D’HISTÒRIA DE BARCELONA formacions estatals,...

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SEMINARI D’HISTÒRIA DE BARCELONA Ciutat, monarquia i formacions estatals, segles XIII-XVIII XIV Congrés d’Història de Barcelona, 2015 Comunicacions

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  • SEMINARIDHISTRIADE BARCELONA

    Ciutat, monarquia i formacions estatals, segles xiii-xviiiXIV Congrs dHistria de Barcelona, 2015Comunicacions

  • SEMINARI DHISTRIA DE BARCELONA

    Ciutat, monarquia i formacions estatals, segles xiii-xviii

    XIV Congrs dHistria de Barcelona, 2015Comunicacions

  • SEMINARI DHISTRIA DE BARCELONA

    Ciutat, monarquia i formacions estatals, segles xiii-xviii

    XIV Congrs dHistria de Barcelona, 2015Comunicacions

    Arxiu Histric de la Ciutatde Barcelona, 2018

  • Edita: Ajuntament de Barcelona Institut de Cultura

    Arxiu Histric de la Ciutat de Barcelona

    Director: Xavier Tarraubella i Mirabet

    Coordinador cientfic: Ramon Grau i Fernndez

    Illustraci coberta: AHCB, ms. 1G-18

    Maquetaci: Pilar Rubio Tugas (Barchinona.cat)

    Revisi bibliogrfica i enllaos: Xavier Cazeneuve (Barchinona.cat)

    Revisi lingstica: Ramon Grau i Fernndez i Xavier Cazeneuve

    ISBN: 978-84-9156-089-0

    del text: els respectius autors de ledici: Arxiu Histric de la Ciutat (Institut de Cultura, Ajuntament de Barcelona) Casa de lArdiaca Santa Llcia, 1 08002 Barcelona de les imatges: AHCB

    Febrer 2018 barcelona.cat/barcelonallibres

  • Sumari

    007 LESPORTAZIONE DEL MODELLO MUNICIPALE BARCELONESE: LA CITT DI CAGLIARISimona Serci

    019 BARCELONA COM A REFERENT POLTIC PER LES CIUTATS CATALANES: UNA APROXIMACI A PARTIR DE LA CORRESPONDNCIA DELS JURATS DE GIRONA (1340-1440)Albert Reixach Sala

    033 LAJUNTAMENT DE BARCELONA I LA PROJECCI DE LHISTORICISME A LA GACETA MUNICIPAL DE BARCELONA (DE 1914 A 1929)Antoni Jord Fernndez

    055 LA MORT DE MART LHUM A LA LLUM DEL LLIBRE DE CLAVARIA DE LA CIUTAT DE BARCELONA DEL 1410 Patrcia Santacruz

    067 LES RELACIONS DE BARCELONA AMB FERRAN DANTEQUERA: LA CORONACI DE SARAGOSSA DEL 1414 Laura Miquel Milian

    075 BERNAT DESPLUGUES, SERVIDOR DE DOS PATRONS? LESCRIV DE LA CIUTAT, AMBAIXADOR DEL MAGNNIM (1420)? Xavier Espluga

    083 EL POLS DELS MONARQUES CONTRA LOLIGARQUIA BARCELONINA A FINALS DE LEDAT MITJANA Eduard Juncosa Bonet

    095 MONARQUIA, MUNICIPI I PROVEMENT CEREALCOLA A BARCELONA SOTA ELS TRASTMARA (1412-1516) Pol Serrahima i Balius

    111 RES PUBLICA CORONADA, LA REPRESENTACI DEL PODER A LA CAPELLA DE SANT JORDI DEL PALAU DE LA GENERALITAT DE CATALUNYA Anna Muntada Torrellas

    131 UNES NOTES SOBRE LA SENYORIA I EL MUNICIPI A FLIX I LA PALMA, BARONIA DE BARCELONA (SEGLES XIV-XVIII) Josep Serrano Daura

    159 PERQU ADMINISTREN SOS OFFICIS AB LA PERFECTI CONV AL B PBLICH. EXPERINCIES FISCALITZADORES AL CONSELL DE CENT I A LA DIPUTACI DEL GENERAL. UNA VISI COMPARADA Ricard Torra i Prat

    171 REPRESENTACIN INSTITUCIONAL Y NEGOCIACIN RITUAL EN LA BARCELONA DE LOS AUSTRIAS: LAS EXEQUIAS DE FELIPE II Alfredo Chamorro Esteban

    https://uniroma.academia.edu/SimonaSercihttps://girona.academia.edu/AlbertReixachhttp://www.cedat.cat/qui-som/staff/23/antoni-jorda-fernandezhttps://ub.academia.edu/PatriciaSantacruzhttps://csic.academia.edu/LauraMiquelhttp://stel.ub.edu/llati/es/departamento/xavier-esplugahttps://www.ucm.es/historia-medieval/juncosa-bonet,-eduardhttps://lleida.academia.edu/PolSerrahimaB%C3%A0liushttps://uab.academia.edu/AnnaMuntadahttp://www.uic.es/ca/professor/serrano-daura-josephttps://uab.academia.edu/RicardTorraPrathttps://ub.academia.edu/ALFREDOCHAMORROESTEBAN
  • 201 LAUGMENT DEL CONSELL DE CENT: ELS HOMES QUE VAN ESPERONAR LA REVOLUCI DEL 1640Nria Florensa i Soler

