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Poste Italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Trento +archimede.nu Rivista per amministratori e dipendenti della Cooperazione trentina - www.cooperazionetrentina.it carta ecologica n o 3 - marzo 2009 CRISI Il Trentino resiste

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no 3 - marzo 2009

CRISI Il Trentino resiste

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13 23 30

COOPERAZIONETRENTINAn° 3 - marzo 2009

Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111www.cooperazionetrentina.it - [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatoreCorrado Corradini

Comitato di RedazioneWalter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Corrado Corradini Franco de Battaglia, Cesare Dossi, Michele Dorigatti, Paolo Tonelli, Cristina Galassi,Silvia De Vogli, Umberto Folena

Hanno collaboratoCarlo Borzaga e Annalisa Borghese

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: 3 euroAbbonamento annuale (11 numeri): 30 euro Abbonamento semestrale (5 numeri): 15 euro

Promozione 2009Sconto speciale del 50% per chi sottoscrive più di 10 abbonamenti

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

In copertina:Dall’analisi dei dati delle Casse Rurali emerge che le famiglie e le piccole imprese riescono ad onorare con puntualità rate e fidi. Si fa più fatica nelle grandi aziende e in alcuni settori specifici

Convegno26 Trentino e Locride in viaggio per la legalità

RUBRICHE

Economia27 La crisi si fa sentire anche in Trentino - di Carlo Borzaga

Racconti di cooperazione29 Konrad Palla: Ascoltare, decidere, dare fiducia. Questo è un capo

Testimoni dei valori /932 Attenzione verso gli altri e umiltà

Educazione cooperativa35 La cooperazione ha fatto cento

Pubblicazioni36 Il fine ultimo è la felicità

37 La relazione educativa L’esperienza cooperativa di Mondragon Il groppello di Revò

Viaggio tra le coop39 Taxi Alto Garda, insieme si va più lontano

Arte idee territorio40 Angelico Dallabrida e “Il castello di San Gottardo”

Fotocronaca41 Foto e volti del mese

OPINIONI

Orizzonti47 Liberi bambini o piccoli consumatori? - di Umberto Folena

La porta aperta48 Offensiva contro il precariato - di Franco Battaglia

EDITORIALE03 Al primo posto i soci

IN PRIMO PIANO

Crisi 04 Il Trentino resiste

06 Con fatica, ma avanti

08 Credito, seimila nuovi soci

09 Premiata la finanza prudente

CULTURA COOPERATIVA

Formazione11 Primi seminari della cattedra don Guetti

Percorsi cooperativi12 A pieno regime l’accordo con l’Università

Sfide14 La crisi come manna dal cielo

ATTUALITÀ

Intervista17 Don Adriano Vincenzi: “Dai retta alle sirene e muori”

Tempi di vita e di lavoro18 Quanto costa non conciliare?

Assistenza19 Anziani e badanti si incontrano a Promocare

Università Chiara Lubich21 L’amore nasce dalla conoscenza

Lavoro22 Un Progettone lungo venti anni

Politiche sociali25 Nasce il distretto dell’economia solidale

no 3 - marzo 2009

CRISI Il Trentino resiste

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facilita il rapporto con le Banche

Trento - Via Vannetti, 1Tel 0461.260417 - Fax [email protected] - www.cooperfidi.it n° qualiTà 2000/14533

CREDITO IN SALVO ANTICIPO ANTICIPO CREDITI ANTICIPO MUTUO CONTO CORRENTE BUON FINE CONTRATTI PUBBLICHE AMMIN. SU FATTURE CHIROGRAFARIO

CASSA CENTRALE E CASSE RURALI TRENTINE 5,80% 5,10% 5,10% 5,10% 5,10% 3,55%

UNICREDIT BANCA 3,997% + 1/8 2,997% 3,497% 3,247% 3,247% 2,897%

BNL 3,673% 3,173% 3,173% 3,173% 3,173% 3,487%

BANCA POPOLARE A/A 3,50% + 1/8 3,00% 3,00% 3,00% 3,00% 3,250%

B.T.B. 3,247% 2,497% 2,747% 2,747% 2,747% 2,997%

BANCA SELLA NORD EST - BOVIO CALDERARI 6,25% 5,50% 5,75% 5,75% 5,75% 3,35%

BANCA COOP. LA VALSABBINA 3,669% 2,969% 2,969% 3,669% 2,969% 2,969%

BANCA POP. SONDRIO 3,497% 2,997% 3,297% 3,297% 2,997% 3,097%

MEDIOCREDITO TRENTINO AA 4,80% (SE FISSO DA 4,80% A 6,10% - SE VARIABILE 4,80%)

i SerViZi per i Socicooperfidi, cooperativa provinciale di garanzia fidi, migliora il rapporto banca-utente, garantendo i finanziamenti e le linee di credito aperte dai soci presso gli istituti di credito convenzionati. la presenza della garanzia cooperfidi agevolal’accesso al credito, e le relative operazioni di finanziamento vengono trattate a tassi particolar-mente convenienti.

cooperfidi offre ai propri Soci ulteriori SerViZi- consulenza ed assistenza finanziaria;- finanziamenti tramite fondo di Solidarietà Sait;- copertura rischio cambio; - anticipo contributi ai sensi l.p. 6/99;- prestiti partecipativi ai sensi l.p. 6/99;- operazioni speciali per gli allevatori e per i

caseifici sociali.

chi può accedere ai SerViZi di cooperfidicooperfidi è aperta alle cooperative, ai contadini, alle società ed agli enti operanti nell’agricoltura.possono associarsi al consorzio le cooperative di produzione lavoro, quelle di servizio, di consumo, edilizie, le cooperative agricole e tutti i contadini iscritti all’albo provinciale, siano essi allevatori, apicoltori, frutticoltori, coltivatori di piccoli frutti ecc.

orari e nuMeri utiliil personale del consorzio è a disposizione dal lunedì al vener-dì dalle ore 8.30 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 17.00, per offrire tutte le informazioni desiderate.

Tassi massimi applicabili ai rapporti garantiti da Cooperfidi alla data 01/03/2009

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EDITORIALE di Diego Schelfi

Negli incontri promossi nelle settimane scorse

dalla Federazione sul territorio si sono

registrati duecento interventi ricchi di

valutazioni e proposte. Tra le richieste

emerse: una gestione trasparente delle situazioni di crisi

e il rafforzamento delle opportunità di

formazione

Con il ciclo appena concluso degli incontri sull’intero territorio provinciale è formalmente avviata la stagione del rinnovo di tutta la struttura dirigente del movimento cooperativo trentino. Si va infatti alla rielezione del presidente e del consiglio di amministrazione, ma anche e forse ancora più importante, al rinnovo dei comitati di settore. Essi, pur non avendo peso formale, hanno un grande potere strategico e orientativo per i vari ambiti. Sono un luogo di permanente incontro fra le cooperative e, assieme agli organismi che riuniscono direttori e presidenti, rappresentano la vera rete di comunicazio-ne, scambio e azione di prospettiva. Anche questo elemento rende unica l’esperienza organizzata della cooperazione trentina. Negli incontri con il territorio abbiamo registrato circa duecento interventi ricchi di valutazioni e proposte. L’obiettivo che ci eravamo prefissato, fare sostanzialmente una operazione di ascolto delle cooperative, è stato raggiunto. Delle tante questioni che sono emerse e che costituiranno materia di riflessione approfondita, due sono quelle che vorremmo qui sottolineare: la prima riferita alla volontà e/o capacità di prevenire gravi situazioni di difficoltà delle coopera-tive e la seconda inerente la sete di formazione e di cultura cooperativa. Certamente nella lunga storia della Federazione si sono dovuti registrare anche alcuni episodi di mancato rilevamento di realtà di crisi. Ci sono stati anche casi in cui si è nascosto anziché rendere chiaro e trasparente, ma vogliamo ribadire che da molti anni a questa parte non ricordiamo fatti di questo tipo. L’indicazione di questa presidenza è stata di agire sempre e comunque nell’interesse dei soci-persone mettendo in luce le anomalie e le irregolarità, pur mantenendo la barra del timone ferma sull’obbiettivo di “aiutare” la cooperativa e non di “sanzionare”. (Non sempre fare l’interesse dell’impresa vuol dire fare l’interesse dei soci). Aiutare significa anche dire le cose chiaramente ed è ciò che si è verificato anche nel caso del caseificio di Fiavè. Questa vicenda mette però in risalto anche il rovescio della medaglia. La domanda è: i consigli di amministrazione e le assemblee dei soci sono preparati a prendere quegli indirizzi e quelle decisioni che devono essere assunti davanti ai rilievi della Federazione? Dobbiamo ammettere che in alcuni casi non abbiamo notato la necessaria consapevolezza e la capacità di prendere i conseguenti provvedimenti, anche dolorosi, talvolta drastici. Sarà nostro dovere, d’ora in avanti, essere maggiormente caparbi nell’offrire spiegazioni alle assemblee affinché com-prendano il da farsi nell’interesse delle cooperative. Per quanto riguarda il secondo punto abbiamo sentito da numerosissimi interventi chiedere formazione tesa alla consapevolezza e ai valori e principi cooperativi per i soci e soprattutto per gli amministratori, con particolare riferimento ai giovani. E ciò proprio in conseguenza di ragionamenti circa la distintività cooperativa e la crisi finanziaria ed economica. Vuol dire che viene sempre più compresa la relazione diretta fra valori cooperativi e successo economico delle nostre imprese. Benissimo! Però anche in questo caso c’è un rovescio della medaglia. Quando la società di formazione del movimento propone i corsi alle cooperative, le risposte sono, seppure in aumento rispet-to al passato, ancora molto scarse. Bisogna, quindi, essere più coerenti. Certo i corsi possono essere articolati anche in una sola serata di incontro con i cda o con i soci. Chiedete alla Federazione, proponete a Formazione Lavoro e vedrete che la risposta sarà immediata. Nulla ci piace di più delle richieste di approfondimento, confronto e studio.

[email protected]

Al primo posto i soci

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 20094

La crisi coinvolge, per il momento, le imprese trentine maggiori e in alcuni specifici settori. Le ricadute sulle famiglie e sulle piccole ditte sono ancora poco visibili, anche se è chiaro che saranno una conseguenza diret-ta delle difficoltà del tessuto imprenditoriale generale. Questo è quanto rivela l’analisi dei traffici bancari delle 47 Casse Rurali Trentine, sentinelle solidali della situa-zione che stanno vivendo i trentini. Solidali perché hanno già proposto molte iniziative ai rispettivi soci e clienti per cercare di smussare le conseguenze più drammatiche. Per esempio consentendo ai cassaintegrati di sospen-dere il pagamento delle rate dei mutui per la casa per questo periodo difficile, oppure rinegoziando posizioni debitorie poco sostenibili per i clienti. O attraverso ini-ziative più articolate, come il credito solidale delle Casse Rurali di Aldeno e Cadine e di Rovereto con la Caritas Trentina, il prestito di solidarietà della Cassa della Bassa Vallagarina e l’operazione di sostegno alle famiglie pen-sata dalla Rurale Bassa Valsugana (ne parliamo nei box nella pagina seguente).Va subito detto che i dati esposti in questo articolo non possono essere considerati esaustivi in sé, poiché foto-grafano lo stato di famiglie e imprese così dette “banca-bili”, cioè che hanno un rapporto con una Cassa Rurale e non già che versano in una situazione di disagio tale da non aver (più) un rapporto bancario. Quindi quella parte del Trentino che riesce a “tenere”.

Ebbene, dall’indagine curata dall’Osservatorio della Federazione è emerso che su 100.363 persone o imprese che ricorrono al credito delle Casse Rurali (26.269 attraverso un fido sul conto corrente e 74.094 con mutuo), 4.092 ovvero il 4,1% presentano delle difficoltà nella sua restituzione, contro il 3,5% di fine 2007. Per difficoltà si intende che non sono riuscite a restituire alla banca nei successivi 90 giorni quanto prelevato extra il fido o la rata del mutuo scaduta (quelle che i bancari chiamano “partite incagliate”) o che hanno prestiti ormai in sofferenza. Tra questi fanno più fatica coloro che hanno un mutuo (+27,8% come variazione percentuale annua) rispetto al semplice fido per importi minori. E in particolare, appunto, le imprese. “Le fami-glie ad oggi sono tendenzialmente tranquille – dice Ruggero Carli, responsabile del settore Casse Rurali della Federazione –. Con quest’indagine non abbiamo registrato particolari tensioni, né sugli affidamenti né sui mutui per l’abitazione. Per le imprese c’è qualche diffi-coltà ma solo in alcuni comparti, come l’autotrasporto, il porfido, il turistico alberghiero e qualcosa nell’agricol-tura. Le fatiche maggiori arrivano dall’industria trentina, se così si può dire, cioè dalle imprese di medie e grandi dimensioni. Tiene, invece, la microimpresa, che è il cuore economico pulsante della provincia”.In cifre, le sofferenze sono pari a 157 milioni di euro a fine 2008, il 30,4% in più rispetto al 2007. Una percen-

IN PRIMO PIANO

CRISI, il Trentino resisteDall’analisi dei dati dei correntisti delle Casse Rurali emerge che le famiglie e le piccole imprese riescono ad onorare con puntualità rate e fidi. Più fatica nelle grandi aziende e in alcuni settori specifici. Gli effetti della congiuntura sugli altri settori cooperativi

di Dirce Pradella

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5COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

tuale che può far sobbalzare dalla sedia, ma che in real-tà si attenua molto osservando l’incidenza: le sofferenze sono passate dall’1,1% dei prestiti all’1,4%. Le partite incagliate a fine dicembre erano pari a 612 milioni di euro, in crescita del 32% rispetto al 2007. Anche qui lo stesso discorso: una fetta pari al 5,6% dei crediti com-plessivi, contro il 4,6% dell’anno scorso. “Non notiamo una recrudescenza del fenomeno sofferenze sulle famiglie – aggiunge Carli – Perciò, a livello bancario, al momento non possiamo parlare di una crisi conclamata della società trentina”. La crescita di questi importi comincia comunque ad essere degna di attenzione anche se l’incidenza sui volumi complessivi non è ancora allarmante. Un segnale da tener ben monitorato, insieme ad almeno altri due.Primo: la richiesta di credito da parte delle famiglie e delle imprese. Nel corso del 2008 i prestiti, per la prima volta negli ultimi trent’anni, hanno rallentato il ritmo di crescita portandolo sotto il 10%, cioè all’8,1% contro il 12% dell’anno precedente. Le famiglie, in particola-re, hanno ridimensionato i crediti a breve (in calo del 4,7%), concentrando gli acquisti sulle prime necessità. Ciò significa che non ci sono la serenità e la tranquillità economica necessarie ad affrontare gli investimenti importanti che vengono rinviati.Secondo: l’andamento dei denari lasciati sul conto corrente. Solitamente questo dato cambia da un anno all’altro di percentuali vicine allo zero (tra il 2007 e il 2006, per esempio, la variazione era dello 0,9%). Quest’anno i trentini hanno lasciato sui propri conti cor-renti il 5,7% di soldi in più, segnale di preoccupazione rispetto al mercato e quindi di cautela. “Registrando questo dato – conclude Carli – dobbiamo anche rileva-re la grande e forte fiducia che i trentini ripongono nel sistema della Casse Rurali, tale da lasciare sul conto corrente il denaro con maggiore tranquillità, certi delle garanzie avute sui depositi, della solvibilità ed affidabilità complessiva”.

CReDito soliDale

Le Casse Rurali di Aldeno e Cadine e di Rovereto, attraverso Caritas Trentina, hanno attivato un’inizia-tiva di credito solidale (dove la garanzia non è di tipo economico ma data dalla credibilità e reputazione) per famiglie in difficoltà. L’iniziativa è pensata per le nuove povertà, singoli o famiglie, giovani coppie, genitori separati con figli a carico e cassaintegrati. Persone non coperte da aiuti pubblici che riesco-no ad arrivare alla fine del mese ma che vengono messe in ginocchio dalle spese impreviste, come per esempio il conto del dentista.

PRestito Di soliDaRietà

Un prestito senza tasso e senza spese per contra-stare l’effetto della crisi sui redditi. Questo quanto propone la Rurale Bassa Vallagarina, mettendo a disposizione 1 milione di euro dal proprio bilancio sociale. In sostanza la Cassa integra il reddito cala-to per effetto della crisi (fino a un tetto massimo di 10mila euro), in modo da sostenere la famiglia inte-ressata, e chiede la restituzione di quanto prestato 24 mesi dopo a interessi agevolati. Una formula che si presta particolarmente per chi è in mobilità.

PeR i laVoRatoRi

Un plafond di 1 milione di euro è stato destinato dalla Rurale Bassa Valsugana a sostegno dei lavo-ratori dipendenti o autonomi coinvolti in situazioni di crisi. L’iniziativa prevede la sospensione per 12 mesi delle rate dei prestiti sulla casa con la possibilità di rimodulare il piano di ammortamento. Inoltre l’istituto offre finanziamenti agevolati, fino a 5 mila euro, rim-borsabili in 5 anni con prima rata due anni dopo la data di erogazione, a tasso e spese zero.

