liari dei pazienti mielolesiricoverati presso l’OspedaleRiabilitativo di Montecatone,nonché al soggiorno dei dis-abile in day hospital. La Casa nasce per rispondere adesigenze primarie di familiari digiovani vittime di incidenti stra-dali, provenienti per lo più dalmeridione d’Italia. Oggi la “Casa Guglielmi” gestitadall’omonima Cooperativa So-ciale, può disporre di una nuovasede su tre piani ed ha più chetriplicato - da 24 a 90 posti letto- la sua capacità di accoglienza.Ciò è avvenuto negli ultimi treanni, grazie ad un impegno di ol-tre 4 milioni di euro di risorseraccolti per iniziativa della Fon-dazione Montecatone da alcunisoggetti privati del territorio (inprimis la Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Imola, la CooperativaSACMI), oltre alle istituzioni, intesta il Comune di Imola e la Re-gione Emilia-Romagna. Proprionegli anni in cui una deviata defi-nizione di federalismo propostadalla Lega Nord invitava sostan-zialmente ogni Regione ed ogniterritorio al “fai da te”, nella no-stra Provincia si consolidavaquesta realtà che con risorse lo-cali avrebbe risposto ad una do-manda autentica di accoglienza.Il Consiglio provinciale anche at-traverso questo incontro ha ri-conosciuto e valorizzato unani-memente una bellissima espres-sione di solidarietà che ben siiscrive nelle tante politiche inquesta direzione che la Provinciadi Bologna attua ogni anno. ■

dal consiglio

Il fallimento del bilanciodi metà mandato

LUCA FINOTTIpresidente Gruppo Forza Italia

Visita alla Casadi Accoglienza “Anna

Guglielmi”

FABRIZIO CASTELLARIGruppo Margherita

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uando, alla fine dei suoi racconti, gli stu-denti diciassettenni o diciottenni vanno astringergli la mano con gli occhi lucidi, a

lui viene da dire “Non sono un eroe”. Eppure qual-cuno di loro gli chiede sempre un autografo. E lui,Franco Varini, classe 1926 ed ex deportato a Da-chau, ai giovani si concede volentieri perché neigiovani ci crede. Come crede nell’opera di comuni-cazione, nel racconto, nelle rappresentazioni tea-trali, nelle visite ai campi di sterminio per gli stu-denti nel periodo della Giornata della Memoria (fis-sata da qualche anno per il 27 gennaio). Ha anchetanta fiducia nei volontari e collaboratori dell’Aned(l’Associazione nazionale ex deportati) che perpe-tuano la memoria sua e degli altri che come lui han-no vissuto la deportazione. Ricordare, non dimen-ticare, per lui come per tutti quelli come lui, è lacosa più importante. “Perché, sapete, noi piano pia-no spariremo. Ogni tanto uno di noi manca, ed èsempre un gran dolore” spiega Varini, perché unodei grandi timori è sempre che il ricordo e le me-morie cadano nel dimenticatoio. Ecco perché Fran-co Varini partecipa da anni agli incontri con i giova-ni delle scuole: “da 30 anni ne vedo circa duemila,duemilacinquecento a stagione” dice e fino a qual-che anno fa anche lui partecipava ai viaggi degli stu-denti che vanno a visitare i lager voluti dai nazisti. Quest’anno, per esempio, il 25 gennaio da Carpi (inprovincia di Modena) sono partiti in 500 per

Non siamo eroi, ma non dimenticateci

L’impegno, verso i giovani e coloro checredono nel valore della memoria.

Conversazione con Franco Varini, uno deisopravvissuti bolognesi ai lager nazisti

testimonianze

di Angela Sannai Q Chi éFranco Varini è nato a Bologna nel 1926.Militante nella V brigata della Bonvicini di Bologna,viene arrestato per una spiata l'8 luglio 1944. Accu-sato di omicidio viene picchiato per tre giorni, manon è poi riconociuto da chi lo aveva denunciato.Carcerato nella sede delle Brigate Nere in via SanMamolo, passa nella sede di delle SS ai GiardiniMargherita e poi al carcere di San Giovanni in Mon-te. Invece della fucilazione, per lui viene decisa ladeportazione. Portato a Fossoli (Modena) nel luglio1944, poi a Bolzano-Gries, dove viene trasportatoil giorno del suo diciottesimo compleanno. Il 5 set-tembre passa a Flossenburg, in Germania, con lamatricola 21.778, poi ad Augsburg con matricola117.065 e infine a Kottern, in uno dei sottocampi diDachau. Rimane a Kottern fino alla fine di aprile del1945, quando, dopo la partenza delle SS verso Ber-lino durante una marcia della morte con l'esercitoordinario tedesco, scappa con altri compagni e sinasconde per tre giorni in una baracca. Viene salva-to dall'armata americana del generale Patton. Tor-na a casa con mezzi di fortuna. Da allora vive a Bo-logna, dove ha lavorato come tecnico al teatro co-munale di piazza Verdi. Varini ha scritto un libro, Unnumero, un uomo, dal quale è stata recentementetratta un'opera teatrale. Ogni anno incontra moltistudenti delle scuole superiori e racconta le sueesperienze.

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testimonianze

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Auschwitz. La scelta di Carpi come stazione di par-tenza non è un caso: a Fossoli, vicino alla cittadinamodenese, durante la Seconda Guerra Mondiale fucreato un campo di concentramento dove lo stes-so Varini passò circa 15 giorni (dal 21 luglio al 5agosto 1944) prima di essere caricato in un auto-bus e passare al campo di Bolzano-Gries. E poi inGermania: a Flossenburg e poi Augsburg e Kottern,in un sottocampo di Dachau. Ora, però, dice “so-no stanco e non ce la faccio più a fare quei lunghiviaggi, preferisco restare e vedere i giovani nellescuole e nei teatri.” Recentemente, da un suo libro,Un numero, un uomo è stata tratta un’opera teatra-le intitolata Il campo della gloria a cura di RobertoCitran e Francesco Niccolini. Mostrato a 400 stu-denti delle scuole superiori è stato, parola di Vari-ni, “un autentico successo”.Sempre riguardo al ricordare, Franco (a lui piaceessere chiamato per nome) ama raccontare un epi-sodio accaduto qualche anno fa. Recatosi da un me-dico per effettuare degli esami abbastanza urgenti,si sentì osservato a più riprese dal dottore, che in-fine gli chiese se era lui “quel Franco Varini, quellodeportato in Germania”. L’aveva incontrato unavolta, più di dieci anni prima, insieme ai compagni discuola, e il ricordo era rimasto indelebile nella suamente. È questa la ragione che spinge Franco a in-contrare, a raccontare, a ricordare, dopo un lungoperiodo di silenzio. Liberato nella primavera del1945 a circa 19 anni, Franco tornò a casa e si chiu-se nel silenzio, non narrò nulla nemmeno alla don-na che sposò pochi anni dopo, nel 1951. Il mutismoera causato da più di una ragione. “Allora cosa erasuccesso nei campi non si sapeva ancora bene, intanti non capivano e ti prendevano per matto seraccontavi”, spiega. Ma c’era anche un altro moti-vo: “Ci avevano annientato, ognuno, singolarmente,viveva per sopravvivere. E quindi, la morte di fron-te alla quale ci si trovava ogni giorno era diventatanormalità”. E divenne normalità “anche la mortedelle persone che amavi, quelle che avevi vicino,che condividevano lo stesso destino”. Una voltatornati alla quotidianità, dopo aver recuperato leforze e la forma fisica (Franco pesava 32 chili quan-do fu liberato), probabilmente il dolore della perdi-ta degli altri, della propria gioventù arrivò tutto in-sieme. E con esso anche il senso di colpa per nonaver patito quelle perdite nel momento giusto. Ecco perché Franco è un fiume in piena quando

racconta e coinvolge. Non dimentica i suoi numeridi identificazione, il 21.778 prima, il 117.065 dopo,codici che doveva pronunciare in tedesco a voceben alta, a ogni appello nei campi, mattina e sera. E“il sentiero dell’erba”, quello che veniva usato percorrere verso i bunker, durante i bombardamenti edal quale strappava ciuffi verdi, da aggiungere allabrodaglia che gli veniva propinata ai pasti. E allaquale l’erba dava un po’ più di sapore, visto che laminestra era sempre quella. Ci sono i compagni diprigionia, André, il francese che lavorava con luinella fabbrica dove si costruivano i pezzi per gli ae-rei dell’aviazione tedesca. Il vecchio che a Fossoli lochiamava "topolino" perché Franco, quando vennecatturato, aveva solo 17 anni. Varini alterna rac-conti dolorosi a battute scherzose: “i tedeschi misono talmente entrati dentro che io, certo non al-to e moro, ho avuto un figlio alto e biondo”. O an-cora, “quando, nel 1945, usciti in tre dal campo diKottern e nascosti per tre giorni, incontrammo icarri armati del generale Patton, gli americani ci ti-ravano i loro bussolotti di cibo. Erano talmente pe-santi che ci potevano ammazzare se ci colpivano.Non era il caso, dopo averne passate tante”. Tantianeddoti, che lui vivacemente racconta anche ai ra-gazzi, passando da un campo all’altro, da un episo-dio all’altro. Ed è questo suo spirito che entra neigiovani come negli adulti, che alla fine, dopo tantoascoltare, lascia sempre gli occhi lucidi e il sorrisosulle labbra. ■

Memoria e ricordo

La memoria critica e l’esercizio del ricordo sonomomenti fondamentali per la costruzione e ilmantenimento di un tessuto democratico vivo esano. Per questo sono importanti quelle ricorrenzeche permettono di riflettere sugli accadimenti storici,per creare un momento collettivo di condivisione epartecipazione.In quest’ottica sono stati celebrati il Giorno dellamemoria, con i Consigli comunale e provinciale riunitiin seduta congiunta e solenne il 26 gennaio (nellafoto) le celebrazioni ufficiali si sono tenute divenerdì, per rispettare la giornata di sabato, festivaper gli ebrei e il 10 febbraio, Giorno del ricordo, conuna commemorazione delle vittime delle Foibe inConsiglio provinciale, alla presenza di unadelegazione dell’Associazione Nazionale VeneziaGiulia e Dalmazia.Fo

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l World Social Forum è arrivato allasua settima edizione. Quello di Nai-robi 2007 è stato un appuntamento

in cui oltre 50.000 persone, donne e uo-mini provenienti da ogni angolo della Ter-ra, si sono incontrate per un evento glo-bale che ha cercato di dare sostanza alloslogan "un altro mondo è possibile".In cinque giorni il Kasarani Centre, nellaprima periferia di Nairobi, ha visto susse-guirsi circa 1200 seminari, dibattiti, as-semblee, "luoghi" per condividere idee eprovare a lanciare qualche proposta con-creta. Contemporaneamente centinaia dipiccoli cortei e di performance musicali eteatrali hanno animato senza interruzionigli spazi all'aperto del Forum.Una testimonianza forte di un’Africa chec'è e chiede di esserci. Nei processi glo-bali, nelle relazioni internazionali, nellepolitiche di cooperazione, nelle decisioniche riguardano l'Africa. Una presenza cheal Forum Sociale Mondiale di Nairobi si èvista e sentita.L'impressione di un’Africa che si sta orga-nizzando, in cui cresce una società civileimpegnata a promuovere nuove politichedi pace e giustizia, rispettose dell'Africa,dei suoi popoli e delle sue ricchezze.

A Nairobi erano presenti delegazioni datutto il mondo. L'Italia ha partecipato conuna delegazione numerosa e varia. Novi-tà importante, anche rispetto ai Forummondiali precedenti, è stata la presenzadegli enti locali, grazie anche al lavoro diraccordo svolto dal Coordinamento EntiLocali per la Pace (di cui la Provincia diBologna è membro della Presidenza) cheha invitato ogni Comune, Provincia e Re-gione a partecipare al Forum SocialeMondiale con una propria delegazione ecoinvolgendo i propri cittadini e in parti-colare giovani e migranti africani.La partecipazione degli enti locali alWorld Social Forum è stata il segnale diun forte impegno a lottare in prima per-sona contro la miseria e le guerre e diuna presa di posizione nei confronti dellanecessità urgente di ridefinire la coope-razione italiana, di rafforzare la coopera-zione decentrata, di raggiungere gliObiettivi di Sviluppo del Millennio, dipromuovere un nuovo atteggiamentodell'opinione pubblica e delle istituzioninei confronti della realtà africana. Perquesto è stato costituito un Coordina-mento per L'Africa, a cui la Provincia diBologna alcuni mesi fa ha aderito, che hainiziato a riunire i Comuni, le Province ele Regioni che hanno avviato progetti disolidarietà e di cooperazione in Africacon l'obiettivo di valorizzare tutte leesperienze in corso e di rafforzare l'at-tenzione verso un continente specchiodelle crisi profonde del nostro tempo. Al Forum si è discusso in 21 gruppi di la-voro tematici sui 21 grandi issues in cui sisono snodati i 1200 incontri. I temi era-no: acqua, democrazia e istituzioni nazio-

nali e internazionali, pace/guerra, casa,lotte delle donne, dignità/diversità uma-na/discriminazioni, diritti umani, giovani,sovranità alimentare e riforma agraria, la-voro, educazione, ambiente ed energia,salute, conoscenza/informazione/comuni-cazione, debito, migrazioni, libero com-mercio, cultura, corporazioni transnazio-nali, bambini, economie alternative.C'è un elemento che si è ripetuto in ogniincontro: l'Africa chiede all'Europa dicamminare insieme, e per farlo chiede dirivedere diverse scelte politiche europee.Infatti dall'Europa arrivano ad esempio lepolitiche dei sussidi agricoli che, finan-ziando l'agro-business da esportazione,colpiscono duramente l'agricoltura disussistenza delle comunità africane, pro-vocando povertà e urbanizzazione forza-ta. In particolare, in questo periodo, so-no in discussione gli EPA (Accordi di Par-tenariato Economico) che l'UE vuole fir-mare entro il 31 dicembre 2007 per apri-re i mercati africani ai prodotti e ai servi-

Le indicazioni emerse dal World Social Forum,

l’impegno degli enti locali e la nostra partecipazione

A cura dell’Ufficio Pace della Provincia di Bologna

Nairobi guarda avanti

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l’altra parte DEL MONDO

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zi europei senza un corrispondente aper-tura dell'Europa ai prodotti africani, con ilrischio di terza e definitiva colonizzazio-ne. Grande attenzione è stata posta an-che sui beni comuni, in particolare sul-l'acqua. Politiche di privatizzazione, chetrovano il sostegno anche delle Istituzio-ni Internazionali, stanno minacciando un

bene comune e un diritto umano, e cosaancor più grave mettendo quotidiana-mente a rischio la stessa sopravvivenza dimigliaia di persone. E ancora le industriefarmaceutiche che, attraverso i TRIPS,ovvero gli accordi sulla proprietà intellet-tuale dei farmaci, decidono di fatto lamorte per AIDS di milioni di persone intutto il continente africano.Troppo spesso considerata come terra dipredazione e spoliazione dalle grandimultinazionali del pianeta l'Africa oggivuole far sentire la sua voce, anche se lacosa non è semplice. Perché l'Africa nonè l'America Latina, né l'India, dove i mo-vimenti popolari di massa marciano datempo ed esiste una storia di resistenzaradicata nei territori e nelle popolazioni.Comunque qualcosa si sta muovendo.Sono nate reti importanti a Nairobi, retiin movimento, intrecci fra organizzazioni,nuove consapevolezze collettive, obietti-vi comuni. Reti per un lavoro dignitoso,contro gli OGM, per i diritti delle donne,

per i diritti alla casa e a una vita dignito-sa, per il diritto alla salute e per la lottacontro l'AIDS. Sono nate da movimentipartecipati dal basso, capaci di consape-volezza e di strategia, che avevano biso-gno di incontrarsi e hanno trovato unaoccasione straordinaria nel Forum Socia-le Mondiale. È emersa con forza l'impor-tanza della società civile organizzata, delruolo delle associazioni di più diversaestrazione e con le più differenti missionma che si possono ritrovare su obiettivicomuni.L'Africa chiama l'Europa ad un atteggia-mento di responsabilità e lo fa attraversole donne africane, instancabili promotricidi movimenti, forti e determinate o ibambini, curiosi del mondo in un mondoper niente curioso di loro.Durante il Forum si è parlato anche deglienti locali, del loro ruolo e impegno co-me facilitatori per la costruzione di rap-porti istituzionali con i paesi ai quali si ri-volgono i progetti di sviluppo ed inoltreper stimolare dal basso le Regioni ad at-tivare risorse dai Ministeri italiani, perchépossano favorire la partecipazione a fi-nanziamenti europei ed emanare leggiper integrare sempre di più le politichepubbliche che si occupano dell'immigra-zione con quelle della cooperazione.In questo impegno abbiamo ritrovato lescelte dell’Amministrazione Provinciale. Nel programma di mandato della Presi-dente è scritto: "A pieno titolo la Provin-cia di Bologna […] si impegna nella pro-gettazione di azioni "lontano" attraversoil sostegno a progetti di cooperazionedecentrata, gemellaggi e la costruzione diun'identità europea che promuovano unnuovo modello di globalizzazione basatosulle pari dignità fra culture e popoli e nelrispetto del diritto internazionale".Inoltre negli Indirizzi per lo sviluppo del-le politiche di pace e di relazioni interna-zionali, si dice: "L'Africa è il continenteextraeuropeo in cui si sono concentrati,negli anni, il maggior numero di interven-ti da parte degli Enti Locali e delle asso-

ciazioni bolognesi; si tratta di una sceltasignificativa, che mostra attenzione neiconfronti di terre e popolazioni dura-mente colpite da eventi bellici, carestie,arretratezza economica e debolezza del-le istituzioni democratiche.Continuare ad intervenire in Africa, so-prattutto nella vasta regione subsaharia-na, significa da un lato riconoscere l'im-portanza fondamentale dello sviluppoafricano per il futuro del mondo, dall'al-tro restituire qualcosa in termini di risor-se umane ed economiche a Paesi che ne-gli ultimi trent'anni hanno regalato e con-tinuano a regalare tanti dei loro figli al-l'Europa".Credere in "un altro mondo possibile"vuol dire che ognuno di noi è chiamato afare la sua parte nell'ambiente in cui vive,con la professione che svolge, ma ancheattraverso l'impegno a far conoscere aquanti stanno attorno a noi la realtà ditante popolazioni vittime di guerre, vio-lenze, povertà e mancanza di diritti.Ad esempio l'esperienza del Forum harafforzato l'idea che il Tavolo Provincialeper la Pace che la Provincia di Bologna havoluto far nascere e che sta promuoven-do diverse iniziative sul territorio, sia unarealtà importante che sta mettendo lebasi per qualcosa di fecondo.Infatti, un tema emerso con forza duran-te il Forum Sociale Mondiale è stato ladifficoltà (e al tempo stesso la consape-volezza dell'importanza) del fare rete.Non è semplice ma è fondamentale l'im-pegno concreto che soggetti diversi fraloro possono e devono mettere in atto.Non è importante solo il "cosa" o "quan-to" fare, ma il come farlo. E il "come" èproprio questo fare insieme, sforzandosidi mettere a disposizione le proprie co-noscenze e le proprie risorse, pronti an-che a far spazio a quelle degli altri. Cre-diamo che la sfida di stare insieme, entilocali, associazioni e Ong, scuole e uni-versità, sia la sfida più importante che ciattende e anche la più attuale nel panora-ma locale e internazionale. ■

l’altra parteDEL MONDO

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eatro, musica, cinema, danza, in-contri, letture, esposizioni espettacoli per ragazzi. Sono gli in-

gredienti di Invito in Provincia, il grandecontenitore pensato dall’Assessorato allaCultura di Palazzo Malvezzi, che raccogliein un unico cartellone tutte le iniziativeculturali messe in campo dai Comuni sulterritorio. Uno strumento di promozio-ne, quindi, ma anche di incentivo allamessa in rete dei diversi eventi che com-pie, oggi, 10 anni.Invito in Provincia compie 10 anni,che significato ha questo traguardo?Il decimo compleanno è un traguardo im-portantissimo per la Provincia e per tuttiComuni del territorio. Invito in Provinciaè un patto che annualmente sottoscrivo-no i Comuni, la Provincia, e alcuni priva-ti tra cui le Fondazioni per promuovere

l’intera rete delle iniziative culturali delnostro territorio.Qual è il valore aggiunto di questosistema di rete? La forza di questa impostazione sta nell’i-dea di non promuovere iniziative singole,ma di valorizzare le vocazioni del territo-rio, nel loro complesso, senza focalizzar-si su grandi eventi, ma mantenendo altoil livello dell’offerta culturale di tutta laProvincia. Sono convinta, infatti, che pro-muovere anche i piccoli eventi sia qualifi-cante. Troppo spesso siamo abituati apensare solo ed esclusivamente a ciò cheaccade sotto le Due Torri o ai grandieventi che focalizzano l’attenzione suun’unica iniziativa. Ad esempio, potrem-mo spendere tutte le nostre risorse eco-nomiche per organizzare poche seratecon Fiorello in tutta la Provincia, ma fat-

TIl futuro di “Invito in Provincia”a dieci anni dalla nascita.