    215 NACI, PTRIA, PROVNCIA I TERRA. CONCEPTES DEL VOCABULARI POLTIC I PATRITIC EN EL DIETARI DE LANTICH CONSELL BARCELON DURANT LA GUERRA DE SUCCESSI (1705-1714) Cristian Palomo Reina

    https://dialnet.unirioja.es/servlet/autor?codigo=83795https://uab.academia.edu/CristianPalomoReina
  • Ciutat, monarquia i formacions estatals, segles XIII-XVIII. XIV Congrs dHistria de Barcelona. Comunicacions. ISBN: 978-84-9156-089-0

    Lesportazione del modello municipale barcelonese: la citt di Cagliari

    Simona Serci

    Per comprendere a fondo il contesto politico e socio-economico che port allestensione del modello municipale barcellonese alla citt di Cagliari, occorre ritornare indietro nella narrazione degli eventi fino alla guerra che contrappose la Corona dAragona a Pisa, per il dominio sulla Sardegna meridionale. Il processo di catalanizzazione di Cagliari si svolse attraverso quattro fasi: la conquista militare del Castello di Cagliari e la cacciata dei pisani; la concessione di privilegi ai pobladors catalanoaragonesi; limportazione in Sardegna delle istituzioni di origine catalana; lintegrazione dei catalanoaragonesi con le popolazioni di altre nazionalit insediate nel territorio cagliaritano.

    Nel 1297, papa Bonifacio VIII infeud il Regnum Sardinie et Corsice al re Giacomo II dAragona. Tuttavia il regno rimase a lungo nominale: un titolo senza territorio. Solo nel 1323 lesercito catalanoaragonese cominci la conquista militare della Sardegna, mentre la Corsica non sarebbe mai stata occupata.

    Allepoca il territorio sardo era smembrato tra varie realt statuali e signorie, autoctone e straniere: il Giudicato dArborea, la Repubblica di Pisa, le signorie dei Doria e dei Malaspina, alcune realt comunali.1 Per conquistare lisola e trasformarla da regno de iure a regno de facto occorreva dichiarare guerra a questi potenziali rivali e cacciarli, oppure costringerli a sottomettersi come vassalli del re dAragona.

    Il giudice dArborea Ugone II, desideroso di eliminare la presenza pisana nel Sud della Sardegna, si rivel un prezioso alleato di Giacomo II. Inoltre, prima ancora di programmare una guerra di conquista, il re dAragona simpegn a stabilire una rete di rapporti favorevoli con i Doria ed i Malaspina, ai quali garant in feudo i possedimenti che essi vantavano ormai da tempo nellisola. Le resistenze maggiori arrivarono, invece, dai pisani: i tentativi di un accordo con Pisa fallirono sin dalle prime trattative negli anni 1307-1309. La citt dellArno aveva pi volte proposto di rinunciare a tutti i propri domini in Sardegna, ad esclusione di Cagliari (Castrum Callari o Castel di Castro), citt fondata tra 1215 e 1217 da mercanti pisani, uno dei porti pi vitali del Mediterraneo. In sostanza i toscani, pur accettando di divenire vassalli del re dAragona, volevano conservare il controllo mercantile sulla Sardegna e garantirsi la direzione politica della maggiore citt dellisola. Ovviamente, la proposta era sgradita al re dAragona: infatti, Giacomo II riteneva che

    1. Il Giudicato dArborea, retto da una dinastia autoctona, ma imparentata con i catalani, comprendeva il blocco centrale dellisola, protendendosi dal Campidano superiore fino al Monteacuto in longitudine e dalla costa occidentale (golfo di Oristano) allaBarbagia in latitudine. La Repubblica di Pisa dominava sulla regione sud-occidentale (Sulcis-Iglesiente) e sul Cagliaritano, macontrollava anche tutta la costa orientale, fino alla Gallura. I possedimenti signorili delle famiglie Doria e Malaspina si trovavano nella Sardegna settentrionale. Le realt comunali erano Cagliari e Villa di Chiesa, controllate da Pisa, e Sassari, dinfluenzagenovese. Per la storia della Sardegna medievale si consigliano: Francesco Cesare Casula, La Sardegna aragonese, 2 voll.,Sassari, Chiarella, 1990, e La storia di Sardegna, 3 voll., Sassari, Delfino, 1994; Rafael Conde delgado de Molina, La Sardegnaaragonese, in Massimo guidetti (a cura di), Storia dei sardi e della Sardegna, II. Il Medioevo, dai Giudicato agli aragonesi, Milano, Jaca Book, 1988, pag. 251-278; Olivetta sChena e Sergio tognetti, La Sardegna medievale nel contesto italiano e mediterraneo(secc. xi- xv), Milano, Monduzzi, 2011.

    https://uniroma.academia.edu/SimonaSercihttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1703275~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2042359~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1624450~S23*cathttp://hdl.handle.net/11584/27824http://hdl.handle.net/11584/27824
  • 8 Simona Serci

    Cagliari fosse la chiave per controllare tutta la Sardegna. La conquista della roccaforte pisana era fondamentale per garantire stabilit al regno nascente.

    Le trattative tra Pisa e lAragona furono lunghe ed estenuanti: inizialmente sembr possibile una risoluzione pacifica, ma col tempo le pretese dei toscani (controllo di Cagliari e del suo porto, esenzione da dazi, esclusione dei cittadini non pisani dagli uffici municipali) si rivelarono inaccettabili per Giacomo II. La guerra era inevitabile.