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Consumo: l’anno è cominciato beneA leggere le statistiche relative alle vendite degli ultimi mesi non si ha l’idea che la cooperazione di consumo risenta più di tanto della congiuntura. Una battuta di arresto si è registrata solo nel novembre 2008, quando i fatturati del gruppo Famiglie Cooperative, del detta-glio Sait e dei Superstore di Trento e Rovereto hanno segnato una flessione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Gli altri mesi di fine anno segnati dalla crisi hanno evidenziato dati assolutamente nella norma per la cooperazione di consumo. A ottobre nei punti vendita delle Famiglie Cooperative gli scontrini battuti alle casse hanno fatto totalizzare un + 7% rispetto all’ottobre 2007. A dicembre l’incremento è stato del 5%. Di segno positi-vo anche i dati dei Superstore e del dettaglio Sait.Considerati i risultati dell’intera annata il 2008 può esse-re archiviato con soddisfazione: + 4,57% le Famiglie Cooperative, + 4,81% i negozi Sait.L’andamento positivo dei conti è confermato dalle ultime statistiche, relative al gennaio 2009. Prendendo come termine di confronto lo stesso mese dell’anno precedente, nelle “Famiglie” le vendite sono cresciute del 9,34%. Analogo dato per i negozi Sait: + 9,19%. In ripresa anche gli ipermercati di Rovereto (+7,27%) e Trento (+ 5,50%). Analizzando le categorie merceologi-che l’unico settore in cui si registra una flessione sono

gli extralimentari, segno – forse – che dovendo tagliare da qualche parte i consumatori hanno cominciato da lì, preferendo non sacrificare altre spese. “Siamo stupiti da questi dati”, commenta Mauro Dallapè, responsabile del settore consumo della Federazione, che propone una chiave di lettura. “La crisi spinge i consumatori ad abbandonare gli acquisti di impulso e a programmare la spesa. Si va in negozio con la lista e non si cede alla tentazione dell’acquisto super-fluo”. Per evitare di spendere in beni non necessari – riferisce Dallapè – molti consumatori hanno abbando-nato gli ipermercati, dove l’offerta è pressoché illimitata, e preferiscono fare la spesa nei negozi di prossimità, dove c’è meno scelta e i prezzi sono un po’ più cari, ma si mette nel carrello solo quello che serve.

lssa: è dura per chi lavora con l’industriaNel comparto Lssa - lavoro, sociali, servizio e abitazione – gli effetti della crisi si fanno sentire solo marginalmente per le cooperative che operano con l’ente pubblico. Si tratta delle cooperative sociali a cui la Provincia o i Comuni hanno affidato in convenzione certi servizi. Se non ci saranno tagli nelle politiche sociali la situazione non dovrebbe cambiare.Se la passano invece meno bene le cooperative di lavoro legate per la loro attività al mondo produttivo.

IN PRIMO PIANO crisi

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

Con fatica, ma avantila congiuntura si fa sentire in misura diversa negli altri comparti cooperativi: tiene bene il consumo, tra le agricole soffre il vitivinicolo, problemi per le cooperative di lavoro e sociali legate al mondo della produzione

di Corrado Corradini

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Se le industrie sono in sofferenza, anche l’indotto ne risente. Succede così, ad esempio, che i problemi della Marangoni di Rovereto si trasferiscono anche sulla cooperativa - la Ecolcoop - cui è affidata la movimenta-zione dei pneumatici o che la crisi della Whirpool crea serie difficoltà alla Cooperativa Produzione Espansi di Gardolo, fornitrice degli imballaggi. La crisi nera dell’edilizia coinvolge inevitabilmente tutti i fornitori. Negli ultimi mesi del 2008 le commesse di Woodco, cooperativa di Trento che vende all’ingrosso pavimenti e rivestimenti, sono calate in misura sensibile. Racconta Gianluca Vialardi, il presidente: “Vendiamo i nostri materiali in tutta Italia e ogni settimana apprendia-mo del fallimento di qualche cliente. Ci stiamo riorganiz-zando per ricollocare qualche esubero di personale. Per fortuna siamo molto capitalizzati e possiamo reggere senza drammi un’annata che va storta”.Se la produzione industriale segna il passo - aggiunge Stefano Maines, responsabile del settore Lssa della Federazione - anche le cooperative sociali di tipo B fanno fatica a realizzare i loro progetti di inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Maines riferisce un aspetto singolare della crisi: cre-scono i contatti con la Federazione di dipendenti di ditte sull’orlo della chiusura che chiedono informazioni su come costituire una cooperativa. La cooperativa di produzione-lavoro viene vista come una possibile valida alternativa al lavoro dipendente che si perde e non da più garanzie. Una riuscita operazione di salvataggio del loro posto di lavoro è quella realizzata dalle maestranze della Nicolini Bagno di Pieve di Bono che hanno rilevato la proprietà della loro fabbrica in liquidazione dando vita ad una cooperativa.

agricole: bene le mele, giù il vinoNell’Italia della crisi tra i consumi che non si toccano c’è quello delle mele. I volumi delle vendite interne non sono cambiati negli ultimi mesi, dice Simone Pilati, responsa-bile commerciale “La Trentina”, che evidenzia una nuova tendenza: “E’ aumentata la frequenza degli acquisti e diminuita la quantità per singola spesa”. Il consumatore

italiano non vuole rinunciare alla superiore qualità della produzione trentina ed è disposto a pagare un po’ di più rispetto ai prezzi delle mele d’importazione.La crisi si fa sentire invece sull’export, che assorbe circa il 40% della produzione con marchio “La Trentina”. La concorrenza dei Paesi dell’Est, con in primo piano la Polonia, è diventata molto aggressiva. La loro offerta trova molti acquirenti interessati in particolare sul mer-cato tedesco, dove spesso il prezzo conta più della qualità. Anche la Russia ha tagliato la domanda di mele trentine e così pure l’Inghilterra, complice il deprezza-mento della sterlina sull’euro, che ha reso più care le importazioni dall’estero.Sostanzialmente stabile è anche la domanda di Trentingrana e formaggi trentini. “Registriamo un leg-gerissimo calo, che è sostenibile”, afferma Andrea Merz, direttore del Consorzio Trentingrana - Concast. Il mercato estero non condiziona più di tanto le strategie commerciali del Consorzio, se si considera che il 99% della produzione di grana e il 95% dei formaggi con marchio trentino sono collocati nel nostro Paese. Nel futuro qualche problema potrà essere creato dal latte che entra in Italia a prezzi molto concorrenziali, dalla vicina Baviera ad esempio dove agli allevatori sono liqui-dati 20 cent al litro. “Ci difenderemo - afferma Merz - se continueremo a caratterizzare la nostra produzione in termini di salubrità, territorialità e tradizione, qualità che i nostri consumatori ci chiedono”.Preoccupato per la crisi e pessimista sulle prospettive è invece Giacinto Giacomini, direttore della Cavit: “Il consumatore che oggi ha meno soldi da spendere si orienta su prodotti con prezzi più contenuti, rinunciando in parte alla qualità di quello che beve. Anche al risto-rante va di meno e questo si riflette sulla domanda dei nostri vini, che è infatti in calo. Dobbiamo cominciare a stringere la cinghia se non vogliamo perdere i mercati”. Giacomini chiarisce: “I nostri produttori hanno potuto contare fino ad oggi su remunerazioni alte, in futuro dovranno accettare di meno. Se vogliamo far uscire il vino dalle nostre cantine dobbiamo rassegnarci ad abbassare i prezzi”.

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

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8 COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

La crisi (anche di fiducia) che ha caratterizzato la parte finale del 2008 ha avvicinato ancora di più i trentini al sistema delle Casse Rurali, giudicato evidentemente più affidabile e sensibile alle esigenze delle famiglie e delle imprese. Oltre seimila persone hanno infatti deci-so di diventare soci di una banca di credito cooperativo della nostra provincia, facendo arrivare il totale dei “proprietari” del credito provin-ciale a quota 113.600, il 5,6% in più del 2007, quando la crescita era stata di 4.800 persone. Il che significa un socio per famiglia o, per dirla come gli economisti, un’in-cidenza sulle famiglie residenti del 51,6% (contro il 49,7% del 2007).Ai soci va la metà esatta dei prestiti totali concessi dal sistema e da loro proviene il 40% della raccol-ta. Le quote restanti arrivano dai clienti, che sono 114.738, 1.869 in più rispetto all’anno preceden-te; di questi 84.213 sono famiglie (+1.039), e 28.428 imprese (+571 unità).Buone notizie arrivano anche sul versante occupazionale. In tempo di crisi, dove si legge sempre più frequentemente di casi di mobilità, il sistema del credito cooperativo provinciale segna una controten-denza e continua ad assumere, garantendo a numerose famiglie trentine il bene più prezioso, il lavo-ro: 86 giovani sono stati portati ad organico nel 2008, facendo arrivare il totale a quota 2.719 persone.

la raccoltaL’andamento della raccolta riflet-te in modo armonico l’evoluzione del mercato, caratterizzato lo scor-so anno da paura dell’azionario e ricerca di investimenti più sicuri. Ecco quindi che anche i soci e clienti delle Casse Rurali Trentine hanno puntato su obbligazioni, conti correnti, depositi a risparmio, certificati di deposito e pronti con-tro termine, la così detta raccolta diretta aumentata dell’11% rispetto al 2007, sfiorando i 12 miliardi di euro. Un segnale forte ed inequivo-cabile di come il sistema del credito cooperativo sia considerato una cassaforte sicura, a prova di turbo-lenze e inquietudini dei mercati.L’incertezza dei mercati finanziari ha dunque indotto i risparmiatori a preferire forme liquide di risparmio da un lato e forme più redditizie e

sicure a lunga scadenza dall’altro. I conti correnti ed i pronti contro termine hanno infatti segnato a fine 2008 crescite superiori al 5%. Ma sono state soprattutto le obbliga-zioni delle Casse, i titoli maggior-mente richiesti dai clienti che a dicembre 2008 segnano un +20% (rispetto a +17,7% fine 2007). Altro sintomo di ottima reputazione e affidabilità.Nella raccolta indiretta (cioè tito-li in amministrazione e risparmio gestito) si evidenzia invece un con-sistente calo (del 17,9%), dovuto al forte peggioramento dell’anda-mento dei mercati finanziari oltre che della sfiducia dei risparmiatori in questa forma di risparmio. La raccolta indiretta ammonta a circa 3,4 miliardi che sommati alla diretta portano la complessiva superare i 15 miliardi.

Credito, seimila nuovi socisistema in controtendenza, dove si assumono ancora persone

IN PRIMO PIANO crisi

Più consapevolezza. I soci delle Casse Rurali Trentine hanno sempre maggiore consapevo-lezza del loro ruolo, e lo dimostra l’alto livello di partecipazione a preassemblee e assemblee. La Cassa Rurale di Trento, per esempio, ha organizzato 9 incontri preassembleari (nella foto quello di Cognola) da “tutto esaurito”. Oltre milleduecento soci hanno preso parte alle riunioni e hanno fatto molti interventi di richiesta di spiegazione o di proposta. Nella prima parte degli incontri è stata illustrata l’origine della crisi e gli effetti sulla quotidianità di tutti.

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009 9

Nell’annus horribilis per i mercati finanziari di tutto il mondo, caratterizzato dalla crisi delle borse e il crollo dei rendimenti, ci sono anche buone notizie per i rispar-miatori. Alcune linee di gestione patrimoniale di Cassa Centrale Banca, l’Istituto centrale del credito cooperati-vo del Nordest, hanno infatti ottenuto rendimenti positivi evidenziati dal giornale economico Milano Finanza. Sulle oltre 250 linee analizzate dagli esperti del quotidia-no, che hanno registrato una perdita media del 13,2% nel 2008, solo 59 hanno ottenuto una performance positiva. Al secondo posto, con un rendimento del 14,17%, c’è la linea di gestione patrimoniale obbligazio-naria globale di Cassa Centrale Banca.Questa linea d’investimento seleziona titoli obbligazionari di tutto il mondo, operando un’analisi preventiva parti-colarmente accurata del rischio emittente e del rischio titolo. “Abbiamo puntato – spiega Enrico Salvetta, vice

direttore generale di CCB – su titoli di qualità, caratteriz-zati da rating molto elevati, per rispondere con la massi-ma prudenza alle turbolenze del mercato”.Un risultato esaltato soprattutto dal confronto con il resto del comparto obbligazionario, da sempre ritenuto un porto sicuro con rendimenti certi, ma che nel 2008 ha invece rivelato performance negative in 191 linee su 250. “Abbiamo prestato molta attenzione non solo ai rendi-menti ma alla liquidabilità dei titoli inseriti in portafoglio – aggiunge Salvetta - ponderando le scelte in modo da ridurre al minimo il rischio. Il risultato ottenuto non rappresenta una promessa anche per il futuro, ma conferma la bontà di un metodo, certificato anche dagli standard Gips, che continueremo ad applicare con coerenza e responsabilità in qualsiasi condizione di mercato.” (d.p.)

PREMIATA LA FINANZA PRUDENTE

i prestitiSupera i 12 miliardi il totale dei prestiti che le Casse Rurali hanno concesso o hanno in corso nel 2008, per aiutare le famiglie ad acquistare la casa o sostenere le imprese negli investimenti. L’8,3% in più del 2007. La crescita dei crediti a medio-lungo termine (7%) è stata inferiore a quella dei crediti a breve (10). I crediti a medio-lungo rappresenta-no il 64% del totale, contro il 64,8% dell’anno precedente.Chiedono più prestiti le imprese (+9,1%) delle famiglie (+6,2%). Le famiglie puntano sul medio lungo termine, cioè sul prestito per la casa. Quanto alle imprese, nel 2008 più vivaci sono stati i crediti

erogati alle società di capitali con +10,2%, mentre gli artigiani e le piccole imprese segnano +7,6%. Il settore economico più vitale è stato nuovamente quello dei servizi (+15,6%), seguito dall’agricoltura (12,4%), alberghiero (+9,2%), edi-lizia (+8,4%), industria e artigianato (+5,2%) e commercio (+4,2%). In

termini di composizione, i servi-zi rappresentano il primo settore con il 23,7% seguiti dall’edilizia con il 22%; segue l’industria e artigianato con un 19,5%, com-mercio con il 14,3% e alberghi con il 13,9%. Il peso dell’agricoltura rimane costante intorno al 6,6% del totale. (d.p.)

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Nel mese di aprile (dal 7 al 30) il professor Ian MacPherson, diret-tore del British Columbia Institute for Co-operative Studies dell’Università di Victoria in Canada, sarà ospite a Trento di Euricse per un ciclo di dieci seminari a tema cooperativo. Tra gli argomenti che verranno trattati: sto-ria e attività del movimento coopera-tivo canadese e statunitense, origine e significato dei valori cooperativi, potenzialità della cooperazione nei Paesi in via di sviluppo. Studioso di fama mondiale, MacPherson ha avuto un ruolo fon-damentale all’interno dell’Alleanza Cooperativa Internazionale nel defini-re la Carta dei valori per il 21° secolo. Sarà il primo professore a ricoprire la “cattedra don Lorenzo Guetti” previ-sta dalla convenzione tra l’Università di Trento e la Cooperazione Trentina (vedi articolo alle pagine 12 e 13). Alla vigilia della sua partenza per l’Ita-lia, il docente ha accettato di rispon-dere ad alcune nostre domande.

Qual è il ruolo del movimento cooperativo nell’attuale contesto di crisi? “La crisi globale evidenzia la neces-sità di rivolgersi ad organizzazioni, come le cooperative, che sono tra-sparenti nelle loro operazioni, che creano un valore reale e non gon-fiato, che premiano la contribuzione e non solo la proprietà. Io credo che nel mondo si stia cercando una

forma di organizzazione che abbia delle forti basi etiche rispetto all’am-biente, la comunità ed il benessere comune. Le cooperative, come tutte le creazioni umane, a volte non sono in grado di rispettare i propri principi e valori, ciononostante non devo-no essere messe in dubbio le loro basi fondanti. Questo significa che il ruolo del movimento cooperativo dovrebbe essere ampliato. Nella crisi attuale, che riguarda soprattutto la fiducia, le cooperative dovrebbero avere un vantaggio enorme. Quando le persone e le comunità attraversa-no questi periodi, solitamente impa-rano il beneficio del lavorare insieme per il vantaggio personale e il bene comune”.

Come vede il movimento coope-rativo trentino? “Sono stato qui due volte in passato e sono rimasto molto impressiona-to. La cooperazione contribuisce in modo decisivo alla creazione del benessere sociale ed economico del Trentino. Sono stato particolarmente colpito dallo spirito che anima le coo-perative di questa terra, dal senso di orgoglio e di realizzazione dei coo-peratori che ho incontrato, dal modo in cui le persone lavorano insieme come anche dai modi diversi in cui esse rispondono ai bisogni delle comunità. Purtroppo questo spes-so non accade nelle altre parti del mondo e credo sia importante per

gli altri imparare come i vostri coope-ratori lavorano insieme in modo così efficiente”.

Questo ci porta a considerare il ruolo della ricerca…“A grandi linee, il movimento coo-perativo nel mondo si è sviluppato in maniera pragmatica, seguendo i bisogni e le possibilità perseguibili. Il risultato è che il movimento coo-perativo è cresciuto enormemente ma senza un progetto adeguato per se stesso e per il mondo esterno. Il movimento ha bisogno di sviluppare una comprensione più profonda del suo passato, delle sue caratteristi-che e possibilità. Per fare questo è necessario coinvolgere i ricercatori dentro e fuori il mondo accademico come anche le persone impegnate nelle cooperative. Credo che questa comprensione, relativamente scarsa, della natura e delle modalità in cui operano le cooperative sia la più grande debolezza e limitazione del movimento stesso. Euricse sta già dando un contributo importante”.

il professor ian MacPherson dell’Università di Victoria in Canada sarà a trento in aprile per un ciclo di incontri su temi cooperativi. la partecipazione è aperta al personale e agli amministratori delle cooperative trentine

PRIMI SEMINARI della cattedra don Guetti

CULTURA COOPERATIVA formazione

iNFoIl programma del ciclo di semi-nari con il prof. MacPherson è pubblicato sul sito www.euricse.eu. Per informazioni scrivere a [email protected] oppure telefonare al numero 0461/882289.