Ne abbiamo parlato con l’assessoraalla Cultura Simona Lembi

di Marina Brancaccio

Tra sfide vintee nuove prospettive

Il Teatro comunale di San Giovanni in Persiceto (foto P. Gnani)

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to questo non avremmo nient’altro. Iocredo, invece, che quando un Comune,magari della montagna, sceglie di investi-re su una biblioteca, opera una scelta dialto profilo. Questa è l’ottica della retediffusa. In seguito alla presentazione dei da-ti del Medec, Centro DemoscopicoMetropolitano della Provinica diBologna, si è parlato dei bolognesicome di ‘surfisti’ della cultura, chesenso ha questa metafora?Dalla ricerca del Medec emerge un datoprincipale: a Bologna si utilizzano tempo,energia e passione per consumare cultu-ra, con indici straordinari rispetto a tuttoil panorama nazionale. Si tratta di consu-matori eterogenei che stanno ‘sull’onda’,per questo sono stati ribattezzati ‘surfi-sti’. ‘Mangiano’ un po’ di tutto e in gran-de quantità. La ricerca ci ha consegnato,inoltre, la fotografia di una vera e propriarivoluzione digitale, avvenuta negli ultimi8 anni sul territorio: oggi un cittadino su4 naviga su internet e lo fa per acquisireinformazioni soprattutto in campo cultu-rale, oltre che per inviare e-mail e fareacquisti. Non solo. È ormai finita l’epocadel VHS, tanto che un cittadino su 5 uti-lizza la pay per view. Protagoniste di questa ‘cavalcataculturale’ sono risultate le donne, inparticolare quelle sotto i 35 anni.Come si spiega la loro maggiorepropensione e sensibilità rispettoagli uomini?Credo che il fenomeno sia riconducibilea un dato storico, di portata nazionale eanche europea. Dagli anni Novanta in poile donne hanno superato gli uomini an-che all’Università. Si laureano in numeromaggiore rispetto ai maschi e lo fanno intempi più brevi e con risultati migliori.Questo ha portato le donne ad investiremoltissimo in cultura, sono pertanto piùabituate ad usare le chiavi della culturaper leggere il mondo e ritengo che que-sta sia anche una grande forza. Purtrop-po, bisogna registrare anche una debo-

lezza di questo aspetto, legata al fatto chenon sempre le donne riescono a concre-tizzare nel mondo del lavoro questo lorobagaglio d’istruzione e culturale. Bisogna precisare, poi, che non si devepensare che le giovani donne siano ‘uten-ti forti’ perché non hanno famiglia. La re-cente ricerca del Medec fa sapere che an-che dopo il primo figlio, le donne conti-nuano a consumare cultura. Chiaramentecambiano abitudini ma non i volumi delladomanda. La scelta delle mamme dimi-nuisce per quanto concerne il cinema o ilteatro, ma aumenta quella di libri, di cd, eil consumo tecnologico che consente unafruizione domestica. In virtù di questi da-ti, i luoghi della cultura dovrebbero at-trezzarsi per meglio accogliere questo ti-po di utenze. Penso, ad esempio, all’ini-ziativa straordinaria della Cineteca di Bo-logna con ‘Cinenido: visioni disturbate’che permette ai genitori di non rinuncia-re ad uscire e di non dover obbligatoria-mente scindere il ruolo di genitore daquello di spettatore.Che cosa ha funzionato meglio inquesti 10 anni di politiche culturali esu cosa bisogna, invece, lavorare dipiù?Vincente è stata l’idea della rete che hasollecitato i Comuni a non chiudersi nel-le loro singolarità. Purtroppo, però, nonsempre tutto questo si è tradotto in unincremento di risorse. Negli ultimi annidel Governo Berlusconi, specie cioè nel2005 e nel 2006, il mondo culturale havissuto una situazione di enorme fatica enon solo a causa degli ingenti tagli opera-ti sul Fus (Fondo unico per lo spettaco-lo). Questo è il terreno su cui dobbiamolavorare. Intanto, però sono molto sod-disfatta per l’inversione di tendenza mes-sa in campo da subito dal Governo Pro-di. Sul fronte dei contenuti, i cittadini cichiedono di investire di più sulla lirica esul balletto. Non c’è dubbio che questisiano settori molto in sofferenza: il bal-letto non gode di una grande tradizione,

mentre la lirica richiede la disponibilità digrandi teatri che in provincia sono rari.Per questo è nostra intenzione promuo-vere un progetto di sensibilizzazione allalirica, mirato a mettere in scena, già dallaprossima stagione, non vere e proprieopere, ma una selezione di alcune ‘pillo-le’ del teatro lirico. Tra le difficoltà cheabbiamo riscontrato in questi 10 anni diInvito in Provincia c’è, inoltre, quella cheriguarda i cambiamenti e l’innovazione.L’iniziativa, infatti, è ormai molto struttu-rata ed essendo i bilanci comunali piutto-sto ‘ingessati’, si avverte una certa faticaad optare per scelte diverse, una volta in-vestito su un filone consolidato, tantoche le rassegne più giovani del cartellonehanno già almeno 6 anni. Cercheremo,quindi, di invertire questa tendenza fa-cendo spazio ad una maggiore innovazio-ne. Perché nei comuni della provincia siassiste a un fiorire di eventi, forsemaggiore a quello della città?Per il Comune di Bologna è possibile in-vestire su grandi eventi perché il budgetlo permette, ma non mancano iniziativediffuse come quelle dell’estate. Non direi,quindi, che in città si promuovono solo

Fornire l’accesso a tutto il circuito tea-trale del territorio provinciale, graziea mappe interattive, alla sinossi deglispettacoli, alle interviste radiofonichecon gli autori e alla possibilità di ac-quisto on-line dei biglietti. È questol’obiettivo del nuovo portale Teatrin-vito.it, che intende diventare il puntodi informazione privilegiato sui palco-scenici della provincia. Nato da unprogetto dell’assessorato alla Culturadella Provincia di Bologna, Teatrinvi-to.it ha potuto contare sul sostegnofinanziario della Fondazione del Mon-te di Bologna e Ravenna e sulla colla-borazione realizzativa di Not Availa-ble-Città del Capo Radio Metropolita-na e di Charta srl.

TEATRINVITO

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grandi eventi e in provincia quelli di mi-nori dimensioni. È vero, però, che la qua-lità dei teatri e delle iniziative in provinciaè notevolmente aumentata. Molti artistidi fama nazionale scelgono sempre più lepiccole platee sia per testare sia per lan-ciare e promuovere i loro spettacoli. Al-lo stesso modo, molte delle compagnieche abbiamo promosso grazie alla Legge13, come quelle delle ‘Ariette’, del ‘Giul-lare’ e delle ‘Moline’ hanno ormai un con-testo internazionale, che va ben oltre iconfini del nostro territorio. Insomma,dire oggi che gli eventi della provincia sia-no ‘provinciali’ è un’affermazione che nonrisponde al vero.Quali sono i criteri con cui l’Entestabilisce il finanziamento di unevento?In alcuni casi si seguono le norme tecni-che contenute nelle leggi regionali che ri-chiedono, ad esempio, che le realtà finan-ziate abbiano una stabilità di almeno 3 an-ni sul territorio e alcune caratteristichespecifiche di budget. Complessivamente,noi scegliamo in base alle risorse e all’i-

dea di promuovere una cultura diffusa,ma cerchiamo di lasciare massima auto-nomia ai singoli Comuni, riservandoci ilruolo che ci compete e che è quello dicoordinare i vari settori. Gli enti comu-nali, tendono a valorizzare, a loro volta,le realtà radicate sul territorio, dimo-strando però costante attenzione a ciòche accade nei comuni limitrofi. Questa èstata l’ottica della rassegna teatrale Crina-li, che ha creato un punto di congiunzio-ne e di dialogo tra i Comuni di Porretta,Marzabotto e Vergato o del cartelloneTre teatri per te, che nasce dalla collabo-razione tra i Comuni di Sant’Agata Bolo-gnese, Crevalcore e San Giovanni in Per-siceto. È possibile individuare un ‘filo ros-so’ della cultura di oggi?Per quanto concerne la Provincia, abbia-mo scelto di investire su due filoni: il con-temporaneo in tutte le sue dimensioni,dal cinema al teatro fino all’arte, perchésiamo convinti che il nostro Paese sia unpo’ troppo immerso nel classicismo e cisia bisogno di promuovere le produzioniculturali più recenti; e l’offerta per l’in-fanzia. La nostra idea è quella di formarei più piccoli, nella consapevolezza che sa-ranno loro i cittadini e il pubblico di do-mani. Il terzo filone che accomuna molteiniziative è quello della multiculturalità,un tema che con il tempo si è molto evo-luto. Se dieci anni fa, infatti, si promuove-vano i corsi di alfabetizzazione per supe-rare il forte ostacolo della lingua, oggi or-ganizziamo i concorsi di scrittura. Si èpassati da interventi legati alle politiche diaccoglienza a vere e proprie politiche cul-turali, pensate non più nell’ottica dell’aiu-to, ma del confronto tra saperi diversi.Più in generale, accanto a tutto questo siosserva una forte tendenza alla commi-stione dei generi. È così che il teatro nonè più solo recitazione, ma presenta con-taminazioni musicali, la presentazione diun libro non è più solo parola, ma anchefotografia, come dimostra la rassegna Laparola immaginata di San Lazzaro, curata

da Stefano Tassinari. Si tratta di un feno-meno che si osserva su tutto il territorioe che non conduce alla pura sommatoriadi generi diversi, ma è un prodotto deltutto nuovo che offre al pubblico un’in-terpretazione diversa. In conclusione, cos’è per lei la cul-tura e quali sono le prospettive sucui puntare per il futuro? Per me la cultura è quell’insieme di inizia-tive ed eventi che esprimono i valori incui crediamo di più ed è un bisogno vita-le della nostra società. Negli anni scorsi siè investito troppo poco su questo setto-re, con buona parte di responsabilità delGoverno Berlusconi, perché si è pensatoche fosse un prodotto d’élite. In questomodo si è rischiato di considerare la cul-tura come un orpello cui pensare solodopo aver trovato soluzioni per ogni al-tra cosa. Al contrario, penso che se nonsi parte dagli investimenti culturali, diffi-cilmente si possa intervenire sul resto. Lericerche ce lo confermano: la ricchezzadel nostro territorio non è unicamentequella misurabile in termini di reddito edi Pil, ma deriva dal fatto che parallela-mente esiste una rete di investimenti dif-fusi sulla cultura. Su questo fronte, sonoconvinta che il privato debba giocare unruolo più importante rispetto a quello as-sunto finora. Questo sollecito non vadella direzione di un moderno mecenati-smo, ma si riferisce alla sfera della re-sponsabilità d’impresa. In definitiva, nonbisogna dimenticare che nel nostro terri-torio c’è un indotto economico forte chela cultura ci propone e che va valorizza-to. Si può immaginare che una delle ra-gioni di questa situazione sia riconducibi-le al fatto che il ritorno degli investimen-ti sulla cultura non è riscontrabile nel-l’immediato, ma solo sul lungo periodo.Tuttavia, se si fa il gioco contrario, e siipotizza di tagliare il sostegno ad una bi-blioteca, o di chiudere un teatro o anco-ra di non realizzare un archivio, è facileavvertire il prezzo che si paga in terminidi coesione sociale di una comunità. ■

Alcuni dati relativi al biennio 2004-2006 per “Invito in provincia”: Associazioni culturali coinvolte nel-l’organizzazione e realizzazione dellerassegne, 50 nel 2005, 41 nel 2006.Rassegne finanziate: 67 nel 2005, 64nel 2006.Eventi inseriti nella programmazionedel cartellone: 602 nel 2005, 575 nel2006.Creattività - Eventi per infanzia e ra-gazzi realizzati dai Comuni del territo-rio: 406 nel 2006. Spazi teatrali coinvolti nella program-mazione: 49 nel 2005, 51 nel 2006.Su tutto il territorio provinciale sonostate distribuite inoltre 10.000 copiemensili della newsletter “Invito inprovincia” e 10.000 copie trimestralidella newsletter “Creattività”.

I NUMERI DI INVITOIN PROVINCIA

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n convegno ricco di approfondimenti einteressanti confronti fra le parti. I diecianni di “Invito in Provincia”, la manifesta-

zione che porta la cultura nei comuni del territorio,sono stati celebrati a Palazzo Malvezzi con un ap-puntamento di grande spessore, presenti molti de-gli operatori e amministratori del nostro territorio.“Offerta e domanda di cultura a dieci anni da Invi-to in provincia”, questo il titolo del summit che hariunito assessori, docenti universitari, teatranti,giornalisti, scrittori ed imprenditori locali, è statoun susseguirsi di voci diverse, convenute a portareil proprio contributo di riflessioni a un’iniziativache, come ha sottolineato in apertura dei lavori lapresidente della Provincia Beatrice Draghetti,“sta in piedi con la collaborazione di tutti”. “Invito in Provincia”, i cui natali si devono all’ex as-sessore alla cultura Marco Macciantelli e al suo col-laboratore Marco Tamarri, ha in effetti incentivatouna politica culturale all’insegna della collaborazio-ne. Un’offerta diffusa di iniziative di qualità ha favo-rito, ha sottolineato Draghetti, la democratizzazio-ne della cultura. Ma questa strada di condivisione diinvestimenti attualmente rischia il decadimento permancanza di risorse: ed è proprio con lo spirito disalvaguardare la nostra “eccellenza” locale, che l’as-sessora alla cultura Simona Lembi ha invitato i pri-vati a fare la loro parte. Perché, come evidenzia laricerca del Medec presentata dal sociologo FaustoAnderlini, se in sette anni sono intervenuti molticambiamenti, la nostra terra resta all’apice perquanto riguarda i consumi culturali. Ha sottolineato come a fruirne siano in gran partegli 80.000 studenti dell’Università il prorettoreRoberto Grandi, che ha rilevato quanto l’Ateneoinfluisca nel rendere il territorio creativo, condizio-ne che si verifica secondo Richard Floridia quandosi è in presenza di talento, tolleranza e tecnologia.“Nelle Università italiane l’85% degli iscritti vienedalla regione - ha detto Grandi - mentre a Bologna

il 50% è extra-regionale. E siccome non siamo com-petitivi nei costi, dobbiamo dare qualcosa di più sulpiano culturale, creando un grande polo per le atti-vità culturali”. A parere di Grandi potrebbero pre-starsi a fare da contenitori spazi industriali dismes-si come l’ex Casaralta, sulla scorta delle riconver-sioni attuate in alcune grandi città europee. È una Bologna oggi bisognosa di aprirsi al nuovo eai giovani quella delineata dall’assessore alla culturadel Comune Angelo Guglielmi, che, citando ilpoeta Roberto Roversi, ha raffigurato una città do-po il Settantasette in difesa, impoverita rispetto alprecedente ruolo di fucina di esperienze culturaliimportanti quali Il Verri, Officina, Il Mulino. “Una cit-tà solida e concreta che sceglie di tenersi dentroambizioni sostenute dalla ragione, ma non va oltreil limite delle sue mura” l’impietoso e lucido ritrat-

Festa dicompleanno

Un convegno per dare voce a riflessioni, ricerche e proposte perdelineare meglio un’offerta sempre piùadeguata ai consumi culturali

U

di Michela Turra

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e non ci fosse stato ‘Invito in Provincia’avremmo fatto molta fatica ad esistere. Ogginoi dell’associazione Cà rossa continuiamo

ad operare, a realizzare la rassegna ‘Verba volant’,ma il nostro sta diventando un lavoro di barricata:nella felix Emilia e in particolare a Bologna ci si deverimboccare le maniche, è una resistenza culturaleche si paga sulla propria pelle”. Il noto attore teatra-le Matteo Belli parla delle difficoltà del presente edi un passato più generoso di risorse, del quale, al-meno a livello artistico, si può conservare la memo-ria: “Mi piacerebbe, se potessi avere un finanziamen-to, produrre il dvd e il libro di ‘Gente intendete que-sto sermone’, un lavoro del 2000: oltre a generarespettacoli, è importante distribuirli, farli conoscere”.L’associazione Cà Rossa ha in serbo per il triennioquattro produzioni finanziate dalla Comunità monta-na e dalla legge regionale 13: monologhi teatrali le-gati alla storia del territorio. Un progetto in cui cre-de Gianalberto Cavazza, responsabile dell’areasocioculturale del Comune di Pianoro (dove tra l’al-tro è stato appena inaugurato il nuovo Teatro delle

colo, per l’impegno delle autonomie locali, possanoessere piegate alla valorizzazione del territorio, deibeni culturali e ambientali, non senza effetti d’in-centivazione turistica”.Anche la scrittrice Grazia Verasani, nella secon-da parte del convegno dedicata a “Come finanziarela cultura. Il ruolo degli Enti pubblici, delle Fonda-zioni e degli Enti privati” ha parlato di “una politicamediatica che ha spazzato via i valori culturali pre-cedenti”, sostenendo che Bologna “ha perso e staperdendo sempre di più il suo marchio distintivo…con la creatività giovanile che ha sempre meno spa-zi per esprimersi”. Per Roberto Calari, responsa-bile di Legacoop per la cooperazione culturale e vi-cepresidente della Fondazione Ater, investire incultura è fondamentale per la rivalutazione del ter-ritorio. L’esempio di “Invito in Provincia”, che havisto e vede lavorare insieme Comuni, Provincia eprivati, lo dimostra. ■

Il bilancio di

S

to di Bologna scattato da Guglielmi, per il qualel’imperativo è innovare. Di innovazione, confronto col contemporaneo e isuoi molti linguaggi, ha parlato il sottosegretario delMinistero per i beni e le attività culturali ElenaMontecchi, annunciando come la Finanziaria com-prenda un fondo di 20 milioni di euro su un pianotriennale di coprogettazione con gli Enti locali, de-stinato a metterne in moto altri 20. “Non si va dal-le istituzioni come se fossero dei bancomat quandosi è già costruito l’evento” ha osservato la parla-mentare, sottolineando l’importanza di “Invito inProvincia”, manifestazione ideata, realizzata e finan-ziata con la compartecipazione di più soggetti. Perl’onorevole diessina, bisogna allargare l’orizzontedello sguardo, saper stare sulla scena internaziona-le, in Europa: “Esperienze di coprogettazione pos-sono essere scambiate con altre europee, la perce-zione dei territori va molto al di là di quello chepensiamo”. Parlando dello spettacolo, Montecchiha rilevato che in Italia ci sono troppi teatri e che“per fare teatro si possono utilizzare dei non luo-ghi, dei contenitori nuovi”. Nel quinquennio che va dal 2000 al 2005, si è ap-preso al riguardo dalla relazione della docente diorganizzazione dello spettacolo e organizzatriceteatrale Mimma Gallina, a Bologna sono statiaperti cinque teatri minori, e sotto i portici “si fa diqualunque luogo uno spazio per lo spettacolo”.Questo, pur se il teatro bolognese, a parere dellastudiosa, è “orfano di padri (unico Leo De Berar-dinis) e non ha espresso nei decenni forti perso-nalità, dove i gruppi più importanti restano quellinati negli anni Ottanta”. A Bologna, ha analizzatotra l’altro l’esperta, “non c’è una cupola che ha im-pedito a ciò che sta fuori di svilupparsi”. Quello di affrancare il territorio da una condizionedi minorità rispetto al capoluogo è un po’ lo spiri-to che ha visto nascere “Invito in Provincia”, haspiegato Marco Macciantelli, attualmente sinda-co di San Lazzaro. Costruita anche sulla base del la-voro del precedente assessore alla cultura LearcoAndalò, la rassegna ha offerto negli anni un palin-sesto ricco di proposte di qualità attente al nuovo,senza esercitare mere funzioni di contenitore del-l’esistente. “Invito in Provincia” - ha detto Maccian-telli - ha inseguito sin dalle sue origini il sogno di unpiccolo modello di “economia della cultura”, fon-dato sull’idea che le attività culturali e dello spetta-

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Immagini di spettacoli del cartellone di “Invito in Provincia”

Una performance di Marco Baliani. Sotto, un’interpretazione

di Claudio Morganti.

