DOMANI. | MILANO. LEGGI. · 2020. 11. 7. · Domani si inaugura Meet: sarà un luogo di incontro...

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LEGGI. MILANO. DOMANI. | QUOTIDIANO GRATUITO N. 154 | ANNO 7 | VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 mitomorrow.it

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    Prima puntata di un viaggio che ci inorgoglisce: insieme al liceo Donatelli-Pascal raccontiamo la scuola

    al tempo del Covid da un punto di vista completamente nuovo. Il loro

    PRADELLI da pagina 12e l’editoriale di DI RIENZO a pagina 4

    Adessoparliamo noi

    «Io, dal Cimiano al sogno Samp»A tu per tu con Augello

    «Non molliamo da 110 anni»Radrizzani in festa

    Disoccupazione, chi interviene?I politici rispondono

  • 4 | VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020

    milano weekend GLI AGGIORNAMENTI SU MITOMORROW.IT

    il Portavoceil Portavocedi Piermaurizio Di Rienzo Un sabato di proteste

    L’ULTIMO BOLLETTINO

    Piero Cressoni

    “R eddito per tutti, miseria per nes-suno”. È lo slogan del flash mob inscenato nei giorni scorsi dagli attivisti del centro sociale Cantiere davanti alla sede della Banca d’Ita-lia di Milano per chiedere, di fronte alla crisi legata al Covid, «reddito di emergenza e di autodetermina-zione, finanziamenti al pubblico e welfare, perché la sanità non col-lassi, perché le scuole non siano costrette a chiudere”. Domani, alle 15.30, in piazza Affari, ci sarà il se-condo round, come annunciato in un video pubblicato su Facebook: «La salute è la prima cosa, ma senza soldi non si mangia, senza soldi per gli ospedali non si curano i malati, senza soldi per la scuola non pos-siamo avere un futuro – spiegano gli organizzatori -. Il provvedimento ristoro è un inizio ma non sono che briciole. Tante persone hanno paura perché non sanno come arrivare a fine mese, serve un red-dito di emergenza per superare in maniera degna il periodo di crisi, serve un welfare dignitoso e si fa smettendo di foraggiare la sanità privata. Serve subito una patrimo-niale». Anche il mondo della danza domani scenderà in piazza contro

    le misure anti-Covid: alle 16.00, in piazza Castello, si chiederà la ria-pertura delle scuole di ballo. «Non c’è nessuno studio epidemiologico che dimostri ci siano stati contagi/focolai nelle nostre strutture – evi-denziano i promotori -. Diciamo sì ad un protocollo specifico per le scuole di danza, troppo spesso pa-ragonate al calcetto e alle piscine; sì allo studio della danza equipa-rato a quello scolastico. Dietro le scuole di danza ci sono famiglie che hanno gli stessi bisogni e diritti delle famiglie dei nostri politici».

    Centri commerciali chiusi. Intanto, nei giorni scorsi il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fon-tana, ha firmato un’ordinanza che reitera le misure anti-Covid più re-

    strittive rispetto a quelle naziona-li, tra cui il “co-prifuoco” per gli spostamenti dalle 23.00 alle 5.00, e la chiusura delle grandi strutture di vendita e dei centri commer-ciali il sabato e la domenica. Dispo-sizione che non si applica alla ven-

    dita di generi alimentari, alle far-macie e per una serie di beni di pri-ma necessità tra cui anche giornali, periodici e riviste. Anche La Rina-scente Duomo, uno delle location “simbolo” dello shopping milanese, resterà chiusa domani e domenica.©RIPRODUZIONE RISERVATA

    I positivi riscontrati nelle ultime 24 ore sono 7.339, di cui 229 “deboli”, con la percentuale tra tampo-ni eseguiti (42.684) e positivi che scende al 17,1%. È quanto emerge dal consueto bollettino Covid diffuso dalla Regione. I ricoverati in terapia inten-siva sono 345 (+ 53rispetto a mercoledì), mentre negli altri reparti i degenti Covid sono 3.355 (+283 nelle ultime 24 ore). Si registrano 57 nuovi deces-si (17.414 dall’inizio della pandemia). Per quanto riguarda i territori, nell’area metropolitana di Mila-no i nuovi positivi sono 3.211, di cui 1.393 in città. PC

    Due appuntamenti programmati in centro dal centro sociale Cantiere e dalle scuole di danza, ma non si escludono nuove forme

    improvvisate di manifestazione contro le norme anti-Covid

    ABBIAMO DAVVERO PENSATO AI NOSTRI

    RAGAZZI?

    Uno dei riflettori che si sta progressiva-mente accendendo riguarda l’opportunità di riaprire le scuole di ogni ordine e grado a settembre. Il dibattito è aperto e, nonostan-te le continue rassicurazioni della ministra Azzolina, il sospetto che l’impennata dei casi sia stata innescata dal ritorno in classe di bambini e ragazzi si fa sempre più pressante. A posteriori - ahinoi - andrebbe analizzato il “come” si sia decisa la riapertura delle scuole piuttosto che il “se”. Perché non è stato rior-ganizzato l’orario? Perché non si è agito sui tempi della città? Perché abbiamo dibattuto su termoscanner, mascherine e banchi senza aver prima condiviso questi temi? Come si è integrato il trasporto pubblico? Le difese del Governo, in questo senso, appaiono molto deboli. Eppure sono stati spesi almeno 3 mi-liardi per riavviare la macchina. In tutto que-sto, purtroppo, si è persa di vista la qualità della didattica e della vita degli alunni e degli studenti in classe. Valeva la pena sottoporre adolescenti allo stress di non potersi rappor-tare oltremodo con i compagni? Era sensato far stare i ragazzi per ore con la mascherina sul viso? Insomma, l’impressione è che si sia imposta a tutti i costi la riapertura, perden-dosi per strada gli aspetti psicologici che ine-vitabilmente influenzano (in alcuni casi irre-versibilmente) la vita dei nostri figli. Con una certa superficialità si potrebbe dire di non essersi curati delle future generazioni pur di mettersi sul petto una medaglia che, in questi giorni, sta diventando sempre più un boome-rang. Nella cover focus di oggi vi raccontiamo di quello che crediamo sia un esempio virtuo-so: il liceo scientifico Donatelli-Pascal di viale Campania ha provato a ribaltare i paradigmi dell’informazione, raccontando la realtà di queste settimane da dentro una struttura scolastica. È l’inizio di un percorso grazie al quale, ogni settimana, vi sottoporremo dei veri e propri articoli di studenti 17enni. Punti di vista per nulla banali, oggi più che mai.©RIPRODUZIONE RISERVATA

    LA BARBA SOSPESA PER I MEDICIIniziativa nei negozi Barberino’s di MilanoBarberino’s – Classic Italian Barber, la catena Made in Italy che permette di vivere un’esperienza di lusso ac-cessibile e moderna, lancia nei suoi barber shop di Milano, Roma, Brescia e Padova l’iniziativa “tagli e rasature sospesi”: medici, infermieri e operato-ri sanitari saranno omaggiati di tagli di capelli o rasature della barba sem-plicemente mostrando il proprio tes-serino. Un’iniziativa che vale in totale 220.000 euro. Obiettivo: ringraziare il personale medico che in questi mesi di emergenza da Covid-19 ha messo a rischio la propria vita per prendersi cura degli altri. Presso i negozi di cor-so Magenta 10, via Cerva 11, corso di Porta Romana 72, via Fatebenefratelli 21 e via Confalonieri 21). PC©RIPRODUZIONE RISERVATA

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 5

    milano weekend

    di Alessandro Nitini

    Domani si inaugura Meet: sarà un luogo

    di incontro sia fisico che virtuale

    In occasione della prossima Comme-morazione dei Defunti, i cimiteri di Milano rimarranno aperti al pubblico fino a lunedì 2 novembre, dalle 8.00 alle 18.00. L’accesso alle strutture sarà consentito fino a 30 minuti prima dell’orario di chiusura, con qualche dif-ferenza: l’accesso dalle porte laterali del Cimitero Maggiore sarà consentito dalle 8.30 alle 17.00, mentre Muggia-no rimarrà aperto dalle 8.30 alle 11.45 e dalle 13.30 alle 16.30. Infine, il Sacra-rio dei Caduti rimarrà aperto da doma-ni a mercoledì 4 novembre, dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 13.30 alle 17.00. L’Ar-civescovo Mario Delpini celebrerà una Santa Messa domenica 1° novembre, alle 15.30, al Cimitero Monumentale.©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Defunti, tutti gli orari dei cimiteriDomenica alle 15.30 la Messa di Delpini

    A Milano nasce la casa per il digitale. Si chiama Meet ed è un luogo di incontro fisico e virtuale, dedicato alle opportunità espressive e culturali del digitale. Il centro, che ha sede in viale Vittorio Veneto 2 nell’edificio che ospitava lo Spazio Oberdan, è stato re-alizzato con il supporto di Fondazione Cariplo. «Non è solo una sede esposi-tiva, Meet, aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00, è un laboratorio crea-tivo aperto a tutti coloro che, in Italia e nel mondo, cerchino una piattaforma capace di progettare e produrre format digital-first e farli rimbalzare ovun-que», ha dichiarato Maria Grazia Mat-tei, fondatrice e presidente Meet. «Non so cosa ci sia di più milanese del Meet - ha detto il sindaco Giuseppe Sala - le

    La casa del digitale

    sue caratteristiche sono tante ma l’idea dell’apertura internazionale, culturale e digitale sono alla base del progetto e di quello che Milano vuole essere. Ho un grande dolore per la chiusura dei te-atri, dei cinema e per le difficoltà che il grande mondo della cultura sta avendo, è difficile esprimere oggi un messaggio di fiducia rispetto a tutto ciò che sta av-venendo. Ma invece dobbiamo provar-

    ci e a volte anche vedere virtualmente degli spazi e pensare che lì c’è qualcosa che mi interessa mi aiuta a dire che ci potrò tornare». Fino al 10 gennaio, nella sala immersiva di Meet è allestita l’in-stallazione site-specific “Renaissance Dreams” di Refik Anadol, il primo la-voro in Italia del media artist e regista turco, che vive e lavora a Los Angeles.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 7

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    L o scorso mese la disoccupazione in città aveva superato il 7%, un dato accettabile nell’epoca del Covid ma ben lontano da quel-li dei periodi “normali” in cui si registra quasi la piena occupazione. La seconda ondata del virus rischia di rendere an-

    cora più critico il mondo del lavoro, in modo particolare per i liberi professio-nisti e coloro che sono privi di tutele. Il governo ha assicurato il sostegno per tutti coloro che si trovano in difficoltà ma la preoccupazione è forte e diffusa.©RIPRODUZIONE RISERVATA

    di Giovanni Seu

    Lo spettro della disoccupazioneIl lockdown, per ora “mascherato” in città, alza la preoccupazione per il lavoro

    S i dice molto preoccupato per la situazione occupazionale e per la scarsità di rimedì a disposizione. La ricetta è impegnare gli enti locali per trovare una via d’uscita: a Mi-To-morrow Matteo Forte, consigliere co-munale del gruppo Milano Popolare, spiega quale ruolo possono svolgere.