    La campagna di conquista fu affidata alla direzione dellinfante Alfonso. La flotta catalanoaragonese part da Portfangos il 1 giugno 1323 e, dopo una scalo a Maiorca, approd in Sardegna, prima sulle coste di Oristano, capitale del Giudicato dArborea, ed infine nelle spiagge di Palma di Sulcis, nella parte sud-occidentale dellisola.2

    Le prime operazioni militari riguardarono la citt di Villa di Chiesa, laltra importante fondazione pisana in Sardegna, celebre per i suoi giacimenti minerari di piombo argentifero. La citt, oppressa dalla fame e dalle febbri malariche, cadde dopo sei mesi di assedio, il 7 febbraio 1324.3

    Nel frattempo, Alfonso aveva iniziato a progettare ed organizzare il controllo della piana che si estendeva dalla cittadina mineraria assediata fino al Castello di Cagliari: si trattava di un vasto territorio ancora sottomesso alla signoria pisana, nel quale, per, cominciava a serpeggiare il malcontento nei confronti del dominio toscano. Per questo non fu difficile per i catalanoaragonesi conquistare pian piano il consenso delle popolazioni locali, anche grazie allalleanza col giudice dArborea. In quegli anni Pisa viveva una grave crisi interna e faticava a difendere i propri domini oltremare; non solo tra le genti sarde, ma anche tra gli abitanti di Villa di Chiesa e Cagliari cominciava ad attecchire un sentimento filoaragonese ed antipisano.

    La flotta catalana, guidata dallammiraglio Francesc Carro, simpegn a rendere difficili i rapporti tra la citt toscana ed i suoi possedimenti sardi, ma nel febbraio del 1324, unarmata pisana, guidata da Manfredi dei Donoratico, riusc a sbarcare nella costa nord-orientale dellisola, in Gallura, che era ancora sotto la signoria di Pisa. I toscani avevano ormai perso Villa di Chiesa, ma intendevano salvaguardare con ogni mezzo il dominio su Cagliari. Lo scontro diretto tra le due potenze era ormai ineluttabile.

    La battaglia decisiva fu combattuta il 1 marzo 1324, nelle paludi di Lutocisterna, a pochi chilometri dal Castello di Cagliari. Fu uno scontro campale molto cruento: durante i combattimenti rimasero feriti persino linfante Alfonso e Manfredi.4 Alla fine i pisani si diedero alla fuga, rintanandosi nel Castello di Cagliari, ma lammiraglio Carro riusc a portare lattacco vincente contro le navi nemiche presso la palizzata del porto cagliaritano, minando profondamente le capacit difensive della roccaforte pisana.

    Tuttavia, nonostante la superiorit aragonese fosse ormai evidente, il Castello di Cagliari restava inespugnabile. Lunica soluzione possibile era impedire lapprovvigionamento alimentare della citt, via mare e via terra, in modo da affamarla e costringerla alla resa. Lassedio dur alcuni mesi, stremando sia i pisani che i catalanoaragonesi.

    Il 19 giugno 1324 furono firmate la resa di Cagliari e la pace. Giacomo II concesse ai pisani in feudum perpetuum il Castello di Cagliari, con le sue pendici ed il porto, ma le saline e le ville circostanti, che costituivano lentroterra agricolo della citt, furono incamerate nel patrimonio della Corona dAragona. Agli abitanti di Cagliari furono garantite

    2. Antonio arribas Palau, La conquista de Cerdea por Jaime II de Aragn, Barcelona, Horta, 1952.3. Per un approfondimento sulla conquista di Villa di Chiesa e sulla sua storia in et catalanoaragonese, si consiglia: Marco

    tangheroni, La citt dellArgento, Napoli, Liguori, 1985.4. Questi eventi sono ricordati nella Cronaca di Pietro IV. Giuseppe Meloni, LItalia medioevale nella Cronaca di Pietro IV dAragona,

    Cagliari, Della Torre, 1980, e La conquista della Sardegna nelle cronache catalane. Ramon Muntaner, Pietro IV dAragona, Nuoro,Ilisso, 1999.

    http://ccuc.cbuc.cat/record=b1063690~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2741358~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1566945~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b3054700~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b3054700~S23*cat
  • Lesportazione del modello municipale barcelonese: la citt di Cagliari 9

    alcune esenzioni nel commercio e nel consumo di prodotti soggetti a monopolio regio: ad esempio, i pisani residenti nella citt sarda avrebbero potuto rifornirsi di sale per luso domestico a prezzo calmierato (il medesimo stabilito nel mercato di Pisa). Inoltre, era loro concesso di comprare grano ed altre merci fuori dal castello, a condizione che lacquisto fosse finalizzato ai consumi familiari, e di introdurre dentro le mura i prodotti provenienti dai campi di loro propriet, previo pagamento di un dazio. Inoltre ai pisani era consentito esportare cereali dal porto di Cagliari a quello di Pisa e fu lasciato loro il diritto di eleggere a propria discrezione i castellani e capitani di giustizia della citt, senza che ci fosse alcuna interferenza da parte della Corte di Barcellona.5

    Durante il lungo assedio lesercito catalanoaragonese avevano costruito un accampamento sulla collina di Bonaria, pochi chilometri ad oriente dalla rocca di Cagliari. Linsediamento fortificato, che si affacciava sul mare ed era dotato di un porto, era cresciuto rapidamente, fino a diventare una vera e propria citt: la prima capitale del Regno di Sardegna.