Nella pagina accanto, un ritratto di Giobbe Covatta, della Microband

e dell’attore Matteo Belli

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Rose): “Il territorio vuole trovare una sua identitàattraverso il teatro - dice il funzionario - ; ‘Invito inProvincia’ ci ha consentito di operare in modo co-ordinato e con quel sostegno economico abbiamopotuto portare il teatro serio in provincia. Pianoroha puntato sull’oralità col progetto ‘Radici antiche enuovi orizzonti’. Ma quel che più conta, oggi con iComuni facciamo un lavoro associato, progettiamoper aree: l’eredità, oltre che culturale, è politica”.“’Invito in Provincia’ spinge all’aggregazione, noi sia-mo capofila della stagione teatrale e con Crevalcoree Sant’Agata lavoriamo in una logica di rete, in si-nergia” dice l’assessore alla cultura di San Giovanniin Persiceto Wolfango Horn. In un territorio caratterizzato dalla presenza di mol-te etnie, spiccano le realtà accessibili a tutti, come ilMuseo astronomico del cielo e della terra e la ras-segna “Suoni dell’altro mondo”, il cui contributoprovinciale è limitato e sarebbe gradito in propor-zione maggiore, perché “la fruizione della musica,della cultura, favorisce la conoscenza reciproca”. L’assessore alla cultura di Porretta Terme Igor Ta-

ruffi sottolinea l’importanza di “Invito in Provincia”,non soltanto cartellone in cui confluiscono spetta-coli, ma “progetto dotato di anima e corpo, fonda-mentale per i Comuni, finalmente alle prese, in unsettore spesso vacante di punti di appoggio, di un ri-ferimento sicuro in grado di produrre esperienze si-gnificative”. In particolare, due sono le realtà su cuipunta Porretta, entrambe sostenute da Palazzo Mal-vezzi, il prestigioso “Porretta cinema” e la stagioneteatrale “Crinali”, organizzata da alcuni Comuni del-la montagna. È grato ad “Invito in Provincia” per il sostegno ac-cordato al teatro anche l’assessore alla cultura di SanGiorgio di Piano Fabio Govoni, a parere del quale“la realtà provinciale, coi suoi eventi diffusi, sta di-ventando importante perché raccoglie un pubblicovasto”. Per lui, che ha girato la ricerca Medec ai con-siglieri comunali perché prendano atto dei cambia-menti avvenuti in questi anni, il progetto del cuorebisognoso di aiuto è “Borghi e frazioni in musica”,una rassegna che si preoccupa di valorizzare il terri-torio.

chi fa e di chi promuove cultura

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Per Giordano Calzolari, assessore alla cultura diMonzuno, il convegno ha messo in luce la volontàpositiva di dare agli amministratori strumenti peroperare meglio e cercare strade alternative di finan-ziamento, oltre ad una forma di visibilità maggioredell’attuale. I desiderata di potenziamento finanziariodell’assessore, che ha in piedi con altri Comuni l’ini-ziativa “Notti di luce a Monte Sole”, comprendonol’arte, di cui Monzuno si occupa ampiamente, e ilprogetto più popolare “Cinecirco”. Favorevolmente colpito dal convegno anche Fede-rico Ferri dell’associazione Kaleidos musica, re-sponsabile dell’Ensemble Respighi e promotore diconcerti in luoghi di arte e natura con Caleidoscopiomusicale, un format di grande successo che gli pia-cerebbe la Provincia valorizzasse di più. “Le testi-monianze sono state varie e di livello - afferma il mu-sicista -. Certo il quadro non è ottimista, ma le ri-flessioni servono. Noi abbiamo inteso la provinciacome un territorio da musicare, un unico grandeteatro: credo che la musica, e in generale la culturaaiutino ad avere cittadini migliori”.Per tante realtà teatrali, il contributo della Provinciaè stato provvidenziale e la manifestazione “Invito inProvincia” un’opportunità fondamentale per farsiconoscere. È il caso di “Tracce di teatro d’autore”,il cui direttore Federico Toni ricorda gli esordi diun’esperienza felice, oggi supportata anche dal con-tributo di ben 35 sponsor, “che danno poco, mapermettono di pagare le compagnie giovani”. “L’idea– ha detto Toni, nel suo intervento al convegno “10anni di Invito in Provincia” – è stata quella di porta-re il teatro di ricerca in un territorio che ne erasprovvisto. Quando nel ’99 “Tracce” era già avviatae alcuni Comuni ci finanziavano, con “Invito in Pro-

COSA SI INTENDE PER CULTURALa cultura in senso lato può essere considerata come l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali edemozionali unici nel loro genere che contraddistinguono unasocietà o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte ela letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentalidegli esseri umani, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze. (Rapporti delle conferenze dell'UNESCO, 1982).

Complesso delle conoscenze intellettuali e delle nozioni checontribuisce alla formazione della personalità; educazione,istruzione. Pratiche e conoscenze collettive di una società o di un gruppo sociale; civiltà. (Dizionario della lingua italiana De Mauro)

vincia” abbiamo potuto dare fioritura al progetto”.Paola Berselli, del Teatro delle Ariette, raccontacome la compagnia sia stata inizialmente sostenutadal contributo di un milione di lire del Comune diCastello di Serravalle, cui ha fatto seguito quello di 5milioni della Provincia: “Noi abbiamo lavorato sem-pre in totale libertà e autogestione facendo teatrodove il teatro non c’è, perché sono le persone chelo fanno, rappresentando ciascuna un’anomalia, inte-sa nel senso di diversità e libertà” la sua testimo-nianza.“A Imola facciamo cose a volte finanziate al 70 – 80%dagli sponsor - ha riferito l’assessore alla culturaimolese Valter Galavotti - Non prendiamo ad esi-birsi i fenomeni del momento, tantomeno cerchia-mo il grande evento per finire sul giornale con l’au-reola, ma cerchiamo di favorire le vocazioni”. Gala-votti ha tratteggiato una società molto mutata ri-spetto al decennio scorso, caratterizzata da una for-te dipendenza dai media e da un consumo culturaledivenuto più solipsistico. M.T.

Sopra, l’attrice Roberta Bigiarelli.Sotto, Francesca Mazza e,

a destra, il direttore d’orchestraFederico Ferri

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iva Lorenzini è professoressaordinaria di letteratura italianaall’Università di Bologna, nota

a livello nazionale per i numerosi conve-gni cui ha partecipato, è una figura di ri-lievo della cultura bolognese. Ha all’attivomolte pubblicazioni, tra le quali ricordia-mo la curatela del Meridiano Mondadorisu D’Annunzio dal titolo: “Prose di ro-manzi”. È autrice per il Mulino del saggio:“La Poesia italiana del Novecento” e dimolti altri saggi su autori contemporanei,tra i quali ricordiamo Porta, Ungaretti,Sereni e Gadda.Professoressa, secondo lei quale è lasituazione culturale della città e illegame che ha con l’Università?La situazione culturale a Bologna è disse-minata di un’articolazione di presenze, diiniziative, che dipendono in parte sicura-mente dall’Università, ma anche che fan-no capo ai quartieri o ad associazioni discrittori. È una domanda a cui nella suaglobalità non è facile dare risposta. Certoche Bologna è una città che ha dei pro-blemi ad imporsi, con la sua cultura e conle sue iniziative, a livello nazionale, essen-do da sempre priva di un quotidiano cheabbia risonanza nazionale, essendo privaanche di altro tipo di supporto editoriale.Bologna è una città dove si sviluppano avolte iniziative di livello nazionale ed an-che internazionale e poco se ne viene asapere. Basta una concomitanza tra un’i-niziativa romana e una milanese che leiniziative bolognesi passano in secondopiano. Essendo una città, che pur avendoun grosso spessore culturale, finisce peressere confinata nelle proprie mura, que-sto rende l’Università elemento di spiccodella cultura cittadina e ciò porta anchead un limite, e cioè che si considera la

cultura bolognese una cultura accademi-ca e una cultura distaccata da iniziativeche incidano su un pubblico allargato. Daun altro punto di vista può essere erratoquesto tipo di valutazione, perché sonoanni che la cultura universitaria di Bolo-gna tende ad aprirsi ad un pubblico piùampio, a coinvolgere a più livelli anche unpubblico non cittadino.Qual è il suggerimento che si senti-rebbe di dare per potenziare lo svi-luppo culturale della città?I problemi che ha Bologna, come accadeper molte altre città, sono quelli relativiai finanziamenti, che rendono a volte dif-ficile programmare iniziative che abbianogrande impatto. Molto dipende oggi dallesponsorizzazioni private. Forse Bologna èuna città un po’ più stanca, restia a parte-cipare alla promozione culturale. E forsec’è una divisione eccessiva di compiti, èmolto parcellizzata l’iniziativa del comu-ne, dei vari assessorati. Ci vorrebbe unmaggiore coordinamento, per promuo-vere sia a livello di politiche giovanili, siaa livello proprio di rapporto Università-città iniziative più coinvolgenti. Cioè si hal’impressione che sia difficile superarequesto particolarismo.Lei, che si è occupata a lungo dipoesia, potrebbe spiegare se esisteun presente della poesia a Bologna?Bologna è stata sede, sappiamo tutti, diun importante scontro culturale tra due

riviste; una di queste ha avuto sede fisica-mente a Bologna ed è “Officina”, rivistadi Pasolini e Roversi: da allora la pre-senza di Roversi ha inciso sulla formazio-ne di tutta una serie di poeti legati al rap-porto tra poesia ed eticità, poesia civile,poesia che discute e rappresenta il tem-po, dove però a volte prevale il contenu-tismo rispetto alla resa convincente; c’èstata forse l’impressione che tutti possa-no scrivere poesia e che si sia liberi inquesta scrittura purchè eticamente impe-gnati. Proviene dalla tradizione di Rover-si anche un livello molto buono di scrit-tura poetica, ma anche l’idea che la poe-sia sia più divulgabile di quanto in realtà lapoesia comporti, perché soprattutto lapoesia comporta anche competenza edifficoltà nell’accostarsi a lei. Detto que-sto, Bologna è stata anche la tradizione diLuciano Anceschi, che a lungo ha diretto“Il Verri” da Bologna, quindi in realtà ècerto più forte la tradizione di questepersonalità, che non la presenza incisivadi generazioni più giovani. Ci sono poetidi qualità, ne potrei nominare parecchi,dalla linea roversiana come Vincenzo Ba-gnoli, a poeti che magari seguono piùuna direzione che fa capo ad AntonioPorta e alla direzione del gruppo dei“Novissimi”, a poeti di estrazione ancoradiversa come Marialuisa Vezzali, un poe-ta maturo e importante come GregorioScalise. Queste sono tutte presenze si-gnificative. C’è però da dire che Bolognanon è la città che sta sulle prime paginedei giornali, per quanto riguarda il dibat-tito della poesia, non è la città che ha trale mani case editrici come Mondadori oEinaudi e quindi anche tutto quello cheavviene intorno alla poesia acquista unatonalità più decentrata. ■

La città stenta ad imporsi con le sueiniziative oltre i suoi confini.

I motivi analizzati da Niva Lorenzini

di Micol Argento

Quella Bologna che pesa meno di quanto vale

N

cultura eTERRITORIO

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ambiente e RIFIUTI

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rre come Riduzione, Riuso, Rac-colta differenziata e (per ultimo)Recupero di energia: sono que-

ste le 4 R che la normativa europea in-dividua, in scala gerarchica, come lineeguida per una corretta gestione dei rifiu-ti urbani. A livello nazionale, è attualmente in fasedi rielaborazione il Decreto Legislativo152/2006 emanato dal precedente go-verno, che ha riscritto l’intera normati-va ambientale, fra l’altro abrogando ilnoto Decreto Ronchi del 1997 che pre-vedeva il raggiungimento di una percen-tuale raccolta differenziata del 35% per il2003. Rispetto alle altre otto province dellaregione, nel 2005 nel territorio bolo-gnese sono stati prodotti meno rifiutisolidi urbani (584/kg pro capite a frontedi una media regionale di 666) ma non èstata fatta abbastanza raccolta differen-ziata: solo undici comuni su sessanta -quelli dell’area Nord Ovest (Crevalcore,Sant’Agata Bolognese, San Giovanni inPersiceto, Anzola, Castello d’Argile, Ma-lalbergo, San Pietro in Casale, Argelato,Bentivoglio, San Giorgio di Piano) e

Monteveglio che dal 2005 sperimenta ilsistema di raccolta porta a porta - sonoandati oltre il limite previsto del 35%. Ilquadro della situazione è stato fornitodal “Rapporto rifiuti 2005” realizzatodall’Osservatorio provinciale rifiuti dellaProvincia di Bologna che, giunto que-st’anno alla sua sesta edizione, è il frut-to di una complessa attività di raccolta,analisi ed elaborazione dei dati su pro-duzione, raccolta, riciclo e smaltimentodei rifiuti nella provincia.

Rifiuti tra interessi ambientalie smaltimentoSicuramente, nel lungo “viaggio” dei rifiu-ti, il cittadino riveste un ruolo fondamen-tale, poiché è lui che prima di tutto deci-de se e come fare la raccolta differenzia-ta, che nel territorio provinciale funzionadiversamente da Comune a Comune (daibidoni monomateriali gialli per la plasticaverdi per il vetro e azzurri per la carta aquelli unici gialli - presenti nel territoriocomunale di Bologna - per la raccoltamultimateriale di carta e plastica). Oggi l’emergere sempre più consistentedi nuove tipologie di rifiuti (come peresempio computer e telefonini dimessi)comporta la necessità di aggiornare l’in-formazione per il corretto conferimentoe smaltimento di questi oggetti. “È’ veroche ci sono temi nuovi e che l’informa-zione dovrebbe essere gestita meglio -sottolinea l’assessore provinciale all’Am-biente Emanuele Burgin - però i dati ci

Siamo ancora lontani dall’obiettivo fissato dal decreto

Ronchi in materia di raccoltadifferenziata. Quattro le linee guida

indicate dalla normativa europeaper una corretta gestione

dei rifiuti urbani

di Veronica Brizzi

La strategia dellequattro R

E

Sono tre, secondo il Rapporto, gli ele-menti fondamentali che occorrono perla buona riuscita del sistema di gestionedei rifiuti: la presenza di un efficace si-stema di raccolta che sia comodo, eco-nomico e preveda la separazione di tut-te le frazioni merceologiche; la parteci-pazione dei cittadini attraverso campa-gne informative e di sensibilizzazione ela presenza di un sistema impiantisticoadeguato, che comprenda tutte le tipo-logie di impianti necessarie, integrate fraloro.

DOVE FINISCE IL NOSTRO PATTUME

IMPIANTI DI COMPOSTAGGIOOzzano Emilia, Sant’Agata bolognese, San Pietro inCasale. I rifiuti in entrata in questi impianti nel 2005ammontano a oltre 71 mila tonnellate.IMPIANTO DI INCENERIMENTOL’incenerimento è il processo di trattamento termicodei rifiuti per il loro smaltimento: attraverso lacombustione i rifiuti subiscono una riduzione delvolume iniziale di circa il 90% e del peso di circa il75%. L’impianto si trova a Granarolo dell’Emilia, quinel 2005 sono stati complessivamente smaltiti circa188 mila tonnellate di rifiuti.IMPIANTI DI SELEZIONE DELLE RACCOLTE DIFFERENZIATE MULTI-MATERIALENegli impianti di Mordano, Minerbio e SalaBolognese vengono selezionati carta/cartone,plastica, legno, metallo poi avviati a recupero.IMPIANTI DI TRATTAMENTO MECCANICO-BIOLOGICOQui i rifiuti indifferenziati vengono separati in due

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Sono definiti rifiuti urbani quelli do-mestici, anche ingombranti, prove-nienti da locali e luoghi adibiti ad usodi civile abitazione, quelli non perico-losi provenienti da locali e luoghi adi-biti ad usi diversi da quelli civili maassimilati per qualità e quantità,quelli provenienti dallo spezzamentodelle strade, quelli di qualunque na-tura e provenienza giacenti sulle stra-de e aree pubbliche o sulle strade edaree private comunque soggette aduso pubblico o sulle spiagge maritti-me e lacuali e sulle rive dei corsi d’ac-qua, quelli vegetali provenienti daaree verdi (giardini, parchi ed aree ci-miteriali), quelli provenienti da esu-mazioni ed estumulazioni, nonché glialtri rifiuti provenienti da attività ci-miteriali. Sono invece classificati come rifiutispeciali quelli provenienti da attivitàagricole e agro-industriali, da attivitàdi costruzione e demolizione, da lavo-razioni industriali e artigianali, da at-tività commerciali, di servizio, e sani-tarie, da attività di recupero e smal-timento rifiuti, i fanghi prodotti dallapotabilizzazione e da altri trattamen-ti delle acque, i macchinari e le appa-recchiature deteriorati e obsoleti, iveicoli a motore, rimorchi e simili fuo-ri uso, il combustibile derivato da ri-fiuti, da attività di selezione meccani-ca dei rifiuti solidi urbani. Diverse ca-tegorie di rifiuti sono inoltre già clas-sificati all’origine come pericolosi onon pericolosi, mentre per altre èprevista una voce speculare in funzio-ne della concentrazione di sostanzepericolose da determinarsi medianteopportuna verifica analitica.

IDENTIKIT DEL RIFIUTO

ambiente e RIFIUTI

dicono che i conferimenti nella raccoltadifferenziata monomateriale sono alti(superiori al 90%) e corretti. Credo chele campagne di informazione siano utili asostenere un sistema ma pretendere chein base a queste il cittadino modifichi ilsuo comportamento è illusorio. Oggi ab-biamo infatti un sistema che rende facilela raccolta indifferenziata ma scomodaper dislocazione e complicata per com-prensione quella differenziata. Un discorso a parte va fatto per le sta-zioni ecologiche, in cui vengono recupe-rate le componenti dei vari oggetti, so-prattutto dei metalli, e dove quindi com-puter e telefonini trovano il loro corret-to conferimento. Più in generale, occor-rerebbe investire per potenziare il siste-ma dei cassonetti o quello del porta aporta, ma per questa inversione di ten-denza occorrono risorse che non avre-mo a disposizione finché ci troveremo inuna situazione di conflitto fra interessiambientali e smaltimento.” Se quindi ilproblema non è solo nel comportamentoindividuale del cittadino, l’analisi devepassare alla fase della raccolta e quindi aquella dello smaltimento. La raccolta deirifiuti dai cassonetti viene gestita da treaziende che operano sul territorio pro-vinciale: Geovest per i comuni dell’area

Nord Ovest, Cosea per quelli dell’areamontana e Hera per tutta la restantearea di Bologna e dell’imolese. Una voltaraccolti, i rifiuti vengono smaltiti o nellecinque discariche dislocate sul territorio(Baricella, Galliera, Imola, Gaggio Monta-no e Sant’Agata Bolognese) o presso l’in-ceneritore del Frullo, di proprietà di He-ra (51%) e del gruppo Falck (49%). Analizzando i dati e osservando una car-tina i Comuni in cui la raccolta differen-ziata funziona meglio sono prevalente-mente quelli dell’area Nord ovest, in cuiopera l’azienda Geovest, non a caso l’u-nica che non sia al contempo proprieta-ria di impianti di smaltimento e dunquecostretta a registrare lo smaltimento co-me un costo e non come un’entrata. Un discorso a parte merita il caso diMonteveglio dove da due anni si sta spe-rimentando il sistema di raccolta porta aporta che, con la gestione affidata ad He-ra, ha radicalmente modificato la modali-tà di raccolta dei rifiuti. “La nostra stra-tegia - spiega Burgin, annunciando che abreve il porta a porta verrà esteso ancheai comuni di Monte San Pietro e Argela-to - è quella di creare dei casi per dimo-strare che si può realizzare una modalitàdiversa e per imparare anche noi qualisono i problemi pratici, anche quelli più

frazioni: una secca conferita in discarica (con ilrecupero però della parti metalliche) e una umidache, dopo un processo di bio-stabilizzazione,viene utilizzata per le coperture giornaliere dellediscariche. Gli impianti si trovano a Sant’AgataBolognese, Bologna, Imola. DISCARICHESono aree adibite allo smaltimento dei rifiutimediante operazioni di deposito “sul suolo” o “nel suolo”: si trovano a Galliera, Imola, GaggioMontano, Sant’Agata Bolognese, Baricella (non più

in funzione). Il totale dei rifiuti conferiti ammontanel 2005 a oltre 500mila tonnellate. Attualmentela discarica è ancora la destinazione principale deirifiuti urbani: qui si conferiscono oltre il 50% di essimentre il 18% va all’inceneritore, il 23% di raccoltadifferenziata a recupero e l’8% in impianti dibio-stabilizzazione. In questi impianti sono conferitianche rifiuti urbani provenienti da fuori provincia,rifiuti speciali di origine provinciale e rifiuti specialiprovenienti da fuori provincia.

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ambiente e RIFIUTI

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apparentemente insignificanti, da affron-tare e risolvere.” “Il problema di fondo èche la raccolta differenziata non funzionaancora come dovrebbe - sottolinea l’as-sessore - perché gli interessi dei soggettigestori non collimano con quelli dell’am-biente. Occorre includere lo smaltimen-to nei termini complessivi della negozia-zione in modo che le aziende non tratti-no raccolta e smaltimento su due tavolidiversi. Fintanto che bruciare rifiuti saràpiù conveniente che recuperarli, la nostrasarà sempre una battaglia a armi impari.Infatti oggi il guadagno netto della termo-valorizzazione è incredibilmente alto, al-meno 75 euro a tonnellata, grazie alloStato che continua a incentivare la pro-duzione di energia elettrica da rifiuti co-me energia rinnovabile assimilata, in con-traddizione con la normativa europea”.