    Come giudica il quadro occupazionale in città?«Critico, non solo per quanto riguarda gli esercenti ma anche per i professio-nisti: ci sono studi che hanno iniziato a lasciare a casa le partite Iva, per ora te-niamo perché c’è la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti ma quan-do finiranno il bubbone scoppierà».

    C’è da essere pessimisti…«Sono preoccupato, è tutto fermo».

    Un momento difficile per tutti, per alcuni critico. Sul fronte di chi amministra la città non si nascon-de che il prezzo da pagare sarà alto ma c’è anche la volontà di reagire con un progetto che mette insieme le for-ze del territorio: lo spiega Elena Bu-scemi, consigliere delegato al Lavoro di Città Metropolitana e consigliere Pd a Palazzo Marino.

    Il quadro occupazionale è al limite.«Desta preoccupazione: nostro com-pito è capire quali sono i settori che avranno la capacità di ripartire».

    Quali sono quelli più colpiti?«Il turismo, la ristorazione, quella parte della città che più ha caratte-rizzato la città negli ultimi 10 anni si trova in grande difficoltà».

    «SERVE UNNUOVO PATTO PER IL LAVORO»

    «ISTITUZIONI E PARTI SOCIALICONTRO LA CRISI»

    Agli esercenti è chiesto un ulteriore sforzo di fantasia e di nervi, basterà?«Potrebbe bastare se avessimo stru-menti che però non disponiamo. Mi riferisco alle politiche attive per so-stenere chi ha perso un lavoro: ci vor-rebbero enti di formazione, aggiorna-mento, occupability, detassazione».

    Sta dicendo che il Covid ha esasperato una situazione già non ottimale?«Sì, il Covid ha fatto accelerare molto questo stato precario».

    Cosa si può reagire?«Con la contrattazione in deroga alla legge, che ho proposto nel periodo Expo ma non si è fatta né prima né dopo. Produttori e sindacati possono farlo a livello locale».

    Cosa pensa dell’esplosione della violenza?«Proviene da alcuni settori che hanno questo modo di esprimersi però vedo anche il rischio che gli animi possano essere esacerbati da una situazione non più sostenibile».

    Il Comune quale ruolo può svolgere?«C’è il progetto del patto per il lavoro della prima giunta Albertini che fu elaborato da Marco Biagi. Si può ri-partire da quell’esperienza riadattan-dola, riscrivendo una contrattazione locale in cui le regole sono adattate al territorio e al contesto».

    Un ruolo politico…«Dovrebbe essere naturalmente il re-gista del territorio».©RIPRODUZIONE RISERVATA

    MATTEO FORTE MILANO POPOLARE

    Come si può affrontare questa crisi?«Bisogna mettere la testa nelle politi-che attive, sinora erano poco più che favole ora non sono più rimandabili. Il sindaco ha detto che Milano dovreb-be ospitare la sede di Anpal, Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Lavoro: sono d’accordo, sarebbe un passo in questa direzione».

    In che modo il Comune può rendere efficaci le politiche attive?«Può assumere un ruolo importante di coesione tra le parti sociali, un per-corso che ho già iniziato incontrando più volte sindacati e datori di lavoro. È necessario avere una visione collet-tiva, solo mettendo insieme un punto di vista potremo trovare le risposte adeguate».

    A che punto siete nella realizzazione di queste politiche?«Stiamo definendo un patto che vede diversi soggetti che collaborano den-tro una visione comune».

    Parteciperà anche la Regione?«Ci saranno tutte le parti istituzionali, ognuno dovrà mettere a disposizione le conoscenze del proprio settore».

    Milano ce la può fare?«Ha le spalle larghe, troverà la forza di reagire ma sarà dura per tutti».

    Il segretario della Cgil Landini chiede 18 settimane di cassa integrazione e blocco dei licenziamenti. Sono misure da adottare anche a Milano?«Vedremo quello che succederà nelle prime settimane, è certo che ci vor-ranno misure radicali».©RIPRODUZIONE RISERVATA

    ELENA BUSCEMI PARTITO DEMOCRATICO

  • 8 | VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020

    vivimi

    È UNA NUOVA LAMBORGHINI

    Elettra diventa diva dei fumetti

    Esce oggi in streaming e download il primo album ufficiale di Mameli Amar-cord, «un disco che, già dal

    titolo – svela a Mi-Tomorrow – mostra la sua natura nostalgica, significa “Io mi ricordo” in dialetto romagnolo, frase divenuta celebre nell’omonimo film di Federico Fellini A m’arcord!. È un disco cantautorale e molto personale, spero possa accompagnarci in questo autun-no più freddo del previsto, mi metto nei

    di Manuela Sicuro

    Orchestra 4.0, una sfida per il futuro

    La Verdi racconta il nuovo progetto online per far fronte alla chiusura della cultura.Ambra Redaelli: «Cerchiamo ogni giorno di rendere la sala più sicura possibile»

    N uovamente colpiti. Il set-tore della cultura è scos-so dagli ultimi provve-dimenti governativi che penalizzano, ufficialmente fino al 24 novembre, categorie già duramente messe alla prova. Il mondo della musi-ca prova a reagire, scendendo in cam-po nella lotta al Covid-19 insieme alle nuove tecnologie. L’Orchestra 4.0 è un progetto della Fondazione Orchestra Sinfonica La Verdi, in collaborazione con Assolombarda e le Università Bicocca e Politecnico. Come rac-contato anche da genioeimpresa.it, web magazine di Assolombarda, il progetto prevede una serie di inno-vazioni tecnologiche, come la sosti-tuzione in digitale dei programmi cartacei e software per attribuire i posti in sala in totale sicurezza. Per Ambra Redaelli, Presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, l’Orchestra 4.0 è una sfida ne-cessaria con l’acuirsi della pandemia.

    Come avete preso questa nuova chiusura?«È sempre triste dover spegnere le luci del nostro Auditorium, ed ancor più in un clima sanitario così pre-occupante come quello della nostra città. Sapremo stare vicini al nostro pubblico e cercheremo di preparar-ci rafforzando ancor più le misure di sicurezza per il nostro pubblico e per i lavoratori, contando che le istituzioni facciano altrettanto».

    Tecnologia e musica sinfonica insieme per una rinascita?«Orchestra 4.0 è un’organizzazio-ne artistica che unisce tradizione e conquiste del mondo digitale e tec-nologico. La Fondazione è al fianco di grandi istituzioni e imprese co-ordinate da Assolombarda. Fare si-stema con università e aziende può essere davvero una chiave di volta per noi che sappiamo che la cultura è qualcosa di imprescindibile. Sarà qualcosa che rimarrà nel futuro».

    Con questa nuova chiusura avete pensato ad altre soluzioni?«La più grande preoccupazione è cre-are ancora maggior ansia nel pubbli-co, per due aspetti: non poter contare sul conforto della musica e creare ansia verso le sale, dando un’idea distorta della nostra realtà. Sarà dif-ficile tornare alla normalità, quando questa emergenza sarà terminata, ed avremo bisogno del sostegno delle istituzioni. Intanto, stiamo preparan-do una serie di iniziative per stare vicini al nostro pubblico, non rinun-ciando alla qualità».

    Quanto è importante mantenere il pubblico presente in sala?«È fondamentale. Ci siamo sforza-ti di costruire una programmazione che desse a ciascuno la possibilità di venire a teatro, coprendo molte fa-sce d’orario diverse. Cerchiamo ogni giorno di rendere la sala più sicura possibile, invogliando comunque il pubblico ad ascoltare musica dal vivo».

    Avete anche lanciato l’hashtag #MilanoRisuona e la nuova campagna “La musica che risveglia le tue emozioni”: con quali messaggi?«Questa ultima parola: emozioni. Cer-chiamo di stare vicini al nostro pubbli-co, con questi messaggi che ci possano contraddistinguere e che possano es-sere un punto di riferimento».©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Mameli al debutto: «La mia vita a Milano»

    «Tra AMARCORD e nostalgia»panni di tutti quelli che non lavorano da mesi, sono vicino a loro in questo mo-mento complicato». Tra i brani c’è anche Futuro, scritto durante il lockdown: «È proprio la contrapposizione di Amar-cord, quella nostalgia del passato che diventa speranza per il futuro. Penso che il mondo stia capendo che in gene-rale l’ambiente e i luoghi in cui viviamo sono la vita stessa, e in quanto tali van-no trattati come la nostra pelle, come

    noi». A vent’anni Mameli si trasferisce da Catania a Milano, la sua nuova casa in cui la passione per la musica diventa lavoro. «Vivo in via Mameli, viva la co-erenza. Milano ormai è la mia casa, la Sicilia il mio mare. Le storie del disco le ho vissute proprio in questa città, che fin dall’inizio mi ha dato tanta apertura e tanta cultura. Immagino la mia vita qui in futuro anche al di fuori del lavoro».©RIPRODUZIONE RISERVATA

    È in tutte le librerie Elettra Lam-borghini e la Dea del Ritmo, il primo libro ufficiale della cantante pop, edito da BeccoGiallo, in cui Elettra sarà la protagonista di una colora-tissima graphic novel per ragazzi, autoironica e irriverente, proietta-ta in un universo parallelo ricco di sorprese e di ostacoli da superare. La graphic novel verrà presentata domenica 1° novembre al Lucca Comics 2020 in un evento strea-ming (luccachanges.com) in cui Elettra racconterà la genesi della sua trasformazione in fumetto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 9

    vivimi

    Segnalaci il tuo locale al

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    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Alessandro Nitini

    PRANZI AL TARTUFO BIANCO

    FOUR SEASONS • Four Seasons Hotel Milano si pone come punto di riferimento per tutti gli amanti di

    uno tra i prodotti italiani per eccellenza: il tartufo. Dalla colazione all’aperitivo, fino alle cene - per gli ospiti dell’ho-

    tel – al Four Seasons Hotel Milano i sapori di novembre sono dedicati al tubero più amato, abbinato ai vini del Piemonte. Il menù

    del weekend, ideato dall’Executive Chef Fabrizio Borraccino, risal-ta alcuni classici come l’uovo poché con fonduta di Parmigiano

    Reggiano o il risotto alla parmigiana.