> Il professor MacPherson è autore fra l’altro del libro “Principi cooperativi per il 21° secolo” edito nel dicembre 2008 dalla Federazione

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Con l’inizio del 2009 è entrato nel terzo anno di attività l’accordo di programma tra l’Università di Trento e la Cooperazione Trentina, con il sostegno di Promocoop. L’accordo, sottoscritto il 14 dicem-bre 2005, impegna le parti a colla-borare per un periodo di sei anni. In particolare, il movimento cooperati-vo si fa carico di contribuire alle atti-vità didattiche e di ricerca in ambito cooperativo dell’Università con una cifra complessiva di 1,5 milioni di euro, pari a 250 mila euro all’anno. Da parte sua l’Università si impegna a destinare a queste attività proprie risorse, soprattutto umane, per un importo equivalente. Nel corso dell’anno successivo alla firma dell’accordo sono state indi-viduate da un comitato paritetico le attività di comune interesse e l’intesa è divenuta operativa per il periodo 2007-2012. Il comitato è costituito per la Federazione - Promocoop da Michele Odorizzi (con il ruolo di presidente), Bruno Brunet e Carlo Dellasega e per l’Università dai professori Aronne Armanini, Carlo Borzaga e Luca Nogler.

tre corsi e un masterL’accordo cerca di dare risposta contemporaneamente ad alcune esigenze del movimento cooperativo trentino e alla volontà di radicamento territoriale dell’Università di Trento.La cooperazione trentina sente l’esi-genza di disporre di risorse umane ad elevata qualificazione con una conoscenza adeguata delle speci-ficità della forma cooperativa. Nello stesso tempo l’Università, pur senza mettere in discussione la sua pro-pensione all’internazionalità, può così potenziare la propria attività, rispon-dendo anche alla domanda locale di competenze e di conoscenza.Per ottimizzare l’uso delle risorse si è evitato di attivare percorsi formativi interamente a carico dei fondi della convenzione valorizzando invece l’offerta formativa esistente (e quindi senza costi aggiuntivi) per la forma-zione delle competenze di carattere generale. Sono stati così individuati tre indi-rizzi all’interno dei percorsi di laurea magistrale già attivi: i primi due nell’ambito dei corsi di laurea magi-strale della Facoltà di Economia

(indirizzo in Finanza e credito per la cooperazione e indirizzo in Governo di forme di impresa alter-native - cooperative e nonprofit), volti alla formazione rispettivamente di laureati esperti in gestione delle forme di credito cooperativo e di dirigenti di imprese cooperative; il terzo, nell’ambito del corso di lau-rea in Giurisprudenza, è relativo al Diritto cooperativo nazionale e internazionale. A questi si aggiun-ge il master in Gestione di impre-se sociali attivato dalla Facoltà di Economia. Tutte le attività didattiche sono state avviate e sono frequen-tate da un buon numero di studenti. Nel 2008 sono state discusse le prime tesi in tema di cooperazione realizzate nell’ambito dei corsi bien-nali di laurea specialistica. Alcuni titoli: Eddi Fontanari si è occupato dell’impatto della cooperazione tren-tina sullo sviluppo locale; Laura Tell ha approfondito il progetto di coo-perazione tra il Trentino e la Locride; Roberto Manera ha studiato moti-vazione, formazione ed incentivazio-ne dei dirigenti nel settore del credito e del consumo al dettaglio.

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 200912

A PIENo REGIME l’accordo con l’Universitàattivati i percorsi di laurea specialistica, il master e l’attività di ricerca previsti nella convenzione sottoscritta dalla Cooperazione trentina con l’ateneo di trento. Un bilancio del primo biennio di attività

di Corrado Corradini

CULTURA COOPERATIVA percorsi cooperativi

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13COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

Undici ricercheNel corso del 2007 è stata avvia-ta anche l’attività di ricerca su sei temi di grande interesse. La prima ricerca, già conclusa e consegna-ta, dal titolo “La cooperazione in Trentino: formazione e caratteristi-che del management” (responsa-bile scientifico il professor Carlo Borzaga), ha rilevato le caratteri-stiche, la visione e la domanda di formazione degli amministratori e dei dirigenti delle cooperative tren-tine. Le altre cinque, avviate a metà del 2007 e in via di conclusione, toccano un ampio spettro di pro-blematiche: modelli e strumenti di governance cooperativa per lo svi-luppo di destinazioni turistiche com-munity (referente: prof. Mariangela Franch); cooperazione, sviluppo locale e internazionalizzazione, con particolare attenzione al contributo dell’impresa cooperativa alla rico-struzione economica e sociale (refe-rente: prof. Bruno Granelli); forme di governance multi-stakeholder e dell’autoregolamentazione coo-perativa (referente: prof. Lorenzo Sacconi); modelli di rete cooperati-va tra regolazione e autoregolazione (referente: prof. Fabrizio Cafaggi); cooperazione e tipi societari: la scel-ta dei modelli organizzativi tra regole

legali e prassi statutarie (referente: prof. Emanuele Cusa). Per lo svolgimento delle sei ricerche è stata imputata al budget dell’ac-cordo di programma una spesa di 150 mila euro. Ciascun progetto ha quindi un costo medio di 25 mila euro.Per il secondo bando di ricerca (2008 - 2009) sono stati propo-sti dai dipartimenti dell’Università di Trento 13 progetti, valutando anche l’interesse del movimento coopera-tivo. Dopo un’attenta valutazione il comitato paritetico ha selezionato per il finanziamento 5 progetti. Due riguarderanno in maniera stretta la cooperazione. Sono le ricerche su “l’integrazione lavorativa di perso-ne con disturbi psichiatrici in coo-perative sociali” affidata a Franco Fraccaroli e su ”cooperazione di credito e mercati finanziari” che ha come autore Flavio Bazzana.

C’è anche euricseNon sono però solo questi i risultati dell’accordo di programma. Esso ha anche favorito un avvicinamen-to tra i due mondi che l’hanno sottoscritto, che si è tradotto nella moltiplicazione dei momenti di dia-logo e di dibattito, come convegni e seminari (tra cui quello sul credito

al consumo, sostenuto con risorse della convenzione), in un maggior impiego di docenti dell’ateneo in attività formative promosse dalla Federazione e in diverse commesse di ricerca affidate ai dipartimenti al di fuori dell’accordo di programma.Da quest’anno una piccola quota di risorse sarà destinata al finanzia-mento della “cattedra don Guetti”. Terrà a battesimo l’iniziativa il pro-fessor Ian MacPherson, che sarà a Trento in aprile per un ciclo di dieci lezioni (vedi programma a pag. 11). L’invito alla partecipazione non è rivolto solo a studenti e ricercatori, ma si estende anche ai dirigenti e agli amministratori delle cooperati-ve. L’appuntamento con i seminari cooperativi guidati da esperti nazio-nali o internazionali si ripeterà nei prossimi anni. A seguito delle riflessioni sviluppate durante gli incontri organizzati per definire le diverse attività ha preso forma la proposta di costituzione di Euricse, Istituto europeo di studi sulla cooperazione, inaugurato l’11 febbraio 2008 alla presenza del pre-sidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un centro destinato soprattutto a dare spazio a giova-ni ricercatori provenienti da tutto il mondo.

> La firma dell’accordo di programma, il 14 dicembre 2005> I corsisti dell’edizione 2006 –2007 del Master con, in primo piano, il professor Carlo Borzaga

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 200914

È un momento propizio per la coo-perazione. La crisi che ha colpito i mercati finanziari è “una manna dal cielo” per dirla con le parole di Stefano Zamagni, docente di economia politica all’Università di Bologna e presidente dell’Agenzia per le onlus, intervenuto a Trento per presentare l’ultimo libro “La coope-razione. Tra mercato e democrazia economica” scritto con la moglie Vera Zamagni, docente di storia economica sempre a Bologna.

la crisi ha due causePer poter trovare una soluzione riso-lutiva alla crisi è necessario compren-derne le cause strutturali. Secondo Stefano Zamagni uno dei fattori prin-cipali che hanno portato all’attuale situazione è da cercarsi nel passaggio dal “free market”, il libero mercato, al “greed market”, il mercato dell’avidi-tà. A causa di questa trasformazio-ne, oggi l’opinione comune è quella secondo la quale la ricchezza arrivi più facilmente da attività finanziarie piuttosto che produttive. In sintesi, la famiglia media è convinta che per

aumentare il proprio reddito la specu-lazione sia meglio del lavoro.La seconda causa remota risiede nell’affermazione dell’efficienza come valore principale per governare le società e giudicare le persone. “È uno strumento per un fine e quindi non può essere un criterio di giudizio – ha spiegato il docente. – L’efficienza che si definisce in economia si basa sulla società capitalistica, dove la dimensione economica è separata dal sociale. L’impresa cooperativa, invece, internalizza le esternalità e quindi aumenta i costi, ma questo non significa essere inefficiente”.“La crisi attuale è la migliore dimo-strazione della intuizione che guidò l’agire dei cooperatori a partire dall’Ottocento fino ad oggi – ha continuato. – Il fatto che da questa crisi il movimento cooperativo ne esca, e ne uscirà, rafforzato è un’ul-teriore testimonianza del fatto che la funzione della cooperazione non è di riserva, ma di guida”. Senza nulla togliere all’impresa capitalistica, ha aggiunto, l’impresa cooperativa è destinata a diventare col tempo la

forma normale di fare impresa per-ché “è un fatto che il modo normale e naturale di fare impresa in una società, che vuole dirsi avanzata sul profilo soprattutto democratico, è quello dell’impresa cooperativa”.

Nuove sfide, nuove responsabilitàL’attuale situazione pone il movi-mento cooperativo di fronte a nuove sfide. Per prima il superamento defi-nitivo della dicotomia tra economico e sociale. “La Costituzione riconosce solo il valore sociale della coopera-zione, ma non esiste un economico che può prescindere dalla dimen-sione sociale, né viceversa – ha affermato Zamagni. – La sfida cultu-rale ed organizzativa è stare dentro il mercato accettandone la logica, rispettando le persone e convincere coloro che operano nel sociale ad accettare anche la dimensione eco-nomica”.La seconda sfida riguarda la creazio-ne di una borsa sociale. Un’idea che si sta concretizzando in Inghilterra dove sta nascendo la London Social Stock Exchange. “L’idea della borsa

La crisi CoME MANNA DAL CIELoÈ arrivato il momento per la cooperazione di svolgere la propria funzione di guida. Ne è convinto stefano Zamagni intervenuto a trento insieme a Vera Zamagni per presentare il loro ultimo libro “la cooperazione. tra mercato e democrazia economica”

di Sara Perugini

CULTURA COOPERATIVA sfide

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sociale è quella di affiancare alla borsa valori che già esiste uno stru-mento di mercato finanziario che serva a raccogliere e a incanalare i finanziamenti ai soggetti del terzo settore, in particolare imprese sociali e cooperative sociali, ma non solo – ha raccontato il professore. – Se noi non attuiamo nel nostro Paese questo strumento finanziario i sog-getti del terzo settore saranno alle dipendenze strette della pubblica amministrazione oppure di qualche filantropo privato”. Attualmente i sog-getti del terzo settore vantano crediti per 25 miliardi di euro nei confron-ti della pubblica amministrazione. A questo si aggiunge il problema dell’indipendenza, che il terzo settore deve mantenere per operare cor-rettamente. “Ecco perché mi batto insieme all’Agenzia che presiedo perché si sensibilizzino gli animi e la mia speranza è che il movimento cooperativo nel suo complesso si metta alla testa di questa esigenza e la trasformi in qualcosa di concreto”.La terza sfida da raccogliere riguarda la dicotomia tra ozio e negozio, tra attività di contemplazione e lavoro. Attualmente la divisione viene fatta in base alle fasi della vita: prima si lavora e poi, con la pensione, c’è il tempo per la contemplazione. È necessario trovare un equilibrio tra ozio e negozio durante tutta la vita di una persona, risolvendo così anche la crisi del sistema pensionistico e

l’emarginazione delle persone che, finito di lavorare, non si sentono più utili alla società.Infine, è necessario individuare un nuovo modello di welfare. Secondo il docente, occorre individuare nuovi segmenti dove operare tenendo pre-sente che un’impresa cooperativa che da’ soluzione a questi problemi acquista nuova legittimazione.Si delinea così un panorama stimo-lante per la cooperazione, che però deve stare attenta alle responsabilità che i nuovi compiti comportano. “Ho motivo di ritenere però – ha concluso Zamagni – che le spalle dei coope-ratori siano sufficientemente robuste per sopportare questo peso”.

la coerenza alla base del successoUna fiducia nel movimento coopera-tivo condivisa da Vera Zamagni, che da’ il merito dello sviluppo di Paesi come la Finlandia proprio alla diffusio-ne della cooperazione in ogni aspetto della vita.“La cooperazione non è una vicen-da che ha toccato un solo tipo di Paese o un solo tipo di ispirazione ideale – ha detto la docente. – Per esempio il movimento cooperativo è molto diffuso in Giappone, un Paese che sicuramente non ha avuto uno sviluppo concettuale o religioso simile a quello dell’Europa, oppure in India, dove oggi ci sono 200 milioni di soci di cooperative”.In occasione dell’incontro con i

soci della cooperazione trentina, la Zamagni ha presentato un’analisi delle ragioni di successo del movi-mento cooperativo. A partire dalle ragioni che hanno portato alla nascita della cooperazione. “La prima forma di impresa strutturata – ha precisato – è no profit”. Quella cooperativa è la terza forma di impresa nata, dopo quella capitalistica, con l’obiettivo di recuperare i valori di solidarietà tipi-ci delle prime imprese. E proprio i valori sono le ragioni del successo del modello cooperativo. All’epoca, infatti, c’erano forti ideali di giustizia e solidarietà. Inoltre, non esisteva alcun sistema di welfare e le persone dove-vano aiutarsi tra loro.Un periodo ideale per il diffondersi della cooperazione, quindi, a patto che fosse mantenuta la coerenza con le ragioni che ne hanno portato alla nascita. Infatti, nei casi in cui la coo-perazione non ha avuto successo, le cause, secondo la Zamagni, sono da ricercarsi “nell’affidamento della cooperazione a soggetti non coope-rativi, tipo partiti o sindacati”.Infine, il confronto con le altre realtà cooperative ha messo in luce alcune peculiarità del sistema trentino. Prima fra tutte il posizionamento in luoghi insospettati, in situazioni “che devono essere sviluppate e non partendo già da una sicurezza che il risultato sarà positivo, ma con una grande fiducia che attraverso la rete si riesca a stare in piedi”.

> Stefano e Vera Zamagni

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ATTUALITÀ intervista

«il peccato mortale della cooperazione? Perdere l’ispirazione. la sua virtù? Riuscire a non snaturarsi». la crisi e il futuro secondo monsignor adriano Vincenzi, nuovo assistente ecclesiastico di Confcooperative

di Umberto Folena

Dai retta alle sirene e muoriRISCoPRI LE RADICI E vIvRAI

Dal primo gennaio scorso è assi-stente ecclesiastico di Confcoope-rative. Così ha realizzato un bel tris nel mondo del lavoro, essendo già vicepresidente nazionale dell’Ucid (gli imprenditori cattolici) e assisten-te nazionale dell’Acai (gli artigiani cattolici). Ma monsignor Adriano Vincenzi, classe 1952, veronese, è anche e soprattutto presidente della Fondazione Toniolo, che tra l’altro pubblica il bimestrale “La Società”, diretto da Claudio Gentili, l’unica rivi-sta specializzata in dottrina sociale della Chiesa.Perché la Chiesa italiana ha a cuore il movimento cooperativo fino al punto da darle un assistente?Per il richiamo esplicito della coo-perazione d’ispirazione cristiana alla dottrina sociale; perché il sistema cooperativo pone in evidenza la dimensione della persona il socio all’interno dei processi lavorativi; per-ché nella cooperazione il lavoro e il lavoratore vengono prima del capi-tale.Qual è concretamente il suo compito?Seguire lo sviluppo delle cooperative, conoscere i soci, promuoverne la formazione per quanto riguarda l’ap-profondimento della dottrina sociale.

Ovviamente non entro nel merito dell’operatività.la cooperazione appartiene più al passato, al presente o anche al futuro?Alla luce di quanto sta accadendo, la cooperazione costituisce un ele-mento di serenità per il futuro. Non dimentichiamoci che negli ultimi cin-que anni non ha conosciuto alcuna flessione e sembra resistere bene alle spallate della crisi, proprio per la peculiarità dei principi sui quali è fondata.a proposito di principi, chi invita a riscoprire le radici della coope-razione, e a restarvi fedeli, è un nostalgico o un realista?Chi riesce a cogliere il significato delle radici cristiane della coopera-zione non solo non è un nostalgico, ma legittimamente e razionalmente è abilitato a ipotizzare e costruire il futu-ro. In questo momento il sentimento prevalente è la paura, che frena il movimento e il pensiero. Ma negli altri sistemi economici l’elemento centra-le era diventata la finanza, per cui la paura è comprensibile. Nella coope-razione, invece, appare chiarissima la centralità del lavoro e del socio lavo-ratore. Per questo la cooperazione può agevolmente attraversare la crisi

e guardare avanti.le diranno che è troppo ottimi-sta… Quale potrebbe essere il peccato mortale della coopera-zione?Perdere l’ispirazione, che sola può farci intravedere il senso profondo del nostro lavoro. Senza ispirazio-ne, il crollo è inevitabile. Per questo le motivazioni vanno continuamente rilanciate.e i possibili piccoli peccati veniali?Tra i principi e la loro attuazione c’è sempre uno scarto, piccolo o grande, a volte fisiologico, a volte colpevole. La tentazione maggiore? Prendere a modello la grande industria nella falsa convinzione che sia l’unico modo di migliorare i profitti; tranquillamen-te ottenibili, invece, restando fedeli all’ideale cooperativo.e le principali virtù?Ne immagino due: un’identità chiara fondata sui valori, e la capacità di restare cooperazione senza snatu-rarsi.le diranno che è un conserva-tore…(Sorride). Se conservare vuol dire assicurare una continuità, allora è il modo migliore per creare futuro. A dar retta alle sirene, finiremmo presto col brancolare nel buio.