Il ruolo della ProvinciaLa Provincia può contribuire a invertirequesta tendenza poiché, presiedendoATO5 - l’Agenzia di Ambito territorialecompetente per il servizio idrico integra-to e per il servizio gestione rifiuti urbanisul territorio provinciale - firma le con-venzioni con gli enti gestori. “Un altrostrumento chiave per l’Amministrazione

sarà il Piano dei Rifiuti - precisa Burgin -di cui entro l’estate dovrebbe esserepronto il documento preliminare. Il Piano(l’ultimo era stato predisposto quasi 10anni fa) conterrà la proposta di due lineedi azione fra cui dovremo fare una sceltadi strategia: una orientata all’estensioneprogressiva della raccolta differenziata edel sistema porta a porta, pur con unpresumibile aggravio delle tariffe pagatedai cittadini, e l’altra che mantenendo ilsistema attuale a cassonetti attiverà mec-canismi incentivanti per i gestori che fa-ranno una vera raccolta differenziata. Sullato impiantistico, è chiaro che dovremoprivilegiare il potenziamento degli im-

pianti esistenti piuttosto che prevederel’apertura di nuove discariche.”“Vorreiarrivare ad un sistema incentivante per irifiuti – spiega Burgin – simile a quelloche verrà attuato a breve per l’acqua. La Regione infatti ha avviato un nuovometodo normalizzato, operativo dal2008, che lega il profitti per il gestore alraggiungimento degli obiettivi di rispar-mio e di qualità delle acque concordaticon gli Enti Pubblici attraverso ATO5.Oggi Hera più acqua vende e più guada-gna, dall’anno prossimo invece il ricavoper metro cubo potrà essere più alto so-lo al raggiungimento degli obiettivi di ri-sparmio stabiliti. Anche per i rifiuti mipiacerebbe che arrivassimo a un sistemaincentivante di questo genere. Per farequesto, dobbiamo essere in grado di ne-goziare non solo i costi di raccolta, maanche quelli dello smaltimento. Solo cosìsaremo in grado di attuare quei principisu cui sta lavorando l’attuale governo,che anche nei servizi locali ritiene neces-saria una separazione sempre più nettafra il ruolo dell’Ente Pubblico che detta leregole nell’interesse del cittadino e del-l’ambiente, e quello dei gestori che per-seguono i loro ineccepibili interessi eco-nomici”. ■

Cosa conferire:

Rifiuti urbani non pericolosi: carta e imballaggidi cartone (scatole, scatoloni ripiegati, cartoncinoda confezione, carta bianca uso ufficio, tabulati);vetro (bottiglie e contenitori, damigiane, lastrein vetro escluso retinato e accoppiato); imballaggiin plastica (bottiglie e imballaggi, contenitori,cassette); apparecchiature elettriche edelettroniche (computer, stampanti, ferri da stiro,lavatrici, lavastoviglie); sfalci e potature dagiardino (scarti di giardinaggio, piccoli tronchi inpezzi non superiori ai 2 m di lunghezza); abiti,stracci, calzature, pneumatici auto, inerti esanitari da piccoli lavori domestici in piccolequantità (calcinacci, piastrelle ecc.); contenitorimetallici (barattolame, alluminio, ferro);

ingombranti di legno (pallets, tavoli, mobili oparti di mobili); ingombranti metallici(scaffalature, reti letto, tavoli in ferro);ingombranti misti (materassi, divani).Rifiuti Urbani Pericolosi: apparecchi a tubocatodico (televisori, monitor, video);apparecchi contenenti CFC (frigoriferi,congelatori, condizionatori); accumulatori ebatterie esauste da auto; olii minerali esausti;olii vegetali e animali da cucina; pile esauste;medicinali, farmaci scaduti e cosmetici;contenitori di prodotti chimici domestici cheriportano i simboli 'Tossico, Infiammabile,Irritante e Corrosivo' (T/F): contenitori dianticrittogamici, insetticidi, vernici, solventi,collanti, prodotti per la pulizia delle auto,bombolette spray, prodotti fotochimica, ecc.

STAZIONI ECOLOGICHE

Le stazioni ecologiche - presenti in quasi tuttii comuni della provincia - sono aree in cuitutti i cittadini residenti possono conferiremateriali riciclabili e rifiuti provenienti da usidomestici che per dimensione o pericolositànon possono essere messi nei cassonetti onelle campane. I rifiuti verranno poi avviatial recupero o a smaltimento in condizionicontrollate. In alcune stazioni possonoconferire anche i titolari di attività industriali,artigianali e di servizio, per quantità e volumicompatibili con le capacità operative dellearee. Per informazioni su orari di apertura elocazione della stazione ecologica del proprioComune contattare l’Ufficio relazioni con ilpubblico o Hera (Servizio telefonico clienti800 999 500).

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L’energia in garaIl 16 febbraio, secondo anniver-sario dell’entrata in vigore delProtocollo di Kyoto, è comincia-to il concorso L’energia in gara,promosso dalla Provincia e rivol-to alle scuole del territorio bo-lognese, che si sfideranno neltentativo di raggiungere il mag-giore risparmio energetico, sia dienergia elettrica sia di energiatermica. Risparmio che deve essere con-seguito solamente tramite buo-ne pratiche e abitudini sostenibi-li di consumo e non mediante in-terventi strutturali o tecnologici. La competizione resterà apertaper tre mesi, al termine dei qua-li le scuole che avranno conse-guito il maggior risparmio ener-getico verranno premiate, conbonus in denaro per l’acquisto diattrezzature e materiale didatti-co per l’educazione ambientale,per un ammontare complessivodi 13.600 euro. ■

Piano energeticoregionaleApprovato in Giunta regionalenel gennaio 2007, il Piano ener-getico regionale si pone obiettiviconcreti per l’applicazione delProtocollo di Kyoto: risparmio euso efficiente dell´energia, valo-rizzazione delle fonti rinnovabili,completa riconversione del par-co termoelettrico, investimentie ricerca per nuove tecnologieper l´industria, standard di ridu-zione dei consumi energetici ecertificazione energetica degliedifici, sviluppo dei servizi dienergy management.Il Piano fissa gli obiettivi da per-seguire in tutti i settori, che perl’Emilia-Romagna significa ridur-

re del 6% le emissioni rispetto allivello del 1990, cioè tagliare dioltre 6 milioni di tonnellate leemissioni di CO2.Il Piano prevede stanziamenti re-gionali pari a circa 90 milioni dieuro in tre anni per la realizza-zione di interventi di risparmioenergetico e valorizzazione dellefonti rinnovabili, indicando gliobiettivi di risparmio: per quasiun terzo dovranno venire dalsettore residenziale e civile, peril 40% dal settore dei trasportimentre nell´industria, che ha giàvisto avviati processi di innova-zione energetica, il risparmio darealizzare è del 25%. ■

Aree produttiveecologicamenteattrezzateSarà di 230mila metri quadrati laprima Area produttiva ecologi-camente attrezzata (Apea) dellaprovincia di Bologna; sorgerà aPonte Rizzoli (Ozzano nell’Emi-lia) e servirà le aziende di SanLazzaro di Savena, Castenaso,Ozzano e le varie imprese chevorranno trasferirsi in quest’areausufruendo dei vantaggi offerti.Queste aziende potranno usu-fruire di un’area ottimamente at-trezzata dal punto di vista logisti-co e dei servizi, dove è garantital’alta qualità delle infrastrutture,la semplificazione amministrativae la razionalizzazione dei consu-mi e della gestione dei rifiuti.L’area di Ponte Rizzoli, che rien-tra nel più ampio progetto Apeadella Provincia di Bologna, ha l’o-biettivo di divenire attrattivoproprio garantendo elevati stan-dard di qualità, mirando a unosviluppo locale che segua criteridi sostenibilità ambientale: ri-sparmio energetico, recupero

delle acque meteoriche, organiz-zazione nel servizio di smalti-mento rifiuti.L’approvazione definitiva delprogetto è prevista per giugno2007 e l’inizio dei lavori per ladotazione infrastrutturale dell’a-rea è indicato per la fine del2008. ■

Proroga per ilpiano faunisticovenatorio Il Consiglio provinciale ha appro-vato la proroga del Piano fauni-stico venatorio 2001-2006, chesi è resa necessaria perché gli in-dirizzi regionali sulla caccia, utiliper la stesura del nuovo Piano,sono stati approvati a fine delloscorso giugno e l’iter di consul-tazione con le varie categorie in-teressate si è protratto oltre itempi previsti. La proroga recentemente ap-provata scadrà il 30 giugno pros-simo. ■

l’ambiente IN BREVE

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L’area di Ponte Rizzoli cherientra nel più ampioprogetto di Area produttivaecologicamente attrezzata

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Ricerca

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l giorno in cui siamo nati c’era bel tempo o pio-veva? Era una giornata calda, fredda o così così?E ancora: la pressione e l’umidità che livello ave-

vano? Curiosità legittime e possibili da soddisfare adun’unica condizione: l’essere nati in un’area europeache va, come latitudine, dall’Italia centrale alla Franciae alla Germania meridionale e, come longitudine, daMarsiglia a Budapest. Come conoscere tutti questi da-ti? Consultando il database meteorologico realizzatorecentemente grazie al progetto comunitario ALP-IMP ed elaborato da enti e strutture di ricerca euro-pei dopo oltre tre anni di lavoro. Ovviamente, l’o-biettivo del progetto non è quello di rispondere allecuriosità personali, ma di fornire un utile strumentoper valutare gli andamenti meteorologici e studiare lecomplesse cause delle modificazioni climatiche. Elabo-rato, per la parte italiana, dal gruppo di Climatologiastorica dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Cli-

ma (ISAC) del CNR di Bolo-gna, guidato da Teresa Nanni,e sviluppato assieme a Mauri-zio Maugeri dell’Istituto di Fi-sica Applicata dell’Universitàdi Milano, il database raccogliei principali parametri meteo-rologici, come temperatura eprecipitazione, pressione at-mosferica, copertura nuvolo-sa, ore di insolazione giorna-liera, umidità relativa e pres-sione parziale di vapore di ben250 stazioni, oltre 50 dellequali italiane con circa unadozzina distribuite in EmiliaRomagna. “È la banca dati me-teorologica più attendibile ecompleta oggi disponibile,spiega Teresa Nanni con unapunta di soddisfazione. E ciò,sia per l’ampio intervallo ditempo che copre, circa duesecoli, sia per l’alta risoluzionespaziale delle stazioni da cui

sono stati rilevati i dati. Il forte miglioramento nellaqualità, affidabilità ed omogeneità delle serie storichesecolari che sono state ottenute, prosegue TeresaNanni, conferisce ai dati quel credito necessario aduscire dalla situazione d’incertezza alla quale spesso siassiste quando gruppi di ricerca presentano risultatidifferenti su medesimi temi poiché partono da dati didiversa provenienza e varia affidabilità.” Da una primaanalisi dei dati emerge la conferma di quanto spessoriportato da stampa e televisione sull’andamento cli-matico: sono già cento anni che fa sempre più caldo ele temperature sono salite di 1.2 gradi. Soprattutto gliultimi 25 anni hanno segnato gli incrementi più signifi-cativi. Ma non bisogna dare peso eccessivo alla singo-la anomalia stagionale come ad esempio l’autunno ap-pena trascorso. Affermare che le temperature deimesi di ottobre e novembre 2006 non si erano mairegistrate è perlomeno azzardato. Da uno studio compiuto dal gruppo di ricerca bolo-gnese emerge che l’autunno scorso è stato in granparte d’Europa il più caldo, con 3 gradi in più rispettoalla media 1971-2000, ma, per l’Italia, risulta al terzoposto, dopo il 1926 e il 1987, in una graduatoria chevede il 1898 al quarto posto. Per il Sud l’autunno 2006è addirittura l’undicesimo in classifica. Solo per ilNord Italia è stato il più caldo, seguito a ruota dal1926 e, subito dopo, dal 1898, ovvero da autunni mol-to lontani nel tempo. Se ci soffermiamo infine sull’ultimo mese disponibile,il mese di gennaio 2007, e consideriamo le precipita-zioni molto scarse che si sono avute, osserviamo chein una graduatoria, che va dal 1800 ad oggi, dei gen-naio meno piovosi, quello di quest’anno risulta l’un-dicesimo, mentre il primato di assenza di pioggia nelprimo mese dell’anno spetta al 1925 seguito dal 1916e, a calare in classifica, al 1983 e agli anni 1859, 1989,1944, 1836, 1993, 1833 e 1888. ■

Una banca datiper studiare i cambiamenti climatici

di Stefano Gruppuso

Messa a punto dal gruppo di climatologiadel CNR di Bologna una memoria molto attendibile sui valori legati allametereologia dal 1800 a oggi

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trasformazioni

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a società multiculturale è ormaiun dato di fatto, che viviamo quo-tidianamente nelle diverse realtà

e di cui anche le istituzioni si occupanocon sempre più attenzione e frequenza. Inquesto contesto di mutamenti sociali eculturali, è necessario intervenire anche alivello di educazione e formazione per af-frontare le sfide che il cambiamento cimette davanti. È in quest’ottica che l’Isti-tuzione G. F. Minguzzi, in collaborazionecon l’assessorato alla Sanità e ai Servizisociali della Provincia di Bologna organiz-za il convegno “Nuovi cittadini nelle cittàin mutamento”: una proposta formativache si propone di fornire agli operatoridei servizi territoriali elementi di maggio-re conoscenza delle trasformazioni con-nesse al fenomeno migratorio, così comesi va strutturando sul territorio provincia-le, considerando sia le implicazioni demo-grafiche e urbanistiche, sia gli effetti chequeste hanno sulle dinamiche politiche,sociali e relazionali. Percorso più che mainecessario, anche considerando i dati del-l’Ufficio statistica della Provincia e del Set-tore programmazione, controlli e statisti-ca del Comune di Bologna, aggiornati al31 dicembre 2005: sono 61.568 gli stra-nieri residenti nel territorio provinciale,con un aumento del 10,3% rispetto al2004, del 29,7% rispetto al 2003 e del57,1% rispetto al 2002. Gli stranieri pro-vengono da 149 Paesi del mondo; quellomarocchino, l’albanese e il rumeno sono icollettivi nazionali più numerosi in provin-cia di Bologna. Nel comune capoluogo, siconferma la maggiore concentrazione ri-spetto alla provincia di filippini, cinesi,bangladesi e sri-lankesi, con minore pre-

senza di marocchini, tunisini, rumeni e al-banesi, mentre l’area montana si presentacome quella a più elevata incidenza distranieri. Un minore su dieci in provinciadi Bologna è straniero, pari a 13.669 mi-nori stranieri (11,8% a Bologna città, paria 5.326) e il 14,7% dei nati nel 2005 inprovincia di Bologna è straniero (il 16,1%a Bologna città). Le tematiche del conve-

gno riguardano in particolare l’influenzadelle politiche urbanistiche sui percorsidell’integrazione, connesse al tema dellacittadinanza sociale e con un focus speci-fico sulla costruzione dell’identità nelleseconde generazioni, in riferimento a fa-miglia, scuola e territorio: l’obiettivo ècontribuire a migliorare la capacità di ri-sposta dei servizi territoriali ai nuovi bi-sogni che il fenomeno migratorio pone,privilegiando l’approccio di sviluppo di co-munità e di rete. Oltre agli interventi isti-tuzionali, tra i relatori compaiono i nomidi Marc Augé, docente di Antropologiadel mondo contemporaneo (EHESS, Pa-ris), Paolo Giudicini, direttore del Dipar-timento di sociologia dell’Università diBologna, Giancarlo Paba, docente di Pia-nificazione territoriale della Facoltà di ar-chitettura dell’Università di Firenze, Ma-rianella Sclavi, docente di Etnografia urba-na e antropologia culturale (Facoltà di Ar-chitettura, Politecnico di Milano), MichelWievorka, professore di Sociologia delconflitto (EHESS, Paris), Graziella Giovan-nini, docente di Sociologia dell’educazione(Facoltà di Scienze Politiche, Università diBologna), Roberto Carocci, presidentedel corso di laurea in Scienze dell'organiz-zazione (SORG) e del corso di laurea spe-cialistica in Scienze dell'organizzazione edel governo (SGOV) alla Facoltà di Scien-ze politiche dell’Università di Bologna. ■

Sotto la lente di un convegnoi cambiamenti connessi al

fenomeno migratorio. Le implicazioni demografiche,

politiche e relazionali

Nuovi cittadini nelle cittàin mutamento

L

È disponibile la nuova guida iperte-stuale su cd-rom “Migrare in EmiliaRomagna”: lavoro, famiglia, casa, di-ritto di asilo e salute, tutto in una gui-da aggiornata che raccoglie schede ri-assuntive, formulari, riferimenti giuri-dici per orientare i migranti, i loro da-tori di lavoro, le famiglie e tutti glioperatori del settore.La realizzazione della guida è a curadell’Associazione Ya Basta! di Bolo-gna, Parma e Reggio Emilia, in colla-borazione con il Progetto Melting PotEuropa, con le risorse gestite da Vola-Bo, Centro servizi per il volontariatodella Provincia di Bologna e patroci-nato dalla Regione Emilia-Romagna.Per informazioni, per prenotare e richiedere la guida: [email protected] tel 051 6493234

MIGRARE IN EMILIA-ROMAGNA

“Nuovi cittadini nelle città inmutamento”. Il convegno si terrà

lunedì 26 marzo 2007, alla Sala Auditorium della Regione Emilia-Romagna, dalle 9 alle 17.

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ritrattiMETROPOLITANI

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ette quesiti per Sette Città. Sonoquelli che abbiamo posto nel fac-cia a faccia che segue tra Giacomo

Venturi, vice presidente della Provincia diBologna con delega alla Pianificazioneterritoriale, e a Virginio Merola, assesso-re all’Urbanistica del Comune di Bologna,a poche settimane dalla presentazionedel nuovo Psc (Piano strutturale comuna-le) della città di Bologna, avvenuta a me-tà gennaio scorso, e che come tutti san-no è articolato in “Sette Città” (vedischeda a fianco). Psc di Bologna e Piano urbanisticoprovinciale: quale coordinamento?Venturi: Il coordinamento è sostanzialee formale. Il progetto presentato è co-erente agli indirizzi del Ptcp (Piano terri-toriale di coordinamento provinciale) e siè sviluppato nel confronto all’interno del

comitato interistituzionale per la elabora-zione condivisa dei Psc di cui fanno partela Provincia, i Comuni, la Regione e ilnuovo Circondario di Imola.Merola: Il coordinamento c’è già nei fat-ti e sta nel progetto comune elaboratoall’interno dell’accordo di Pianificazione.Tutti progetti che, naturalmente, prende-ranno forma con il Psc di Bologna saran-no stesi in accordo con comuni vicini.La pianificazione urbanistica nei co-muni della prima e della seconda fa-scia sarà influenzata dal Psc di Bolo-gna?Venturi: Non parlerei di influenze, ma diun forte coordinamento su scelte politi-che importanti come quelle sulla mobili-tà, l’edificazione lungo le direttrici ferro-viarie, il Sistema Ferroviario Metropolita-no e altro, per evitare quella “subordina-zione” alle scelte di Bologna che, nel pas-sato, ha prodotto la fuoriuscita di abitan-ti dalla città ed una crescita intensa e nonsempre ordinata. Si punta, invece, al ri-popolamento del capoluogo con tremilanuove case pubbliche e con il rilancio deipoli funzionali attraverso accordi come

quello sulla Fiera, la Stazione, l’Aeropor-to, eccetera, e alla riqualificazione urbani-stica dei comuni della cintura.Merola: Ci auguriamo di sì e che, so-prattutto, l’influenza sia reciproca. Ciaspettiamo che il nostro Psc, come quel-li dei comuni dell’Hinterland, seguanouno sviluppo concordato soprattutto sutemi delicati e importanti come quellodella mobilità. Posso dire che c’è una no-tevole coerenza tra le elaborazioni con-tenute nei Psc dei comuni di prima e se-conda fascia, o delle loro associazioni in-tercomunali, con quelle contenute nelPsc del Comune di Bologna.Quali elementi di interesse potran-no arrivare dal Psc di Bologna per icittadini delle “Sette Città” e perquelli dell’hinterland?Venturi: Il modello delle ‘Sette Città’ in-trodotto dal nuovo Psc di Bologna simuove nel solco della costruzione di unacittà di città, stabilito anche nel Ptcp, chepunta al riconoscimento delle identità lo-cali e alla valorizzazione delle specificità,delle tendenze e dei caratteri di ogni cen-tro provinciale, in un ottica di coordina-mento e di sussidiarietà, fondata sul ri-equilibrio territoriale e sulla sostenibilità.Merola: Il capoluogo sarà la porta di ac-cesso alla Città Metropolitanacon la Stazione, l’Aeroporto, laFiera e i Poli funzionali dislocatiin aree di riequilibrio urbanisti-co. L’accordo con i comuni vi-

La futura fisionomia del territoriobolognese nelle proposte

del Comune e della Provincia

di Nicodemo Mele

Sette domande per sette città

S

del tram su gomma da San Lazzaro al centrostorico di Bologna sarà potenziata la viabilitàa Nord della Via Emilia con un nuovo asse checollegherà la zona Caselle a viale Vighi.Metrò. Prolungamento della linea 1 sino alCaab (Centro agro-alimentare di Bologna) chesarà collegato alla Fiera e al centro storico. Sarà dismesso, invece, il deposito Battindarnoalla Barca e l’area verrà riqualificata.Parchi. Un nuovo parco urbano, alternativo aiGiardini Margherita, sarà creato ai Prati di Caprara. Mentre i parchi collinari saranno collegati da piste ciclo-pedonali, sentieri ecorse di bus. N. M.