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    LE HAWAII A DOMICILIO

    POKE HOUSE • Torna la voglia di cibo a domicilio. Una condizione obbligata per chi non vuole prepararsi

    cena a casa. Per gli appassionati del poke, le insalate ha-waiiane con pesce crudo la catena Poke House offre un’im-

    mensa scelta: dalla Sunny Salmon (riso bianco, salmone con salsa speciale, avocado, cavolo rosso, crispy edamame, sesamo, edama-

    me, crema di avocado) alla White Fish (riso bianco, branzino, avocado, mango, zenzero fresco, cipollotto, salsa hawaii, sesamo). A casa con

    Glovo, Deliveroo e JustEat.

    Via de Castilla 24, Milano M5 Isola

    Tutti i giorni dalle 8.00 alle 18.00 (poi delivery)

    poke-house.com @pokehouse_official

    ANCHE TARDE COLAZIONI

    CARLO E CAMILLA IN SEGHERIA • Anche la Segheria di Carlo Cracco cambia pelle dopo le ultime disposizio-

    ni anti-Covid del Dpcm del 25 ottobre scorso. Il locale di via Meda ha deciso di offrire una proposta brunch, disponibile ogni

    sabato e domenica dalle 11.00 alle 13.00. Questa novità si aggiunge alla proposta della colazione, servita già a partire dalle 10.00. E poi me-

    rende e cocktail (qui magistralmente eseguiti) fino alle 18.00. Insomma, una proposta di late breakfast, pranzo e merenda per ogni fine setti-

    mana. Il tutto condito dai piatti di Luca Pedata.

    Via Meda 24, Milano Sabato e domenica, dalle 10.00 alle 18.00

    02.83.73.963 [email protected]

    @carloecamillainsegheria

    HALLOWEEN NIGHT KIT

    CHIHUAHUATACOS • Per celebrare la festa di Hallo-ween, Deliveroo lancia anche a Milano un’iniziativa all’in-

    segna del buon cibo e del divertimento. Saranno disponibili per tutta la giornata di domani, sabato 31 ottobre, due speciali

    ricette a base di zucca, perfette per entrare nel clima della festa. A Milano, in particolare, sarà possibile ordinare da Chihuahua Tacos de-

    gli speciali taco ribs con cavolo nero, crema di zucca, ravanello pickled e coriandolo. Ai primi che ordineranno le speciali ricette, Deliveroo omag-

    gerà festoni, palloncini e stickers per rendere speciale serata a base di dolcetti e scherzetti.

    Piazza XXIV Maggio 7, Milano 02.36.74.25.28

    chihuahuatacos.com deliveroo.com

    @chihuahuatacos

  • 10 | VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020

    verde città

    La sfida di Camilla Archi e Luca Bolognesi che aprono un punto alimentari di frutta e verdura “acciaccate”

    Serena Scandolo

    A prire un’attività commer-ciale in piena “seconda ondata” da Covid-19, nella città con il più alto nume-ro di contagi in Italia e con il lockdown che incombe, non è cosa da tutti i giorni. Nemmeno se quello che si apre è un negozio di alimentari e si sceglie di vendere solo frutta e verdura che non risponde ai canoni estetici della grande distribuzione, ma è “bella e buona dentro” e soprattutto combatte lo spreco alimentare. Così il 20 ottobre è stato inaugurato Bella Dentro, punto vendita in zona Caiazzo di un proget-to molto più ampio, partito nell’aprile 2018 a bordo di un’ape ricoperta d’erba guidata da Camilla e Luca, che girava per Milano vendendo frutta e verdura scartata dai supermercati solo perché troppo piccola o con qualche macchia di grandine. Un’idea raccontata attra-verso i social e un blog accattivante,

    Bella e buona dentro

    con un progetto grafico che a settem-bre ha vinto la Menzione D’Onore del Compasso D’Oro dell’ADI Design Mu-seum di Milano come progetto d’eccel-lenza del food design italiano.

    I protagonisti. Lei è Camilla Archi, lui Luca Bolognesi, 32 anni entrambi. Laurea e master in economia per lui e una carriera avviata in una gros-sa multinazionale; laurea in lettere e storia del costume per lei e un la-voro nel mondo del design italiano

    e internazionale. Un giorno i due si imbattono in un reportage del Natio-nal Geographic che illustra l’impatto socio-economico dello spreco produt-tivo nel comparto agroalimentare, ma la cosa che li sconvolge è scoprire che gran parte di questo spreco de-riva solo da canoni estetici definiti a tavolino dalla grande distribuzione, slegati dall’effettiva qualità e sapore dei prodotti. E allora? Nel luglio 2017 si licenziano. «Non è stata una scelta eroica, ma l’ambizione di creare una

    realtà nostra in cui crediamo al 100% - racconta Camilla - Dopo alcuni mesi di studio della filiera, abbiamo capito come intercettare i prodotti scartati e venderli. L’idea dell’ape era il metodo più efficace per andare in tante parti della città e vedere se qualcuno fos-se stato disposto a comprare questa frutta “brutta”. Nel frattempo abbia-mo lanciato il sito belladentro.org per raccontare la storia di questi prodotti e far capire quanto siano naturali i difet-ti e quanto la qualità e il gusto vadano oltre le apparenze. La risposta è stata più che positiva e la svolta è avvenu-ta con l’ingresso in società della Fon-dazione Giordano dell’Amore, ma al momento del finanziamento è arriva-to il lockdown. Qui è partita la nostra fase 2: la trasformazione. Ecco allora le confetture e i prodotti essiccati, realiz-zati con l’Officina Cooperativa Sociale di Codogno, che forma e impiega ra-gazzi affetti da autismo e gravi ritardi cognitivi. Volevamo che anche il labo-ratorio si concentrasse sulla qualità, non sulla mancanza, che è quello che facciamo con la frutta che vendiamo».©RIPRODUZIONE RISERVATA

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 11

    salute

    BOOM DI INSONNIA E SPOSSATEZZA

    Il nuovo appello alla solidarietà si chiama

    “Take Care Your Doc” e arriva direttamente

    dagli Stati Uniti: una piattaforma

    per raccogliere tutte le iniziative a sostegno del personale in prima

    linea contro il Covid

    vento a causa della novità del nemico, queste persone diventano la nostra salvezza. Su questo siamo tutti con-cordi, ma soprattutto siamo tutti gra-ti. Tutti noi, il popolo, le persone nor-mali, quelle che vivono ogni giorno a contatto con la realtà del virus».

    Il focus. Un vero e proprio appello per i medici: «Quando le luci del palco-scenico si sono abbassate i nostri eroi silenziosi hanno dovuto affrontare da soli problematiche inaspettate – si legge ancora nell’appello -. Le loro ge-sta, o meglio il loro lavoro al servizio del prossimo, è stato quasi messo in

    dubbio. Di punto in bianco gli eroi sono tornati ad essere persone nor-mali. Oggi la situazione è nuovamente molto grave e medici ed infermieri da un giorno all’altro si trovano a rivivere quei giorni di inizio 2020, quando l’e-mergenza era altissima ed i loro tur-ni non finivano mai. Per questo non vogliamo lasciarli soli. Durante questi estenuanti turni di lavoro spesso an-che i gesti più semplici (come mangia-re un panino) diventano difficili, così ricevere un’inaspettata pizza calda, un pasticcino o un succo di frutta o essere guidati in una sessione di rilassamento rigenerante a fine turno, serve a ri-

    Daniela Uva

    Sanno bene di essere fragili e per questo più a rischio di subire conse-guenze drammatiche a causa del Co-vid. Sono terrorizzati di non poter più uscire di casa, di finire in ospedale, di rimanere da soli. E lo sono più che mai adesso, fra coprifuoco e misure sem-pre più severe per fermare il contagio. Per questo gli anziani stanno sof-frendo molto anche dal punto di vista psicologico, come emerge l’indagine condotta da Senior Italia FederAn-ziani su un campione di 645 over 65.

    Il sondaggio. Dallo studio emerge che più dell’80% del campione è terro-rizzato dal Covid, e un intervistato su quattro teme di poter morire (19,8%). La paura più diffusa è quella di infetta-re le persone care o essere infettati dai propri familiari (38,6% del campione), seguita da quella di essere intubato (36,4%), di finire in ospedale (34,7%), mentre la possibilità di morire da solo senza i propri familiari accanto spaventa un terzo degli intervistati (30,1%). Uno su cinque soffre una ge-nerica incertezza riguardo il proprio futuro (21,9%), teme lo sconvolgi-mento delle abitudini di vita (21,4%), e per la stessa percentuale lo spettro peggiore è quello della solitudine. La vita degli over 65 è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: il 57% del campione ha finito col vivere questi mesi in un lockdown permanen-te, vedendo ridotta o completamente azzerata la propria vita sociale nella quotidianità; per il 47,4% una delle più

    pesanti limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per il 36,3% ha pesato soprattutto la difficoltà a con-tattare i medici e specialisti. Il 28,4% lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro anziani, il 19,4% avuto difficoltà a co-municare con gli uffici pubblici, men-tre solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella propria vita quotidiana.