    Nelle intenzioni di Alfonso Bonaria avrebbe dovuto sostituire Cagliari come punto chiave dellisola, ma solo temporaneamente: lobiettivo finale restava la presa della roccaforte pisana, cui a malincuore gli aragonesi avevano dovuto rinunciare, allo scopo di convincere alla resa i nemici. Per spingere i pisani ad un volontario e pacifico abbandono della citt, con laccordo del 1324 lentroterra rurale annesso al Castello di Cagliari era stato ristretto, riducendo lapprovvigionamento cerealicolo del centro urbano. Inoltre, linfante aveva messo in atto una strategia di dirottamento dei traffici commerciali dal porto cagliaritano verso il porto di Bonaria, in modo da diminuire il prestigio del primo a vantaggio del secondo. Cos facendo, Alfonso sperava di annichilire la produttivit e limportanza commerciale di Cagliari e, di conseguenza, costringere i pisani a lasciare lisola. In questo modo, la maggiore citt della Sardegna sarebbe stata consegnata agli aragonesi senza bisogno di nuove operazioni belliche.

    Linfante aveva, dunque, concepito la roccaforte di Bonaria come centro provvisorio, in attesa di prendere pieno possesso del Castello di Cagliari e di far trasferire l le genti catalane, aragonesi e valenzane arrivate in Sardegna al seguito dellesercito; al contrario, gli abitanti del nuovo insediamento consideravano Bonaria una dimora stabile, definitiva.6 Bonayre, come la chiamavano i catalanoaragonesi, era cresciuta attorno al castrum, la fortezza che si era sviluppata a partire dellaccampamento militare e che continuava ad essere un rifugio contro eventuali attacchi esterni; al di fuori delle mura comprendeva il porto, la villa e le pendici rurali.7 Il pi grosso limite nello sviluppo di Bonaria fu, per, la difficolt di rifornimento di acqua potabile sia per gli usi domestici sia per quelli agricoli, poich nellarea circostante vi erano solo stagni, nei quali affluiva acqua marina.

    Il 1 agosto 1325, dopo pi di un anno dalla fine della guerra, Giacomo II concesse una serie di privilegi agli abitanti di Bonaria, riconoscendo loro per la prima volta uno status speciale rispetto alle altre citt del regno.8 Il sovrano promise che mai il castrum e

    5. Per un approfondimento sulle vicende che portarono alla conquista di Cagliari e alla pace del 1324, si rimanda a: Sandro PetruCCi, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e societ. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365), Tesi di Dottorato in Storia medievale, Universit degli studi di Sassari, a.a. 2005-2006, pag. 73-124.

    6. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 138.7. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 139. Il privilegio concesso allesercito e alle genti catalanoaragonesi di risiedere a Bonaria

    contenuto in: Archivio Storico Comunale di Cagliari (dora in poi ACC), Sezione antica, Pergamene, n. 22.8. Arxiu de la Corona dArag (dora in poi ACA), Cancelleria reial, Registres, n. 342, ff. 370v-372v. PetruCCi, Cagliari nel Trecento...,

    pag. 158-166; Evandro Putzulu, La prima introduzione del municipio di tipo barcellonese in Sardegna. Lo statuto del Castellodi Bonaria, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, Padova, CEDAM, 1963, pag. 321-336, e Castell de Bonaire.La primera comunitad catalana en Cerdea, San Jorge, 46 (1962), pag. 34-39; Giovanni todde, Castel de Bonayre: Il primoinsediamento catalano-aragonese in Sardegna, in La societ mediterranea allepoca del Vespro. Atti dellXI Congresso di Storiadella Corona dAragona (Palermo-Trapani-Erice, 25-30 aprile 1982), Palermo, Accademia di Scienze Lettere e Arti, 1984, IV voll., pag. 335-346; Maria Rosaria Contu, Bonaria, roccaforte catalano-aragonese: quale natura giuridica?, Quaderni Bolotanesi, 12(1986), pag. 139-148.

    http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://mediateca.comune.cagliari.it/http://www.mecd.gob.es/archivos-aca/ca/portada.htmlhttp://ccuc.cbuc.cat/record=b6692942~S23*cathttp://media.diba.cat/diba/girafulls/arxiu/san-jorge/1962-46/defaultdiba.html#/0http://media.diba.cat/diba/girafulls/arxiu/san-jorge/1962-46/defaultdiba.html#/0http://ccuc.cbuc.cat/record=b1562448~S23*cathttps://associazionepassatoepresente.wordpress.com/quaderni-bolotanesi/
  • 10 Simona Serci

    la villa di Bonayre sarebbero potuti essere abbandonati: la loro popolazione non poteva essere costretta a trasferirsi altrove, per nessuna ragione. Dal punto di vista commerciale, si ribad che tutte le merci dovevano essere scaricate, vendute o esportate solo nel borgo di Bonaria e nel suo porto, lasciando escluso dalle rotte mercantili il porto di Cagliari. Da quel momento gli abitanti di Bonaria avrebbero goduto degli ademprivi, gli usi civici inerenti il pascolo, la caccia, la pesca, illegnatico, lutilizzo delle acque.