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ATTUALITÀ tempi di vita e di lavoro

L’innovazione organizzativa del lavo-ro orientata alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro rappresenta una crescita ed un vantaggio com-petitivo, sia per il sistema produttivo, sia per la società nel suo complesso; tuttavia molte iniziative di concilia-zione sono ancora concepite a partire dalla convinzione che la con-ciliazione sia una necessità avvertita più dalle donne che dagli uomini. È auspicabile invece tenere sempre presente che la conciliazione è una questione di uomini e donne e non dare per scontato l’attribuzione delle responsabilità di cura alle donne.Le questioni di genere, ed in parti-colare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, sono da anni al centro delle politiche comunitarie e nazio-nali e sono diventate una priorità da parte dell’Unione Europea nella consapevolezza che su questo ter-reno si misurano e confrontano le iniziative volte a promuovere una partecipazione più equilibrata della donna alla vita economica, sociale e politica di un territorio. Quest’atten-zione crescente è dovuta ai profondi mutamenti che la famiglia italiana e il mercato del lavoro hanno subito negli ultimi decenni. In particolare il cambiamento del ruolo della donna all’interno della società è avvenuto a

seguito del suo ingresso nel mondo del lavoro.Le politiche di conciliazione rap-presentano un sistema molto com-plesso ed intrecciato dove più attori sociali interagiscono: è una questio-ne di nuovi sistemi organizzativi più flessibili, di servizi di supporto alla famiglia, di piani territoriali degli orari per armonizzare i tempi delle città e dei servizi, di incentivi all’utilizzo dei congedi parentali, di aiuti economici alla genitorialità, di modelli che favo-riscano una più equilibrata distribu-zione dei compiti di cura familiare. Aspetti che hanno come obiettivo quello di avvicinare, sotto il profilo valoriale, lavoro e famiglia anche nella condivisione del codice etico della cura, per superare la dicoto-mia, tutt’oggi presente, tra respon-sabilità familiari e lavorative.In questa prospettiva sono molte le imprese cooperative che hanno già avviato strumenti volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Per avere un quadro com-pleto della situazione l’Associazione Donne in Cooperazione, in collabo-razione con l’Università degli studi di Trento - Centro di studi inter-disciplinari di genere e il sostegno della Provincia Autonoma, ha invia-to a tutte le cooperative associate

alla Federazione un questionario. Quest’ultimo è il primo passo di Pari, acronimo di “Politiche di Armonizza-zione Responsabile dei tempi di vita e lavoro nelle Imprese cooperative”, un progetto volto a rendere visibili le azioni già intraprese e valorizzarle attraverso la raccolta e la diffusione delle buone pratiche. In sostanza, chi ha già attivato degli strumenti utili alla conciliazione dei tempi vedrà rico-nosciuto il proprio impegno, mentre chi ancora non ha avuto modo di muoversi in questa direzione avrà a disposizione dei validi esempi e la consulenza dell’associazione per avviare un percorso analogo.I risultati raccolti sono stati analizzati da un team di ricercatori universitari, che hanno avuto poi il compito di intervistare i responsabili delle risor-se umane di alcune cooperative per approfondire le pratiche organizzati-ve di conciliazione adottate. Il 28 aprile a partire dalle 16 presso la sala don Guetti di via Segantini a Trento verranno presentati i risultati del progetto e una guida informativa sulla conciliazione per promuovere presso le singole cooperative stru-menti e misure conciliative innovative e far conoscere anche le opportunità di finanziamento offerte dalla norma-tiva nazionale in materia.

la conciliazione dei tempi di vita e lavoro migliora l’efficienza. Con il progetto PaRi l’associazione Donne in Cooperazione presenta i modelli organizzativi più innovativi già sperimentati dalle cooperative e una guida sulle opportunità di finanziamento

di Simonetta Fedrizzi

QUANTo CoSTA NoN CoNCILIARE?

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

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Gli anziani con più di 75 anni in Tren-tino sono oltre 48.500, il 9,5% della popolazione. Figli e nipoti spesso non sanno a chi rivolgersi; la badante può essere una soluzione, ma come si fa il contratto? e quando va in ferie? e i pasti? Tanti dubbi e non si sa a chi rivolgersi. Dal 1° marzo anche le famiglie della Vallagarina con persone anziane bisognose di assistenza spe-cifica e continuativa hanno un punto di riferimento: si tratta dello sportello del consorzio Promocare, l’organiz-zazione trentina nata da un progetto Equal per impegnarsi nel fenomeno del badantato e per realizzare un’in-termediazione tra domanda e offerta di assistenza. Contemporaneamente allo sportello Promocare di Rovereto, ospitato e gestito da La Casa, è stato attivato uno sportello a Trento presso la cooperativa Fai, che si aggiunge allo storico punto informativo gesti-to direttamente dal consorzio in via Madruzzo.“I bisogni – afferma Michele Tait, vicepresidente di Promocare e amministratore delegato di Consoli-da – sono tanti, in aumento e varie-gati: in Trentino ci sono 48.582 ultra 75enni, e le donne straniere tra i 30 e 60 anni (il profilo di coloro che oggi lavorano come badanti) a gennaio 2008, secondo gli ultimi dati Istat disponibili, erano oltre 9.500, contro

le 6.700 del 2005”.In Trentino, tra servizi degli enti pub-blici e attività gestite dalle cooperati-ve sociali, sono a disposizione 4.400 posti nelle Residenze Sanitarie Assi-stite e 250 nei Centri Diurni Anziani, mentre 950 persone usufruiscono ogni giorno del servizio di assistenza domiciliare, con una media di 10-12 ore a settimana.“La spesa annua a carico delle fami-glie – precisa Tait – è compresa tra i 75 e 80 milioni di euro. Ma ci sono tanti altri bisogni che in questi costi non sono compresi. Per que-sto è nata Promocare: per offrire un ventaglio di possibilità che venga incontro il più possibile alla persona anziana e alla sua famiglia, arrivando a personalizzare il servizio”.Il consorzio propone alle famiglie alcuni servizi, come la ricerca e la selezione della persona adatta, non-ché la verifica delle sue referenze. Di questo aspetto delicato e col-legato alla gestione delle assistenti che vanno ad operare nelle famiglie si occuperà per Promocare, Coo-perjob, la agenzia per il lavoro espres-sione di parte del sistema cooperati-vo presente nelle regioni autonome dell’arco alpino, che ha aperto recen-temente una sezione a Trento.Sotto il profilo burocratico Coo-perjob potrà supportare la famiglia

nel gestire le ferie, la sostituzione per malattia o impedimento della propria assistente, garantendo la copertura del servizio. Inoltre le stesse famiglie potranno scegliere tra un rappor-to di lavoro diretto o intermediato da Cooperjob, cui affidare tutta la gestione degli aspetti amministrativi. Alle donne che si rivolgono all’agen-zia per offrire prestazioni di assisten-za e cura viene garantito un servizio di collocamento gratuito, con tutte le tutele del lavoro regolare. Entro il 2009 verranno attivati spor-telli Promocare anche negli altri ter-ritori dove sono presenti cooperative aderenti al consorzio, che acco-glieranno i punti di informazione: Trento 2 (Cooperativa Delfino), Mez-zocorona (Antropos), Pergine (La Strada), Riva (Arcobaleno), Povo (Kaleidoscopio), Tione (Cooperativa Assistenza).

ATTUALITÀ assistenza

Da marzo attivi nuovi sportelli informativi del consorzio a trento e Rovereto. entro fine anno apriranno anche negli altri territori della provincia. opereranno in collegamento con la nuova agenzia Cooperjob

ANZIANI E bADANTI si incontrano a Promocare

sPoRtelli PRoMoCaRe

Trento, via Madruzzo 21 tel. 0461.237347

Trento, via Zambra 11tel. 0461.405621

Trento, c/o Coop Faitel. 0461.911509

Rovereto, c/o Coop La Casatel. 0464.490125

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

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La Federazione Trentina della Coo-perazione ha deciso di entrare nella Fondazione per l’Università del Movimento dei Focolari a Loppiano insieme alla Curia, alla Provincia e al Comune di Trento, e di contri-buire alla realizzazione di un’opera che evochi il Trentino a tutti coloro che vi si recheranno. Ci sembra doveroso! Che le entità istituzionali e socio-economiche rappresentanti la storia della comunità trentina siano concretamente presenti a sancire un legame naturale fra questa terra e la persona, il pensiero e l’opera di Chiara Lubich è giusto e riteniamo nostro compito essere una di esse. Non è possibile accettare la sepa-razione, che da qualche parte viene proposta, fra laico e religioso quasi che le istituzioni dovessero assume-re un atteggiamento di estraneità da un movimento che certo non è la totalità del Trentino ma ne rappre-senta uno spicchio fondamentale. Inoltre sarebbe cosa ben grave che le componenti filosofiche e culturali anche se meno importanti dei foco-larini non dovessero trovare ricono-scimento e sostegno. Pensate che realtà di aridità senza sentimenti e passioni trasmesse. Non è nemmeno possibile accettare la posizione che

dice: siamo in una fase di crisi e tutti i soldi disponibili devono essere diretti alle politiche di contrasto. Siamo di fronte ad un poderoso volume di potenziali finanziamenti stanziati ma non devono venire meno le politiche più generali, la normale esigenza di funzionamento della società, l’ordi-naria necessità di continuare nelle scelte per la vision del Trentino, devono formare preoccupazione di governo anche attraverso decisioni straordinarie o una tantum. Va anche detto che in questo caso non si tratta solo di offrire ricono-scenza a una persona che “ha dato lustro” alla sua terra (cosa peraltro importante), ma di riconfermare un messaggio culturale ed educativo per il quale la presenza di un “segno fisico” nella sede dell’università di Loppiano è solo un mezzo. Si vuole cioè sottolineare e indicare alle gene-razioni future i valori di solidarietà, dell’incontro, dell’ecumenismo che Chiara Lubich ha vissuto. Ci sembra particolarmente importante in questa fase storica cercare l’abbraccio sin-cero anziché lo scontro intollerante e questo abbraccio è rappresentato anche dai milioni di focolarini sparsi per il mondo che guardano a Trento come al propulsore del calore che

esso emana. Vorremmo anche aggiungere un’ul-tima considerazione più vicina al movimento cooperativo. Noi rap-presentiamo una forma mutualistica, riferita alla persona, di fare economia e impresa. In questo cercando fin dalla nascita strade diverse da quelle dell’impresa capitalistica che ha via via assunto l’obiettivo di “far soldi” come suo unico scopo. Accanto a noi è sorta in anni più recenti e per iniziativa di Chiara Lubich, l’econo-mia di comunione che per molti aspetti ricalca gli ideali, i principi e i modi della cooperazione. Abbiamo dunque un debito di riconoscenza, un compito di memoria, un man-dato di concorrere a rappresentare un’idea importante e un cammino da compiere a fianco anche dei suoi discepoli perché solo la coniu-gazione di pensieri forti che abbia-no al centro il bene delle persone può dare speranza. Lo strumento è la “conoscenza”: pensiero, cultu-ra, incontro! Lo ricorda il professor Stefano Zamagni: “Chiara aveva compreso che è la conoscenza a fondare l’amore: l’amore che nasce dal bisogno è gracile; l’amore che nasce dalla conoscenza è sovrab-bondante”.

ATTUALITÀ università chiara lubich

la Cooperazione trentina ha scelto di sostenere l’avvio dell’università del movimento dei focolari che sorgerà a loppiano in toscana per ricordare il pensiero e l’opera della fondatrice scomparsa un anno fa, il 14 marzo 2008

di Diego Schelfi

L’AMoRE NASCE dalla conoscenza

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 200922

ATTUALITÀ lavoro

lanciato nel 1986 per rispondere alla crisi che colpì in quegli anni il settore industriale in trentino, il cosiddetto Progettone ha creato occupazione, valorizzato il nostro territorio, assicurato sostegno alla cultura. i lavoratori inseriti nelle cooperative coinvolte sono circa 800 all’anno. il compito di coordinare e gestire gli interventi è affidato al Consorzio lavoro ambiente affiancato, in tempi recenti, dal Consolida

di Corrado Corradini

UN PRoGETToNElungo venti anni

A metà degli anni Ottanta alla pesan-te crisi che colpì anche il Trentino, con la perdita di molti posti di lavoro, la Provincia e la cooperazione rispo-sero ideando il “Progettone”.Vent’anni dopo, in presenza di una nuova crisi globale che mette a rischio le aziende e l’economia, il Progettone si conferma uno stru-mento ancora importante per cre-are occupazione. Le cooperative di produzione e lavoro impegnate nella sua gestione sono una tren-tina. I dati elaborati dal Consorzio Lavoro Ambiente per il quadriennio 2005 – 2008 evidenziano una ten-denza alla crescita sia in termini di lavoratori che di fatturato delle coo-perative coinvolte nel Progettone. “Per quanto riguarda l’incremento occupazionale - commenta il pre-sidente del Cla Renzo Cescato - è interessante evidenziare come rispecchi quanto successo a livello nazionale, dove le imprese coope-rative hanno offerto un contributo significativo nella difesa e nell’in-cremento dell’occupazione mentre altre realtà erano in frenata anche

prima dell’attuale congiuntura”.Negli ultimi anni il coinvolgimento al Progettone è stato esteso al Con-solida, che attraverso le cooperative sociali affiliate ha occupato in servizi di assistenza domiciliare un certo numero di lavoratrici.

Una crisi devastanteIl cosiddetto “Progettone” è nato nel 1986. Come effetto della crisi che devastò il settore industriale in Trentino, 3.500 lavoratori erano rimasti senza il posto di lavoro. La zona industriale di Rovereto, in particolare, aveva perso il 40% della manodopera.“Ci si accorse - ricorda Cescato - che i pur importanti interventi di politica del lavoro promossi dall’Agenzia del lavoro non sarebbero stati sufficienti a far fronte al numero elevatissimo di espulsi dai processi produttivi”. Nelle condizioni di maggiore debo-lezza si trovavano coloro che erano alla ricerca di prima occupazione e i lavoratori in età avanzata.Nacque così l’idea di creare un progetto speciale che avesse come

scopo preminente quello di reinseri-re i lavoratori espulsi dalle fabbriche. Un canale di aiuto venne anche riservato ai giovani laureati o diplo-mati disoccupati, inseriti in progetti di lavoro mirati a far maturare la loro professionalità.Afferma Cescato: “L’intuizione genia-le del Progettone consiste nell’avere favorito l’inserimento dei lavoratori disoccupati nel mondo delle impre-se e non nell’ente pubblico, come accadde nel resto d’Italia”.Come partner del progetto venne individuata la cooperazione, che si offrì di gestire i lavoratori con uno spirito solidale, anche intuendo che i nuovi posti creati avrebbero potuto diventare volano per nuove profes-sionalità. E’ ciò che puntualmente è avvenuto. Il Progettone si è rivelato una grande operazione di job cre-ation. Si possono stimare in circa 1.500 i nuovi posti di lavoro nati a partire dal Progettone e che si sono evoluti in forme autonome di impre-sa cooperativa ancora oggi operanti sul mercato.Il presidente di Cla traccia un bilan-

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23COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

cio di oltre 20 anni di Progettone. “Centinaia di lavoratori, che non avrebbero maturato i contributi per ritirarsi dal lavoro per anzianità, sono stati ‘accompagnati’ alla pensione. I posti di lavoro che sono stati creati hanno assicurato il mantenimento di livelli accettabili di occupazione nella nostra provincia evitando che denaro pubblico fosse investito in ammortizzatori sociali senza con-tropartita. Un consistente numero di giovani laureati e diplomati sono stati avviati al lavoro e hanno acqui-sito nuove professionalità”.Ricadute positive si sono avute anche sul sistema economico e sul territorio. Come sottolinea Cescato, il Progettone ha trainato la crescita dell’imprenditoria locale. Ciò vale per le cooperative che hanno diret-tamente gestito gli interventi, ma anche per le tante imprese artigiane che hanno realizzato le cosiddette “opere specialistiche” e i cottimi, come per i fornitori di materiali edili ed i rivenditori di attrezzatura da cantiere. Altro aspetto che risulta evidente è il miglioramento dell’am-biente trentino. Se ci si ferma a riflettere sul numero e sulla qualità delle opere realizzate non si può non

rimanere stupiti. Si tratta di interventi che, sommati tra loro, costituiscono una vera e propria opera podero-sa di trasformazione del volto del Trentino. Infine, non di minor conto è il sostegno assicurato alla cultura. Senza le lavoratrici in carico al Pro-gettone, musei, castelli, mostre e biblioteche avrebbero dovuto impe-gnare per la copertura dei costi di gestione anziché in nuove iniziative importanti quote delle loro risor-se. Inoltre, non avrebbero potuto garantire quell’apertura al pubblico che il Progettone ha permesso.