    Più tecnologia. Nonostante le limi-tazioni gli over 65 non hanno però rinunciato a comunicare con familiari e amici, e lo hanno fatto prevalente-mente attraverso il telefono, fisso e cellulare (70,5%), via Whatsapp (63,4%), di persona anche se con le ne-cessarie accortezze (47,9%), tramite video chiamata (44,3%) attraverso i social network (11,2%) e via mail (10%).©RIPRODUZIONE RISERVATA

    La seconda ondata preoccupa i più fragili

    ANZIANI SEMPRE PIÙ SPAVENTATI

    Difficoltà ad addormentarsi con ri-svegli improvvisi, spossatezza, grossi problemi a concentrarsi. Tra l’impen-nata di casi positivi e l’annuncio di nuove restrizioni, una buona parte degli italiani «sta male, malissimo. Ha scoperto dentro di sé di essere vulne-rabile, fragile. Perché si è resa conto che è bastato un minuscolo granello di sabbia per far crollare le proprie certezze». È la fotografia scattata dal neurologo Rosario Sorrentino, divul-gatore scientifico e autore del volume La paura ci può salvare (Solferino). Lo specialista certifica un aumento di disturbi di tipo neurologico: diffi-coltà ad addormentarsi con risvegli improvvisi, precoci, con percezione di sonno non ristoratore, appagante. Come pure i grossi problemi a con-centrarsi e a esprimere un soddisfa-cente rendimento cognitivo. DU©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Effetti dell’ansia anche sul sonno

    Piero Cressoni

    S i chiama “Take Care Your Doc”. È un progetto di ASD Basketartisti - Heartfulness Italia - Nazionale Cantanti per mostrare solidarietà nei confronti di tutti i medici e il personale parame-dico in prima linea in tutto il mon-do nella lotta contro il Covid-19. «Il coronavirus – si legge nel manifesto promotore - sta cambiando la nostra vita e l’unica nostra difesa sono i me-dici e tutto il personale paramedico. Con sacrifici e sforzi disumani, spesso senza aver chiaro il quadro d’inter-

    storare il corpo e lo spirito, aiuta a far dimenticare fatica e stanchezza e può strappare un sorriso. Take Care Your Doc servirà a questo».

    Dagli States. L’iniziativa si ispira anche a quella realizzata a New York dallo Chef Roberto Caporuscio di Kesté che durante il lockdown ha sfornato 4.600 pizze in 70 giorni per dottori e infer-mieri raggiungendo due obiettivi: of-frire un servizio al personale medico e non chiudere la sua attività. Per soste-nere il progetto o collaborare come vo-lontario in tutta Italia è possibile farlo in due modi: facendo una donazione a Take Care Your Doc (sul sito takeca-reyourdoc.com) oppure inviando una mail proponendo un’iniziativa a soste-gno ([email protected]).©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Uniti per i medici

  • 12 | VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020

    cover focus

    Niccolò Freri

    In questi ultimi giorni, la fred-da consapevolezza del nuovo incombere della pandemia ap-pare ormai gelidamente chiaro, lasciando nuovamente ognuno di noi nell’indecisione, ma so-prattutto nella paura. La scuola, lasciata ultima e sola nei mesi di lockdown, è ripartita con entu-siasmo e determinazione seb-bene poi si sia andati in contro ad un destino pronosticabile, alimentato non tanto da una cat-tiva amministrazione, bensì da questo stesso fatidico istinto di paura. La situazione scolastica si è fatta inevitabilmente inso-stenibile, in primo luogo dal pun-to di vista psicologico: la paura si trasforma in panico ed isterismo generale e ciò porta a contropro-ducente sfiducia, nei confronti di chi ci circonda e di ciò che facciamo, quindi nei confronti della quotidianità stessa. La vita scolastica, quindi la vita di ogni studente in generale, se già se-gnata da inutili e continue ansie, in questo modo viene condan-nata e non fa altro che alimen-tare fenomeni di “ansia sociale”.

    Menefreghismo. Ma forse il problema più grande è questo clima di incertezza nelle scuo-le. Il menefreghismo si alterna ad eccessiva ipocondria tra gli studenti, senza trovare un equi-librio e una speranza per il futu-ro. E sebbene la scuola ci provi e garantisca sicurezze, la paura non è guaribile ed il pessimismo cresce: se nessuno riesce ad ottenere soluzioni concrete, lo smarrimento degli studenti fini-sce per amplificarsi ogni giorno di più, sprofondando nel limbo del “nulla di fatto”. Si oscilla tra il ritorno alla didattica a distanza e la volontà ferrea di tenere le scuole aperte senza nessuna via di mezzo o alternativa concreta; nonostante mesi e mesi di pre-parazione, non si è stati in grado di organizzare e preparare la vita scolastica al meglio, con-centrandosi invece su soluzioni ridicole e quasi controprodu-centi, una fra tutte i banchi con le rotelle, un triste ritratto del fallimento della situazione sco-lastica attuale. In troppi hanno provato a parlare a nome degli studenti, ragionando solo per convenienza, ma forse dimen-ticando umanità e solidarietà.©RIPRODUZIONE RISERVATA

    «In troppi hanno provato a parlare a nome

    degli studenti, ragionando solo

    per convenienza, ma forse

    dimenticando umanità e

    solidarietà»

    SCUOLA SENZA

    FUTURO

    IL VICINO DI BANCO

    Giacomo Gazzaniga

    I l Covid, che lo vogliamo o no, sta rivoluzionando ogni aspetto del-la nostra vita. La scuola in periodo di pandemia globale è cambiata molto, a partire dalle piccole cose, come la presenza di banchi distan-ziati 1 metro uno dall’altro. La nostra scuola ha prontamente risposto alla necessità di nuove norme. I banchi distanziati un metro, la ri-mozione dei distributori di cibo e l’obbligo imposto agli studenti di trascorrere l’intervallo in classe ne sono la dimostrazione. Altre prove di questo sono l’entrata scaglionata

    tra biennio e triennio, la presenza di gel igienizzanti al di fuori di tutte le aule. Inoltre ogni studente è dove-roso che segnali su un foglio appo-sito, presente sulla cattedra, l’orario di entrata e di uscita dalla classe per recarsi ai servizi, in modo da riu-scire al meglio a tracciare i contatti in caso di un eventuale e malvoluto contagio. Il coronavirus ci ha tolto molti dei momenti più belli in clas-se tra compagni, visto non bisogna creare assembramenti come da regolamento. Questo implica mi-nor contatto tra noi studenti: per-sonalmente considero più brutto trascorrere le ore scolastiche con

    R ibaltare il punto di vista. Il nostro. Di noi che questo lavo-ro lo facciamo ogni giorno provando a raccontare quello che succede in ogni com-parto nell’era Covid. E allora perché non fare il contrario? Ci sta provando il Liceo Scien-tifico Statale “Donatelli-Pascal” di viale Campania con un labo-ratorio di giornalismo voluto dalla professoressa Alessandra Dell’Orto e sostenuto dalla di-rigente scolastica Antonella Pari. L’obiettivo della Dell’Orto, docente d’italiano della 4ª D, è quello di stimolare questi ragaz-zi prossimi alla maggiore età al racconto di esperienze e sensa-zioni in un periodo così difficile ed inedito, contribuendo allo sviluppo di un’opinione critica. Pareri mai banali, trattandosi di studenti così giovani.

    Professoressa, da dove nasce l’idea di questo laboratorio?«Nasce dall’esigenza dei ragazzi di occupare delle ore di alter-

    nanza con un percorso per le competenze trasversali e l’o-rientamento. Già l’anno scorso avevo proposto un laboratorio di giornalismo, creando un blog».

    Di cosa si tratta?«Di un blog di classe su Word- Press, attraverso cui ho avu-to l’occasione di farli scrivere durante il lockdown delle loro esperienze e delle loro vite. Han-no avuto così modo di sfogarsi, in un periodo davvero senza precedenti».

    Sono stati costanti?«Devo dire di sì, hanno sempre scritto di felicità, amicizia, filo-sofia. E di coronavirus. Allora quest’anno abbiamo deciso di con-tinuare con il progetto: ho offerto un gruppo di lavoro alla nostra squadra di orientamento, come fosse una piccola redazione».

    Che cosa avete organizzato?«Un Google Form con le doman-de più tipiche, ai quali gli allievi rispondono via mail. Almeno le

    prime informazioni arrivano direttamente dai ragazzi. Poi abbiamo composto un secondo gruppo che redige arti-coli di giorna-le, mentre un terzo monta vi-deo per p u b b l i -c i z z a r e la scuola. Loro la-vorano per noi, la com-missione ha in-dicato le migliorie e adesso dovranno proce-dere con le modifiche».

    Come hanno preso i ragazzi il ritorno alla DAD?«Una parte della classe è con-tenta perché ha paura, in que-sto modo evitano di contagiare genitori e nonni. Cosa assoluta-mente probabile e concreta per-ché i casi a scuola sono tantis-simi. Tante classi erano già in

    Il loro punto di vista

    Grazie alla collaborazione con la 4ª D del Liceo Scientifico Statale “Donatelli-Pascal” di viale Campania e la professoressa Alessandra Dell’Orto, intraprendiamo da oggi un viaggio settimanale nel mondo studentesco ai tempi del Covid: Mi-Tomorrow offre le sue pagine ad una redazione di diciassettenni tra paure del presente e speranze per il futuro

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 13

    cover focus

    Miriam Papetti

    L’ansia è una condizione che la maggior parte degli studenti pro-va. In questo periodo, all’ansia dell’interrogazione, si è aggiunta quella per il covid: la paura di essere contagiati, peggio di contagia-re le persone che ci stanno a cuore. Una delle poche soddisfazioni di questo periodo periodo è la felicità che si prova nel momento in cui si scopre che un tampone tanto atteso è negativo. Nella mia classe, purtroppo, è stato scoperto che il fratello di un mio compagno è posi-tivo al coronavirus. Per fortuna questo nostro compagno si era messo preventivamente in quarantena da una settimana, quindi i nostri con-tatti con lui sono stati diluiti, ma appena scoperta la posi-tività del ragazzo il mio pri-mo pensiero, oltre al dispia-cere per la famiglia colpita, è andato al mio papà, che purtroppo non ha una salute di ferro. Ho pensato anche a mia nonna, molto anzia-na, che non vedo più molto spesso per paura di farla ammalare. Il virus ha porta-to a rinunce da parte di tutti, a partire dalle uscite il saba-to sera fino ad arrivare al pe-riodo più duro del lockdown.