    Dal punto di vista istituzionale, il municipio sarebbe stato governato da cinque consellers e cinquanta o cento iurats, aventi le medesime attribuzione dei magistrati municipali di Barcellona; anche le modalit di elezione sarebbero state analoghe a quelle praticate nella citt catalana. Gli abitanti di Bonaria ricevevano in perpetuo le immunit, le franchigie, le consuetudini degli abitanti di Barcellona: erano esclusi dallobbligo di servizio militare, esenzione sospesa solo nel caso in cui fosse scoppiata una guerra nellisola o ci si dovesse difendere da attacchi esterni; non dovevano corrispondere la decima; potevano utilizzare le unit di misura barcellonesi; godevano del diritto di organizzare una o due fiere allanno. Nei privilegi Bonaria fu giuridicamente parificata a Barcellona, a tal punto che fu definita essa stessa universitas civitatis Barchinone.9 Inoltre, per incentivare lemigrazione dei catalani a Bonaria, Giacomo II decise alcune agevolazioni nellacquisto delle case e dei terreni. Nonostante linfante non avesse mai abbandonato lidea di prendere pieno possesso di Cagliari e, in fondo, considerasse Bonaria un insediamento provvisorio, i privilegi concessi da suo padre rafforzavano nei catalanoaragonesi trasferitisi in Sardegna lidea che Bonaria fosse una residenza stabile.

    Nel 1326, ladeguamento di Bonaria al modello municipale barcellonese fu completato: la citt fu dotata degli uffici del vicario (veguer) e del bailo (batlle), con le medesime prerogative degli omonimi magistrati di Barcellona.10 Nello specifico, il vicario era dotato di ampi poteri giudiziari e di polizia e, in questo, andava a sostituire il precedente ufficio del capitano di guerra; invece il bailo aveva competenze in materia patrimoniale e fin col sommare in s le attribuzioni di doganiere e portolano. Questo cambio istituzionale dimostrava che le sorti di Bonaria non erano pi condizionate dalla guerra: ormai linsediamento non si connotava pi come semplice accampamento militare, bens come centro urbano vero e proprio.11

    Tuttavia presto la speranza di accrescere il prestigio di Bonaria a danno di Cagliari si rivel fallimentare. Il progetto di ridurre i rifornimenti cerealicoli della citt ancora pisana e di ostacolare i flussi commerciali da e verso il porto di Cagliari non and a buon fine. Alfonso aveva ordinato che tutte le navi di grano scaricassero le proprie merci al porto di Bonaria e che si convogliassero tutti i cereali prodotti nellentroterra cagliaritano verso la cittadella catalana, ma il rifornimento cerealicolo di Bonaria rest sempre molto problematico, mentre il Castello di Cagliari continuava a ricevere vettovaglie senza troppe difficolt. Nel 1325 linfante Alfonso era addirittura arrivato a vietare gli scambi commerciali tra i pisani del Castello di Cagliari e i catalani di Bonaria. A causa delle numerose proibizioni, i rapporti tra le due citt divennero particolarmente tesi, fino a dar luogo ad atti di violenza e causare una nuova guerra.

    Il 1325 fu un anno particolarmente difficile per la Corona dAragona, impegnata a sedare le ribellioni di Sassari e delle signorie feudali nel nord della Sardegna: alla fine di quellanno, il comportamento provocatorio degli amministratori di Cagliari suscit una reazione decisa, tesa ad impedire una ribellione troppo estesa e difficilmente arginabile.

    9. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 159.10. ACA, Cancelleria reial, Registres, n. 342, fol. 376v; n. 400, fol. 231v-232r.11. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 193.

    http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://www.mecd.gob.es/archivos-aca/ca/portada.htmlhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdf
  • Lesportazione del modello municipale barcelonese: la citt di Cagliari 11

    Tra il novembre 1325 e il gennaio 1326 si verificarono pesanti scontri tra pisani e catalano-aragonesi, i quali si conclusero col definitivo passaggio del Castello di Cagliari alla Corona dAragona.12

    La vigilia di Natale del 1325, una flotta pisanogenovese tent di rifornire il porto cagliaritano, ma fu osteggiata dalle navi aragonesi, capeggiate da Francesc Carro. Lattacco terra-mare orchestrato dallammiraglio valenzano e dal governatore Ramn de Peralta colp duramente la popolazione di Cagliari, causando ingenti morti. Questa sconfitta navale poneva definitivamente fine alle velleit pisane di tornare alla situazione precedente rispetto allarrivo dei catalanoaragonesi nellisola. Di fronte al rischio di un altro estenuante conflitto armato, nel gennaio del 1326 Pisa firm la resa e rinunci alla concessione feudale che fino a quel momento gli aveva garantito il controllo del Castello di Cagliari, con le sue pendici ed il porto.

    I pisani ancora residenti nella citt sarda avrebbero potuto lasciare lisola, portando con s i propri beni mobili. Addirittura il re dAragona avrebbe messo a loro disposizione le navi per raggiungere il porto di Pisa, a titolo del tutto gratuito. In ogni caso gli ufficiali regi erano autorizzati ad espellere i pisani ritenuti sospetti e a mettere in vendita i loro beni. Lobiettivo era convincere i toscani ad abbandonare la Sardegna, in modo tale da ripopolare Cagliari di genti iberiche.13

    Oltre a vari accordi commerciali, che permettevano di non pregiudicare del tutto i rapporti tra Pisa ed il Regno di Sardegna, alla repubblica toscana furono concesse in feudo le due curatorie agricole di Gippi e della Trexenta, nel Cagliaritano superiore, al confine con lArborea, senza pagamento di alcun censo, ma a condizione che non vi fossero costruite fortezze o strutture militari. Naturalmente, Giacomo II si preoccupava di impedire che da quelle terre potesse partire in futuro una nuova offensiva anti-aragonese. I pisani che fossero rimasti nel Regno di Sardegna, avrebbero dovuto giurare fedelt al re dAragona e diventare suoi sudditi.14