150 cantieri all’annoDelle 50 cooperative di produzio-ne e lavoro socie del Cla, sono 30 quelle impegnate nella gestione del Progettone. Mediamente, in un anno, si attivano 150 cantieri con squadre composte da 3 a 5 operai per ogni cantiere. Ogni squadra, in un anno, opera in media su più di un cantiere.Dal 2005 al 2008 sono stati inseriti nelle cooperative attraverso il Pro-gettone circa 800 lavoratori all’anno (825 nel 2008). Nello stesso periodo il fatturato tota-le del Cla con la Provincia per il Pro-

gettone è ammontato a 93 milioni di euro. Il 63% degli importi assegnati in convenzione dalla Provincia è rappresentato dagli stipendi, e oneri relativi, pagati al personale, segna-lato nominativamente, se a tempo indeterminato, o assunto dalle liste di collocamento, se a tempo deter-minato.Per quanto riguarda gli importi rico-nosciuti dalla Provincia al Cla per acquisti di materiali, noleggio mezzi e realizzazione di piccole “opere compiute”, oltre il 40% sono desti-nati a ditte artigiane o industriali e a rivenditori di materiali che operano in Trentino.Con la gestione del Progettone - conclude Cescato - il movimento cooperativo, ed in particolare quello di produzione e lavoro con il Cla, ha mantenuto fede agli impegni assunti a partire dal 1986 con la Provincia e la comunità trentina. Negli anni la cooperazione ha ritornato al ter-ritorio i frutti delle risorse affidate dall’Ente pubblico in termini di atten-ta gestione delle stesse, di miglio-ramento dell’ambiente, di riduzione delle tensioni sociali e di crescita delle capacità imprenditoriali delle cooperative e delle altre imprese”.

oCCUPati 2005 2006 2007 2008Totale lavoratori cooperative escluso Progettone 2.670 2.830 2.930 3.140 Lavoratori Progettone - Inps 341 337 355 404 - Scau 297 298 293 280 - Stagionali 175 131 166 141 Totale lavoratori Progettone 813 766 814 825 Totale lavoratori cooperative socie Cla 3.483 3.596 3.744 3.965

FattURato totale Cla CoN Pat PeR PRoGettoNe (*) 2005 2006 2007 2008 22.721 21.748 23.692 24.661 Costo MaNoDoPeRa Del PRoGettoNe (*) 2005 2006 2007 2008 14.220 13.841 14.859 15.617

(*) valori in migliaia

> Alcuni cantieri del Progettone e, a destra, Renzo Cescato

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Le politiche sociali non sono politi-che “improduttive”, sono investimenti sociali strategici che sostengono lo sviluppo del sistema economico loca-le, creando una rete di servizi tra le diverse realtà presenti sul territorio. È da questa convinzione che nasce l’ac-cordo volontario con il quale Provincia, Itea e Consolida hanno dato avvio al Distretto dell’economia solidale. Previsto dalla nuova legge provinciale sul welfare (n. 13 del 27 luglio 2007), il Distretto vuole essere lo strumen-to, innovativo, attraverso il quale i soggetti che operano nei settori del sociale, dei servizi e dell’inserimento lavorativo, realizzano insieme in Tren-tino programmi che coniugano aiuto sociale e impegno lavorativo per le persone che ne beneficiano. L’ac-cordo avrà una durata di tre anni. Finalità dell’intesa - come si legge nel testo dell’accordo - è “la valo-rizzazione delle capacità lavorative delle persone con maggiori difficoltà, lo sviluppo di forme d’integrazione e di partnership tra organizzazioni che operano in ambiti non stretta-mente socio-assistenziali e di piste innovative d’intervento che consen-tano di definire in maniera concreta i contenuti del distretto dell’economia solidale e di favorire la creazione di ambiti di lavoro protetti”.Sei sono gli obiettivi che Provincia,

Itea e Consolida intendono perseguire con l’accordo volontario: sperimenta-re nuovi modelli di collaborazione tra diversi soggetti improntati alla respon-sabilità territoriale; integrare maggior-mente le politiche sociali con quelle del lavoro e abitative per garantire una valutazione unitaria dei progetti di vita delle persone coinvolte, lo svi-luppo di una rete coordinata di servizi e una pianificazione condivisa degli investimenti e dei costi; concretizzare da parte di Itea la propria missione istituzionale sui temi della responsa-bilità sociale d’impresa; aumentare le opportunità di inserimento lavorativo e di occupazione per le persone in situazione di difficoltà, coinvolgendo in particolare le imprese il cui azio-nariato sia partecipato dal settore pubblico; sperimentare nel settore dell’edilizia abitativa i percorsi di inte-grazione socio-lavorativa; sostenere la capacità imprenditoriale delle orga-nizzazioni che partecipano al sistema del welfare trentino ed accrescere l’efficacia degli interventi rispetto agli utenti affinché si possa coniugare con una sempre maggiore efficienza ed efficacia prodotto sociale e pro-dotto economico.In quali ambiti, attraverso Itea e Consolida, i soggetti attualmente in carico ai servizi sociali - quali ex carcerati, persone con problemi psi-

chici o di tossicodipendenza, disabili con capacità lavorativa - potranno trovare un’occasione di crescita per-sonale ma anche di cittadinanza atti-va? “Stiamo individuando una serie di attività – spiega la presidente di Itea, Aida Ruffini – che potremmo esternalizzare, quali ad esempio la tenuta dei nostri archivi e la cura del verde, commissionandole alle cooperative sociali, alcune delle quali già collaborano con noi ed alle quali Itea darà spazi fisici a condizioni di canone agevolato. Siamo convinti che la dimensione imprenditoriale non sia in contrasto con l’attenzione ai più svantaggiati, ai quali va data un’opportunità di inclusione sociale attraverso il lavoro”.“Già oggi – afferma il presidente di Consolida, Michele Odorizzi – ci sono più di 600 persone a vario titolo svantaggiate che sono inseri-te in percorsi lavorativi attivati dalle cooperative sociali. Si tratta di un percorso che parte da lontano, fin dal 1988, quando il Trentino fu la prima provincia italiana ad approvare una legge sulla cooperazione socia-le. Oggi, con la nascita del Distretto dell’economia solidale, si inaugura una nuova stagione che, mi auguro, potrà portare anche a partneship tra cooperative sociali e imprese private per l’acquisizione di commesse”.

Promotori dell’iniziativa la Provincia autonoma di trento, itea e Consolida. obiettivo: favorire l’integrazione socio-lavorativa delle persone in difficoltà

Nasce il distretto DELL’ECoNoMIA SoLIDALE

ATTUALITÀ politiche sociali

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009> Aida Ruffini, l’assessore Ugo Rossi e Michele Odorizzi firmano l’accordo

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26 COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009> Il vicepresidente della Provincia Pacher con i vescovi di Trento e di Locri-Gerace (Foto Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento)

Cittadinanza attiva, cultura del prota-gonismo, della fatica, della progetta-zione e della continuità, assunzione di responsabilità, apertura agli altri e al nuovo, speranza e fiducia: questi i temi ricorrenti nelle relazioni e nelle testimonianze presentate durante il seminario “Trentino e Locride in viaggio per la legalità”. Organizzato a fine febbraio dalla Provincia autono-ma di Trento, in collaborazione con l’associazione Don Milani onlus di Gioiosa Jonica, presso la sala della Cooperazione, ha visto la partecipa-zione del vicepresidente della Pro-vincia Alberto Pacher, dell’arcive-scovo di Trento Luigi Bressan, del vescovo di Locri-Gerace Giuseppe Fiorini Morosini, del viceprefetto di Reggio Calabria Giuseppe Priolo e del presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi. Il vicepresidente della Provincia Pacher ha sottolineato quanto sia consolidato il rapporto tra il Trentino e la Calabria, con progetti avviati da molti anni che vedono la cooperazio-ne trentina impegnata in prima fila. “La cooperazione - ha detto - non è solamente un modo di organizzarsi dell’economia ma è soprattutto un modo di interpretare il proprio essere

parte di una comunità”.Il vescovo di Trento, monsignor Bres-san, ha ricordato l’opera di Giancar-lo Bregantini, precedente vescovo di Locri-Gerace, che per primo ha avviato importanti progetti di coope-razione tra il Trentino e la Locride. Il viceprefetto di Reggio Calabria, Giu-seppe Priolo, ha evidenziato quanto siano importanti, vicino alla capacità repressiva dello Stato, alcuni segnali di cambiamento culturale che si regi-strano in Calabria negli ultimi anni, soprattutto fra i giovani. Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Tren-tina, ricordando i valori che stanno alla base del movimento cooperativo, ha ribadito quanto la cooperazione possa essere motore di cambiamen-to sociale. “Bisogna credere nei pro-pri obbiettivi - ha affermato - e avere voglia di fare fatica senza fermarsi davanti agli insuccessi”.Il seminario è nato dalla considera-zione che il tema della legalità è di massima attualità e richiede a tutte le componenti sociali una forte assun-zione di responsabilità. Il punto di partenza delle riflessio-ni sviluppate nel corso dei lavori è stato un progetto realizzato nel corso del 2008 nell’ambito delle politiche

giovanili della Provincia di Trento, che ha visto come protagonisti 136 ragazzi trentini. Suddivisi in sei diversi gruppi, i ragazzi hanno partecipato ad alcune settimane formative nella Locride. Hanno potuto approfondi-re i temi della legalità e dell’impe-gno civile attraverso incontri con i rappresentanti delle istituzioni locali, con alcuni familiari delle vittime di mafia e attraverso visite a cooperative che gestiscono terreni confiscati alla ‘ndrangheta. In questo modo hanno anche potuto conoscere direttamen-te l’attività svolta da associazioni di promozione sociale impegnate nella lotta contro le mafie o nella tutela e difesa della natura e dell’ambiente. L’iniziativa è stata organizzata in col-laborazione con l’associazione Don Milani Onlus di Gioiosa Ionica.I ragazzi trentini, grazie al contatto con una realtà difficile come quella calabrese, hanno potuto compren-dere come non esistano comunità isolate le une dalle altre e come le mafie abbiano ramificazioni estese. L’esperienza è stata documentata in un libro e in un dvd. Il video, dal titolo “Lungo le strade della legalità”, è stato proiettato in apertura del convegno.

ATTUALITÀ convegno

l’iniziativa è nata dalla considerazione che il tema della legalità richiede a tutte le componenti sociali una forte assunzione di responsabilità. schelfi: “Bisogna credere nei propri obbiettivi e avere voglia di fare fatica senza fermarsi davanti agli insuccessi”

TRENTINo E LoCRIDE in viaggio per la legalità

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La crisi economica ha cominciato a farsi sentire anche in Trentino. Nonostante l’equilibrata composizione set-toriale della struttura produttiva, la limitata esposizione del sistema creditizio provinciale ai titoli tossici e la tempestiva e consistente manovra adottata dal governo provinciale, sono oramai molti i segnali che indicano un peggioramento della situazione economica. Alcuni di questi segnali interessano direttamente anche le imprese cooperative. Le incertezze che continuano a rallentare la circolazione monetaria stanno impedendo ad alcune Casse Rurali di soddisfare tutte le domande di prestiti provenienti dai soci. Il rallentamento della domanda mondiale sta interessando anche i prodotti agricoli, il vino in particolare, costringe le cooperative a limare i prezzi e determina un aumento delle scorte. La cooperazione sociale e parte della cooperazione di lavo-ro si trova stretta tra un aumento significativo del costo del lavoro, determinato dai recenti rinnovi contrattuali, e contratti pluriennali difficilmente rinegoziabili. E’ quindi prevedibile che, se la crisi si protrarrà per tutto il 2009, essa avrà sul sistema cooperativo trentino due conseguenze: una contrazione degli utili e, di conse-guenza della capacità di accumulazione, e una probabi-le riduzione dei vantaggi garantiti ai soci sotto forma di ristorni o di prezzi dei servizi. La prima conseguenza non dovrebbe destare particolari preoccupazioni, visto che per le cooperative l’utile non è un obiettivo e che esso può quindi essere ridotto senza che i soci abbandonino la cooperativa e senza particolari danni, visto anche l’elevato livello di patrimonializzazione del sistema. La seconda conseguenza merita invece un approfon-dimento perché essa sì potrebbe mettere in difficoltà il rapporto tra il socio e la sua cooperativa. Ciò che in proposito ci si deve chiedere è: come va giudicata la

gestione della cooperativa in una fase congiunturale par-ticolare come quella che stiamo vivendo? Istintivamente si tende a giudicare sulla base di confronti con i risultati del passato, in particolare del passato più recente. Ma in questo modo si rischia di sbagliare e non di poco. Procedendo in questo modo, infatti, si otterranno quasi certamente risultati negativi, ma non si sarà in grado di distinguere quali e in che misura vanno attribuiti alla gestione della cooperativa piuttosto che all’evoluzione dei mercati di riferimento. Con il rischio di imputare alla cooperativa colpe non sue e, ancor peggio, di non esse-re in grado di valutare se magari la cooperativa ha fatto meglio di altre imprese. Per una valutazione corretta il confronto va invece fatto tra quello che la cooperativa in quanto tale e il siste-ma cooperativo in generale garantiscono, pur in una fase di difficoltà, e quanto altre imprese, soprattutto in regioni diverse, riescono a garantire. Questo è l’unico modo corretto di mettere in luce l’esistenza o meno di un “vantaggio cooperativo”. Infatti, se questo confron-to evidenzia differenze, sia in positivo che in negativo, queste potranno essere attribuite sia alla gestione della cooperativa che alla presenza diffusa nel sistema economico di questo tipo di imprese. Non abbiamo al momento dati precisi per fare questo confronto, ma l’impressione è comunque che i risultati generali siano nettamente a favore delle cooperative. Una sola osservazione: è grazie al sistema delle Casse Rurali se in tutti questi mesi in cui l’erogazione di credito alle imprese a alle famiglie in Italia a nel mondo è rimasta bloccata, in provincia di Trento gli impieghi hanno mantenuto tassi di crescita positivi. Tra qualche mese avremo dati più precisi e sarà possibile ritornare su questo argomento.

il peggioramento della situazione economica non risparmia la nostra provincia. alcuni segnali di recessione interessano direttamente anche le imprese cooperative

La crisi si fa sentire ANChE IN TRENTINo

di Carlo Borzaga

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

ECONOMIA

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Ascoltare, decidere, dare fiducia.

QUESTo è UN CAPodi Konrad Palla

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RACCONTI DI COOPERAZIONE

Impossibile non vederla. È lì, davanti al nostro palazzo, il palazzo che porta il suo nome nella strada di Bolzano che porta il suo nome. Lì dove l’ho voluta io, nel 1989, l’anno in cui celebravamo i cent’anni della prima Cassa Rurale sorta a Rima, un piccolo paese della Val Badia. L’avevo vista a Neuwied, la statua, vicino a Colonia. In piedi, lo sguardo sereno, e una moneta tra le dita della mano sinistra. Una mano tesa nell’atto del dare. L’avevo foto-grafata e avevo chiesto a David Moroder di rifarla uguale. Sotto ho fatto incidere tre paro-le: «Humanist, sozialreformer und genossen-schaftsgründer», umanista, riformatore socia-le e fondatore di cooperative. L’ho voluta io poiché è importante, terribilmente importante che nessuno si dimentichi perché esistiamo e da dove veniamo. Friedrich Wilhelm Raif-feisen, lui. Alcuni mi hanno detto: riformatore sociale e fondatore di cooperative non ci è dif-ficile capirlo, ma umanista, perché umanista? Ecco, questo lo spiegherò più avanti.La mia storia comincia… Lo so, specialmente chi parla italiano è incuriosito dal mio cogno-me. Come sospettate ― lo sospettate, vero? ― il pallone non c’entra. Il mio nonno era originario di Livinallongo del Col di Lana, in provincia di Belluno, il paese dei Palla. A dire il vero c’è una elle di troppo, ma la pala, in ladino, è il prato scosceso che parte dove finiscono gli alberi e termina dove cominciano le rocce. Il fieno di pala, assicura un proverbio ladino, è il migliore. Non ho mai conosciuto il nonno, morto nel 1937. E neppure so parlare il fodom, la variante del ladino dell’Alta Val Cordevo-

le. Io? Io sono altoatesino per eccellenza. Nasco a Bressanone nel 1944 e cresco nella frazione di Sant’Andrea. Mio padre Johann ha un’azienda artigianale di carpenteria. In famiglia, con lui siamo mia madre Antonia, io, un fratello e due sorelle. Studio ragioneria ma senza avere bene in mente che cosa fare da grande. Una cosa sapevo, quella che i miei genitori mi avevano sempre ripetuto: nella vita, senza impegno non raccogli nessuna soddisfazione. Mi iscrivo alla facoltà di Econo-mia e commercio a Verona, e poi a Innsbruck. Ma interrompo gli studi quando mi chiama la Federazione di Bolzano, insomma la coopera-zione. La denominazione corretta è: Federa-zione Cooperative Raiffeisen.Perché mi chiamano? A scuola ero bravo. Ma sì, molto bravo, con la media dell’8. La Fede-razione chiede alla scuola i nomi degli studen-ti migliori. È così che nel 1965 comincio la mia avventura come aspirante revisore. E capisco subito che quella è la mia strada, quella è la mia vita. Capisco che non avrei potuto fare nient’altro che quello.Mi entusiasma viaggiare e conoscere nuove situazioni, soprattutto nuove persone. Le coo-perative con cui ho a che fare sono tutte diver-se: consumo, credito, agricole… E il territorio è vastissimo. Lo giro a bordo di una Opel Kadett, allora una gran bella autovettura. Quando passo alla Mercedes mi sento criticare per eccesso di lusso; in realtà l’avevo scelta per risparmiare, era una delle poche diesel del tempo.È in quegli anni che tocco con mano il cuore profondo della terra e della gente dell’Alto