NUOVE CASE, VIABILITÀ E PARCHI

Ma cosa prevede nello specifico il nuovo Pscdi Bologna? Ecco di seguito le maggiori sceltestrutturali.Insediamenti abitativi. Sono previsti lungo ilSavena (tra la via Emilia e viale Vighi), nellezone Martelli-Mattei e della Croce del Biacco,al Lazzaretto (tremila nuovi abitanti) e alleRoveri (case per immigrati). Un nuovo quartiere sorgerà in un’area agricoladella Corticella tra l’autostrada e il confine conCastel Maggiore.Polo sportivo universitario. Sorgerà alle Roveri.Civis e viabilità. Parallelamente all’attivazione

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ritrattiMETROPOLITANI

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cini si fonderà sulle politiche abitative eambientali.Quali saranno gli squilibri del passa-to che saranno corretti con il nuovoPsc di Bologna?Venturi: Il ritardo, per esempio, accu-mulato in tutti questi anni su un tema im-portante come quello delle infrastruttu-re. Sono un elemento necessario all’affer-mazione di un modello di sviluppo equili-brato e sostenibile. Per questo si rendo-no utili gli investimenti in programma (eanche i tanti già fatti) su opere come il Si-stema Ferroviario Metropolitano, il Civise il trasporto pubblico locale in genere,che contrastano le principali criticità delnostro territorio come la congestione el’inquinamento. Merola: Innanzitutto ci sarà un’inversio-ne di tendenza alla fuga degli abitanti dal-la città, cui abbiamo assistito negli ultimianni. Quindi, ci sarà un blocco degli inse-diamenti lontani dalle vie di comunicazio-ne e mobilità, soprattutto ferroviaria. Al-tra parte importante del Psc di Bolognasarà la riqualificazione della città e nonpiù la sua espansione residenziale.Psc e ruolo delle istituzioni: il Co-mune di Bologna condizionerà lescelte della Provincia?Venturi: Nel rispetto dei diversi ruoliistituzionali abbiamo instaurato una pro-ficua collaborazione. La Provincia ha con-diviso un atto di grande portata com’è ilPsc di Bologna, la cui adozione è statapreceduta da un accordo di pianificazionetra il nostro Ente e il Comune. Accordoche fa e farà da battistrada anche per iPsc di tutti gli altri Comuni. Una modali-tà di lavoro che consente anche di dimi-

nuire i tempi di adozione, visto che ilconfronto con i cittadini e gli altri sog-getti avviene in fase preliminare. A tut-t’oggi abbiamo concluso accordi di piani-ficazione con le associazioni intercomu-nali Terre di Pianura (7 comuni) e Reno-Galliera (8 comuni). In aprile si aprirà laconferenza di pianificazione con l’associa-zione intercomunale della Valle dell’Idice(3 comuni) ed entro l’estate quella con leassociazioni Terre d’Acqua (6 comuni) econ il nuovo Cicondario di Imola (10).Quanto alle scelte urbanistiche del Psc diBologna, posso dire che sono coerenticon gli indirizzi del Ptcp a differenza diquelle della passata amministrazione, eche vi è stata una grande disponibilità adun lavoro comune di ricerca delle miglio-ri soluzioni possibili. Merola: Tra Comune e Provincia di Bo-logna c’è un ottimo rapporto di collabo-razione e di coordinamento reciproco. Ilconcetto di Area metropolitana espressodalla Provincia nel Ptcp è madre dell’ideadi “Sette Città” che sta alla base del nuo-vo Psc del Comune di Bologna.Città metropolitana: a chi spetteràil ruolo della pianificazione? Qualesarà quello del comune di Bologna?e quello della Provincia?Venturi: Il livello ottimale di pianificazio-ne, come dimostra il Ptcp, ed il lavoro delcomitato interistituzionale, è quello diarea vasta. Nella stessa direzione si muo-ve il decreto che istituisce la città metro-politana. Io penso che in futuro il livellodi rapporto con i cittadini e le imprese,con le forze economiche,politiche, sociali, per lescelte strategiche dovràessere quello, per arrivaread avere un unico PSC

Metropolitano. Già oggi il forte livello dicoordinamento e di integrazione dettatodal Ptcp e recepito nei Psc va in quella di-rezione, tanto che io penso che alla finesarà possibile leggere tutti i PSC in modointegrato e cogliere i tratti di un proget-to metropolitano di sviluppo di Bologna.Merola: Con la Città Metropolitanaavremo un unico livello di pianificazionedi area vasta ed è quindi pensabile che inun prossimo futuro si arriverà ad un uni-co Psc Metropolitano. Ai comuni, invece,sarà demandata la stesura e la gestionedei Piani operativi. ■

Sette Città incardinate tra di loro, madistinguibili per le loro storie, i ca-ratteri esistenti e le strategie future,che identificano catene di spazi di-versi tra loro, popolazioni e pratichesociali differenti, modi di abitareben distinti. Sono le Sette Città indi-viduate sul territorio comunale diBologna e codificate nel nuovo Psccon un nome e una strategia urbani-stica ben precisa.Secondo i pianificatori del Comunedi Bologna le Sette Città possono es-sere raggruppate in due diverse “fa-miglie”: 1+4+2, oppure 3+4. Nel pri-mo caso abbiamo per prima la cittàinternazionale (ossia la Città dellaFerrovia) che viene separata dallequattro città metropolitane (la Cittàdella Tangenziale, la Città del Reno,la Città del Savena e la Città dellaCollina) e dalle due città-città, ossiala Città della Via Emilia Levante e laCittà della Via Emilia Ponente. Nellaseconda famiglia, invece, gli urbani-sti del Comune di Bologna, hannovoluto raggruppare l’unicità di trecittà (la Città della Ferrovia, la Cittàdella Tangenziale e la Città della Col-lina) e la specularità delle altrequattro (la Città del Reno, la Cittàdel Savena, la Città della Via EmiliaLevante e la Città della Via EmiliaPonente). N. M.

LE SETTE CITTÀ DELPSC DI BOLOGNA

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.F.O., un collettivo di fotografi professio-nisti bolognesi che sta acquisendo, di an-no in anno, visibilità e spessore. Numero-

si progetti hanno visto la luce grazie a questo gruppo,che è oggi al suo terzo anno di vita. Ripercorrere Bo-logna attraverso i loro scatti è una passeggiata visivain un passato prossimo e distante, un modo per ri-scoprire una città nelle sue piccole o grandi ferite,nell’eccezionale quotidianità della storia. In occasionedell’ultima fatica del collettivo, l’uscita del primo vo-lume della collana “È accaduto in città” su Paolo Fer-rari e della rispettiva mostra, abbiamo pensato di in-tervistare Luciano Nadalini, il fondatore dell’UnioneFotografi Organizzati, chi del gruppo ha sostenuto iprimi passi, e con lui tentare bilanci e delineare pro-spettive.Quali necessità e quali ostacoli hanno accom-pagnato la nascita del collettivo U.F.O?Il progetto nasce direttamente dai noi fotografi. Cisiamo visti tre anni fa, a una cena di fine anno, e inquel momento è venuta fuori l’idea di fare qualcosaper la fotografia in città. Essendo io uno tra i più an-ziani, me ne sono incaricato. Inizialmente il nome do-veva essere “U.R.L.O”, perché l’idea era di fareemergere in modo forte la nostra presenza, parados-salmente più nascosta a Bologna che altrove. Poi la“R”, poteva fare pensare principalmente alla figura delreporter e creare confusione, così è venuto fuori“U.F.O”. Un anno intero, il 2004, l’abbiamo passatoquasi unicamente a riunirci per impostare tutto il la-voro. Il nucleo “militante” di partenza consisteva in

una decina di persone, fotografi delle principali testa-te bolognesi. Con questo gruppo si è impostata unaprima strategia, un primo “sogno”: creare la “Casadella fotografia” a Bologna. Il 2006 vi ha visto molto presenti a Bologna enon solo, attraverso progetti quali “Ufology”e “Fotoviva”. Altrettanto ci si deve aspettareper il 2007?Il 2007 è cominciato con la mostra di Paolo Ferrari,a febbraio. La pubblicazione del primo volume dellacollana “È accaduto in città” dedicato al suo lavoro èqualcosa di più di un semplice riconoscimento: Pao-lo Ferrari è il decano dei fotoreporter bolognesi inattività, con oltre trent’anni di scatti alle spalle. Il suolavoro, sempre rigoroso e attento, rappresenta unpatrimonio iconografico e di memoria di importanzafondamentale per la città di Bologna e non solo. Stiamo poi lavorando sul “Marzo”, sui cinque annicompresi tra il ’73 e il ’78: l’idea è di rendere cinqueanni in un mese di esposizione. Sarà una collettiva didieci fotografi, alcuni interni al movimento giovanile,altri che in quegli anni di importanti avvenimenti incittà lavoravano con i quotidiani. Il problema è perora trovare un luogo adatto. L’idea è di ritrovare an-che immagini inedite, laterali agli scontri, più margi-nali. Il terzo progetto è “Obiettivo Quartiere”: docu-mentare ogni anno un diverso quartiere, le sue tra-sformazioni. Da qualche anno è nata un’appendice di gio-vani, Tank 77. Che tipo di dialogo si è instau-rato tra i veterani e le nuove leve?

Foto di gruppoU.F.O. è un collettivo di fotografi

bolognesi che lavora per creare un grande archivio

delle immagini della storia locale recente.

incontrocon l’AUTORE

di Marco Bernini

U

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incontrocon l’AUTORE

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I giovani sono molto curiosi, e noi non siamo gelosidelle nostre cose. C’è un reale passaggio di cono-scenza, nei nostri corsi che si tengono nei nostri stu-di insegnamo, teoria e tecnica, inoltre proponiamoanche serate a tema.Si sente dire spesso che le nuove generazionisiano prive di quella memoria collettiva dellarecente storia italiana che voi vi impegnate adocumentare. Si potrebbe pensare a un usodidattico dei vostri archivi? La nostra idea di una “Casa della Fotografia” è pro-prio questo. Mettere a disposizione i nostri archiviper ogni tipo di ricerca: universitaria, giornalistica,storica. Il progetto è realizzare questa messa in co-mune tramite la rete. Nelle scuole facciamo già corsidi fotografia, ma non siamo storici. In quanto asso-ciazione culturale vogliamo arricchire e dare storia al-la città tramite i nostri archivi, senza dare un tagliopolitico al nostro lavoro. Il tempo del reportage è forse terminato conla diffusione di massa della fotografia digitale:in qualche modo tutti oggi possono fare gior-nalismo fotografico. Su cosa si giocherà la dif-ferenza tra professionisti e dilettanti?Credo che quello che è successo nell’attentato allametropolitana di Londra sia sintomatico. I professio-nisti non hanno fotografato, i passanti hanno fatto fo-to con cellulari e macchine digitali. L’aumento del di-gitale, fa sì che la fotografia di cronaca immediata ten-de sempre più a essere globalizzata, tutti la possonofare. La figura del professionista è evidentementeperdente rispetto a questo. Il professionista ha pote-re nel raccontare le cose. Ha potere se va quindici

un’unica storia, che vede al centro Bologna, da cui e su cui si sviluppano molti altri racconti. Allo stesso tempo ogni immagineha in se stessa il peso e il rigore di una testimonianza, la puntualità e l’efficacia del singolo avvenimento che da solo è a volte sufficiente a riassumere momenti e movimenti molto complessi: due esempi su tutti, il poetico scatto sulla coppia di sposi che sale sull’autobus durante l’Austerity del ’74 e il presidio militare nel marzo del ’77. Come intercalare agli avvenimenti più intensi a carattere nazionale (il sequestro Moro, la strage del 2 agosto, i delitti dellaUno Bianca) ci sono poi piccole digressioni (la chiusura della funivia di San Luca, un Ballo delle Debuttanti fino al falò in cuibrucia la Lira nel 2001) che, tutt’altro che inessenziali, contribuiscono a ricostruire un’identità cittadina nei suoi tratti più leggeri e comuni. Per non dimenticare e, insieme, per il piacere di ricordare, il lavoro di Paolo Ferrari si dimostra una preziosa risorsa iconografica.

É ACCADUTO IN CITTÀ

Unitamente alla mostra a Palazzo D’Accursio, conclusasi il 27febbraio, è uscito il primo volume della collana È accaduto in città- ideata e diretta dal collettivo U.F.O. - dedicato a Paolo Ferrari. Più di un semplice riconoscimento, è la prima possibilità in assoluto di vedere riuniti e organizzati gli scatti di questo decanodel fotogiornalismo bolognese. Trent’anni di attività sul campo, a distanza ravvicinata con grandi e piccoli eventi di cui Bologna è stata teatro. Ripercorrerli è ripercorrere la storia italiana attraverso la prospettiva di una cittàsegnata, ferita, rinnovata nelle crisi e nei recuperi che hanno coinvolto l’intero Paese. Sono le immagini apparse nei principaliquotidiani con cui Ferrari ha continuativamente collaborato, da QuiBologna al Carlino sera, da Il Resto del Carlino a Famiglia cristiana.È un libro che realizza un duplice obiettivo: documentare e raccontare. Scorrendolo si ha infatti l’impressione di riascoltare

giorni in Iraq e racconta una storia, al di là dello scat-to di cronaca giornaliera, la differenza si gioca nell’ap-profondimento, nel valore del tempo impiegato perapprofondire. Credo ci sia un ritorno, in questo senso, al reporta-ge più autentico. ■

La copertina e un’immagine del libro fotografico di Paolo Ferrari “È accaduto in città”: 27 dicembre 1984, i funerali di Stato in Piazza Maggiore per le vittime della strage del rapido “904”

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comunicazione

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ologna ha dato molto alla storiadella radio anche se i bolognesinon se ne sono accorti granchè.

In principio fu Guglielmo Marconi, ma aliberare la radio dal monopolio pubblico,onore e gloria va a “Radio Bologna perl’accesso pubblico” che dal 23 novembre1974, per una settimana, (e quasi due an-ni prima della sentenza della Corte Co-stituzionale che liberalizzava radio e Tvlocali) da una roulotte sul colle dell’Os-servanza si lanciò nella prateria stermina-ta dell’etere. Ne fu l’artefice principaleRoberto Faenza, oggi affermato registacinematografico, ma all’epoca reduce daun viaggio-studio in America e dalla pub-blicazione di un libro cult “Senza chiede-re permesso. Come rivoluzionare l’infor-mazione”. Poi venne la stagione dei cen-to fiori che sbocciavano e morivano inpoco tempo, fra microfoni aperti, comu-nicazione orizzontale, telefonate in diret-ta, voci di giovani disoccupati, di studen-ti, di senza casa, di femministe, di lavora-tori in lotta. Qualcuno corse troppo infretta, come quella ‘lepre pazza’ di RadioAlice, fra rilettura del dadaismo, coltissi-me trasmissioni di un professore di lette-ratura inglese ma anche parolacce (e in-

fatti il ‘Resto del Carlino’ uscì col titolo“Radio Alice scrive le sue trasmissioni sucarta igienica”). Né mancarono le mille ‘bagattelle’ fra leradio più politicizzate, condite di liti, dia-spore, riappacificazioni. Con ‘Radio Città’(nata nel 1976) che nell’87 si divide in Ra-dio Città 103 e Radio Città del Capo. Poinel 2004 il fallimento di Radio Fujiko (exRadio Quartiere poi Oasi Radio) e la ri-nascita in “Città del Capo Radio Metro-politana” e “Radio Città Fujiko”. Scontridi strategie editorial-politiche ma soprat-tutto problemi di soldi. La storia delle ra-dio locali bolognesi (e non) è soprattuttouna storia di pubblicità sempre insuffi-ciente e di mille feste di autofinanziamen-to. “Abbiamo dovuto organizzare eventidi cui ci vergognavamo - ricorda NicolaSinisi, di RadioInformazione - perché era-vamo un po’ elitari. Facemmo un RenatoZero sotto mentite spoglie allo stadioDall’Ara, mentre dopo un lungo dibattito,mettemmo il logo ‘Coop. Radio Informa-zione’ nei manifesti del concerto diAdriano Celentano”. Poi le radio bolo-gnesi, una alla volta, si sono spente. L’ul-tima è stata Radio Tau. Sono arrivati inetwork nazionali. Hanno acquistato le

frequenze, hanno assorbito qualche colla-boratore. “A poco a poco nella giunglaarrivano i latifondisti. Comincia la defore-stazione”. Le radio hanno smesso di es-sere mezzi di comunicazione della cittàper essere soprattutto strumenti di co-struzione del consenso o del consumo. EBologna, città che ama presentarsi comecentro dell’innovazione dei linguaggi, siconferma anche in questo settore, in so-stanza, città pigra e distratta.

17 voci dalle antenne bolognesiÈ la tesi del bel volume di Lorenzo Be-rardi, Silvestro Ramunno e Paolo Soglia“Con una certa frequenza” edito da IlDomani-Yema (euro 9.50 pp. 160) con ilpatrocinio dell’assessorato alla Culturadella Provincia di Bologna. Gli autori, at-traverso 17 interviste con alcuni dei pro-tagonisti della storia trentennale delle ra-dio libere a Bologna, ripropongono leemozioni, l’entusiasmo ma anche le inge-nuità (compresi i dibattiti sul condiziona-mento della pubblicità) di una stagioneculturale e politica irripetibile, dove il so-gno di una comunicazione bidirezionalesembrava realizzato o comunque a por-tata di mano. Si tratta - sottolineano gli

17 protagonisti dell’etereraccontano 30 anni

di radio bolognesi nel libro di Berardi, Ramunno e Soglia

“con una certa frequenza” fra speranze e nostalgie

di Giorgio Tonelli

La carica dei network radiofonici

B

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comunicazione

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autori - di una storia troppo spesso rele-gata alla tradizione orale e alle memoriepersonali di chi la radio la fa tutti i gior-ni”. Vi si ritrovano anche i nomi di tanti,bolognesi e non, che sono anche riuscitia trasformare in mestiere la loro passio-ne per il giornalismo ed il mondo dellacomunicazione. Gli autori, anch’essi fra iprotagonisti della storia dell’etere bolo-gnese, non ‘sposano’ cause, lascianoscorrere le 17 testimonianze fra nostal-gie, “fili scoperti, computer smontati,cartoni della pizza, portacenere pieni. Sitrasmetteva il nastrone, ci si riposava fraun lavoro e l’altro stravaccati sul divanocon una birra in mano per mandare giù lapolvere” (Federico Minghini, Radio Fuji-ko), tentativi di teorizzazione: “Qualchevolta, in questi anni di berlusconismo,confesso che mi chiedo se abbiamo sba-

gliato. Ma no, non abbiamo sbagliato. Èvero che abbiamo aperto la strada algrande capitale, ma quella strada eraaperta comunque, noi l’abbiamo solo in-trapresa per primi” ( Francesco “Bifo”Berardi, Radio Alice) e pragmatiche ini-ziative imprenditorial-multimediali: “Lacosa più interessante a cui lavoriamo è losviluppo della sinergia tra radio e televi-sione. Il nostro studio radiofonico è unostudio radiotelevisivo, con tutte le tecno-logie per fare la radio e la televisione. Lanostra rassegna stampa del mattino va inonda sulle frequenze di Nettuno, su quel-le di È-Tv, sul digitale terrestre e sul ca-nale satellitare che si guarda su Sky”(Francesco Spada, Radio Nettuno).

I marziani di Radio TauMa il libro è anche una spassosa raccoltadi aneddoti. L’esperienza delle radio loca-li ha infatti sempre compreso una com-ponente ludica e narcisistica. Trasmissio-ni come “Maschi rasenti ai muri” dedica-te ai ragazzi abbandonati dalle fidanzatepassate al femminismo o l’invenzione diun cantautore disperato e malato comeRodolfo Mortificato (inventato da Clau-dio Piola con Claudio Lolli alla chitarra)con relativa vendita delle cassette persimpatia e solidarietà. E se Bifo telefonòad Andreotti spacciandosi per UmbertoAgnelli riuscendo a parlargli degli sciope-ri che non venivano presi in considera-zione, a Carlo Magistretti di Radio Tauarrivò dalla Questura una richiesta di se-questro del materiale registrato per averriadattato la celeberrima “Guerra dei

mondi” di Orson Welles. E Nicola Sinisiricorda con affetto un napoletano che sichiamava Antonio, “faceva una sua tra-smissione notturna dalle 3 alle 5 di matti-na, poi dalle 6 doveva andare a lavorarein fonderia. Antonio aveva due problemiera balbuziente e non sapeva nulla d’in-glese. Antonio diceva ‘E adè..adè..adessovi presento l’ultimo successo di questogruppo, i Genesì e que..que..questo pez-zo si chiama Sideòne’. Nessuno di noiaveva il coraggio di dirgli che ‘Sideòne’era una sigla stampata sui dischi che ave-vano un ‘side one’ e un ‘side two’. CosìAntonio divenne il nostro tormentone,una sorta di piccolo culto. C’era genteche mi incontrava e mi diceva ‘Quello lo

ascolto perché è meglio di Arbore’ e nes-suno sapeva che era tutto vero”.