    Responsabilità. Ma il co-ronavirus sta mettendo in luce anche alcune qualità di tutti noi. All’inizio dell’an-no, ad esempio, siamo stati invitati a firmare un patto di corresponsabilità con la scuola, dove ci siamo impegnati a rispettare le regole imposte dal gover-no e dalla scuola stessa. La questione della quarantena, fiduciaria o no, è molto importante all’interno di questo “patto”. All’interno della mia classe ho vissuto i casi di due ragazzi che si sono autoimposti la quarantena fiduciaria e si sono sottoposti al tampone, in quanto entrati in contatto con soggetti positivi al Covid. È in questi particolari casi che si vede la responsabilità di noi alunni, ma anche la sensibilizzazione che la scuola ha voluto trasmettere a riguardo. Penso, spero, che usciremo da questo periodo più consapevoli delle piccole cose e dei piccoli gesti, come la routine scolastica che, personalmente, mi è man-cata molto durante il periodo di lockdown e mi manca tuttora. Mi manca perfino l’ansia da interrogazione, questo nostro nemico in-terno invisibile e difficile da combattere che, però, ci fa compagnia. E che riusciamo a combattere solo con i veri amici al nostro fianco.©RIPRODUZIONE RISERVATA

    «Mi manca perfino l’ansia da

    interrogazione, questo nostro

    nemico interno invisibile e difficile

    da combattere che, però, ci fa

    compagnia»

    L’ANSIA, LA COMPAGNA DI CLASSE CHE QUALSIASI STUDENTE HA

    «L’assenza di un vicino di banco rende

    più “soli”, non c’è la possibilità di chiedere

    consigli e aiutarsi a vicenda»

    q u a r a n -tena, negli

    ultimi tempi a scuola in presen-

    za eravamo comun-que la metà. Si è intensificato tutto negli ultimi dieci giorni».

    Siete riusciti a mantenere tutti i protocolli?«Siamo stati molto scrupolosi e rigorosi. Il problema è che non è possibile tracciare il compor-tamento dei ragazzi fuori, non abbiamo mai avuto focolai in-terni. Questo vuol dire che i

    focolai arrivano da questioni e situazioni esterne alla scuola».

    Leggendo gli articoli, cosa ha capito di più dai suoi studenti?«Ho apprezzato molto i diversi punti di vista, alcuni sono an-che critici e ben organizzati. Io sono insieme a loro dall’anno scorso e alcuni sono cresciuti tanto. Alcuni hanno scritto delle paure, altri della mancanza del compagno di banco, altri ancora hanno parlato dei cambiamenti che il Covid ha portato».

    Di nuovo a distanza. Se l’aspettava?«A me dispiace tanto non poter continuare in presenza, vedere i ragazzi tutti i giorni è comple-tamente diverso. Ma mi rendo conto che sia una cosa inevi-tabile: siamo entrati a scuola a settembre con una sensazione di precarietà. Sapevamo che sa-rebbe successo. Mi consolo con questo progetto e con la sensa-zione di aver scoperto ragazzi molto più maturi di quello che la società descrive abitualmente».©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il loro punto di vistai banchi separati, l’assenza di un vicino di banco rende più “soli”, non c’è la possibilità di chiedere consigli e aiutarsi a vicenda. A me è capitato spesso di stringere un bel rapporto o comunque di rafforzare l’amicizia con la persona seduta di fianco a me.

    Mancanze. La situazione, come facilmente intuibile, è particolare. L’aspetto più stra-no credo sia la partecipazione di alcuni alunni in didattica a distan-za quando il resto della classe è in presenza: sentire la voce di alcuni compagni provenire da un device

    elettronico è una cosa nuova, a cui speriamo di non doverci mai abi-tuare. Un altro fatto che provoca

    un po’ di ansia si verifica quando un compagno è assente: se prima non si dava troppa importanza alle motivazioni, ora capita spesso che

    nel vedere un banco vuoto ci sia il timore di un possibile contagiato; Indubbiamente andare a scuola

    era più piacevole in assenza del virus, ad ogni modo tutti noi stu-denti ci stiamo impegnando a rispettare le norme anti-Covid, a scuola e a casa, in modo da cercare di tornare a vivere il prima possibile la vita che fino a un anno fa consideravamo quotidiana e talvolta ripetitiva. Non davamo importanza a pic-

    cole azioni di cui adesso si sente la mancanza. A partire proprio dal-la presenza di un vicino di banco.©RIPRODUZIONE RISERVATA

    di Christian Pradelli

  • 14 | VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020

    tecnologie

    di Alessandro Nitini

    B enché ancora sotto control-lo, la situazione delle scuole in tutta Italia è oggetto di riflessione. Mascherine e distanziamento sociale tra studenti di tutte le età e il personale scolastico sono i pilastri della “nuova normalità” in ambito scolastico per fronteggiare i contagi di Covid-19. Come in molti altri settori, la tecnologia - e in questo caso l’Intelligenza Artificiale - può rappre-sentare la vera svolta per affrontare la quotidianità con maggiore serenità: a questo proposito Dahua Technology, azienda leader mondiale nel settore

    della videosorveglianza, ha recente-mente implementato i propri sistemi di rilevamento termico e controllo dei flussi in due Istituti dell’hinterland mi-lanese, l’Istituto Comprensivo Statale Erasmo da Rotterdam di Cisliano e l’Isti-tuto di Istruzione Superiore G. Cardano.

    Come funziona. Si tratta di un flusso di 350 persone al giorno per l’Istituto di Cisliano e di 600 per l’Istituto Carda-no, tra studenti e personale scolastico. In concreto, Dahua ha implementato sistemi che utilizzano una telecame-ra termica ibrida e un dispositivo di

    calibrazione (blackbody) per rilevare la temperatura cutanea in tempo re-ale con un’accuratezza certificata di ±0,1°C e terminali di controllo accessi configurabili affinché consentano l’in-gresso solo a chi indossa la mascheri-na e la cui temperatura cutanea è in-feriore alla soglia impostata (di norma 37,5 gradi). Non si tratta di dispositivi medici ma di sistemi di monitoraggio preventivo efficaci e sicuri. «In ambito scolastico, il nostro obiettivo è propor-re soluzioni di rilevamento termogra-fico per supportare la ripresa e la con-tinuazione delle attività didattiche”

    commenta Pasquale Totaro, General Manager di Dahua Technology Italy, continuando “e lo facciamo offrendo tecnologie di monitoraggio rapidissi-me, ad alta precisione e senza alcun contatto, che permettono di controlla-re comodamente i flussi di studenti e personale in assoluta sicurezza». Riconoscimento facciale. Entrambi gli Istituti sono stati dotati anche di un videoregistratore (NVR) con funzioni AI - come il conteggio delle persone - che, integrato nel sistema insieme alle telecamere e/o ai terminali di controllo accessi, può eseguire il riconoscimento facciale e registrare automaticamente le presenze degli alunni. Una possibile implementazione futura è legata pro-prio alla gestione delle presenze/assen-ze degli studenti. Già applicate nel set-tore dell’istruzione, le soluzioni Dahua contribuiscono alla tutela della salute pubblica fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19 in ogni ambito della società: dalle aziende, passando per le strut-ture governative come Palazzo Chigi - sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri - e ospedaliere agli edifici e le manifestazioni di interesse storico e culturale, quali i Musei Vaticani e il Festival del cinema di Venezia 2020.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    prio futuro, a far parte di una resistenza cauta e silente che non esita un attimo nell’indossare una piccola e innocua maschera per dimostrare quanto ten-ga alla propria libertà e soprattutto quanto rispetti quella degli altri.

    Il messaggio. Dopo diverse personalità di spicco dello showbiz italiano, anche i videogiochi scendono in campo per lan-ciare un messaggio forte e diretto alle generazioni più giovani. Milano Resiste è la scritta che campeggia sui manifesti affissi negli spazi pubblicitari sparsi per il centro di Milano. Un messaggio impor-tante e incoraggiante che potrebbe an-

    che restare anonimo, ma un QR code alla base del manifesto porta direttamente chi lo inquadra con uno smartphone a svelare l’arcano. Il videogioco in que-stione è Watch Dogs Legion, come si evince anche dal logo che sostituisce la M di Milano e che, seppur lontanamente, ricorda anche il profilo dell’inconfondi-bile e maestoso Duomo. E il nesso con l’attualità, soprattutto per le migliaia di appassionati di videogame, è piuttosto

    immediato. Watch Dogs Legion, infatti, è l’ultimo capitolo dell’omonima serie da 40 milioni di copie targata Ubisoft che fa della resistenza in nome della libertà il proprio cavallo di battaglia. «L’unica alternativa – si legge nella nota ufficiale inviata ai media – è resistere e far sì che ognuno faccia la sua parte in nome del bene più prezioso, la libertà. Per un futuro più roseo per tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

    MILANO RESISTE DIVENTA ANCHE UN VIDEOGIOCO

    La campagna di affissioni va di pari passo con il nuovo Watch Dogs Legion

    A scuola sicuri Due istituti del Milanese sperimentano la tecnologia anti-Covid per garantire serenità a studenti e docenticon l’intelligenza artificiale

    I milanesi avranno notato i manife-sti che da qualche giorno saltano all’occhio in giro per la città. Un nuo-vo media, il più seguito da Millennial e Generazione Z, attraverso uno dei mezzi di comunicazione più tradizio-nali in assoluto, lancia un messaggio diretto e quanto mai attuale alla città, soprattutto ai più giovani. Si tratta di un chiaro invito a riprendersi il pro-

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 15

    milano racconta

    di Luca Talotta

    L a macchina dei ricordi, quella che riporta alla mente Jan-nacci e il rum, la spesa di Mil-va e l’italiano emigrato in Au-stralia. Ma anche due guerre mondiali e questa terza che si sta combattendo contro un virus invisibile: «Eppure vin-ceremo ancora noi». Ne è sicuro Emilio Radrizzani, bottegaio sul quale gravita il peso di 110 anni di attività di una delle drogherie più antiche di Milano.