    Garantita la pace, per, riaffiorava nuovamente il progetto di trasferire la popolazione catalanoaragonese da Bonaria al Castello di Cagliari, progetto a cui il console dei catalani e molti mercanti iberici erano contrari. Per piegare le resistenze di coloro che non intendevano abbandonare Bonaria per popolare lex citt pisana, si incentiv la creazione di nuovi insediamenti tra i due castra, in modo tale da ridurre la loro distanza e la loro contrapposizione.15 Si profilava, dunque, la possibilit di estendere i privilegi di Bonaria agli abitanti di Cagliari e di porre i due centri urbani allinterno di una medesima giurisdizione, ma senza voler necessariamente fonderli in ununica grande ciutat. Cos, mentre a Villa di Chiesa e a Sassari era stato consentito di conservare i propri statuti e le proprie istituzioni di tipo italiano, invece Cagliari avrebbe dovuto assimilarsi a Bonaria ed adeguarsi al modello municipale catalano. Il processo, per, non fu privo di contraddizioni e ripensamenti.

    Nel 1326, fu istituito un unico ufficio di veguer con giurisdizione sia sul Castello di Cagliari sia su quello di Bonaria (vicariam castrorum de Callero et Bonayre et terminorum suorum).16 Similmente, anche la giurisdizione dellufficio del batlle di Bonaria fu estesa al castello e alla villa di Cagliari.17 La particolarit di questa amministrazione comune era

    12. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 173-178.13. Riguardo al progetto di ripopolamento del Castello di Cagliari, si rimanda a: Maria Bonaria urban, Da Bonaria a Castel di

    Cagliari: programma politico e scelte urbanistiche nel primo periodo del Regno di Sardegna catalano-aragonese, Medioevo.Saggi e Rassegne, 22 (1997), pag. 93-148; Antonio era, Popolamento e ripopolamento dei territori conquistati in Sardegna daicatalano-aragonesi, Studi Sassaresi, VI (1928), pag. 63-81.

    14. Per un approfondimento sui vari accordi contenuti nel trattato di pace del 1326, si rimanda a PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 194-199.

    15. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 231-249.16. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 242-243. ACA, Real cancillera, Registros, n. 402, f. 146r.17. ACA, Cancelleria reial, Registres, n. 402, fol. 182r-v.

    http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://www.istitutodatini.it/biblio/riviste/l-n/medioev3.htmhttp://www.istitutodatini.it/biblio/riviste/l-n/medioev3.htmhttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1555719~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1555719~S23*cathttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://www.mecd.gob.es/archivos-aca/ca/portada.html
  • 12 Simona Serci

    che a Bonaria vigeva il diritto barcellonese, mentre a Cagliari quello pisano. Per rendere il sistema uniforme era necessario allontanare i pisani dal Castello di Cagliari e ripopolare la citt di catalani, valenzani, aragonesi, ma il trattato di pace del 1326 consentiva misure di espulsione solo per i pisani sospetti. Tuttavia gli accordi erano soggetti ad unapplicazione discrezionale: Alfonso spinse gli ufficiali regi ad assumere provvedimenti drastici per garantire la pubblica sicurezza e nel gennaio del 1327 il Castello di Cagliari era ormai libero dalla presenza pisana, pronto ad essere ripopolato da genti iberiche.18 Lintenzione era di innestare una consistente comunit di catalanoaragonesi nella roccaforte;19 ai sardi era consentito risiedere nelle pendici, fuori dalle mura, mentre, in nome della sicurezza, a pisani, genovesi, siciliani ed altri stranieri era vietato prendere dimora sia nel castello sia nelle pendici. In realt, per, il divieto, sancito nel 1329,20 non fu rispettato del tutto e non fu raro che mercanti di origine pisana riuscissero a superare le iniziali restrizioni. Sporadici documenti dimostrano che qualche pisano riusc eccezionalmente a conservare la propria abitazione allinterno del castello. In linea generale, per, agli stranieri fu vietato di pernottare dentro le mura.21

    Al ripopolamento del castello mediante pobladors iberici dovevano accompagnarsi le stesse concessioni mercantili e fiscali gi concessi agli abitanti di Bonaria. Per convincere i sudditi catalanoaragonesi a trasferirsi nellex citt pisana, Giacomo II dovette giustificare la violazione dei privilegi accordati nel 1325, con i quali aveva vietato labbandono di Bonaria. Cos il re elogi la posizione e sicurezza del Castello di Cagliari e sottoline che, invece, a Bonayre non vi era acqua potabile e le mura non erano sufficienti ad assicurare la difesa dellinsediamento. Daltra parte, Giacomo II fu cauto nelle promesse, perch lesperienza di Bonaria gli aveva insegnato che concedere cos ampi privilegi ed immunit ad una comunit locale, poteva rivelarsi limitante per la futura iniziativa regia. Nel 1325, il re aveva promesso agli abitanti di Bonaria che la loro citt non sarebbe mai stata abbandonata ed ora la memoria di quella promessa rendeva particolarmente complicato convincere quegli stessi abitanti a trasferirsi altrove.22

    Attraverso lunghe trattative, il governatore Bernat de Boixadors propose un accordo allettante: allinterno del Castello di Cagliari i sudditi catalanoaragonesi avrebbero ottenuto immobili di numero e valore pari a quelli gi posseduti a Bonaria, pagando somme vantaggiose, prestabilite e non soggette ad oscillazioni di mercato. Inoltre avrebbero potuto ottenere fabbricati ubicati nelle pendici ai piedi del castello, a Lapola e Stampace, a condizioni molto favorevoli. Infine i catalanoaragonesi avrebbero potuto commerciare dentro il castello e nel porto liberamente, senza dover pagare dazi.23 Sulla base di queste promesse cominci il ripopolamento del Castello di Cagliari.