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Adige. Quante storie avrei da racconta-re… Ne scelgo una sola. Alla cooperativa di produzione di energia elettrica di Val Casies i conti non quadrano e le ipotesi sono inquietanti. Assemblea generale. Ci riuniamo dove allora ci si riuniva, l’unico locale adatto: l’osteria. Si comincia a liti-gare. E che litigio. Volano parole grosse. Ma sul più bello sentiamo rintoccare la campana: è l’Ave Maria. Ci fermiamo di colpo. Tutti in ginocchio, composti, a recitare le preghiere. Recitata l’ultima, tutti di nuovo in piedi. A riprendere la baruffa esattamente dal punto in cui era stata interrotta. Alla fine le difficoltà saranno superate, i conti aggiustati e tutto si concluderà bene. Ma sono finiti anche quei tempi. Tempi perduti, mondo perduto. La secolarizzazione non ha risparmiato neppure la valle più remota.Intanto, però, tra il 1967 e il 1968 avevo svolto il servizio militare come sottuffi-ciale nell’artiglieria da montagna, prima a Foligno, poi a Tolmezzo nella Julia. Lo so, in genere quando uno racconta la sua storia sorvola sulla naia. Ma per me fu molto, molto importante. Oserei dire: decisiva. Non che mi potessi definire felice… Ma per me fu una grande oppor-tunità. Uscivo dal mio piccolo mondo e mi ritrovavo ad essere l’unico tedesco del gruppo, costretto a parlare italiano per 24 ore al giorno per 15 mesi di fila: ho finalmente imparato bene la lingua! Ma soprattutto ho imparato ad obbedire. So che posso sembrare fuori moda, ma per me l’obbedienza ― a ragion veduta ― è una virtù. È importante saper ascoltare i superiori e obbedire senza troppe storie. È importante saper stare dritti in piedi, non con le mani in tasca.Poi, nel 1972, divento direttore di quello che allora si chiama Reparto Revisione, oggi Vigilanza. E appena sei anni dopo sono direttore generale, ad appena 33 anni. Perché proprio io? Non tocca a me dirlo. Forse non c’erano molti altri candi-dati e io conoscevo bene, per esperienza

diretta, tutto il sistema. Ricordo soltanto la mia enorme soddisfazione. Destino, fortuna… Di sicuro mi ritrovai al posto giusto nel momento giusto con l’espe-rienza giusta. Qualcuno potrebbe obiet-tare che invece era il momento più sba-gliato possibile. Già, il mio predecessore era anche a capo della Cassa Centrale, al centro di un “incidente” che aveva causato notevoli perdite e una negativa ricaduta d’immagine.Mi dico: non posso che migliorare. Il mio obiettivo, fin dal primo momento, è fare della Federazione un riferimento affida-bile, innanzitutto professionalmente, per l’intero movimento cooperativo. Non l’ho cambiato mai, quell’obiettivo. La prima cosa era selezionare i collaboratori giu-sti. In questo, mia moglie Anneliese (nel frattempo mi ero sposato) non è mai stata troppo d’accordo con me. Ma lei è straordinariamente estroversa e tende a vedere tutto in positivo; io, lo riconosco, un po’ meno. I miei criteri nella scelta dei collaboratori sono: lealtà, affidabi-lità, correttezza, impegno (mai tirarsi indietro). Ho sempre dato fiducia e sono stato ricambiato. Ne ho avuto l’ennesima dimostrazione alla festa del mio com-miato, lo scorso 23 gennaio al Forum di Bressanone.Lo so che cosa dicono di me. Dicono che la Federazione è Palla, e Palla è la Federazione. Ed è vero che potevo dare la sensazione di comandare tutto e pre-siedere a tutto. Ma la verità è diversa. Lascio sempre ampio spazio decisionale ai miei collaboratori. Quante volte dico: «Decidi tu!». Il direttore del Reparto infor-matico mi ha confidato: «Lei mi sfidava con questa libertà, non potevo certo deluderla». Io volevo capire esattamente i termini della questione, volevo andare al dunque. E al quel punto si decideva, ognuno si assumeva le sue responsa-bilità e ogni collaboratore sapeva che non lo avrei mai abbandonato. Qualcuno sbagliava? Mai far finta di niente, sem-

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RACCONTI DI COOPERAZIONE

> Illustrazione di Pierluigi Negriolli

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pre chiarire la cosa, ma sempre essere generosi. La mia forza, credo, era di essere convincente. E poi sì, “sfida-vo” i collaboratori dando loro libertà e responsabilità. Così siamo cresciuti, in qualità e quantità: ho preso la Federa-zione nel 1978 con 56 dipendenti, l’ho lasciata a fine 2008 con quasi 250.In pensione giovane? In pensione fino a un certo punto… Ricopro varie responsabilità nel ramo assicurativo e soprattutto curo i rapporti internazio-nali. Abbiamo raggiunto un importante accordo con le Federazioni di Mona-co e di Innsbruck; ci incontriamo per scambi professionali sui problemi e sul futuro della cooperazione; adesso occorre riscrivere la legge regionale sulla cooperazione, nella quale vorrei inserire alcuni elementi delle leggi tede-sca e austriaca, per avvicinarci anche giuridicamente. Mi piacerebbe giocare il ruolo di cerniera tra mondo tedesco e italiano a partire dal comparto assi-curativo.Dobbiamo aprirci, noi altoatesini, e pur-troppo siamo ancora troppo chiusi. Io ho avuto fortuna. I miei incarichi mi hanno portato spesso a Roma e a Milano, a Monaco, Francoforte e Ber-lino. Con gioia ho visto i miei tre figli condividere questo modo di pensare e di vivere. Marion, architetto, ha studiato a Venezia e in questo momento lavora soprattutto a Trieste; Evelyn ha studiato economia a Vienna, si è sposata con un bavarese e vive a Milano dove lavora per la E-On Italia. Johannes ha studiato economia e vive a Francoforte.Sì, non lo nascondo: l’Alto Adige è ancora troppo chiuso, troppo “cattura-to” nella propria storia e ancora non sa aprirsi adeguatamente alla globalizza-zione. Vorrei dire che dovremmo essere capaci di guardare al futuro aprendo-ci… al passato, alla filosofia di Friedrich Wilhelm Raiffeisen. La sua opera è tutta fortemente impregnata di dottri-

na sociale della Chiesa… dottrina che però è nata ufficialmente dopo di lui, nel 1891 con la Rerum Novarum. Raif-feisen nasce nello stesso anno di Karl Marx, il 1818. Mentre Marx per cam-biare il sistema lo distrugge, Raiffeisen mira a modificarlo senza demolirlo. È fedele alle istituzioni e non disdegna di farsi aiutare dalla nobiltà del tempo, quella stanca di tanta miseria e con-vinta di dover promuovere l’impegno sociale dell’auto-aiuto. I fondi per le prime Casse, a Raiffeisen, vengono da lì. Quanto alla Chiesa, la fede cristia-na è d’importanza vitale nel pensiero e nell’azione di Raiffeisen. Nella fede cristiana ― in particolare oggi penso alle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza ― sono le nostre radici, dimenticarcelo sarebbe gravissi-mo. Anche per questo sono felice per la scelta di monsignor Karl Golser quale guida della nostra diocesi di Bolzano-Bressanone: un teologo raffinato e sti-mato, un moralista che ben conosce i fondamenti della cooperazione. Questa è la nostra storia e non a caso dietro la prima Cassa Rurale, a Rima, c’era un prete, don Josef Dasser; e delle 46 Casse nate prima del ‘900, ben 19 ave-vano un prete nel Cda.Per questo l’ho messo lì, Raiffeisen. Davanti al nostro palazzo. Tra quanti leggono l’iscrizione, qualcuno corru-ga la fronte. Fondatore di cooperative, certo. Riformatore sociale, d’accordo. Ma umanista? Perché umanista? E me lo chiedono. Il termine “umano” per me è importante per capire chi fosse Raiffeisen e chi siamo noi. “Umano” comprende la persona nella sua inte-rezza, non solo in quanto lavoratore o consumatore; la persona con le sue esigenze spirituali, oltre che materiali. Uomini tutti interi, in piedi, ciascuno con la propria dignità.

(Racconto raccolto da Umberto Folena)

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TESTIMONI DEI VALORI/9Dalla Carta dei valori della Cooperazione trentina: “L’attenzione è, con il rispetto e l’umiltà, una delle ‘virtù penultime’: un valore determinante per l’affer-mazione di altre ragioni etiche fon-damentali. Essere autenticamente

attenti agli altri permette infatti di costruire relazioni interpersonali basate sulla consapevolezza degli obblighi reciproci e del rispetto della libertà altrui. Solo questo tipo di relazioni rende possibile il perse-guimento del bene comune”.

attenzione. Friedrich Wilhelm Raiffeisen, borgomastro di Weyerbusch en Westerwald, fondò la prima “associazione per il pane” per costituire il primo forno comuni-tario. Prese coscienza delle difficoltà dei suoi amministrati durante la crisi economica ed alimentare degli anni 1846-48. Un’attenzione, quindi, alla crisi eco-nomica e alle modalità per “sortirne assieme”. L’“attenzione” verso gli altri più che un dovere morale diven-ta, oggi come allora, una necessità. La crisi economica, per dirla con Giorgio Napolitano, un’ “occasione” per superare la “naturale tendenza” a coniugare l’io (egocentrismo / auto-referenzialità / autorealizzazione). Ci accorgiamo, meglio preventivamen-te, che “non bastiamo più a noi stes-si” e, quindi, impariamo a declinare il “noi” (cooperazione / bene comune). Per farlo serve, paradossalmente, “perder tempo” per curare le “rela-zioni interpersonali”, primo tassello per evolvere i naturali conflitti che la relazione comporta. Verso. È la seconda parola e, forse, la più importante pur trattando-si “solo” di una preposizione. Una “locuzione prepositiva al complemen-to di moto a luogo” affatto indiffe-rente. Per favorire la “cooperazione intercooperativa”, il “fare sistema”,

le “partnership” non serve attende-re l’altro ma un’azione propositiva / propulsiva “verso” l’altro. L’ “andare verso” presuppone l’umiltà (parola che vedremo in seguito) di muovere noi i primi passi. Enzo Bianchi in “La differenza cristiana” (Einaudi, Torino 2006) si chiede “cosa posso fare io?” e non “cosa può fare l’altro?” I frati minori osservanti nel 1462 a Perugia si mossero verso l’altro fondando il primo Monte di Pietà in vista della crisi finanziaria del primo rinascimen-to. Fuori dai conventi; verso gli altri. Le crisi economiche, nella storia, hanno due uscite. O si sono dimostrate degli acceleratori formidabili di “processi” di partenariato come il “New Deal post ’29”, oppure si sono dimostrate delle “trappole mortali”. In Europa la risposta alla crisi del ’29 è stato il nazifascismo e, quindi, la supremazia sull’altro. Non verso l’altro. Gli altri. L’altro è per me un obbligo; un contenitore. Non è solo la causa dei problemi ma anche la fonte delle possibili soluzioni. Non è ciò che mina la mia identità, ma ciò che la definisce: “l’altro, il diverso, colui che fa parte di tutt’altra coop è in realtà parte di me, è costitutivo di me stesso e della mia identità. È l’alleato migliore per abbandonare ogni presunzione a non cambiare”. “Io non sono senza l’altro” (www.polemos.it). Nella costruzione

del “bene comune” non possiamo muoverci “a prescindere” dall’altro. Si tratterebbe di “bene personale”. Null’altro. (Che significa, per l’appun-to, la nullità dell’altro). Umiltà. Finalmente arriviamo al “come”. All’atteggiamento che ci con-duce verso l’altro. Il termine “umiltà” è derivato dalla parola latina “humilis”, che è tradotta non solo come umile ma anche, alternativamente, come “basso”, o “dalla terra”. L’ossatura della “cooperazione” mondiale è umile perché avviene soprattutto attraverso le cooperative agricole dalle quali, peraltro, un abitante su due del globo campa. Anche qui si parte dal presupposto che il mercato è, di per se, esclu-dente. Il romanticismo keynesiano dell’autoregolazione ha mostrato ieri le sue opportunità ed oggi i suoi limiti. Per non essere umiliati, quindi esclu-si, serve umiltà. E quindi, in primis, la disposizione soprattutto verso il proprio cambiamento senza il quale non è possibile andare verso l’altro. Il vecchio adagio “spesso vince più l’umiltà che il ferro” da le dimensioni della virtù. Henry James: “la gente è umile quando ha qualcosa da guada-gnare”. Fosse anche un pasto caldo. La cooperazione agricola ne riserva uno a metà pianeta. È il forno comu-nitario voluto da Raiffeisen.

di Fabio Pipinato, direttore di Unimondo

ATTENZIoNE vERSo GLI ALTRI E UMILTÀ

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MiCHele sCRiNZi, direttore generale sant’orsola scaImpegno costante per stare in piediLa gestione dei rapporti interpersonali è un fattore determinante per il buon funzionamento di una azienda. Al di là di organigrammi, procedure e mansionari, seppur importanti per strutturare i rapporti, ciò che conta è la capacità di realizzare concretamente tutti i giorni un pezzo di strada verso la soddisfazione personale, professionale ed economica di ciascuno. Nel mio lavoro quotidiano, avere attenzione verso gli altri significa parlare, ascoltare, frequentare costantemente i colleghi, amministratori, soci; recepire da uno sguardo, dal tono di voce, dall’atteggiamento segnali di soddisfazione o di disagio, così da trarne indicazioni per far “girare” bene la cooperativa.Nel Nuovo Testamento, nella prima lettera di Paolo ai Corinzi (1 Cor, 10-12) si legge: “Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere”. Mi pare un’efficace espressione del valore dell’umiltà. Vorrei essere ispirato sempre da questa espressione, ovvero essere consapevole che il mio essere “in piedi” non dipende solo da me, ma dal lavoro e dall’impegno di molti; inoltre, la condizione di stare “in piedi”, per essere mantenuta, richiede preparazione ed impegno costante.

GRaZiella aNesi, presidente Handicrea trentoCalarsi nell’altro senza pregiudiziAttenzione verso gli altri: per tutti si manifesta nel cercare di capire la persona ma, per chi svolge un’attività di supporto ai bisogni, se vuole davvero fare un servizio, essa necessariamente diventa il principale aspetto da “coltivare”, anche attraverso uno sforzo di contenimento delle proprie convinzioni. Chi racconta vede la possibilità di avere un sollievo, un aiuto, piccolo o grande che sia, per i propri bisogni; chi ascolta deve prima di tutto cogliere le cose dette e quelle taciute, senza remore. Non è facile per nes-suno spogliarsi dai propri pregiudizi e dalle proprie certezze; specie se da anni si vive a contatto (magari anche personalmente) con disagi analoghi. Si possono fare errori perché si intravedono soluzioni già applicate in precedenza, ma esse non sono francobolli utilizzabili per ogni busta, e, se non c’è l’umiltà di calarsi il più possibile nell’altro per poi (con la ricchezza della propria esperienza), vedere assieme qual è l’approccio più condiviso, tutto può diventare inefficace. Ma, allora, l’esperienza non serve a nulla? Serve molto se la si intinge però nell’umiltà, indispen-sabile quando si ascoltano i bisogni, quando non si tracciano linee nette fra noi e gli altri, quando si vede aldilà del lavoro che si sta facendo.

MaRio DalPiaZ, direttore Cassa Rurale tassullo e NannoRelazioni umane, non rapporti d’affariMi ha colpito l’idea che l’attenzione verso gli altri sia una “virtù penultima”. Vuol dire che precede qualcosa: un modo di atteggiarsi, uno stile comportamentale. Proprio per questo le Casse Rurali si caratterizzano per essere banche di relazione e ciò si realizza nel costruire rapporti che mettono al centro la persona. Quando entra nei nostri sportelli il cliente deve sentirsi come a casa sua, avvertire vicinanza e calore. Sono dell’opi-nione che non sono le condizioni contrattuali che portano i nostri clienti a preferirci alle altre banche. E’ la relazione che orienta la scelta di molti clienti delle Casse Rurali. Percepiscono la nostra “diversità” come valore aggiunto. La persona che viene da noi sente che c’è disponibilità ad ascoltare, a capire, ci si guarda negli occhi. Un altro atteggiamento cooperativo è l’umiltà, che non va intesa come sottomissione, ma che è diretta a far capire all’altro che ci si mette sullo stesso piano. La relazione si sviluppa su base paritetica: chi entra in Cassa Rurale non si sente in una condizione di sudditanza, si aspetta di incontrare qualcuno che condivi-derà i suoi problemi e le sue esigenze e lo aiuterà a trovare le risposte migliori.

Testimoni

iNCoNtRi sUlla “CaRta”Le società interessate a presentare la “Carta dei Valori della Cooperazione trentina” a soci/dipendenti/amministratori possono rivolgersi all’Ufficio studi della Federazione. Per infor-mazioni: Michele Dorigatti - 0461.898630 e Marina Pancheri - 0461.98629.

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Tutta cooperativa la scuola elementare di Segonzano, sei classi di cui due terze, un centinaio di alunni, quat-tro associazioni cooperative scolastiche con obiettivi comuni ma percorsi individuali che, qualche volta, si intrecciano, dieci maestre di cui tre fortemente motivate a trasmettere ai loro alunni modalità e comportamenti cooperativi. “Le motivazioni che ci hanno indotto a seguire un progetto di educazione cooperativa sono state principalmente sociali e didattiche - spiega Carla Folgheraiter, insegnante di quinta, affiancata nel coor-dinamento del progetto dalla collega Maddalena Piffer -. Facevamo fatica a coinvolgere i bambini in lavori di gruppo all’interno delle classi e ancora di più fra classi diverse che si conoscevano poco o nulla”.Così sono nate le cooperative scolastiche di quinta, “In viaggio per…”; di prima e seconda, “La pietra magica”; delle due terze, “Un arcobaleno di amicizia” e di quarta “L’orto misterioso: na man lava l’altra”. Ognuna con uno statuto e un logo che le caratterizzano, sono unite in consorzio. Il fine comune è la solidarietà nei confronti di un orfanotrofio nelle Filippine da dove arriva la sorellina

di un’alunna della scuola. Per questo una volta alla set-timana gruppi misti si trovano in laboratorio a confezio-nare piccoli manufatti in vendita nei mercatini di Natale e di primavera. Una parte dei proventi sarà utilizzata per l’acquisto di giochi da installare nel cortile della scuola, così come stabilito dai bambini per votazione secondo le regole della cooperativa scolastica per cui ogni deci-sione viene presa in modo democratico.Iscritte tutt’e quattro al concorso “Cooperazione e scuola in campo”, vi partecipano con un ricerca storica su una realtà cooperativa del territorio, rispettivamente l’associazione “Peter Pan”, la Famiglia Cooperativa, l’as-sociazione “Piccoli frutti di Cembra” e la Cassa Rurale.Per avviare il lavoro nel migliore dei modi, le insegnanti hanno partecipato al corso di formazione proposto dall’Ufficio educazione cooperativa lo scorso autunno dove hanno effettivamente constatato la validità di un progetto che abbina conoscenze acquisite a scuola e abilità proprie e trasmette comportamenti sociali positivi come la partecipazione democratica, il rispetto delle idee altrui, il mutuo aiuto e la solidarietà. (a.b.)