    Radrizzani, come ha avuto inizio questa che è una vera e propria epopea?«Siamo andati in Camera di Commer-cio a cercare date precise, ma non ne abbiamo trovate. Abbiamo visto, però, che il fondatore Camillo Robbiani iscrisse la sua attività il 1º gennaio 1910».

    Nella vostra locandina celebrativa si legge che si tratta di «110 anni di famiglia»...«Qui lavoriamo in 15, compresi me e mia moglie. Io so tutto di loro, loro tut-to di me. Un meccanismo che funzio-na. Ci piace chiamarla bottega perché fa capire lo spirito».

    E che spirito c’è? “C’è gente che è con noi da 30 anni. L’anno scorso, ad esempio, è andato in pensione Kidane, un eritreo che aveva

    caviale, champagne e... candeggina!Centodieci anni per la Drogheria Radrizzani,

    una storia che ne ha viste davvero di tutti i colori: «Ecco perché, anche adesso, vinceremo ancora noi»

    Nel 1910 Camillo Robbiani apre una drogheria bottiglieria in viale Piave 20 (allora via Monforte). L’11 settembre 1940 (come da certifi-cato della Camera di Commercio) Gaspare Radrizzani rileva insieme alla moglie Maria l’esercizio di viale Piave. Nel 1943 l’immobile viene di-strutto dai bombardamenti bellici di Milano per essere poi ricostruito nel maggio 1945. Nel 1950, appro-fittando del Piano Fanfani per la ricostruzione, Gaspare Radrizzani acquista con un mutuo i locali nella nuova costruzione sempre al civico 20 di viale Piave. Nel 1965 la dro-gheria bottiglieria passa al figlio Giovanni Fausto, che a sua volta la cede in gestione - anni dopo - ad Emilio e alla moglie Patrizia.

    Drogheria RadrizzaniViale Piave 20, [email protected] martedì al sabatodalle 8.15 alle 13.00e dalle 15.30 alle 19.30Chiuso domenica e lunedì mattina

    LA STORIA

    19 anni quando bussò alla porta di mio papà. Scappato perché c’era la guerra civile nel suo Paese, era un clandestino”.

    Poi cosa successe?«Kidane disse a papà che aveva biso-gno di mangiare, che avrebbe lavorato gratis in cambio di cibo. Lo tenemmo due mesi, poi papà l’aiutò con le prati-che per l’assunzione. È andato in pen-sione l’anno scorso: questa è la fami-glia della Drogheria Radrizzani».

    Com’è cambiato il modo di lavorare? «È stato letteralmente stravolto, ma basta rimanere al passo con i tempi. In guerra la nostra zona venne bombar-data e nel dopoguerra ricostruita. Mio nonno, allora, decise di chiedere ad uno studio di architettura di pensare a qualcosa di diverso».

    E?«Nacque il negozio con gli scaffali. Prima entravi, chiedevi lo zucchero e il droghiere apriva gli armadi, non era tutto in vista. Ancora oggi ci sono studenti di architettura che vengono perché la nostra storia è finita spesso in tesi di laurea. Ci inorgoglisce».

    Un visionario, il nonno.«Sì. Senza dimenticare l’idea di avere

    al fianco di generi di prima necessità anche articoli inconsueti. Nel dopo-guerra in drogheria c’era una delle po-che bottiglie di champagne presenti in tutta Milano».

    Generi di prima necessità e specialità: è ancor oggi così?«Certamente. Rimaniamo fedeli alla fi-losofia delle tre C di papà: il meglio del cibo con il caviale, il meglio del bere con lo champagne e il meglio del pulito».

    Ovvero?«La candeggina! (Ride, ndr)».

    Come avete vissuto il lockdown di primavera?«Non ci ha stravolti perché il delivery l’abbiamo sempre avuto come servizio, la zona lo richiede. Ma non siamo riu-sciti a stare dietro alle richieste. Dove-vamo staccare il telefono per le troppe consegne. Guadagni non elevatissimi, ma la gente privilegiava i generi di pri-ma necessità. In pratica: abbiamo lavo-rato di più, con un fatturato calato».

    La consegna più bizzarra della sua carriera?«In Australia, non ci crederà. Ogni anno un italiano che ha un’azienda lì organizza un container con pasta, po-modori, panettone e vino: pacchi rega-lo per i suoi dipendenti».

    Qui passava anche Enzo Jannacci...«Entrava, prendeva il rum e mi di-ceva: “Mi raccomando, non lo dica al mio medico”. Ricordo anche Milva, che faceva la spesa al telefono e veniva a ritirarla di persona».

    E oggi?«Oggi vedo tanta, tantissima rabbia, ma deve esserci anche la consapevo-lezza che certe cose non si possono fare. Durante l’estate ci siamo presi di-verse libertà e in cattiva luce ci è finita una categoria precisa. Che, forse, non ha saputo autogestirsi».

    Che prospettive vede per voi?«Io sono sempre positivo, come nonno e papà. Il mio sogno è avere clienti che possano venire da noi anche solo per salutarci e scambiare delle chiacchiere senza alcun impegno. Anche questa è l’anima di una bottega».©RIPRODUZIONE RISERVATA

    «Jannacci entrava, prendeva il rum e mi diceva: “Mi raccomando, non lo dica al mio medico”»

    Forti delle nostre tre C:

  • Una nuova filiale per avvicinarci sempre di più a imprese e famiglie.

    Da oggi ci trovate anche in Piazzale Cadorna, a Milano.

    www.lavalsabbina.it

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 17

    #milanodavedere

    Importante quanto discreto, ecco Palaz-zo Olivazzi. Angolo via Manzoni e via Bigli, un portone molto largo inserito quasi in una nicchia ed un paio di targhe. Ben poca roba per un palazzo che ha visto il meglio di Milano dare il meglio di sè. Sembra un gioco di parole, ma è proprio quello che è successo al secondo piano di Palazzo Oli-

    A tucc ghe par de pensà giustChiunque è convinto che il proprio pensiero sia quello giusto. Verrebbe da dire che non solo è giusto, ma l’unico degno di nota. È un’abitudine ed un modo di fare non certo dei giorni nostri, ma anche complici i social network sono più evidenti le posizioni di chi crede di avere sempre ragione su tutto.

    Brera, uno dei quartieri più conosciu-ti di Milano e certamente uno dei più frequentati. Qualche tempo fa sa-remmo dovuti passare dalla Pusterla Beatrice per entrare in questa zona, grosso modo dove oggi c’è via Pontac-cio. E proprio questa strada insieme a via Fatebenefratelli, via dei Giardini, via Monte di Pietà, via Mercato e via Ponte Vetero segnano i confini di Bre-ra. Qui si viene per fare un giro, per visitare le tante botteghe, in periodi meno complicati rispetto agli attuali per fare l’aperitivo ed ovviamente per riempirsi il cuore con le tante bellez-ze artistico storiche che Brera offre. La curiosità è però un’altra: anche se tutti la conoscono, sia come quartiere che come via, in tanti ignorano cosa significa questo nome. Brera deriva dal longobardo braida ovvero terre-no incolto. Non è un caso se proprio qui troviamo la biblioteca braidense.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    CONOSCETE I CONFINI DI BRERA?

    Danilo DagradiElisabetta Piselli

    V ia Durini, una strada mol-to conosciuta: corta, ma ricca di cose da vedere ed altrettante da conosce-re. In primis la storia di questo nome così importante. La Famiglia Durini la troviamo già intorno all’anno 1000: nobili del comasco avevano il titolo di Decurioni. Arrivano a Milano intorno al 1600 con la loro attività di banchieri. Siamo nel periodo della dominazione spagnola e la famiglia Durini diventa molto importante proprio per la Spa-gna che, sempre a caccia di soldi, trova nella famiglia una fonte preziosa. Gli affari vanno bene e nel 1644 danno incarico al Richini di costruire il loro palazzo. Ma non solo: pochi anni dopo succedono ai De Leyva nel dominio della contea di Monza. C’è da dire che proprio a Monza si daranno un gran da fare sia per le loro attività finanzia-rie ma anche per la cultura: la famiglia Durini emanò leggi per incentivare artigianato e commercio e fanno af-frescare la cattedrale di San Giovan-ni Battista chiamando nomi quali il

    Nuvolone, Procaccini, il Legnanino e Ricci. Questi ultimi due ricevettero l’incarico di realizzare una grande tela che rappresentasse Teodolinda che fonda la basilica di Monza. Già molto ma mica finisce qui: Giovanni Battista I Durini fece costruire Villa Mirabella che in seguito venne ampliata da Giu-seppe I il quale comprò anche grandi lotti di terreno circostanti alla villa, con l’idea di realizzare grandi giardini (alla francese): stiamo leggendo i primi passi nello sviluppo di quello che oggi chiamiamo parco di Monza.