    La reazione positiva degli abitanti di Bonaria alla proposta del governatore spinse il re ad essere molto benevolo nei confronti dei propri sudditi. Il 25 agosto, Giacomo II firm il Ceterum, il privilegio con il quale concesse ai nuovi abitanti di Castell de Cller le stesse immunit e i diritti speciali di cui godevano gli abitanti di Barcellona.24

    Il sovrano impose il divieto di spopolare Cagliari, alla quale trasfer i territori che gi erano appartenuti a Bonaria, le sue concessioni in materia commerciale, le esenzioni fiscali

    18. Rafael Conde delgado de Molina e Antonio Maria arag Cabaas, Castell de Cller, Cagliari catalano-aragonese, Cagliari,Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto sui rapporti italo-iberici, 1984, doc. V; PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 248-249.

    19. Il 22 gennaio 1327, Giacomo II concesse ai pobladors catalanoaragonesi di Bonaria di trasferirsi al Castello di Cagliari: ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 26.

    20. Libro del doganiere, doc. 1, c. 1r.21. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 168.22. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 253-254.23. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 249-257.24. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 39 (originale); nn. 39-43 (copie ed estratti). Raffaele di tuCCi, Il libro verde della citt di

    Cagliari, Cagliari, Societ Editoriale Italiana, 1925, doc. XXXXI, pag. 145-154; PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 257-263.

    http://ccuc.cbuc.cat/record=b6557834~S23*cathttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://mediateca.comune.cagliari.it/http://ccuc.cbuc.cat/record=b3272442~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b3272442~S23*cathttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdf
  • Lesportazione del modello municipale barcelonese: la citt di Cagliari 13

    e gli usi civici su caccia, pesca, pascolo, legname ed utilizzo delle acque. Fu abolito lobbligo di scaricare le merci al porto di Bonaria e tutti i flussi commerciali furono indirizzati verso il porto Cagliari ed il mercato del castello, il quale nel 1328 sarebbe diventato lunico di tutta larea metropolitana.

    Giacomo II ordin che gli abitanti di Bonaria si spostassero a Cagliari con i propri beni, ricevendo, dentro le mura o nelle pendici, immobili il cui valore potesse risarcirli del danno subito a seguito del trasferimento e dellabbandono delle vecchie propriet, pagandone solo una stima prestabilita. Le nuove abitazioni sarebbero state esenti da censi o altri tipi di servizi. In nessun caso i cittadini sarebbero stati costretti a sgomberare lapropria dimora in favore di ufficiali regi o membri della Corte.

    Altre concessioni riguardavano le unit di misure cerealicole e il permesso di allestire due fiere allanno, secondo le consuetudini di Barcellona. Gli abitanti di Cagliari erano esentati dal servizio armato. Potevano costruire mulini a vento e ad acqua, senza dover corrispondere alcun tributo, e ricevevano gratuitamente una quantit di sale conforme alluso domestico quotidiano.

    Il popolamento del castello era incentivato proprio dalle franchigie e da altre agevolazioni fiscali e finanziarie. Occorre, per, sottolineare che questi privilegi valevano solo per i pobladors catalanoaragonesi che avessero preso residenza dentro le mura, mentre i sardi ed i pisani delle pendici ne erano esclusi. Su questi gravavano la maggior parte dei tributi, dai quali invece le genti iberiche del castello erano esentate. Esisteva unevidente diversit di trattamento tra il centro della citt e i suoi quartieri extra muros, diversit che sarebbe stata superata solo nel xv secolo, ai tempi di Alfonso V il Magnanimo.

    Dal punto di vista dellorganizzazione istituzionale, similmente a quanto era accaduto a Bonayre nel 1325, anche Cagliari fu affidata allamministrazione di un consell di cinque membri e cinquanta o cento iurats, eletti secondo le consuetudini di Barcellona.25 Il veguer e il batlle avrebbero avuto le stesse competenze degli omonimi magistrati barcellonesi.26 I magistrati di Cagliari, in particolar modo il vicario, avrebbero esercitato il proprio ufficio non solo nel castello, ma anche nelle pendici suburbane (i quartieri di Lapola, Stampace e Villanova) e nel castrum di Bonaria.27 Bonaria, che entro il 1331 sarebbe stata completamente abbandonata, perdeva ogni forma di autonomia ed entrava nella giurisdizione territoriale di Cagliari, della quale diveniva una pendice. Quei pochi pobladors catalanoaragonesi che decisero di rimanervi, divennero comunque cives Callari.28

    Dal canto suo, Cagliari fu dichiarata capitale del Regno di Sardegna e citt regia, cio demaniale: il sovrano promise che mai il suo territorio, o qualche sua parte, sarebbe stato infeudato a terzi. Il 17 settembre 1327 Giacomo II simpegn a rispettare quanto concesso nel Ceterum29 ed impose al governatore generale di Sardegna di fare lo stesso.30