Dalla prima alla quinta elementare, gli alunni di segonzano piccoli cooperatori solidali. i ricavi dei mercatini sono destinati ad un orfanotrofio nelle Filippine

La cooperazione hA FATTo CENTo

EDUCAZIONE COOPERATIVA

> Il logo del consorzio delle quattro Acs di Segonzano e un momento di festa dei piccoli soci

la QUiNta iN Visita alla Cassa RURale Di seGoNZaNoA fine gennaio gli alunni della classe quinta della scuola primaria di Segonzano hanno fatto tappa alla Cassa Rurale del paese dove ad aspettarli c’erano il presidente ermanno Villotti con i suoi collaboratori e i rappresentanti della Federazione Trentina della Cooperazione.Motivo della visita è stata la curiosità dei ragazzi di conoscere la storia e il funzionamento della Cassa Rurale che, in quanto cooperativa, assomiglia nella struttura alla cooperativa scolastica “In viaggio per…” da loro costituita a scuola.Il presidente ha raccontato che la prima Cassa Rurale a Segonzano fu fondata nel 1902 da don

Pietro Cristel con lo scopo di aiutare la popolazione povera evitando così l’emigrazione che in quegli anni era molto frequente. Ha poi spiegato come, con il passare degli anni, la Cassa Rurale si sia sempre di più ingrandita fondendosi con quelle dei paesi vicini fino a diventare l’attuale Cassa Rurale Lavis - Valle di Cembra.Oggi la Cassa Rurale conta circa 4300 soci.Varie sono state le curiosità e le domande poste dagli alunni agli operatori che, con molta disponibilità e competenza, hanno pazientemente risposto a tutti.I bambini hanno poi visitato i vari uffici e il locale sotter-raneo che un tempo veniva utilizzato come caveau.La visita si è conclusa con l’omaggio da parte degli alun-ni di deliziosi dolcetti realizzati dalla loro cooperativa.

I bAMbINI RACCoNTANo

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Non sarà più una scienza triste. Tornerà ad essere uno studio per trasformare un mezzo, la ricchezza, nel fine ultimo, la felicità. Non sarà più ossessionata dal primato dell’efficienza e della produttività. Tornerà ad occuparsi delle cose che davvero contano, anche se non agevol-mente misurabili. Di Adam Smith non studierà esclusiva-mente la “Ricchezza delle nazioni”, ma approfondirà la lettura della “Teoria dei sentimenti morali”. L’economia riscoprirà la filosofia e l’antropologia. Si rivaluteranno gli studiosi del personalismo cristiano, come Buber, Levinas, Mounier e Ricoeur. A scapito di qualche premio Nobel o di qualche guru del liberismo d’oltreoceano.Né è convinto il professor Leonardo Becchetti, giovane economista di Tor Vergata, fondatore di benecomune.net. Deciso a rompere il “silenzio assordante” sui valori ultimi e a sottrarre il palcoscenico ai cosiddetti obiettivi supremi, “la quadratura dei bilanci, il rispetto dei vincoli di Maastricht, l’aumento della produttività, e la massimizza-zione del Roe per soddisfare le esigenze degli azionisti”.Becchetti nel suo ultimo libro ci esorta a compiere un salto di paradigma culturale. Di andare -questo il titolo - oltre l’homo oeconomicus, ridando significato a concetti spariti dalla circolazione, come quelli di “felicità, respon-sabilità, economia delle relazioni”. Non possiamo più permetterci il lusso di fare economia, partendo dall’assunto (indimostrato) secondo cui l’uomo è ridotto ad un individuo tutto teso a massimizzare il pro-prio grado di utilità (soddisfazione), determinato dal volu-

me di beni e servizi che riesce (spesso indebitandosi) ad acquisire e che consuma in uno splendido isolamento.Breve, ma importante, precisazione per il nostro letto-re: l’autore non fa parte del club degli economisti della decrescita. Non propone una deriva pauperista. Rimane profondamente convinto dell’importanza sociale della creazione di valore economico.Scorrendo agevolmente le pagine e i capitoli, si scopro-no cose (a volte) note al pubblico, ma che indagate con gli strumenti della scienza economica offrono dei risvolti insoliti e originali. Prendiamo la felicità, uno dei temi chia-ve dell’economista romano.La felicità non è solo una questione di reddito: naturale che il secondo abbia un’influenza sulla prima, ma atten-zione - ammonisce Becchetti - a non finire nella categoria dei frustated achievers, i vincenti frustati, quegli individui che sperimentano contemporaneamente “variazioni posi-tive del reddito e variazioni negative della soddisfazione di vita”. Quelli che... hanno i soldi, sono sempre di fretta e non hanno mai tempo per nessuno.La felicità è inversamente proporzionale al numero di ore passate davanti alla tv. Per Popper la tv era cattiva, per Pasolini antiegualitaria. Per Becchetti è una grande pro-duttrice di infelicità. Essa infatti “tende a proporre modelli irraggiungibili in termini di reddito e di ricchezza”. Così si è ridotta “da strumento di indagine e di osservazione della realtà a vetrina di personaggi di successo”, obbligati per contratto alla felicità.

Il fine ultimo è LA FELICITÀNel suo libro “oltre l’homo oeconomicus”, appena pubblicato, leonardo Becchetti, economista dell’Università di Roma tor Vergata, ci invita a ridare significato a concetti spariti dalla circolazione, come felicità, responsabilità, economia delle relazioni

di Michele Dorigatti

PUBBLICAZIONI

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

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la RelaZioNe eDUCatiVaEssere genitori, educatori, inse-gnanti, oggi. Compiti non facili. Sono molte le domande che ogni giorno vengono a chi si occupa di educazione e altrettante sono le problematiche da fronteggiare. Come fare? Degli spunti utili a rispondere arrivano dallo studio “Accoglienza e autorità nella rela-

zione educativa. Riflessioni multidisciplinari” condotto da Dario Fortin, per molti anni coordinatore di Villa S. Ignazio e ora docente e ricercatore alla facoltà di Scienze cognitive a Rovereto, e da Charlie Barnao, ricercatore di sociologia all’università Magna Graecia di Catanzaro.Il tema della relazione educativa tra autoritarismo, permissivismo e autorevolezza è affrontato nell’am-bito di una riflessione multidisciplinare affrontata da diversi punti di osservazione (sociologico, psicologico, filosofico, storico, antropologico, teologico, pedago-gico e sociale). Nella prima parte sono raccolti saggi di studiosi di varie aree, mentre nella seconda si dà voce ad esperienze educativo formative specifiche significative.Edizioni Erickson, pagg. 304, 20 euro

l’esPeRieNZa CooPeRatiVa Di MoNDRaGoNNata nel 1956 la cooperazione basca riunisce oggi oltre 200 imprese, che danno lavoro a circa 85 mila persone con un fatturato di oltre 27.000 milioni di euro. Le dinamiche che hanno portato questa realtà a essere uno dei più importanti gruppi imprenditoriali

della Spagna, con società collegate o controllate in altri

18 Stati, e una delle esperienze più interessanti a livel-lo mondiale nel settore dell’economia solidale è oggi raccontata, per la prima volta in italiano, da Gabriele Darpetti in “L’esperienza cooperativa di Mondragon”.L’autore, studioso del fenomeno cooperativo con al suo attivo diverse pubblicazioni in materia, è funzio-nario da circa trent’anni del movimento cooperativo, prima nella sede di Roma di Confcooperative e, negli ultimi anni, come direttore della sede provinciale di Ancona e successivamente in quella regionale delle Marche.Conte Camillo Edizioni, pagg. 122, 14 euro

il GRoPPello Di ReVòÈ una storia di vino e cooperazione quella raccontata in “Il Groppello di Revò”, la pubblicazione rea-lizzata da Roberto Pancheri, Anna Perini, Bruno Ruffini e Maurizio Visintin, finanziata dal Servizio Cooperazione della Provincia autonoma di Trento e patrocinata dalla Regione.Il Groppello, vino autoctono della

Val di Non, diventa così un prezioso bene culturale, come ha sottolineato l’assessore alla cooperazione Franco Panizza in occasione della presentazione del libro. “Esprimo grande apprezzamento per il lavoro di recupero e rilancio di questo prodotto svolto dalla Cooperativa Produttori Vino di Montagna, con il sup-porto della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo – ha detto Panizza –. Il libro è anche un opportuno tributo alla storia della cooperazione che, in Val di Non, ha fatto nascere realtà economiche di alto livello e ha segnato in positivo lo sviluppo della comunità”.La pubblicazione parte dal tardo Medio Evo e racconta la storia del Groppello fino ai giorni nostri. A corredo del testo molte immagini del lago di Santa Giustina e delle sponde dove cresce e matura il Groppello.Edizioni Provincia Autonoma di Trento, pagg. 157

PUBBLICAZIONI

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“Sarà scontato ma è stato l’Unitas, uno dei simboli che caratterizza-no la cooperazione trentina, a farci comprendere l’importanza di unirci e di creare maggiore forza”. Chi parla è Enrico Polastri, presidente della Taxi Alto Garda. La società è giovane nell’età (la costituzione è del maggio 2006) e nello spirito. Le diverse professionalità sono “giovani dentro e non potrebbe essere altri-menti se consideriamo che, questa attività, copre le ventiquattro ore del giorno”. La giornata è organizzata a turni “anche se non siamo lavoratori dipendenti e l’orologio lo guardiamo raramente”.Polastri è impegnato da una decina d’anni in questa attività. Lui come tutti i soci che hanno dato vita alla coope-rativa con sede a Riva del Garda, nella centralissima piazza Garibaldi, ha operato in modo autonomo per lungo tempo. Poi ha compreso che la ditta individuale era bella ma, forse, era meglio unire le forze “perché da soli si va più veloce, ma insieme si va più lontano”. E per un professionista di questo settore pare non esserci frase più azzeccata.La società, aderente alla Federa-zione, serve per lo più il territorio altogardesano e le valli confinanti:

le strade di Arco, Riva del Garda e Torbole sono quelle percorse mag-giormente. Più a nord le arterie che vedono sfrecciare i taxi della coope-rativa sono Dro, la valle di Ledro e Rovereto. A sud, invece, Limone e Malcesine.Il vicepresidente è Angelo Tasin. Il segretario è Angelo Faes. Gli organi sociali contano due altri consiglieri: Maurizio Bertolini e Aldo Dacroce. La base sociale conta sette unità. Completano il gruppo Maurizio Flo-riani e Maurizio Pederzolli. “La nostra flotta è di sette vetture, moder-ne e potenti, in grado di garantire un servizio che soddisfa le esigenze di ogni tipo di clientela - aggiunge Pola-stri -. Ultimamente ci siamo dotati di una centralina computerizzata per smistare le chiamate nell’intero arco delle ventiquattro ore”.Ma c’è un problema. “Questo è dovuto alla stagionalità del nostro servizio perché operiamo in una zona a vocazione turistica nel perio-do primavera-estate. Le migliaia di chilometri macinate ogni anno sono concentrate da aprile a ottobre. Per il futuro siamo ottimisti di poter esten-dere la nostra attività a tutto l’anno”.La speranza appartiene al progetto “MuoverSi” della Provincia Autono-

ma di Trento. “I mesi invernali non offrono molte opportunità – osserva Polastri – quindi è bene attrezzar-si. Abbiamo presentato la nostra domanda per poter operare nel progetto MuoverSi. Esso è rivolto alle persone con disabilità. Uno dei requisiti fondamentali è avere alme-no tre anni di esperienza nel settore del trasporto. Il traguardo lo raggiun-geremo nel prossimo maggio”.Per la Taxi Alto Garda anche la notte può rappresentare una valida oppor-tunità di lavoro. “I controlli maggiori da parte delle forze dell’ordine, la consapevolezza che la patente è uno strumento di lavoro, il limite del tasso alcolico destinato a diminuire ulteriormente – conclude Polastri – contribuiscono a far riflettere molte persone. Sono davvero molti a con-tattarci dopo aver concluso una serata e dopo aver bevuto qualche bicchiere in più. Si appoggiano al nostro servizio per evitare di mettere a repentaglio la propria incolumità e quella altrui”.Per servirsi della Taxi Alto Garda è sufficiente telefonare allo 0464.557044. Il sito internet è www.taxialtogarda.it Per inviare un messaggio di posta elettronica: [email protected]

INSIEME SI vA PIù LoNTANoDa tre anni è attiva la cooperativa taxi alto Garda che copre con i suoi servizi gran parte del trentino meridionale. Una centralina computerizzata riceve e smista le chiamate nell’intero arco delle ventiquattro ore

VIAGGIO TRA LE COOP

TAXI ALTO GARDA

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

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Angelico Dallabrida eIL CASTELLo DI SAN GoTTARDoUn nuovo acquisto della Cassa Rurale di Mezzocorona

di Franco de Battaglia

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Il paesaggio di Mezzocoro-na (MezoTodesco si legge sulle antiche carte, proprio a fronte di MezoLombardo, a segnare quella “patria di confine” che il sociologo Antonio Scaglia vede come vera identità e forza del Trentino, non da una parte o dall’altra, ma in “Mezzo” appunto) è intrigante e affascinante. La borgata poggia al dirupo antico (“crona”) che fa da ancoraggio alla più bella zona vita-ta delle Alpi (quella del Teroldego) e al tempo stesso “gestisce” uno svincolo autostradale modernissi-mo, immenso, nobilitato però da quella cattedrale del vino (riscatto splendido della vecchia, inquinante Samatec) che sono le cantine di Mezzocorona. Ma sopra, sul dirupo c’è un’altra residenza, un covelo-castello che risale all’età del bronzo, una grotta difesa da una grande muraglia. E’ San Gottardo, tana, secondo la leggenda, del basilisco di Mezzocorona, un mostro che sputava fuoco e ghermiva le ragazze. Fu ucciso da un nobile Firmian (“l’òm de fer”) che a sua volta “fu incenerito dal pestifero sangue penetrato nelle giunture della corazza”.Ora questo paesaggio è ritratto in uno dei più bei dipinti (“Il castello di San Gottardo”) di Angelico Dallabrida, che la Cassa Rurale di Mezzocorona ha saputo meritoriamente assicurarsi, a far parte del suo patrimonio morale, prima che finanziario. Un grande investimento.

Per la sua particolare capacità nel dipingere Angelico Dal-labrida (1874-1959) è riuscito, infatti, a tradurre la pittura di paesaggio dell’Ottocento in un “mix” personalissimo di pennellate spezzate, colori, luci, atmosfera. Un realismo fantastico, un paesaggio costruito dai sentimenti, un “impressionismo frammentato e vibrante”, come scrisse nel 1935 Carlo Piovan. Dallabrida frequentò le accademie di Venezia e Milano, fu a contatto con i più grandi pittori del suo tempo, ma scelse di ritirarsi fra la Valsugana e la Rotaliana. Cercava, umilmente, l’autenticità della terra nella pittura. L’antico “covelo” del basilisco diventa così non solo memoria, ma proiezione nel futuro. Bisognerà saperlo inventare, anche il futuro: che è poi la missione di una Cassa Rurale, oltre che di una buona pittura.

ARTE IDEE TERRITORIO

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FoToCRoNACA a cura di Diego Nart

Stalle a stelleAccrescere lo stato di benessere e di conseguenza la produttività dei bovini da latte allevati. Migliorare il rapporto tra azienda zootecnica e ambiente. Rendere la stalla più presentabile al visitatore. Gli scopi appartengono al progetto “Stalle a stelle” della Federazione Provinciale Allevatori di Trento. Le stalle che partecipano al progetto sono sottoposte a una severa valutazione di un tecnico che redige e consegna all’allevatore un rapporto con gli aspetti e punti critici da modificare e migliorare nell’arco dell’anno.

La Cassa scia con teOtto pullmann, poco meno di 400 persone. Sono due numeri sufficienti per far comprendere che, ancora una volta, la giornata sulla neve organizzata a inizio marzo dalla Cassa Rurale Pinetana Fornace e Seregnano ha raccolto un’adesione superiore alle aspettative. La bontà della formula, insomma, è stata confermata ancora una volta e si è riflessa nella massiccia partecipazione dei soci e dei loro familiari. Hanno colto al volo un’opportunità per trascorrere una domenica in serenità e in allegria su piste e tracciati perfettamente innevati e con il solo desiderio di praticare lo sport invernale che amano maggiormente.

Sait-Lions contro la cecitàDal 9 marzo e fino al 31 maggio i trentini potranno portare i loro occhiali da sole e da vista usati presso uno dei 383 negozi Famiglia Cooperativa, Coop Trentino, Supermercati Trentini, degli oltre 300 Gol Market in Alto Adige e di altri 40 punti vendita fuori regione. Questo sarà possibile grazie all’accordo tra la cooperazione di consumo e i Lions del Trentino. Inizialmente gli occhiali usati saranno raccolti nei punti vendita per poi essere puliti, riparati, classificati a seconda della gradazione (a cura della Fondazione Luxottica di Agordo). Infine saranno assegnati alle persone con disturbi alla vista che non possono permetterseli nei Paesi in via di sviluppo. Nelle due foto: un particolare della conferenza stampa di presentazione e la stretta di mano tra il presidente del Sait, Giorgio Fiorini (a dx) e Gianmarco Sciacchero (a sx) governatore dei Lions.

Consorzio Vini per la qualità e sicurezzaRiva del Garda ha ospitato la tre giorni sulla “Valutazione del rischio chimico nelle aziende della viticoltura trentina”. L’appuntamento è stato promosso dal Consorzio Vini del Trentino in collaborazione con Formazione Lavoro. Finanziamento dell’Agenzia del Lavoro. Un’autentica full immersion su aspetti di natura tecnica. “L’imperativo è chiaro e si riflette nella necessità di conciliare l’efficacia del prodotto fitosanitario con la salute dell’agricoltore e del consumatore” ha spiegato Celsino Govoni della Regione Emilia Romagna (nella foto), uno degli esperti intervenuti. Con lo sviluppo della sicurezza nelle attività viticole oltre 7000 viticoltori che fanno capo al Consorzio Vini del Trentino hanno imboccato una strada innovativa. Essa innalza notevolmente la qualità delle produzioni. Ma la sicurezza non è solo meccanica. “Da molti anni – precisa Erman Bona, direttore del Consorzio Vini - chi opera nel mondo della vite e del vino applica il protocollo di produzione viticola integrata, cercando di contenere l’utilizzo di prodotti chimici”.