    Dinastia. Tornando a Milano, sono stati tanti gli esponenti della famiglia Durini che hanno lasciato un segno importante nelle vicissitudini mene-ghine: nella finanza certamente ma anche nella vita ecclesiastica, diplo-matica ed anche ai vertici del gover-no della città. A scanso di equivoci, ricordiamo che la famiglia Durini è ancora attiva. Il loro palazzo nella via omonima venne comperato intorno al 1920 da Senatore Borletti (Senatore è il nome proprio, non un titolo. E quella di quest’uomo sarà una delle prossime storie che vi racconteremo) con l’obbli-

    go di lasciar vivere nel palazzo Paolina Durini. Alla morte di quest’ultima nel 1925 il palazzo (nel frattempo restau-rato dal Portaluppi) venne venduto ai Caproni di Taliedo che lo occuparono fino al 1957. Dal 1997 al 2009 una par-te del palazzo ospitò la sede dell’Inter.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Non solo stradeA pochi passi da piazza San Babila c’è via Durini,

    ricca di una storia spesso “trascurata”

    vazzi. È qui dal ‘600 per volontà della fa-miglia Olivazzi, ovviamente. Famiglia di origini piemontesi, di Alessandria per la precisione, concepisce un palazzo deco-rato in pieno barocco fiorito, cosa raris-sima nella nostra città. Splendido doveva essere anche il giardino, una collezione di piante e fiori rari, com’era d’uso. La pro-prietà passa ai Tanzi e poi ai Nava. Nel 1842 sono questi ultimi a ristrutturare tutto quanto, alzando il palazzo di un pia-no, ma senza completare i lavori. Nel 1850 qui prende residenza Clara Maffei con il compagno Tenca, ridando vita al salotto che aveva portato alle 5 giornate e che

    da qui piloterà in direzione dell’unità d’I-talia. Uno dei centri focali più importanti della politica risorgimentale. Al secondo piano di Palazzo Olivazzi, sia ben chiaro, s’è fatta la storia di tutti. Le volumetrie odierne le raggiunge infine nel 1907 quando i proprietari sono i Trivulzio, che ultimano i lavori iniziati dai Nava e forse procurando qualche mal di testa da can-tiere ad un giovane ospite tedesco. Un giovanotto vivace che vive qui dal 1894, particolarmente asino in matematica. Poco male. Si chiamava Albert Einstein. Un genio con via Bigli nel cuore.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    PALAZZO OLIVAZZI

  • Forse non lo sai che in Italia i combattimenti tra cani sono un orrore che dilaga. E che le sue vittime aumentano, così come il denaro insanguinato delle scommesse nelle tasche della malavita che li organizza. Allevati nella violenza per la violenza, torturati nella mente e nel fisico, drogati e infine scatenati l’uno contro l’altro a sbranarsi, migliaia di cani muoiono così. Per uscire da quest’inferno hanno bisogno di quell’aiuto che ogni uomo gli deve e che l’Enpa ha per missione. Un aiuto fatto d’amore, ma anche di studio, ricerca e professionalità. Tutte cose indispensabili per ridare la vita a queste povere vittime e per consentirgli di trovare una vera famiglia con cui vivere serenamente, in totale sicurezza.

    Per farlo, abbiamo bisogno anche del tuo aiuto: sostieni a distanza uno di loro, il cane di cui sarai ufficialmente uno dei tutori e di cui conoscerai la storia. Puoi farlo con un contributo mensile di 20 Euro, se preferisci anche in un unico versamento per più mesi. Puoi scegliere, indicando la causale, il conto corrente postale (nr. 7482084 intestato a Banca Monte dei Paschi di Siena - Cassiere Pro Tempore Enpa), il bonifico bancario continuativo (IBAN IT39S0853046040000430101775) oppure di andare su www.enpa.it e cliccare “Adozioni a distanza”. Sarà fiscalmente deducibile e potrai interromperlo con la sola sospensione. Grazie, se ci aiuterai a dimostrare che per ogni criminale che trasforma i cani in belve ci sono persone che le fanno ritornare cani.

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    ADOTTA A DISTANZA UN EX-COMBATTENTE.

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  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 19

    sport

    QUI MILANDomenica torna il campionato, con il Mi-lan impegnato in trasferta contro l’Udi-nese alle 12.30. Dopo il turnover europeo proposto da Pioli contro lo Sparta Praga, il tecnico torna al solito undici titolare. Difficile fare a meno di Ibrahimovic, con Tatarusanu ancora il titolare tra i pali. Per Rebic si attendono sviluppi decisivi per la data del rientro. Intanto, Franco Baresi è il nuovo vicepresidente onorario del club, lo comunica la squadra dirigenziale già pro-iettata verso il mercato di gennaio. MM

    QUI OLIMPIAEurolega ha annunciato la riprogramma-zione di alcune partite non disputate nei turni precedenti. Il match tra Zenit e AX, del Round 5, sarà recuperata mercoledì 11 novembre alle 18.00 italiane. Nella stes-sa settimana, venerdì 13, la squadra di co-ach Messina giocherà a Mosca contro il Khimki. Ancora da rendersi nota invece la data della gara tra Olimpia e Alba Berlino, anch’essa sospesa per l’emergenza Co-vid. Domenica invece è campionato, con Milano che alle 17.30 ospita Trento. MB

    QUI QUANTAC’è grande attesa per la sfida di domani che metterà di fronte al Pala Ferrarin il Milano Quanta ai Diavoli Vicenza (inizio alle 20.00). Di fronte le due formazioni attualmente regine del campionato. Per-corso netto per entrambi ma i milanesi, autori di 47 reti realizzate e solo cinque subite, risultano primi con una diffe-renza reti di +42; i Diavoli Vicenza sono subito dietro a +41, con 51 reti realizza-te e 10 subite. Domani primo big match che dirà molto su questa stagione. LT

    QUI SANGAIl Sanga Basket ha diffuso una lette-ra aperta a tutti i genitori del Mondo Sanga nella quale lamenta la confu-sione dettata da DPCM e ordinanze dei giorni scorsi. Gli allenamenti di squadra, anche distanziati e all’aperto, sono vietati. «La società Sanga Milano, però, non cambia la propria filosofia di sport – si legge nella nota –. Non si po-trà andare all’aperto, perciò abbiamo già pronto il Piano B: le lezioni online. A brevissimo uscirà il calendario». MT

    DOMANI C’ÈINTER-PARMA,

    CON VISTA REAL

    Mattia Todisco

    Reduce dal pareggio a reti inviolate contro lo Shakhtar Donetsk, l’Inter è attesa doma-ni alle 18.00 al Meazza da un nuovo impe-gno di campionato contro il Parma. Stavol-ta non avrà a sostegno nemmeno le mille unità che hanno accompagnato gli ultimi impegni casalinghi, causa i dati in peggio-

    ramento della pandemia di Covid-19. Conte avrà invece in panchina Gagliardini e Radu, usciti dal tunnel della positività e tornati ad allenarsi insieme ai compagni. Non prende-ranno posto da subito in campo, dove inve-ce potrebbero rivedersi Darmian e Kolarov in difesa, Perisic a sinistra al posto di Young ed Eriksen a centrocampo per far rifiatare Vidal. Davanti non ci sono molte alternati-

    ve alla coppia Martinez-Lukaku: Sanchez si sta riprendendo da una contrattura, Pina-monti ha giocato due scampoli di gara con-tro Genoa e Shakhtar, ma non gode ancora della totale fiducia dell’allenatore. I cambi di formazione sono quasi una necessità, perché martedì a Madrid bisognerà affron-tare un Real a caccia disperata di punti.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Dal Cimiano alla Samp,adesso non mi fermo più

    A tu per tu con il milanese classe ‘94 Tommaso Augello, la vera favola del baby che diventa grande

    Serena Scandolo

    C lasse 1994, milanese, ter-zino sinistro cresciuto al Cimiano Calcio dai 6 ai 16 anni. È arrivato in Serie A solo l’anno scorso, a 25 anni appena compiuti, dopo aver fatto la gavetta calcistica e attraversato in buon or-dine Serie D, Serie C e Serie B. Due sabati fa con la maglia della Sampdo-ria ha segnato il suo primo gol nella massima serie e contribuito ad una storica vittoria per 3-0 sulla Lazio: prima pennellando l’assist arrivato sulla testa di Quagliarella che ha in-saccato di testa l’1-0, poi segnando lui stesso il 2-0 a 4’ dal termine del primo tempo. La storia di Tommaso Augello parte da lontano. Ed è quel-la di uno dei pochissimi che ce l’ha fatta, dai vivai alla Serie A. Quella Serie A che, proprio domenica, ri-trova uno dei suoi derby più amati all’ombra della Lanterna.

    Augello, che ricorda porta con se del Cimiano?«Ho iniziato il mio percorso alla scuo-la calcio appena compiuti i 6 anni e ci sono rimasto fino ai 16. Poi, un mese prima di compiere i 17, ho firmato con il Pontisola (Serie D di Ponte San Pie-tro, nella Bergamasca, ndr)».

    A 20 anni arriva la prima chiamata nei professionisti: è Serie C.«Dopo tre anni in Prima Squadra mi ha chiamato la Giana Erminio, squadra neopromossa in Serie C, ma non ave-vo avuto nessun’altra richiesta da club professionistici».

    Eppure, tre anni dopo, è già Serie B con lo Spezia. Qualcosa di buono dovrà averlo pur fatto.«Diciamo che ci sono giocatori più ap-pariscenti di me, un po’ più spavaldi, più social, quindi un ragazzo decisa-mente riservato come me rischia di non emergere. Non credo di essere un presuntuoso e, prima di riuscire ad esprimermi al meglio, devo integrar-mi e conoscere bene il gruppo. Ma, alla lunga, do affidabilità».

    I momenti più difficili?«Un paio: il primo anno alla Giana, all’inizio del campionato avevo fatto un po’ di panchina ed è stato difficile da accettare. Poi allo Spezia, dopo aver giocato poco il primo anno, pensavo di poter trovare spazio nel campionato successivo. Ma nel calciomercato esti-vo acquistarono Crivello, un terzino importante. Lì mi sono demoralizzato».

    E poi cos’è successo?«Dopo qualche partita in panchina,

    ho iniziato a ritagliarmi più spazio: questo mi ha dato forza e determina-zione. Poi ho rinnovato il contratto e sono rimasto il titolare».