Dall’Africa al webAneddoti, ricordi, qualche lacrima per ‘lameglio gioventù’, ma anche la consapevo-lezza che a volte i semi possono matura-re lontano chilometri, anche migliaia dichilometri. Magari in Africa. La voglia difar parlare la gente, di dar voce a chi nonha voce, di favorire il confronto di idee,di aiutare gli altri a migliorare la propriavita è ancora la molla di Giorgio Lolli, 64anni, ex operaio e sindacalista che dopoaver fatto il tecnico radiofonico per Bo-logna e dintorni (dalla storica Punto Ra-dio in cui debuttò Vasco Rossi a RadioQuartiere e Radio88) è andato in Togodove ha fondato una società che realizzaradio. “Con la costruzione di impianti ra-

dio in Africa cerco di dare il mio contri-buto al progresso di quella popolazione”afferma Lolli - tutti hanno la radiolina, ap-parecchi da quattro soldi. La gente co-mune non ne può fare a meno perchémolti non sanno leggere e la radio è l’u-nico strumento di informazione”. Finoraha creato 500 radio. Anche dove non c’è ancora energia elet-trica, utilizzando pannelli solari. Radio ru-rali, radio religiose, cattoliche e musul-mane, legate ad associazioni di volonta-riato o a gruppi autorganizzati. Questo“Con una certa frequenza” è un libroche, parlando del passato delle radio lo-cali bolognesi, può dirci molto anche delnostro futuro. ■

Immagini tratte dal catalogo della mostra “Radio FM1976-2006. Trent’anni di libertà d’antenna” (Minerva

edizioni. Proprietà riservata)

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on l’arrivo dell’edizione bolo-gnese del Corriere della Seraalla fine di gennaio e con il pre-

cedente debutto de il Bologna nel mesedi dicembre dell’anno passato, le testatequotidiane che si possono trovare dentroe fuori dalle edicole nel territorio bolo-gnese sono dieci. Oltre ai già citati Cor-riere di Bologna e il Bologna, ci sonola Repubblica, l’Unità e il Resto delCarlino, il Domani - primo giornaleesclusivamente locale -, il Corriere Imo-la e i tre free press Leggo, City e Me-tro. I quotidiani distribuiti a Bologna nefanno la città con il maggiore affollamentodi testate quotidiane locali in tutta Italia,rendendola così palestra per le nuove sfi-de editoriali, in parte anche legate allenuove tecnologie e modalità di lavoro: ilBologna, infatti, ha una redazione virtua-le e non tradizionale. Il Resto del Carli-no (che ha anche un’edizione imolese), di-retto da Giancarlo Mazzucca, resta sicura-mente il quotidiano più diffuso ed è recen-temente stato rinnovato, con maggiore at-tenzione alle notizie provenienti da tutto ilterritorio provinciale. Edito da PoligraficiEditoriale S.p.a., società del gruppo MonrifS.p.a., che vede anche una partecipazionedel gruppo RCS (Rizzoli Corriere della Se-ra), dedica 48 pagine alla cronaca dell’areabolognese. La Repubblica, diretta daEzio Mauro e con Aldo Balzanelli a capodella redazione felsinea, nell’edizione bolo-gnese, di circa 20 pagine, ospita anche no-tizie sul territorio regionale ed è il secon-do quotidiano per diffusione, edito dalGruppo Editoriale L’Espresso. Poi c’è lanuova edizione bolognese del Corrieredella Sera, che ha cominciato con unaforte campagna di promozione la ricercadei propri lettori; per l’edizione bologneseè stata creata la società Editoriale Corrie-re di Bologna, joint venture tra Rcs

(50,1%) e un gruppo di imprenditori bolo-gnesi: Stefano Borghi (Site), Gino Cocchi(Carpigiani), Giorgio Domenichini (Inver),Gaetano Maccaferri (Maccaferri-Seci),Maurizio Marchesini (Marchesini Group),Paolo Ottani (Nch), Alberto Vacchi (Ima).Il Corriere di Bologna è diretto da Ar-mando Nanni ed esce con un numero dipagine tra le 16 e le 24. L’Unità (NuovaIniziatia Editoriale S.p.a.), diretta da Anto-nio Padellaro e con 4 pagine dedicate aBologna, e il Domani (Editoriale Bologna

S.r.l.), diretto da Alessandro Rovinetti, 44pagine su Bologna e provincia, hanno unbacino di lettura minore, così come ilCorriere Imola (edizione del CorriereRomagna, diretto da Stefano Tamburini,precedentemente edito da Coop. Edito-riale Giornali Associati e ora in procinto dientrare a fare parte del Gruppo Finegil,holding per i quotidiani locali del GruppoL’Espresso), che dedica 4 pagine a Imola eal circondario. Il Bologna, che ha una dis-tribuzione in parte in edicola e in partegratuita, è edito da Epolis S.p.a., guidatadall’imprenditore cagliaritano NicolaGrauso, che ha lanciato quotidiani locali in17 città, partendo proprio dalla Sardegna:l’edizione bolognese presenta 12 pagine dicronaca dalla città e dal territorio. Per quelche riguarda i veri e propri free press:City, del Gruppo RCS, diretto da BrunoAngelico, con 4 pagine dedicate all’infor-mazione locale; Leggo, edito dal GruppoCaltagirone (che è editore anche de Il Mat-tino e de Il Messaggero), diretto da Giusep-pe Rossi, 4 pagine su Bologna; Metro, edi-to dalle Edizioni Metro, filiale italiana diMetro International S.A. con sede in Lus-semburgo, diretto da Giampaolo Roidi,con brevi su Bologna. Un quadro piuttostovario, dunque, e con prodotti editorialiche lavorano anche su pubblici e lettori di-versi. L’apertura di nuove testate locali hamovimentato il mercato delle assunzioniper i giornalisti e anche quello pubblicita-rio, che non rimarrà indifferente a questoaumento della concorrenza sotto le duetorri. La scommessa, a questo punto, è sulnumero dei lettori: aumenteranno? Saràinteressante osservare se la presenza diuna grande offerta servirà ad aumentarneil numero, innescando una spirale positivadi concorrenza che, oltre a far guadagnarepubblico, porti sempre più in alto anche laqualità del giornalismo locale. ■

Quello bolognese potrebbe esseredefinito nel 2007 come il territorio

del massimo pluralismodell’informazione e del confronto

tra strategie editoriali in Italia

di Roberto Laghi

Tante novità in edicola

C

I free press (www.leggonline.it,www.metronews.it) - a eccezione diCity (http://city.corriere.it), chepresenta news locali di cronaca espettacolo – rendono disponibile informato pdf il giornale così comeviene stampato, integrando connews e ultim’ora le loro pagine web.Ecco i siti: il Bologna (www.ilbolo-gna.com) Corriere Romagna(www.corriereromagna.it) Il Doma-ni (www.ildomanidibologna.it), ilResto del Carlino (http://ilresto-delcarlino.quotidiano.net/canali/bologna/), il Corriere di Bologna, almomento, non dispone di una pagi-na web dedicata. La RepubblicaBologna (http://bologna.repubbli-ca.it). Il sito de L’Unità (www.uni-ta.it) presenta articoli e notizie soloa livello nazionale.

I QUOTIDIANI ON LINE

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a comunicazione dell’offerta turisticaè in fermento. La Provincia di Bolo-gna ha infatti realizzato dei nuovi ma-

teriali e strumenti di promozione del territorioche andranno gradualmente a sostituire quelliutilizzati negli ultimi dieci anni. Si tratta, come haspiegato Marco Strada, assessore al Turismo,durante la presentazione del nuovo piano di comu-nicazione del settore, “di un modo per far vibrareil desiderio turistico nei confronti del nostro terri-torio”. Dalle parole ai fatti, e il pacchetto di pro-poste si rinnova, per cominciare, con la Guidadella provincia di Bologna – Itinerari di valla-ta, che descrive le eccellenze dei comuni del bolo-gnese attraverso quattro itinerari geografici: la Val-le del Samoggia, la Valle del Reno, le Valli Bologne-si tra Idice, Savena e Setta, le Valli di Imola. Mappe,testimonianze di personaggi del mondo dello spet-tacolo e della cultura, itinerari di visita e dettaglia-te informazioni pratiche costituiscono l’architettu-ra di base del volume, arricchito da un buon reper-torio di immagini che ne rende decisamente grade-vole la consultazione e la lettura. L’offerta proseguecon Appennino bolognese – Mappa tematica,che descrive il territorio appenninico attraverso seiproposte tematiche: cultura, natura, enogastrono-mia, eventi, terme e benessere, sport. Il progettocomplessivo di comunicazione, spiega l’assessoreprovinciale al Turismo, Marco Strada, “ha visto lapartecipazione di enti pubblici e privati per un in-vestimento complessivo di 200.000 euro, solo25.000 dei quali provenienti dalle nostre casse”. Irestanti finanziamenti, infatti, arrivano dalla Came-ra di Commercio, dall’Apt Servizi Emilia Romagna edal Gal Bologna Appennino. Un’esperienza, conti-nua Strada, che ha ben rappresentato “la necessitàe l’utilità del coordinamento fra pubblico e privato,che speriamo si concretizzerà in un soggetto unicodi promozione entro il prossimo anno”. Altro stru-mento destinato a cambiare la percezione e favori-

re l’appeal della provincia di Bologna è il nuovo si-to web espressamente dedicato al turismo. Il pic-colo viaggio tra le pagine di www.provincia.bolo-gna.it/turismo, infatti, comprende un dettagliatopercorso informativo per scoprire il patrimoniostorico, artistico e ambientale del nostro territorio,e sezioni di servizio dedicate alle iniziative in corso,come pure ai luoghi in cui mangiare e dormire. A queste pubblicazioni fa seguito la sedicesima edi-zione di Trekking col treno, che continua l’espe-rienza del programma di escursioni ambientali chesi svolge nell’area appenninica bolognese. L’An-nuario Ospitalità, rinnovato nella sua veste grafi-ca, presenta l’elenco delle strutture alberghiere edextra-alberghiere di Bologna e provincia, con indi-cazione dei servizi offerti e dei prezzi massimi. Ilnuovo Depliant Eventi propone invece una sele-zione degli eventi ricorrenti e attraenti per i turistinazionali e internazionali sia per Bologna che pertutto il territorio bolognese. Questo strumento costituisce una prima sperimen-tazione di un prodotto a disposizione anche deglioperatori turistici del nostro territorio con il qua-le potranno rendere più interessanti le proprieproposte commerciali. ■

Per informazioni URP 051.6598218

turismo

di Federico Lacche

L

Per conoscere le eccellenze

del territorio

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el 1994, negli spazi ricavati nella Galotti,una ex fornace di laterizi risalente alla se-conda metà del XIX secolo e ristruttura-

ta dal Comune di Bologna, venne inaugurata la mo-stra Fare Macchine Automatiche. Storie e attualità di uncomparto produttivo 1920-1990. Questa mostra hasegnato la nascita “ufficiale” del Museo del Patrimo-

nio Industriale di Bologna, che oggi si svi-luppa su un’area espositiva, disposta su trepiani, di circa 3000 m2.Negli ultimi anni, il museo ha allestito unaserie di mostre sempre più attente alleproblematiche attuali e al ruolo svolto daBologna nell’industrializzazione moderna,come Prodotto a Bologna. Una identità indu-striale con cinque secoli di storia, poi divenu-ta esposizione permanente. Inauguratal’11 novembre, la mostra ricostruisce la

storia dei sedici marchi operanti a Bologna in un pe-riodo difficile della storia italiana, tra il consolidarsidel fascismo, l’esplosione della seconda guerramondiale e la sua fine.Se icone cinematografiche oramai mitiche – da Ja-mes Dean a Marlon Brando in motocicletta, per nonparlare di Easy rider –, ci hanno abituati a identifica-re la moto con il “mito americano”, nella realtà, al-meno fino alla seconda guerra mondiale, la produ-zione motociclistica coinvolgeva gli Stati Uniti solomarginalmente, essendo stata per lo più una prero-gativa dell’industria europea, soprattutto tedesca,inglese e, ovviamente, italiana. L’eccellenza della produzione auto e motociclisticaitaliana, che proprio in questi giorni viene celebratacon un’imponente mostra a Mosca dal titolo Mito evelocità, trovava nel comparto meccanico bologne-se, saldamente innestato al centro di quella che vie-

Moto bolognesi tra innovazione e autarchia

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mostremostre

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L’Emilia dei motori raccontata in una esposizioneal Museo del Patrimonio industriale di Bologna

ne sovente definita “l’Emilia dei motori”, uno deisuoi cardini più importanti. Come ha ricordato Maura Grandi – responsabiledel Museo del Patrimonio Industriale e curatricedella mostra - durante la conferenza stampa d’inau-gurazione, la storia di Bologna è da un oltre un se-colo legata al mondo delle due ruote. È nel 1899,infatti che, in occasione del Congresso Nazionaledel Touring Club, si organizzano alcune manifesta-zioni di guida e abilità quali una prova di velocità ri-servata alle “biciclette a motore”. Parte probabilmente da lì un’avventura che avrà ilsuo culmine negli anni ’20, che vedranno la nascitadi un gran numero di ditte bolognesi. Un periodo magico messo a dura prova dalle ri-strettezze imposte dalle scelte autarchiche del re-gime fascista. Ma i costruttori bolognesi dimostra-no una straordinaria capacità di trovare soluzionitecniche innovative, affiancati dalla forte presenzaterritoriale di officine e laboratori artigianali legatialla motoristica e di validi tecnici e meccanici che, a

di Vincenza Perilli

“ sino al 9 aprile 2007,Motobolognesi degli anni1930-’45. Produzionemotociclistica tra evoluzionee autrachia „

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mostremostre

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dispetto della penuria di mezzi e materiali, ideano erealizzano nuovi dispositivi. La mostra ci fa accede-re a questa storia attraverso una serie di apparatiaudiovisivi, un repertorio di Cinegiornali individuatinell’Archivio Storico dell’Istituto Luce (tra i quali ilfilmato del Circuito motociclistico dei Giardini Mar-gherita del 1939) e dall’esposizione di una trentinatra moto, autocarri e motori d’epoca tutti resi dis-ponibili da privati. Tra i pezzi in mostra, due bellis-sime moto da competizione della M.M. e la motoprogettata e realizzata da Alfredo Bondi nel 1931. Dotata, nonostante i materiali modesti, scelti tra imeno costosi, di un motore con caratteristiche d’a-vanguardia, la moto viene abbandonata a Bologna daBondi che, per il suo antifascismo, ripara in Francianel 1934. Recuperata nel ’37 viene occultata, men-tre il suo costruttore prende attivamente parte allaresistenza francese. La moto rinasce dopo il ’45quando, migliorata, partecipa a numerose competi-zioni giungendo sesta nel 1957 al Circuito Montl-héry. ■

Dal 14 al 18 marzo Bologna è capitale del fumetto con la prima edizione di BilBOlbul – FestivalInternazionale di fumetto, acura di Hamelin AssociazioneCulturale.Al centro dell’iniziativa, gli autori e il dialogo tra il fumettoe le altre arti ed evento speciale la mostra “Magnus.Pirata dell’immaginario”, allaPinacoteca Nazionale dal 15marzo al 13 maggio, doveroso tributo al grande fumettista bolognese,che vedrà più di 300 opere e bozzettie numerosi lavori mai mostrati alpubblico.Numerosi gli ospiti nazionali einternazionali, una serata dedicata a Sergio Bonelli e una sezione dedicata aibambini.Per informazioni e programma: www.hamelin.net, www.bilbolbul.net.

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FUMETTO

Estremi: senza confiniSe è vero quello che diceva un altro grande migra-tore dell’arte, Paul Gauguin, secondo il quale “l’ar-tista non è più obbligato a rispettare la forma e icolori della realtà, ma può esprimere liberamentela sintesi elaborata dalle proprie emozioni”, alloraGuido Forlani ha colto in pieno questa filosofia.Sbaglia chi si aspetta concetti precisi e universal-mente codificati: non ci sono tabelle per imprigio-nare i sentimenti, non ci sono schemi per legare-Forlani a un messaggio. Le sue opere, in mostra al-la Sala Trenti di San Giorgio di Piano fino al 25 mar-

zo, portano il nostroocchio ad andare oltrei limiti della tela, oltrel’esigua cornice, fuori,sulla parete, nella stan-za, nel mondo, nel co-smo e per poi proiet-tarsi di noi, nel cosmointeriore di cui già igrandi filosofi greci ciparlavano. ■

Una caricatura di Roberto Raviolain arte Magnus

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2007, annoeuropeo dellepari opportunitàL’Unione Europea ha designato il2007 “Anno europeo delle pariopportunità per tutti”, per far sìche gli stati membri si impegninoad assicurare che le pari oppor-tunità siano disponibili secondoquattro principi base: i diritti, larappresentanza, il riconoscimen-to, il rispetto.La Provincia ha recepito questeindicazioni producendo 14 pro-getti (uno per assessorato e unoper la presidenza) per promuo-vere nei rispettivi settori le pariopportunità; ha inoltre messo adisposizione dei Comuni 40.000euro per finanziare iniziative le-gate a questi temi.Inclusione sociale di categoriedeboli, responsabilità familiari elavorative, confronto generazio-nale, politiche di genere, migra-zione, sport: questi alcuni degliambiti di intervento dei progettiproposti dalla Provincia.

Accordo quadrotra Provincia eUniversitàLa presidente della ProvinciaBeatrice Draghetti e il rettoredell’Università di Bologna PierUgo Calzolari hanno firmato il25 gennaio scorso un accordoquadro tra la Provincia e l’Uni-versità, con l’obiettivo di inserirein un unico ambito organico lecollaborazioni già esistenti, quel-le future e di individuare ulterio-ri settori di intervento, dato chesono numerosi gli ambiti neiquali le attività dei due enti si in-tersecano.

La parola eil gestoScade il 21 aprile il bando perpartecipare alla dodicesima edi-zione del concorso teatrale fem-minile “La parola e il gesto –Premio Fondazione Cassa di ri-sparmio di Imola”, organizzatodall’assessorato alla Cultura delComune di Imola e dall’associa-zione culturale “I Portici”. Il con-corso è aperto ad attrici o aspi-ranti di età compresa tra i 20 e i32 anni. Per maggiori informazioni sul concorso e per scaricare il bando:www.associazioneiportici.it tel 0542 27531.

Servizi allapersona:arrivano le AspIl Consiglio provinciale ha appro-vato la convenzione con il Co-mune di Bologna e la FondazioneCassa di Risparmio per la costi-tuzione delle Aziende pubblichedi Servizi alla persona (Asp).Dal 1° gennaio il Giovanni XXIIIè diventata la prima Asp, cessan-do di essere un’Istituzione dipubblica assistenza e beneficenza(Ipab). Tutte le ex-Ipab del terri-torio si trasformeranno nellenuove aziende pubbliche. La Pro-vincia partecipa al GiovanniXXIII con una quota del 2%, co-sì come la Fondazione Cassa diRisparmio, mentre il Comunedetiene il restante 96%.Il processo di riorganizzazionedelle istituzioni pubbliche di assi-stenza e beneficenza, come pre-vede la legge regionale, dovreb-be concludersi entro il 13 feb-braio 2008.

Un osservatorioper le merciL’Assemblea di Palazzo Malvezziha approvato la modifica dell’ac-cordo con il Comune di Bolognasul progetto di distribuzione ur-bana delle merci, che prevedeanche la creazione di un portalea servizio della logistica, pensatoin primo luogo per gli operatoridel settore, e di un osservatorioprovinciale per conoscere i flus-si di traffico per la pianificazionedel trasporto sul nostro territo-rio. Scopo dell’osservatorio è dimettere in rete i dati emersi daiprogetti regionali (Mts), provin-ciali (Free Way) e comunali (Su-pervisor, City Port) per indivi-duare possibili ottimizzazioni deiflussi di traffico merci.

Nasce l’agenziametropolitanaper l’affittoIl 22 gennaio è stata costituital’Agenzia metropolitana per l’af-fitto, con lo scopo di agevolarel’incontro tra domanda e offerta,utilizzando gli strumenti norma-tivi esistenti per favorire l’acces-so alla locazione a canone con-cordato delle famiglie che hannoredditi intermedi, troppo alti peraccedere all’Edilizia residenzialepubblica, ma insufficienti per so-stenere gli attuali canoni di mer-cato. Soci fondatori sono Provincia eComune di Bologna, Comunidell’area metropolitana, ACER,le ex IPAB oltre alle associazionidei proprietari immobiliari, aisindacati degli inquilini e alle as-sociazioni imprenditoriali.

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L’Agenzia salvaguarderà i pro-prietari degli alloggi che le ver-ranno affidati attraverso un Fon-do di garanzia che copre i rischidi mancato pagamento del cano-ne, della tutela legale in caso dicontroversie e degli eventualidanni. Il Fondo è finanziato dalla Fonda-zione Cassa di Risparmio in Bo-logna e dalla Fondazione delMonte di Bologna e Ravenna ealimentato con una quota del ca-none di locazione. Gli inquilini verranno selezionatiattraverso bandi a evidenza pub-blica in base al reddito.