Iniziative

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Incontrarsi per ascoltarsiLa Cassa Rurale di Trento ha rinnovato il suo tradizionale appuntamento di incontro e di confronto con i soci. Quest’anno il consiglio di amministrazione, presieduto da Giorgio Fracalossi, d’intesa con la direzione generale affidata a Michele Sartori ha scelto di estendere questa opportunità di confronto anche ai clienti. Confermate le tappe tradizionali a cui si è aggiunta Martignano, fino a oggi sede inedita.

Borsa di studio sul lavoroProsegue il suo cammino la 17esima Borsa di Studio Val di Cembra. L’iniziativa è riservata agli studenti delle terze classi delle scuole medie dell’Istituto Comprensivo di Cembra a cui si aggiunge la terza media della scuola di Albiano inclusa nell’Istituto Comprensivo di Civezzano. Il tema scelto è “Il lavoro: una necessità, un diritto, un modo per realizzarsi. Aspetti etici, storici, socio-economici e giuridici legati al mondo del lavoro”. In queste prime settimane gli allievi hanno incontrato alcuni degli esperti destinati a offrire loro spunti interessanti per gli elaborati scritti e grafico-pittorici. Nella foto il presidente del comitato organizzatore Paolo Pojer con la vincitrice di una delle passate edizioni.Prodotti

Cr Rovereto per i giovani“Forti del passato … Grandi nel Futuro”. E’ lo slogan del “Gruppo Giovani” della Cassa Rurale di Rovereto. E’ formato dai collaboratori “under 30” dell’istituto di credito cooperativo della città della Quercia. Obiettivo: analizzare i cambiamenti avvenuti nelle necessità dei giovani, capire cosa vogliono e di cosa hanno bisogno e di conseguenza creare all’interno della banca canali comunicativi adeguati che parlino la stessa lingua della clientela giovane. Il primo risultato è stata la creazione di “Conto Benny”, nato inizialmente come conto on-line a canone agevolato che permette autonomia e indipendenza nella gestione, con carta prepagata valida per acquisti in Internet. Tutto questo al costo di 1 solo euro al mese. L’evoluzione di questo prodotto giovane per i giovani è passato per la creazione di un sito internet ad hoc (www.holabenny.it), contenitore di informazioni non solo di carattere creditizio ma legate anche a musica, cinema, teatro o eventi locali in genere.

Carnevale con GellindoIl carnevale dei bambini della città di Trento ha avuto un protagonista in più. Gellindo Ghiandedoro (qui assieme ad Andrea Gentilini delle relazioni esterne di Cassa Centrale Banca) è stato accolto con entusiasmo dai grandi e dai piccini che hanno affollato le vie del centro storico del capoluogo nel pomeriggio del giovedì e del martedì grasso.

Pinzolo, Cassa solidaleL’istituto di credito cooperativo della Val Rendena ha dimostrato attenzione e sensibilità nei confronti di Kevin e Keila, figli di genitori trentini. Nello scorso mese di novembre la loro vita è stata letteralmente stravolta da un inferno di pietre e di fango che ha portato distruzione e morte a Ipiranga, in Brasile. La frana ha portato via, per sempre, la loro mamma Giacomina Cosi, il papà Dario Eccel e le due sorelle Kendy e Kelly. Per aiutarli è stato attivato il conto corrente intestato a “Comitato per Kevin e Keila Eccel (Cosi)”. Le coordinate bancarie per inviare un aiuto economico ai due fratelli rimasti orfani sono: IT 93 N 08179 85230 000050007832

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Premi di studio ad AldenoSono stati 97 gli studenti premiati dalla Cassa Rurale di Aldeno e Cadine. L’appuntamento costituisce, da una decina d’anni, un momento consueto per riconoscere l’impegno dei giovani, soci o figli di soci della banca della comunità, che hanno portato a termine (del tutto o in parte) il proprio percorso formativo “anche se nella vita – osserva il presidente Luigi Baldo – gli esami non finiscono mai”. Nel corso della serata è stato proposto il concerto del gruppo bolognese “Noi vagabondi” con cover dei Nomadi e di altri celebri cantautori italiani.

Sport

Premi

Mosca sul gradino più altoCristiano Mosca (nella foto) di Cassa Centrale Banca ha vinto il titolo italiano di sci di fondo riservato ai bancari. La rassegna tricolore è stata ospitata a Roccaraso. Si è imposto nella categoria super senior. Al posto d’onore Diego Salvador della Cassa Rurale Val di Fassa e Agordino che ha messo al collo la medaglia d’argento.

Casse Rurali per l’orientamentoSi avvicina l’inizio della stagione agonistica 2009 dello sport orientamento in Trentino. Tra i partner figurano le Casse Rurali Trentine. Durante l’incontro con la stampa (nella foto il presidente della Fiso, Giuseppe Simoni) ospitato in sala don Guetti di Cassa Centrale Banca sono stati anticipati i contenuti dell’agenda 2009 del Comitato Trentino della Fiso e offerta una anteprima degli appuntamenti clou. Tra questi: la prova di Coppa Italia di mountain bike-orientamento a Borgo Valsugana, i Campionati Italiani Middle a Bosco di Civezzano, i Campionati del Mondo junior in Primiero e i Cinque Giorni delle Dolomiti all’ombra delle Pale di San Martino di Castrozza.

Teroldego premiatoIl “Clesurae 2005” della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo (nella foto il direttore Leonardo Pilati) ha raggiunto la finale del “Concorso 10 migliori vini rossi italiani barricati” di Hannover. Anche l’Etichetta Rossa non è passata inosservata agli occhi degli esaminatori. L’annata 2007 si è aggiudicata il premio nazionale qualità/prezzo di Gambero Rosso. Valutazione positiva l’ha raccolta anche il “Pinot Nero 2006” definito da Luca Maroni “vino di grande fragranza e densamente vivo al profumo”.

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Gurlini, donna di paceIl Forum Trentino per la Pace ha dato vita ad un “Comitato per la Pace in Medio Oriente” a cui ha aderito anche la Federazione Trentina della Cooperazione. La rappresentante è la presidente dell’Associazione dei Giovani Cooperatori, Pamela Gurlini.

Piangerelli a BruxellesA inizio marzo Letizia Piangerelli ha cominciato la sua attività all’ufficio di Bruxelles della Federazione, una sorta di osservatorio permanente che ha l’obiettivo di far comprendere al movimento trentino quanto si muove sul fronte legislativo a livello comunitario.

Arrivi e partenze

Federazione Raiffeisen: il grazie a Konrad PallaOltre 350 ospiti, provenienti anche dall’estero, si sono dati appuntamento al Forum di Bressanone per partecipare alla festa in onore di Konrad Palla, per trent’anni direttore generale della Federazione Raiffeisen Alto Adige, ritiratosi a riposo. Alla Federazione sono associate 380 Cooperative con sede in provincia di Bolzano, tra cui tutte le Casse Raiffeisen. L’organico è composto da 240 dipendenti. A Palla, cui è dedicato il “racconto di cooperazione” di questo numero della rivista, è subentrato Paul Gasser (a dx nella foto con Palla) già vicedirettore generale dal 2001. Nato nel 1959 a Vandoies, laureato in economia e commercio, prima di lavorare alla Federazione Raiffeisen Gasser è stato direttore della società Raiffeisen Servizi assicurativi.

Collini presidenteDa Colombo Sartori (sotto) a Fulvio Collini (sopra). I soci hanno eletto il nuovo presidente della Famiglia Cooperativa di Caderzone.Collini, di professione imprenditore e consigliere della Cassa Rurale di Strembo-Bocenago-Caderzone, è al suo primo incarico negli organi sociali della cooperativa di consumo. Ha raccolto il testimone di Sartori che, per quindici anni, ha guidato il consiglio di amministrazione della “bottega” del centro rendenese.

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Compleanni

Rambaldini a CarisoloIvano Rambaldini (al centro nella foto) è stato confermato, per il prossimo triennio, presidente della Famiglia Cooperativa di Carisolo. Durante l’assemblea sono stati premiati tre soci con oltre mezzo secolo di presenza nella base: Attilio Beltrami dal 1953, Albino Belletti dal 1954, Augusto Beltrami dal 1957.

Giacomoni, conferma alla Trentino ViniRoberto Giacomoni, presidente della Cantina La Vis, è stato confermato presidente della Trentino Vini. Il suo vice, nominato nella prima riunione del consiglio di amministrazione, è Elvio Fronza, a capo della Cantina Le Meridiane di Trento. Il Consorzio raggruppa la quasi totalità dei produttori cooperativi e privati.

Melchiori nel comitato agricoloLa Giunta provinciale ha nominato i componenti del Comitato tecnico per il settore agricolo. La funzione di questo organismo è di esprimere parere sulle domande di agevolazione previste dalle leggi di settore e nell’ambito del Piano provinciale di sviluppo rurale. Uno dei componenti è Giorgio Melchiori, presidente della Cassa Rurale d’Anaunia, architetto ed esperto in materia di urbanistica e tutela del paesaggio.

Cento anni di Cassa a Roverè La data scelta, il 7 marzo, non poteva essere migliore. Lo stesso giorno di cento anni prima nasceva la Cassa Rurale di Roverè della Luna, il più piccolo istituto di credito cooperativo della nostra provincia “ma grande nel radicamento territoriale – ha ricordato il direttore Tiziano Casagrande – e nell’attenzione al socio e al cliente”.Un traguardo che riflette “la partnership tra la nostra cooperativa di credito e la comunità locale – ha osservato il presidente Arrigo Dalpiaz. Il nostro desiderio è di continuare nel terzo millennio il cammino del primo secolo valorizzando i principi ispiratori dell’idea cooperativa ma attualizzandoli ai bisogni dell’oggi”. Per il centenario è stata realizzata una cartolina commemorativa (con annullo postale) che raccoglie il passato e il presente della Cassa Rurale. Nella foto la premiazione del presidente Arrigo Dalpiaz (a sx il direttore Tiziano Casagrande) e il pubblico di soci e autorità.

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OPINIONI orizzonti

LIbERI bAMbINI o piccoli consumatori?

Se il cartone che nostro figlio sta guardando in tv fosse interrotto da un predicatore che fornisce indica-zioni su come evitare l’inferno e filare dritti in paradiso; o da un politico che invitasse i bambini a suggerire ai genitori di votare per il suo partito; se accadesse tutto questo, scenderemmo in piazza. E a ragione. Ma se sullo stesso teleschermo compaiono imbonitori che proclamano le ineffabili virtù di merendine e video-giochi, scorciatoie verso quella felicità che tutti quei bambini saltellanti e sorridenti dentro il video hanno palesemente raggiunta, questo sembra non preoccu-parci per nulla.La pubblicità, spiega Landi, non è di per sé cattiva, né buona. È necessaria; sarebbe meglio se fosse ben fatta, gentile e delicata nel proporsi; ma è inevitabile, facendo parte dell’arredo urbano e fornendo linfa vitale ai mass-media, ossia a giornali, radio e tv. Landi non è un apocalittico, non tuona contro i consumi anche se mette in guardia dall’idiozia del consumi-smo. Landi soprattutto conosce la materia: è direttore pubblicità di “United Colors of Benetton” e insegna Comunicazione e mercato al Politecnico di Milano. È anche papà di tre figli, che hanno studiato alla scuola steineriana. Nel suo ultimo libro, La pubblicità non è una cosa da bambini, spiega tra l’altro come il pro-blema non stia nella pubblicità in sé, ma nella nostra capacità di saperla riconoscere, di individuare in quale mondo ci invita a vivere e a quali valori obbedire, per poi compiere le nostre scelte consapevolmente, ossia da persone libere. Ecco: «Ci sono pubblicità - scrive Landi - che il bambino non riesce a riconoscere come

tali», ad esempio televendite, telepromozioni e spon-sorizzazioni. I bambini molto esposti alla pubblicità, poi, quelli che non conoscono nessuna filastrocca ma canticchiano soltanto jingle, vivono in un mondo fatto di merci dove le persone vengono valutate in base a ciò che possiedono. Tutto questo, secondo Landi, non gli fa bene.Fin qui probabilmente siamo (quasi) tutti d’accordo. In effetti non passa mese che non ci siano convegni, seminari, pubblici dibattiti dove “professionisti dell’in-fanzia” denunciano l’”emergenza educativa” e tuona-no contro mass-media invadenti e pubblicità senza pudore; grandi applausi; e tutto resta come prima. Concretamente, però, per i bambini si fa poco. Eppu-re basterebbe pochissimo per realizzare, ad esempio, un giornale scritto veramente per loro, per avviarli alla passione per le notizie e alla loro comprensione, per affinarne il palato, primo passo verso quella “abilità cri-tica” che consenta loro di camminare verso la libertà. Quale impresa editoriale culturale, sociale… investirà le minime risorse sufficienti per una iniziativa editoriale del genere? E quale emittente televisiva deciderà, accanto ai cartoni di terza mano acquistati precotti, di produrre qualcosa di originale, creativo e intelligente?Pensiamoci, mentre organizziamo l’ennesima ker-messe in cui denunceremo sdegnati manipolazioni e amnesie altrui nei confronti dei bambini e dei ragazzi. E a quel punto, democraticamente sazi e soddisfatti, torneremo a farci gli affari nostri.

[email protected]

di Umberto Folena

«La manipolazione dei bambini nel campo della religione o della politica solleverebbe una tempesta di protesta da parte dei genitori e, probabilmente, parecchie inchieste parlamentari. Ma, nel mondo del commercio, i bambini sembrano selvaggina lecita da cacciare, prede legittime per la pubblicità».Paolo Landi

Gli UltiMi liBRi Di Paolo laNDiLa pubblicità non è una cosa da bambini, La Scuola, 2009

Impigliati nella rete. Per una controinformazione sul Web, Bompiani, 2007

Volevo dirti che è lei che guarda te. La televisione spiegata a un bambino, Bompiani, 2006

Manuale per l’allevamento del piccolo consumatore, Einaudi, 2000

COOPERAZIONE TRENTINA n° 3 - marzo 2009

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COOPERAZIONE TRENTINA n° 2 - febbraio 2008

OPINIONI la porta aperta

offensiva contro il precariatoDopo la crisi un cooperatore alla testa degli imprenditori trentini

di Franco de Battaglia

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L’avvicendamento ai vertici del Coordinamento degli imprenditori trentini, con Diego Schelfi, presidente della Cooperazione che subentra a Gianni Bort, stori-co “Numero 1” del commercio, non è di “routine”, ma assume un significato anche simbolico e potenzial-mente innovativo, se inteso alla luce della crisi eco-nomica che ha colpito l’Occidente e dei nuovi tempi che vanno preparati. Il Coordinamento Imprenditori si è imposto, negli anni, a fronte del crescente inter-vento economico diretto degli assessorati provinciali. Potenzialmente avrebbe dovuto costituire la “cabina di regia” dell’economia trentina. Di fatto, poiché ogni settore produttivo deve privilegiare i proprio rapporti con Piazza Dante, ha finito per togliere spazio alla Camera di Commercio (vera stanza di compensazio-ne delle istanze economiche locali) trasformandosi in una sorta di “lobby” autorevole, interessata soprattut-to alla viabilità e ai trasporti.Ma ora i tempi urgono. La “crisi” finanziaria ed eco-nomica ha mostrato i limiti dello sfrenato liberismo di mercato che all’Occidente è stato imposto, con costi sociali, umani ed anche politici gravissimi (l’Europa non decolla perché la si vuole piegare al mercato, invece che costruirla su misura per l’uomo) ed ha decretato la fine di un modello di sviluppo bastato sull’”usa e getta” e sul “getta e ricompera”: con il lavoro trasformato in precariato e le risorse naturali del pianeta immondamente saccheggiate. Nell’arrem-baggio generale vi sono state però alcune reazioni in controtendenza, nella Cooperazione (che non disloca, che tiene legato il credito al lavoro e al risparmio) ed anche negli altri settori produttivi (artigianato…) legati a quel patto per l’autonomia che nel Trentino significa privilegiare innanzitutto il territorio.Il fatto che, oggi, sia un cooperatore a prender la guida del Coordinamento, si traduce quindi in una

straordinaria opportunità. Perché mentre la politica si trova opportunamente ed anche saggiamente occu-pata a tamponare le situazioni più drammatiche di perdita di lavoro, le forze imprenditoriali hanno l’occa-sione di impiegare tutta la loro esperienza e creatività per avviare un nuovo modello di sviluppo. Nessuno può fare miracoli, ma qualcosa è sicuramente possi-bile fare. Il primo passo, ad esempio, potrebbe essere quello di ridurre nella sostanza il lavoro precario, anche avviando nuove forme contrattuali (gli istituti di ricerca universitaria ci sono anche per questo), di tempi di lavoro, di part-time che consentano di valo-rizzare anche attività apparentemente marginali, ma destinate a pesare sempre più sulle risorse di un ter-ritorio. Il settore dell’agricoltura - strategico e sempre più importante sotto ogni aspetto - ha bisogno di un assestamento sociale e culturale, nelle scelte di vita e di lavoro. I rapporti fra industria e artigianato vanno ridefiniti. I filoni forti dell’industria trentina - e sono numerosi - vanno radicati, fatti conoscere, apprezzati, trasformati in patrimonio condiviso da parte di tutta la comunità.La crisi ha poi mostrato quanto sia essenziale - per gli imprenditori prima ancora che per i lavoratori - poter contare su strutture di “welfare” adeguate, su ammor-tizzatori sociali sostenuti dal settore pubblico con il convinto appoggio – e contributo – delle categorie. Le pensioni integrative affidate agli investimenti finanziari possono essere utili, ma periodicamente rischiano di dissolversi come neve al sole, se non viene rimessa in movimento una robusta solidarietà generazionale. Sono scenari difficili, ma anche entusiasmanti, E’ il momento di affrontarli insieme, con spirito imprendito-riale, solidarietà cooperativa e passione territoriale.

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