    Si aspettava il passaggio alla Sampdoria?«Speravo di avere un’occasione in Serie A perché avevo fatto bene allo Spezia, ma quando il mio procurato-re mi ha parlato della Sampdoria mi sono illuminato. È stato davvero “tan-ta roba”, lo ammetto».

    Com’è andata quest’estate sportiva inedita per via del Covid?«Alla fine per noi è andata bene. Certo, abbiamo dovuto giocare ogni tre giorni. Ma è così che capisci che il fisico, se lo alleni, può fare di più. Durante il lockdown la società ci è

    sempre stata vicina e mister Ranie-ri, che è una bravissima persona, ha mandato un uovo di pasqua a casa di ciascuno di noi».

    Due settimane fa con la Lazio gol e assist: la giornata perfetta.«Per me fare assist è importantissimo, farlo a Quagliarella nella sua 200ª pre-senza con la Sampdoria è stato fanta-stico. E poi ho fatto gol anch’io, dedi-candolo a mio padre, scomparso due anni fa. Un giorno da incorniciare».

    Calcio e università: è sostenibile?«Direi di sì, anche se il tempo è sempre tirato. Sono iscritto a Scienze Sociali per la Globalizzazione e ora sto preparando l’esame di Geopolitica. Me ne mancano sei, ma certamente non mollo».©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Ph. UcSampdoria/Pegaso - Cimiano Calcio

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 21

    dove mi porti

    Il sentiero della La Montà di Bogino è una proposta perfetta per passeggiata slow: cinque km e mezzo, per un paio di ore di camminata. Punto di partenza è Volpedo, uno dei Borghi più bel-li d’Italia dall’antica storia, testimoniata dalla pieve che sorge ai margini del centro abitato. Ma è anche e soprattutto il luogo del pittore Giuseppe Pellizza, famoso per il Quarto Stato. In suo

    onore, l’omonima associazione ha realizzato il Comprensorio Escursionistico I Percorsi Pellizziani, che si snoda sul territorio dei comuni di Volpedo, Monleale, Montemarzino e Berzano di Tortona e comprende diversi sentieri tra cui, appunto, La Mon-tà di Bogino. Sul tracciato diversi pannelli illustrativi riportano riproduzioni di alcune opere dell’artista, collocate nei punti esatti dove furono realizzate. Il percorso parte dalla piazzetta Quarto Stato e tra le vie del paese giunge al bivio per Pozzol Groppo, per poi svoltare a destra si raggiunge su strada campe-stre, la Montà di Bogino, una breve rampa in salita raffigurata da Pellizza in una delle sue opere, e che dà il nome al sentiero. Al termine della salita il percorso segue la stradina sterrata che piega sulla destra snodandosi tra i vigneti e offre vedute pano-ramiche sulle colline circostanti, con il castello di Nazzano che domina la Valle Staffora.

    Un foliage tra i vigneti, ancora una volta dal volante dell’auto o dal sellino della bicicletta sulle colline del Cortese, famo-se per la produzione dell’omonimo vino. L’itinerario parte da Piazza Dante a Gavi, borgo Bandiera arancione del Touring, sovrastato dall’antico forte militare, simbolo del paese. Scendendo per Via Voltaggio si prende la SP 170 in direzione di Bosio e dopo circa 4,6 km si svolta a sinistra in strada Val Pagani, alla sommità della quale spunta la big bench di Bosio da cui un suggestivo scorcio panoramico sulle vigne di Cortese e Dolcetto. Proseguendo lungo la SP 168, si raggiunge il pae-se di San Cristoforo con il suo castello. Lasciato il centro del paese, si prosegue in direzione Capriata d’Orba (SP 177) per poi svolgere subito a destra verso Via Rondanino e percorre-re Strada delle Parodine, una lunga strada bianca panorami-ca di circa 5 km circondata a destra e sinistra da meraviglio-si filari di vigne. Al termine della strada bianca si scenderà a

    destra verso Francavilla Bisio lungo la SP 178 e subito dopo il ponte che ha un colpo d’occhio sul Castello dello stesso pa-ese, si proseguirà lungo la strada comunale fino al paese di Tassarolo. Il percorso ad anello volge quasi al termine e sarà semplice raggiungere nuovamente il centro storico di Gavi.

    Si parte dalle colline Patrimonio Unesco che hanno ottenuto questo riconoscimento nel 2014 proprio per il connubio specia-le tra paesaggio gli infernot. Facile e divertente individuare il giallo delle uve a bacca bianca: Cortese, Sauvignon, Chardon-nay. Così come il rosso delle più numerose uve a bacca rossa:

    in primis Barbera e Freisa. Le uve del Grignolino, vino rosso fortemente identitario di questo territorio, hanno foglie che in autunno non diventano rosse, ma gialle, come nelle uve bian-che, confermando la scarsa dotazione di antociani di questa varietà, i pigmenti rossi. Per gli appassionati del cammino un percorso a piedi suggestivo è quello di Sala Monferrato: è il percorso 740 (segnavia CAI rosso/bianco/rosso) Sala tra santi e vigne, un itinerario ad anello di 9 chilometri che passa proprio nel punto in cui vi è la panchina gigante, posta vicino alla bella chiesa barocca di San Grato. È un percorso aperto e panora-mico che si snoda in gran parte tra le vigne, per godere delle infinite sfumature di colori delle vigne. Proseguendo sul comu-ne denominatore delle panchine potete fare un salto nell’alto Monferrato acquese alla ricerca della big bench di Strevi. Ri-battezzata anche “dell’amicizia”, si trova in mezzo a vigneti che producono vini passiti e anche qui lo spettacolo è assicurato, specialmente sulla vigna Scrapona, dal dialetto arrampicata.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATAdi Francesca Grasso

    LE COLLINE DEL MONFERRATO

    PENNELLATE DI COLORE SUI COLLI TORTONESI

    NEL GAVIESE, TRA FORTI E CASTELLI

    Il foliage esplode tra i filari dei vigneti piemontesi Autunno

    Le cucine dell’Osteria Campa-mac di Barbaresco, in provincia di Cuneo si attivano alle 7.00 del mattino fino alle 18.00, da sabato 31 ottobre fino al 8 dicembre. Una grande maratona no stop dedica-ta al bollito, così tutti i sabati e le domeniche, con i tagli delle carni dei migliori macellai delle Langhe, si rifà un tuffo nella tradizione del dopoguerra, con una colazione a base di fassona battuta al coltello, carrello dei bolliti, plin con il Bar-baresco, tartufo bianco d’Alba e quenelle al gianduia. In accompa-gnamento i vini del territorio, Bar-baresco, Barolo o Barbera. Dalle 12.00 alle 15.00 ci sarà sempre la possibilità di ordinare alla carta. Alla fine del pranzo non può man-care una passeggiata nelle vigne in questi weekend di autunno, quan-do la Langa dà il meglio dei suoi colori. campamac.com. FG

    All’Osteria Campamac

    di Barbaresco, nel cuneese

    MARATONA NO-STOP

    ALL’INSEGNA DEL BOLLITO

    DiVino

  • inedicola

  • VENERDÌ 30 OTTOBRE 2020 | 23

    board

    Sabato 31 ottobre

    ARIETE21 marzo » 19 aprile

    Provate a cambiare qualcosa nella vostra vita e nelle vostre giornate: è ora di cerca-re delle alternative valide.

    TORO20 aprile » 20 maggio

    Giove e Venere potrebbero donare pace al vostro cuore: domani potrebbero es-serci buone occasioni per voltare pagina.

    GEMELLI21 maggio » 20 giugno

    Anche se la crisi morde, tuttavia noterete uno spirito diverso nell’affrontare la real-tà. Economicamente siete in risalita.

    CANCRO21 giugno » 22 luglio

    Un ritorno di fiamma potrebbe materia-lizzarsi nella vostra vita: mettete da parte ogni risentimento e valutate la proposta.

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    LEONE23 luglio » 23 agosto

    Affrontate con coraggio una situazione che vi sta a cuore: non potete pensare di trascinarla oltre.

    VERGINE24 agosto » 22 settembre

    Buone occasioni per qualche incontro nuovo. Un amico vi deluderà, mentre un altro vi sarà di forte sostegno.

    BILANCIA23 settembre » 22 ottobre

    Intorno a voi una persona che conoscete da molto tempo vi attrae sensibilmente: evitate di prendere voi l’iniziativa.

    SCORPIONE23 ottobre » 21 novembre

    Bene ogni faccenda in casa: domani vi sembrerà una giornata luminosa che invi-ta a godersi qualche ora di relax.

    SAGITTARIO22 novembre » 21 dicembre

    Vi arrabbiate per poco. Cercate di con-trollare le vostre sfuriate prima che com-portino altre conseguenze.

    CAPRICORNO22 dicembre » 19 gennaio

    Nel lavoro avrete correzioni da fare. Man-giate in modo più sano ed equilibrato. Do-mani potrete fare investimenti.

    ACQUARIO20 gennaio » 19 febbraio

    Non lasciate aperto il cancello delle con-fidenze a persone di cui non sapete se fi-darvi o meno. Ponderate le parole.

    PESCI20 febbraio » 20 marzo

    Vi sentirete annoiati e in parte confusi: lo stress fa brutti scherzi, meglio se vi con-cederete una breve pausa di riposo.

    Piazza Gae Aulenti

    Duomo

    Tram storico

    Traffico in tangenziale

    San Siro

    Domani sarai come...

    18 ~ 23°C

    8 ~ 13°C

    E com’è la tua Milano del futuro?

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    Il futuro a Milano

    di Edoardo ColzaniCon questa situazione si può solamente vivere alla giornataVIVEK GILL25 anni, cameriereMilanese da 13 anni

    «Lavoro come cameriere in un ristorante di un centro commerciale e ora con-fesso che sono un po’ preoccupato per queste nuove chiusure: quale sarà il mio futuro? Già negli ultimi giorni eravamo reduci da un calo, dopo un periodo in cui si era tornati a lavorare bene. Avevo dei progetti in mente per i prossimi mesi, ma ora più che mai con questa situazione posso solo vivere alla giornata».