Mappa delleopportunitàimprenditorialiÈ nata la Mappa delle opportuni-tà imprenditoriali sostenibili conil microcredito. Un nuovo stru-mento a disposizione dell’aspi-rante imprenditore che vi potràtrovare informazioni per mette-re a punto il proprio businessplan secondo le logiche del mi-crocredito. La Mappa è stata realizzata da“Progetti d’impresa” della Pro-vincia di Bologna e da “Libra.net”, che già da alcuni anni han-no posto una particolare atten-zione al microcredito inteso co-me strumento di finanza innova-tiva per favorire la nascita dinuove imprese e attività autono-me. Il progetto è stato presenta-to a Imola in occasione di un se-minario tenutosi il 12 febbraioscorso.Per informazioni:

www.provincia.bologna.it/proimp/index

PremioOrnellaGeraldiniGiovanissima, nell’im-mediato dopoguerra,Ornella Geraldini haconosciuto sulla pro-pria pelle la difficoltà diessere donna in un set-tore, quello del giorna-lismo e dell’editoria, fi-no a poco fa di esclusi-va pertinenza maschile. Una realtàche ha portato Filippo e Fabio Raf-faelli – marito e figlio di Ornella –a istituire un premio giornalisticoannuale esclusivamente femminile,oggi alla dodicesima edizione.Le prescelte e premiate per il2006 sono state Tiziana Ferrarioe Milena Gabanelli, nell’informa-zione da circa trent’anni. La Fer-rario con le sue realizzazioni hacollezionato premi e riconosci-menti per l’impegno speso a di-fendere i diritti delle minoranze.Nel 2006 ha pubblicato Il vento diKabul, già alla quarta edizione evincitore del premio “Santa Ma-rinella”.Milena Gabanelli, laureata in sto-ria del cinema all’Università diBologna, dal 1989 al 1998 è sta-ta l’inviata di “Mixer” in Cina,Vietnam, Cambogia, ex Jugosla-via, Cecenia, Sud Africa, Palesti-na, Israele. Ha ideato e condotto per RaiDue “Professione Reporter” edal 1997 è autrice e conduttricedi “Report”, programma di in-chiesta e di denuncia. Due don-ne che hanno scelto di lavorarein zone di crisi e di pericolo, traculture lontane e diverse e checonsiderano un privilegio la pos-sibilità di denunciare le ingiusti-zie e di difendere i diritti negati.

Città MuseoTerritorioFino a maggio 2007 la Pinacotecadi Bologna promuove, in colla-borazione con Ascom di Bolo-gna, Fondazione Cassa di Rispar-mio di Bologna e Cassa di Ri-sparmio di Cento, un’iniziativadistribuita nell’arco di cinquemesi. Conferenze e visite guida-te hanno caratterizzato i mesi digennaio e febbraio. Per marzo,aprile e maggio sono previstiviaggi in regione con visite guida-te e itinerari alla scoperta delterritorio, preceduti da conver-sazioni in Pinacoteca a ingressolibero. Successivamente si effet-tueranno viaggi a Faenza, Imola,Pomposa e Comacchio, al costodi 25 euro e di 20 per i minori di18 anni, comprensivi di viaggio,ingresso ai musei e visita guidata.Tra coloro che partecipano a piùeventi sarà estratto a sorte co-me premio fedeltà il catalogo ge-nerale della Pinacoteca edito daMarsilio.

Per informazioni: Pinacoteca Nazionale, tel 051 4209411 – fax 051 251368www.pinacotecabologna.itAssociazione Dedalo, tel. 051 6368341.

(A. B.)

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Milena Gabanelli e Tiziana Ferrario

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Diritti dei bambiniI Consigli comunali dei 15 Co-muni del Distretto Pianura Esthanno approvato un protocollodi intenti con il quale gli ammini-stratori si impegnano a informa-re e consultare i bambini e i ra-gazzi sui temi che riguardano lacostruzione della città, la mobili-tà e il verde pubblico, a realizza-re piste ciclabili e spazi aggrega-tivi, a promuovere attività socia-li, culturali e sportive per i giova-ni, a sostenere la ricerca di scel-te etiche sull’utilizzo e il riutiliz-zo delle risorse. Le istanze con-tenute nel protocollo sono stateindividuate insieme ai bambini eai ragazzi. Il progetto, promossodai Comuni, è realizzato con lacollaborazione dell’associazioneC.AM.IN.A. (Città amiche del-l’infanzia e dell’adolescenza).

Sanità: Piano perla salute esportelli socialiHanno sottoscritto e partecipa-to alla formulazione del Pianoper la Salute oltre 130 soggetti,tra istituzioni, mondo cooperati-vo, associazionismo, aziendepubbliche e private, fondazioni,terzo settore, sindacati, universi-tà. Il patto per la salute, cioèl’impegno concreto a dare prio-rità alla azioni individuate nel Pia-no, è stato firmato il 29 gennaiodurante la Conferenza territo-riale sociale e sanitaria, formatadai sindaci dei 50 Comuni dell’a-rea metropolitana e presiedutadagli assessori alla Salute e Sani-tà di Provincia e Comune. Sono73 i progetti promossi all’inter-no di 4 grandi temi, con l’obiet-tivo di migliorare la partecipazio-

ne e la condivisione per la co-struzione delle politiche pubbli-che che avranno la salute comepunto di riferimento. “È un ap-proccio globale alla salute – hadichiarato Giuliano Barigazzi, as-sessore provinciale – intesa co-me benessere fisico, mentale esociale, il cui raggiungimento co-involge le politiche territorialinel loro complesso e non solo ilsettore sanitario. La salute non èsolo assenza di malattia.” Recen-temente è stata anche presenta-ta la rete degli sportelli sociali alcittadino. La Provincia ha coor-dinato il progetto che ha per-messo la realizzazione della retea livello provinciale, valorizzandopotenzialità e interconnessionitra gli sportelli e permettendoscambi di informazioni tra i di-versi nodi del sistema, accoglien-za della domanda da qualsiasipunto della rete, facilitazione deltrasferimento del caso, monito-raggio e analisi delle domandeespresse dai cittadini; sarà cosìfavorito l’accesso ai servizi so-cio-sanitari, riducendo le barrie-re che possono condizionarlo.

Acqua: tariffeagevolateL’Agenzia di ambito territorialeper i servizi pubblici di Bologna -ATO 5 ha previsto, a partire dal2006, agevolazioni economichesulla tariffa del servizio idrico in-tegrato in base al reddito del nu-cleo familiare.Di queste agevolazioni possonousufruire i nuclei familiari (anchecomposti da un’unica persona) ilcui reddito ISEE annuo è inferio-re o uguale a 10.000 .Il modulo per presentare la do-manda è disponibile sul sito del-l’Agenzia (www.ato-bo.it), pres-so gli sportelli, sul sito del gesto-re Hera S.p.a. (www.gruppohe-ra.it) o presso gli uffici comunalicompetenti.Le domande per il 2006 e il 2007potranno essere presentate en-tro il 31 ottobre 2007: il rimbor-so per entrambi gli anni sarà cor-risposto agli aventi diritto diret-tamente nella bolletta del servi-zio idrico integrato.

Dipinti inrestauro aPalazzo MalvezziConfartigianato Federimprese diBologna ha avviato un progettoin collaborazione con la Fonda-zione Città Italia per il recuperodi due dipinti di straordinariaqualità che si trovano nella Saladel Consiglio della Provincia diBologna. Il costo del restaurodelle tele è stimato in 26.000 eu-ro da restauratori accreditatipresso la Soprintendenza ai BeniArtistici e Storici di Bologna.

Le opere, che appartengono alleCollezioni Comunali d’Arte, so-no due oli su tela, incorniciati danotevoli manufatti in legno dora-to; entrambi i dipinti risalgono alXVIII secolo e raffigurano sceneispirate a episodi dell’Antico Te-stamento.

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Contro la violenzasulle donneNel corso del 2006 il Consiglioprovinciale ha approvato all’una-nimità ordini del giorno controle discriminazioni, l’abuso e laviolenza sulle donne e a favoredell’affermazione dei loro dirittie della loro libertà di scelta.L’impegno contro la violenza sul-le donne è stato quindi assuntocome priorità di lavoro dal Con-siglio provinciale, con un pro-gramma discusso e approvatodalla VI Commissione consiliaree presentato alla Conferenzametropolitana dei sindaci. Il pro-gramma prevede una serie di ini-ziative che da febbraio 2007 arri-veranno fino a luglio 2008, coin-volgendo diversi soggetti istitu-zionali, associativi, religiosi e pri-vati.

Scuole di infanziae diritto allostudioLa Giunta provinciale ha appro-vato i programmi provinciali de-gli “interventi per la qualificazio-ne ed il miglioramento dellescuole dell'infanzia” e degli “in-terventi per il diritto allo stu-dio”. In tutto sono previsti finan-ziamenti per oltre 2,4 milioni dieuro, nei seguenti settori: acces-so e frequenza alle attività scola-stiche e formative che riguarda-no in specifico i servizi di tra-sporto scolastico e i servizi con-nessi all’integrazione scolasticadegli alunni in situazione di han-dicap; qualificazione scolastica(destinati ai Comuni e alle Scuo-le del sistema nazionale d’istru-zione) e miglioramento scolasti-co (destinati ad aggregazioni di

scuole private paritarie anchetramite associazioni firmatariedelle Intese regionali); supportoper l’handicap (destinati ai Co-muni); promozione delle Univer-sità della Terza Età (destinati alleUniversità della Terza Età delterritorio provinciale).“I programmi provinciali - haspiegato l’assessore all’Istruzio-ne, Formazione, Lavoro PaoloRebaudengo - confermano lascelta fatta da anni dalla Provin-cia di Bologna di favorire unaprogrammazione territoriale. In-fatti, per gli interventi di qualifi-cazione scolastica, viene asse-gnato a ogni ambito territorialeun finanziamento destinato allarealizzazione di progetti a favoredegli allievi delle scuole dell’in-fanzia, del ciclo primario e se-condario di 1° e 2° grado. Taliprogetti vengono realizzati dareti locali composte da scuole,Comuni e associazioni e sono fi-nalizzati al sostegno di interventiper l’integrazione degli alunnistranieri e con handicap, per lalotta alla dispersione e all’abban-dono scolastico, per la promo-zione del benessere scolastico eper sostenere l’educazione allatolleranza, alla pace e alla cittadi-nanza europea”.

La Provincia donaattrezzaturesportiveLa Provincia ha acquistato at-trezzature sportive del valore dicirca 90mila euro per la realizza-zione di eventi di promozionedella pratica sportiva. In partequeste attrezzature sono stateconcesse in comodato a scuole,carceri e federazioni sportive diatletica e ginnastica; altre saran-

no utilizzate per le iniziativesportive del progetto “Sportlan-dia in tour”, che si svolgerannonei Comuni del territorio.Gli istituti scolastici, le istituzionicarcerarie e le federazioni spor-tive hanno firmato con la Provin-cia un protocollo di intenti per larealizzazione di azioni di promo-zione sportiva.

Serviziall’infanzia:premio di tesiIl 21 febbraioscorso AleardoBenuzzi, asses-sore provincialeal Bilancio e An-na Maria Dap-porto, assesso-re regionale allePolitiche socialied educative, hanno premiato ivincitori del premio di tesi delconcorso sul tema “Servizi per laprima infanzia 0-3 anni”, dedica-to alla memoria di SimonettaAndreoli, pedagogista bologne-se. Il premio, consistente nellasomma complessiva di 5.000 eu-ro proveniente da fondi regiona-li, è stato suddiviso fra cinque te-si di laurea in diverse discipline,svolte sul tema dei servizi allaprima infanzia e discusse nell’an-no accademico 2004-2005 inatenei della regione. Questi i no-mi delle vincitrici: Maria Madda-lena Lusso, Valentina Bruni, Mar-tina Castelli, Elena Neri e Valen-tina Donati.Le tesi vincitrici saranno consul-tabili nel Laboratorio di docu-mentazione del Comune di Bo-logna.

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inediti

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ell’anno delle celebrazioni perla morte di Giosue Carducci,il poeta che elesse Bologna a

centro nodale della propria vita familiaree professionale, si affacciano numerosicontributi di studiosi ed intellettuali cherendono omaggio e rivelano aspetti più omeno conosciuti del poeta bolognese. Tra questi, un posto di rilievo è attribui-to ai rapporti che il poeta intrattenne conalcune figure femminili divenute, a diver-so titolo, muse ispiratrici o personaggidel suo mondo. Non si tratta di quella El-vira Menicucci che Carducci sposò nel1859 e dalla quale ebbe le tre figlie Bea-trice, Laura e Libertà, ma piuttosto di Li-dia, Annie e Margherita, al secolo rispet-tivamente Carolina Cristofori Piva, AnnieVivanti e la regina Margherita di Savoia. Particolarmente intenso e ricco di risvol-ti sentimentali e poetici fu il rapporto diCarducci con Lidia, come dimostrano lecentinaia di lettere spedite dal poeta du-rante gli anni della loro relazione dal1871 al 1878 circa e poi fino alla mortedella donna. Ma mentre le missive car-ducciane hanno trovato rilievo scientificograzie soprattutto all’Edizione Nazionale(nei volumi dall’VII al XII), quelle femmi-

nili hanno subito un destino di oblio chele rende ancora oggi per la maggior par-te sconosciute. Sconosciute le lettere,sconosciuta ai più la mittente.Carolina (Lina) Cristofori nasce a Manto-va il 24 dicembre 1837 ed all’età di venti-cinque anni sposa il generale DomenicoPiva – dal quale ha sei figli – volontariogaribaldino nella schiera dei Mille, che el-la segue nei vari trasferimenti lungo la pe-nisola italiana (tra cui Torino, Palermo,Trapani, Milano, Verona). Bologna è l’ul-tima meta dei suoi spostamenti, la città incui si ferma, oramai consumata dalla tisi,e dove muore il 25 febbraio 1881.Il 9 aprile 1872 il capoluogo emiliano as-siste al primo incontro tra Carducci e ladonna che il poeta avrebbe chiamato coidifferenti nomi – Lina nelle Primavere elle-niche o Lidia nelle Odi barbare – e con laquale egli intraprende un’intensa relazio-ne epistolare. Oltre un secolo più tardi, il 27 aprile2006 si inaugura a Bologna la BibliotecaSan Genesio, situata presso "Casa LydaBorelli per artisti drammatici", luogo incui sono giunte e tuttora conservate par-te delle lettere che Lidia scrisse al poetae che dalla morte della proprietaria han-no avuto un loro propria vita, nascosta,sfuggente, censurata. La natura del rapporto fra Lidia e GiosueCarducci è ben nota: tramite le missivedel poeta, quelle di altri personaggi del-l’epoca e talune lettere di Lidia, acquista-te dal Comune di Bologna e depositate a"Casa Carducci" alcuni anni fa, già in pas-sato erano stati rintracciati riferimenti adaltre carte diverse da quelle conosciute,carte dalla collocazione non certa e dal

contenuto pressoché ignoto. Vi accenna,per esempio, Elvira Baldi Bevilacqua che,nel proprio libro Carducci mio nonno(pubblicato a cura di Luigi M. Personé nel1977), parla di alcune lettere donate dauna delle figlie del poeta al proprio avvo-cato, Lorenzo Ruggi, noto personaggiobolognese del mondo del teatro il qualealla propria morte le avrebbe lasciate ineredità a "Casa Borelli", di cui era statopresidente. Così quei documenti sonogiunti all’istituto bolognese. Ma la storianon è ancora conclusa. Da allora, infatti, articoli e lettere con-servati a "Casa Borelli" dimostrano chepiù persone conoscevano l’ubicazionedell’epistolario e ne lamentavano la man-cata pubblicazione – ne è un esempio unalettera del 1984 firmata da Federico Enri-quez che ne chiede notizia in vista di

L’epistolario di Carolina Cristoforia Giosue Carducci reso noto perla prima volta proprio in questi

giorni rivela anche nuovi aspettidella vita del poeta

di Lorenza Miretti

Lettere di Lidia a

NGiosue Carducci nella sua casa bolognese durante lalettura del conferimento del Premio Nobel

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un’edizione della Zanichelli; ne scrivonoancora Personé e Dino Pieraccioni –. Ilfatto è che una nipote di Carolina Pivaaveva posto il veto alla diffusione di quel-le carte considerandole troppo “intime”e private e da allora nemmeno un inter-vento di ordinamento e catalogazione acura della Soprintendenza per i Beni Li-brari e Documentari della Regione EmiliaRomagna è servito a farle emergere, tan-to che il più recente cenno alla loro esi-stenza è in definitiva un articolo del 2002di Simonetta Santucci che riporta ancheparzialmente una lettera (datata 12 set-tembre 1874) di Lidia sulla sua relazionecon Enrico Panzacchi.Ebbene, chi leggesse la totalità delle 43lettere conservate a "Casa Borelli", sa-rebbe colpito soprattutto dalla sensibilitàpoetica che lega i due personaggi, ciascu-no a suo modo rappresentanti della cul-tura dell’epoca. Entrambi poeti, anche se su piani diversi– "Quando avevo 22 anni ed avevo com-messo 22 sciocchezze di meno" scrive Li-dia "feci […] questa roba a cui non daròil pomposo nome di versi" – ed istruiti –ella conosceva il tedesco, l’inglese ed ilfrancese, un poco il latino, scrive lo stes-so Carducci – Lidia e Giosue si scambia-no non solo parole d’amore ma ancheopinioni poetiche e se le prime possonosicuramente appagare gli amanti di unacronaca rosa del passato, le altre per-mettono di comprendere meglio e rico-struire tutto il mondo del poeta: ad alcu-ne frasi tratte da queste lettere, che perla prima volta vengono portate alla luce,il compito di essere testimoni della lorostessa importanza:

Amor mio, amor mio, non di qualche ora omomento, ma amore della mia vita; tu seiun barbaro, un vandalo, un parricida; tuhai assassinato, tentato almeno di assassi-nar la tua ode, che con quelle correzionisi scuce, si slega, si uccide. Barbaro padre!E maledetti i poeti che per furore del meglio,scordano che il meglio è nemico del bene.Caro, caro amor mio, prenditi due o trecen-to bacini per tutte queste ingiurie, e rendi-meli subito per mostrami che mi hai perdo-nato.Signor professore, professorone, professoris-simo, senta qua. Io le passo la terza strofa[31 Maggio 1872]***Amor mio,Ti mando cento baci e cento carezze per latua lettera di stamani e per quel caro sonet-to che è una gioja, ma il mio cuore mandalagrime e sangue [per] l’incertezza della tuavenuta.Oramai sento come ogni [giorno] mi divengapiù difficile di viverti lontana, e ogni [giorno]crescono le difficoltà d’essere insieme […].Oh, se non avessi questi bambini, ti mostre-rei se ti amo e come ti amo: passerei in ci-

ma a tutte le così dette convenienze, a tuttigli affetti, a tutti i vincoli umani, persuasache la mia missione sulla terra sia d’amar te,di consolar te, mio poeta![14 agosto 1872]***Mio caro, caro,Mi astengo dal giudicare i tuoi versi che mipajono pur tanto belli e divini, ma non miastengo dal ringraziartene tenerissimamen-te. Non posso che in parte accondiscendereal tuo desiderio, quello di non mostrarli ad al-cuno, perché circa l’impararli a memoria unavolta ch’io legga una cosa tua è bell’è finita,tanto più se mi piace. Quei cari versi […]; tumuterai a tuo agio quel che più ti parrà mu-tabile; a me piacciono tanto così come stan-no, che non mi sembra possibile di far me-glio[20 Febbraio 1873] ■

Giosue Da segnalare un calendario di incontri (da marzo a maggiopp.vv.) su volumi teatrali e questionirelative al teatro del presente e delpassato, organizzati da "Casa Borelli"(via Saragozza, 236, tel. 051.6150911):

23 marzo – Tango e gli altri(Mondadori)4 aprile – Politica & pratica dello spettacolo. Rapporto sul teatro italiano(Bononia University Press)20 aprile – Lettere inedite di Lidia a Gio-sue Carducci3 maggio – Il tempo a teatro. Attori,drammaturgie, eventi dal Settecento all’età della regia (Clueb)17 maggio – Dietro le quinte del teatro. L’epistolario Ruggi-Lopez conservato presso il Dipartimento di Italia-nistica dell’Università degli Studi di Bologna

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Marcello Mastroianni.Attore di teatroa cura di Roberto Chiesiedito dalla Cineteca di Bologna e da Le Mani

Attore di successo, icona del ci-nema italiano, Marcello Ma-stroianni ha al suo attivo espe-rienze teatrali che parte del gran-de pubblico spesso non conosce. In un’intervista del 1995 – quindigià raggiunto l’olimpo del grandeschermo, tornato al teatro perrecitare Le ultime lune di FurioBordon – Mastroianni disse: "De-sideravo tornare a fare la dietateatrale. Ogni tanto ci vuole unpo’ di pulizia. Il cinema, nella suaimmensa generosità, non preten-de molto dall’attore. Qualchevolta fa troppo freddo o troppocaldo e le difficoltà finiscono lì.Magari è interessante, ma il rigo-re del teatro è un’altra cosa.Quando ti rinchiudi in questotempio dove non c’è mai il sole,dove ogni virgola diventa impor-tante, se sbagli hai sbagliato e nonpuoi rifare niente". Parole cheben sintetizzano il rapporto del-

l’attore col mondo delle sceneconosciuto agli esordi della suacarriera e mai abbandonato,neppure dopo il grande successoraggiunto col medium televisivo."Attore senza frenesia né avidi-tà" lo definì l’amico Vittorio Gas-sman nel 1997 "un uomo di tea-tro nell’accezione più alta deltermine". Le sue prime esibizioni con ilC.U.T. (Centro UniversitarioTeatrale) di Roma risalgono al1946, poi il grande salto: l’occa-sione di diventare un grande at-tore grazie a Luchino Viscontiche scelse il giovane Mastroianniper nove spettacoli nell’arco diquasi un decennio, dal 1948 al’56. Dal regista l’attore appreseun metodo che, come scrive ilcuratore del volume, "si basavaanche sull’armonia fra adesioneemotiva alla natura del perso-naggio e calibratura delle formeespressive da adottare" e faceva"tabula rasa dei vecchi, polverosimanierismi del teatro italiano deidecenni precedenti [sottomet-tendo] i suoi attori alle ricercainflessibile e spietata della veritàdel testo che stavano recitando,la verità emozionale e passionaledei personaggi nella loro essenzanuda e profonda". Dopo quel decennio d’esordiol’attore, pur dedicandosi preva-lentemente al cinema e tornan-do sulle scene solo quattro vol-te, non dimenticò mai il fascino ela capacità rigeneratrice del tea-tro, quella "dieta teatrale", quel"po’ di pulizia" necessaria ognitanto ad un attore. "Entro edesco dal mondo del teatro", hadetto Mastroianni "perché cor-rere dei rischi fa bene, soprat-tutto ad una certa età, mentretendi ad adagiarti per stanchez-

za, cinismo, eccesso di mestie-re". Purtroppo gran parte dell’e-sperienza teatrale di questogrande attore è andata perduta,vive. nella memoria degli attori,dei registi e degli spettatori. Og-gi, in occasione del decimo anni-versario della scomparsa dell’at-tore, con un progetto comune laCineteca di Bologna e il centroMarcello Mastroianni (fondato aRoma ma da poco trasferito nelcapoluogo emiliano) hanno cer-cato di raccogliere nel volumecurato da Roberto Chiesi ed in-titolato Marcello Mastroianni. At-tore di teatro, quelle testimonian-ze che, arricchite da un affasci-nante repertorio fotografico fan-no rivivere al lettore un brano distoria del teatro che durò tuttauna vita, quella di un grande arti-sta. ■

Tradizioni e traduzioniQuartiere San VitaleIl profumo delle parole

Tradizioni e traduzioni – Storie diquartiere, di città, di mondi per co-noscersi e capirsi fra donne di di-verse culture, è il titolo dell’anto-logia che raccoglie i testi premia-

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librilibri

ti e quelli scelti dall’omonimoconcorso organizzato dal Quar-tiere San Vitale di Bologna.Giunto all’VIII edizione ed assun-ta la veste di premio nazionale enon più solamente cittadino, ilconcorso non ha inteso solamen-te raccogliere testi di valore for-male, ma soprattutto rappresen-tare uno stimolo ed un’occasionedi confronto e di dialogo tutto alfemminile tra situazioni personalie culturali diverse all’interno diun medesimo ‘contenitore’ geo-grafico cittadino. Incrociando esperienze (di nativecome di migranti), generi (dallaprosa alla poesia, dal teatro alletraduzioni) e lingue (da quella na-zionale a quelle straniere) diffe-renti, le opere presentate e quel-le selezionate offrono uno spac-cato sulle trasformazioni avvenu-te nel nostro territorio di fronteall’impatto ed alla mescolanza dilingue e modalità comunicativeassolutamente diverse. ■

Io non mordo ve lo giuro.Storie di donne immigratein Italiadi Patrizia Finucci GalloAlberto Perdisa editore

Il volume raccoglie le testimo-nianze, a volte brevissime, didonne immigrate nel nostro pae-se e che spesso la società italiana,barricata dietro a mille luoghi co-muni e paure, fa finta di non ve-dere come fossero ombre senzavita e quindi senza pensieri e sen-timenti, senza voce. È la voce ciò che Patrizia FinucciGallo, scrittrice e giornalista chevive a Bologna, restituisce a que-ste donne, offrendo loro l’occa-sione di raccontarsi, magari an-

che solo come fosse un flash, e diraccontare anche solo un eventodella loro vita, spesso segnatadalla paura e dal terrore ma an-che animata dal desiderio di cam-biare e di combattere.Differenti i risultati, ovviamente,che possono lasciar trapelare unacondizione in qualche modo po-sitiva e serena d’integrazione op-pure un vissuto che ha lasciatosegni dolorosi ancora così pro-fondi nell’animo e nella carne.Io non mordo ve lo giuro si chiudecon alcuni racconti di donne ita-liane che presentano l’altra facciadella medaglia: la donna stranieravista con gli occhi di coloro chela ospitano, l’incontro come fon-te di comprensione e comunica-zione non più rifiuto poiché forseha davvero ragione chi ha dettoche si ha paura solo di ciò chenon si conosce. ■

Guerra e resistenza sullalinea gotica tra Modena eBologna 1943-1945a cura di Vito PaticchiaEdizioni Artestampa

Attraverso undici itinerari que-sto piccolo ma prezioso libro in-vita a percorrere alcuni dei co-muni coinvolti tra l’autunno 1943e la primavera 1945 dai tragicieventi spesso simbolizzati dallastrage di Monte Sole, apice di unaramificata strategia di rappresa-glia che ha diffusamente dispiega-to la sua ferocia in queste zone. Ilvolume offre un’utile guida perchi voglia comprendere una par-te importante della storia del no-stro paese ripercorrendo le trac-ce e le testimonianze di quellastagione storica (musei, monu-menti, lapidi, cippi, centri di do-

cumentazione) facilmente localiz-zabili grazie alle mappe dettaglia-te che corredano il testo. Tracceche divengono un “radicale anti-doto” contro l’oblio, come scrivenella prefazione Francesco BertiArnoaldi, antidoto più che mainecessario in una realtà comequella odierna, dove le strategiediscorsive di vecchi e nuovi revi-sionismi e una certa propensione– soprattutto televisiva – ad usa-re in maniera decontestualizzatamateriali visivi relativi a questoperiodo storico, rischiano conti-nuamente di proporre un ribalta-mento dell’interpretazione dellaseconda guerra mondiale e del-l’esperienza resistenziale. ■

Guida ai luoghi ebraici diBologna a cura di Franco Bonilauri e Vincenza MaugeriDe Luca Editori d’Arte

Si tratta di una breve ed agile gui-da pubblicata dal MEB (il Museoebraico di Bologna) in due ver-sioni (italiana ed inglese) per aiu-tare visitatori e semplici curiosi aconoscere i luoghi antichi ed imonumenti che raccontano ilpassaggio e la permanenza a Bo-logna della comunità ebraica sindal 1353 (anno a cui risale la pri-ma attestazione storica docu-mentata).La guida, corredata da numeroseimmagini fotografiche, è stata af-fiancata fino al 15 gennaio da unamostra allestita presso il Museoebraico in cui erano esposti alcu-ni ingrandimenti fotografici deiluoghi descritti nella guida, crean-do un collegamento ideale tra ilpercorso entro il museo e quellolungo le strade della città. ■

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Bologna in lettere

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a foto di copertina ritrae quattro scaffalicolmi di libri, messi ad angolo tra due pare-ti di una casa non comune, nel senso che,

purtroppo, nelle abitazioni dell’italiano medio di li-bri non si trova traccia. Quest’immagine, che illustrail nuovo romanzo di Giuseppe D’Agata (“I passisulla testa”, Tascabili Bompiani, pagg. 102, euro7,00), risulta particolarmente azzeccata per consen-tire al lettore di entrare all’interno di un testo in cuiproprio i libri di una biblioteca privata sono i prota-gonisti, assieme a riflessioni e ricordi personali del-l’autore, nonché ad alcuni spunti narrativi sviluppa-ti, in primo luogo, allo scopo di valorizzare quei ri-cordi e quelle riflessioni. Diciamo subito che, peruno scrittore molto seguìto dal grande pubblico co-me Giuseppe D’Agata (autore, tra gli altri, di best-seller quali “Il medico della mutua” e “Il segno delcomando”) questo romanzo appare un po’ anoma-lo, in quanto caratterizzato non da una trama fortee dall’uso di meccanismi e riferimenti emotivamen-te coinvolgenti (l’avventura, la suspense, la critica dicostume e così via), bensì da una sperimentazionelinguistica e – a certi livelli – fonetica, dall’utilizzo diuna miscellanea di suggestioni al posto di un per-corso letterario lineare e da forme di libera asso-ciazione. Chi conosce lo scrittore bolognese da vi-cino sa perfettamente che determinati stilemi ap-partengono al suo bagaglio culturale, ma è indubbioche “I passi sulla testa” si presenti come un’opera

del tutto diversa da quelle alle quali troppi editori cihanno abituato negli ultimi anni, terrorizzati dalconfronto con forme espressive non televisive equindi non “popolari”. D’Agata, dall’alto della sualunga esperienza letteraria, ha il coraggio di fregar-sene delle compatibilità commerciali e del ricorso auna scrittura basata sulla persuasione e sull’identifi-cazione, proponendoci, al contrario, un romanzo“sincopato” (non a caso è il jazz a fare da colonnasonora alle sue pagine), nel quale le citazioni s’in-tersecano con la memoria culturale dell’autore e ilritmo – quello provocato dal suono di una batteriacome quello prodotto dai “passi sulla testa” prove-nienti da una soffitta – sulla carta diventa anche vi-sivo, alla maniera di certa poesia d’avanguardia deglianni Sessanta e Settanta. Tutto comincia la notte didomenica 16 gennaio 1938, quella in cui “la musicascoprì l’America”. Al centro c’è il personaggio di Francesco detto“don Ciccì”, testimone del famoso concerto dellabig band di Benny Goodman e Gene Krupa alla Car-negie Hall di New York. I ricordi di don Ciccì, sve-lati all’io narrante, fungono da apripista nei confron-ti di altre microstorie, collegate a quei ricordi nonda un filo conduttore strettamente contenutistico,bensì da un’associazione di idee. Il ritmo dello swingdei grandi jazzisti, ad esempio, è lo stesso che fa vi-brare di passi il soffitto sopra la testa dell’autore,costretto dal figlio ad abbandonare una casa e, conquesta, migliaia di libri, avendo la possibilità di sal-varne solo cinquanta. Uno strappo difficile da sopportare, così come ap-pare difficile scegliere i titoli da portare con sé. Aquesto punto il gioco letterario ideato da D’Agatadiventa forzatamente ambiguo (in senso positivo),con riferimenti tra i più di-sparati (dal Borges dellabiblioteca come labirinto al Kerouac delle trame co-struite come improvvisazioni di be-bop) e con la ca-pacità di passare con disinvoltura da un genere al-l’altro e da una citazione all’altra, portando a termi-ne un’operazione culturale che, nel sembrare un ri-chiamo quasi nostalgico all’epoca del post-moder-no, si segnala, al contrario, come un serio tentativodi “andare oltre”. ■

I passi sulla testa

di StefanoTassinari

L

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il personaggio

erra di Musica, Emilia-Romagna,forse più di qualsiasi altra regioneitaliana. In verità risulta incredibi-

le il numero di musicisti che provengonoda questa immensa pianura, almeno perquanto riguarda la musica .popolare, chetrova la sua concretizzazione quotidiananella miriade di locali da ballo, dancing (obalere) e night club, che si inseguono dal-l’Appennino al mare Adriatico.Viene così appagata l'inesauribile voglia diballare, specie in Romagna, di giovani emeno giovani, uomini e donne, tutti mairassegnati ad arrendersi all'età, semprepronti a piroettare sulla pista dopo averripetuto, più o meno imbrillantinati, la fa-tidica frase: "permette questo ballo?"È nel capoluogo che tanti anni fa (Dinonon ha mai amato confessare la sua veraetà) nacque un bolognese "Doc" che, ab-bandonata la fabbrica, volle diventare"cantante", anzi il "Frank Sinatra" bolo-gnese, ben deciso a spopolare sia nelle"balere" (prima) che nei night club (poi).In questi giorni, resi tristi dalla sua scom-parsa, molti lo hanno definito "chanson-nier". E, in effetti, lo fu, perché Dino erasoprattutto un intrattenitore piacevole einesauribile, con una profonda passioneper Brassens e Brel. Negli anni '50 e '60girovagò per il Mediterraneo con fre-quenti soste in Medio Oriente, come ac-cadde a tanti musicisti della sua genera-zione. All'inizio degli anni '70 ebbe la feli-cissima intuizione di dedicare, nelle suecanzoni, uno spazio sempre maggiore aldialetto bolognese, sì da divenire unaspecie di aedo del nostro vernacolo a li-vello nazionale. Come è noto, la consa-crazione di questo suo ruolo di cantasto-rie bolognese e di fine dicitore avvennenel 1974, quando il sindaco Zangheri gliaffidò Piazza Maggiore per lo spettacolodel 14 agosto. In trentamila lo applaudi-rono e, per dieci anni, il successo si ripe-

tè per la gioia di quanti (tanti) erano (econtinuano a essere) in città alla vigilia diferragosto. Ma quando, nel 1985, quel-l'annuale bagno di folla fu interrotto, Di-no emigrò a Milano sperando di rinverdi-re colà i successi ormai negatigli dalla suacittà. Ma Milano non è Bologna, né ilnight dei ricchi meneghini ha il sapore ru-spante dei "giovani antichi" e delle"spouslote" delle nostre terre. Dino con-tinuò a lavorare, ma senza potersi piùinebriare di quella folla immensa che perdieci anni lo aveva osannato nella sua cit-tà. La scomparsa della moglie lo indusse atornare sotto le due Torri, sempre piùsolo e comunque ignorato, quasi unestraneo in patria. Il sorriso rimase quel-lo accattivante di sempre e l'entusiasmoper nuove imprese discografiche non loabbandonò mai. Ma, ancora una volta, itempi, la città e i suoi abitanti erano trop-po cambiati e nessuno gli allungò quellamano che avrebbe potuto toglierlo dall'i-solamento, magari celebrandolo comeicona della bolognesità, finché, silenziosa-mente, se ne è andato per sempre.E solo ora Bologna scopre di aver persouna delle sue voci più caratteristiche, ric-ca di quel sornione e dissacrante "senseof humor” che da sempre caratterizzaqueste genti laboriose e gaudenti. Oltre a"Spometi", fedele ritratto dell'imbrillanti-nato re delle balere (e mi capita talvoltadi vederne ancora, specie in Romagna), oa "Viale Ceccarini", o a "Piazza Maggiore14 agosto" o, ancora, a "Tango imbezel"(già simpatico nel titolo) o all'inno dedi-cato al suo mitico "Bologna" calcistico,voglio ricordare soprattutto il suo "Nev

York Nev York", gustosa parodia del ce-lebre successo di quel Sinatra che Dinoavrebbe voluto diventare, anche se in di-mensione padana. Da uomo intelligenteperò, egli preferì non imitare il grandeFrank, ma sdrammatizzarlo, come soloun "biassanot" bolognese poteva fare.Personalmente ebbi il piacere di affidargli,una ventina di anni fa, il maxi concerto al-l’Europa Auditorium, intitolato “50 annidi jazz a Bologna” e Dino intrattenne i1500 spettatori presenti fino a notte inol-trata. Ma voglio soprattutto ricordare lasua partecipazione straordinaria al con-certo che la Doctor Dixie Jazz Band ten-ne nel 2002 al Teatro Medica per cele-brare il 50° della sua fondazione. In quel-la occasione Dino Sarti regalò a un teatroplaudente una memorabile ed estempo-ranea versione di New York New York,che fortunatamente abbiamo con orgo-glio inserito nel nostro doppio Cd delcinquantennale, sicuramente l’ultima suaincisione dal vivo. Dino Sarti se ne è an-dato, ma il suo mondo, in Bologna, erascomparso già da molto tempo. Solo, inRomagna, l'osservatore curioso può an-cora immergersi nella fatua atmosfera dinotti luccicanti di lustrini e brillantina fre-quentando alcuni luoghi dove il "liscio"continua a imperare e dove l'arguta iro-nia del Dino Sarti "chanson-nier" è e sarà rinnovata dainumerosi emuli che lofaranno ancora rivivere,per la gioia degli im-mancabili e plaudenti"spometi" presenti. ■

Se ne è andato Dino Sarti, lochansonnier della balera e della

musica popolare

di Nardo Giardina

TPermette questo ballo?

Foto

G.G

erri

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Sportina sportiva

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la terza torre di basket city, una torre co-lorata di rosa. Si chiama “Libertas”, nomeche da mezzo secolo a Bologna è sinonimo

di pallacanestro femminile. La storia di questa so-cietà ha il suo punto d'inizio nell'ormai lontano1957. È una delle società più datate nel panoramanazionale di questo sport. Budget ridotti all'osso,ma tanta passione come propellente. Inevitabile, al-lora, una continua altalena tra serie A e serie B, sen-za mai rinunciare al compito di lanciare qualche gio-vane di belle speranze, destinata magari a farsi spa-zio tra le big. Quella di quest'anno sembra però lastagione della svolta. Una nuova società, che l'esta-te scorsa ha preso il posto dello storico patron delbasket femminile in salsa bolognese, il giornalistaGianfranco Civolani, e nuove ambizioni da rilancia-re sul parquet. L'attuale habitat della Libertas èquello della serie A2, ma il confronto tra il piazza-mento dello scorso campionato, salvezza strappataall'ultima giornata dei play-out, e il trend di que-st'anno, stabilmente ai vertici, rappresenta la cifraesatta del cambiamento in atto all'interno della so-cietà biancorossa. "È una sorpresa anche per noitrovarci così in alto - esordisce con soddisfazione ilgeneral manager Marco Santucci, un glorioso pas-sato da giocatore di serie A con le maglie del Girae della Fortitudo - L'obiettivo era quello di una sal-vezza tranquilla, magari con qualche soddisfazione.Ed invece eccoci qua, in piena zona play-off, a lotta-re alla pari con le favorite per la promozione in A1.C'è da dire che rispetto all'anno scorso la squadral'abbiamo rivoluzionata. Tutte nuove, tranne una.

In più siamo tornati sul mercato a gennaio, acqui-stando una giocatrice di altissimo livello come Ni-coletta Caselin, play-guardia, una lunga e prestigiosacarriera in A1 con Schio e con la maglia azzurra del-la nazionale. Un'altra colonna della squadra è Lo-renza Arnetoli, ala-pivot, anche lei ex azzurra, tantestagioni nella massima serie tra Schio e Faenza. So-no le due veterane del gruppo, le giocatrici di mag-gior esperienza. Tutte le altre sono giovanissime,sette di loro addirittura juniores, vale a dire nate nel1989. E questo mix tra esperienza e freschezza co-stituisce probabilmente il valore aggiunto della no-stra squadra. Vanno inoltre menzionati il presiden-te Franco Nessi e l'allenatore Michele Teglia per ilpreziosissimo lavoro che nei rispettivi ruoli stannosvolgendo". Insomma, sembrano aprirsi nuovi oriz-zonti per la Libertas, quest'anno targata MeccanicaNova. Il cammino però è ancora lungo e la classificain testa è molto corta. La giostra dei play-off si ac-cenderà soltanto a inizio maggio e la concorrenza alvertice è decisamente agguerrita. Insomma, i giochisono ancora tutti aperti, ma c'è da scommettereche la ragazze bolognesi vorranno essere protago-niste fino all'ultimo respiro. Intanto, oltre a cercarespazio tra le grandi, il club biancorosso si occupa an-che di diffondere l'amore per i canestri tra giovani egiovanissime. "Una delle nostre principali attività -spiega Marco Santucci - è quella di promuovere ilbasket nelle scuole medie, inferiori e superiori, diBologna. Organizziamo corsi, esibizioni, ma soprat-tutto un torneo che coinvolge numerosi istituti sco-lastici della città. Questo torneo è iniziato in feb-braio e terminerà in aprile. L'obiettivo è quello distimolare l'interesse delle studentesse bolognesi neiconfronti di questo sport. E devo ammettere che fi-nora i risultati sono stati sorprendenti. Chissà, for-se la campionessa di domani uscirà proprio da qui".In attesa di conoscerla, l'appuntamento con la Li-bertas è al sabato pomeriggio, ore diciotto, al Pala-dozza, tempio del basket bolognese. ■

La “Libertas” del basketfemminile

di AntonioFarnè

È una delle società più datate nelpanorama di questo sport e oggi fucinadi nuove campionesse

È

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numero 1.2007