    25. ACC, Sezione antica, Pergamene, nn. 39 e 41.26. ACC, Sezione antica, Pergamene, nn. 28 e 31.27. Nel 1331, Alfonso IV avrebbe riconfermato questi confini e la giurisdizione della Vicaria: ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 115.28. Per un approfondimento sulle istituzioni e la storia della Cagliari catalano-aragonese, si rimanda a: Alberto bosColo, Le

    istituzioni barcellonesi a Cagliari nel 1327, Anales de la Facult de Lettres et Sciences Humaines de Nice (1969), pag. 47-52;inoltre lo stesso autore: Le istituzioni pisane e barcellonesi a Cagliari prima e dopo il 1326, in Alberto bosColo, Sardegna,Pisa e Genova nel Medioevo, Genova, Universit di Genova, 1978, pag. 127-138; Profilo storico della citt di Cagliari, Cagliari,Della Torre, 1986, 3 ed.; Conde e arag, Castell de Cller...; Evandro Putzulu, Cagliari catalana: strutture e mutamentisociali, in La Corona dAragona e il Mediterraneo: aspetti e problemi comuni, da Alfonso il Magnanimo a Ferdinando il Cattolico,1416-1516. Atti del IX Congresso di storia della Corona dAragona (Napoli, 11-15 aprile 1973), Napoli, Societ napoletana di storiapatria, 1982, II vol., pag. 313-325; Gabriella olla rePetto, Gli ufficiali regi di Sardegna durante il regno di Alfonso IV, Cagliari,Fossataro, 1969; Maria Bonaria urban, Cagliari aragonese. Topografia e insediamento, Cagliari, Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto sui rapporti italo-iberici, 2000, e Listituto del veguer e lamministrazione della citt di Cagliari. Alcune note preliminari, Cooperazione mediterranea. Cultura, economia, societ, XV/ n. 1-2, gennaio-agosto 2003, pag. 112-138.

    29. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 44.30. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 46. Lo stesso impegno di rispettare i privilegi del Castello di Cagliari fu richiesto anche a tutti

    gli amministratori regi (ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 49).

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  • 14 Simona Serci

    Nonostante limportanza di queste concessioni, il ripopolamento di Castell de Cller e la sua catalanizzazione restavano parziali. Cos nel 1328 i consellers della citt chiesero nuovi incentivi e sgravi fiscali.31 Alfonso IV, succeduto al padre Giacomo II sul trono dAragona, concesse ai pobladors del castello lesenzione dal pagamento della tratta (tre-ta): il dazio doganale imposto a chi esportava grano ed orzo fuori dal territorio di Ca-gliari.32 Ogni anno, dopo il 1 settembre, una volta immagazzinate le quantit di cereali necessarie per sfamare la popolazione del castrum, gli amministratori regi procedevano a dare le licenze di esportazione agli abitanti del castello che ne avessero scorte eccedenti rispetto al fabbisogno cittadino. Il privilegium trete fu esteso agli ufficiali regi momenta-neamente residenti a Cagliari, per tutta la durata del mandato. Insomma, per beneficiare di questesenzione occorreva dimostrare o giurare di abitare in citt.33 La franchigia era accordata tramite licenza, caso per caso, anno per anno: non era, perci, un privilegio acquisito una volta per tutte e poteva essere revocato in caso di carestia. Questo perc-h la Corona si preservava il diritto ultimo di disporre delle proprie risorse patrimoniali secondo le necessit e disponibilit contingenti. Il privilegium trete sar, infatti, quello che i re dAragona cercheranno di modificare continuamente, impedendo alluniversitas cagli-aritana di goderne come acquisizione definitiva. In fondo lesenzione dalla tratta nasceva come soluzione demergenza, per impedire lo spopolamento della citt, ed Alfonso non era disposto a concederla in perpetuo, consapevole dei danni che una simile concessione avrebbe arrecato al fisco regio sul lungo periodo. I continui ripensamenti del sovrano sug-geriscono che la costruzione della Cagliari catalanoaragonese non fosse frutto di decisioni definitive o di una asettica importazione di modelli istituzioni iberici, ma di un graduale adattamento di questi alla realt sarda.

    Per garantire il costante approvvigionamento alimentare del Castello di Cagliari, con-trollare la redistribuzione delle derrate tra i suoi abitanti e consolidare la centralit del commercio allinterno del castrum, fu proibita ogni forma di compravendita fuori dalle sue mura, nelle pendici e nelle pertinenze rurali della citt: il mercato intra muros sarebbe stato lunico di tutto il territorio di Castell de Cller.34 Solo i catalanoaragonesi residenti nel castello avrebbero potuto vendere allingrosso e al minuto nel mercato cittadino.35 Inoltre, essi soltanto avrebbero potuto ricoprire uffici pubblici.

    Lesclusione dei forestieri dalla vendita delle merci e la posizione privilegiata dei pobladors catalanoaragonesi rispetto agli abitanti di altre nazionalit creava un sistema giuridicosociale disomogeneo: esistevano, infatti, profonde differenze tra la situazione del castello, dove ormai risiedevano prevalentemente genti iberiche, e le pendici, abitate perlopi da genti sarde e di origine pisana. Questo creava un danno alleconomia cagliaritana, limitandone la crescita e caratterizzandola come mercato chiuso ed esclusivo, ma i consellers si batterono energicamente per consolidare questa situazione, da essi ritenuta privilegiata. I diritti concessi ai catalanoaragonesi ledevano quelli delle comunit di diversa provenienza, riducendoli ad una condizione dinferiorit giuridica e socio-economica. Eppure luniversitas di Cagliari comprendeva sia il castrum sia le pendici: la corte del veguer amministrava la giustizia civile e criminale sugli abitanti delluno e delle altre, le deliberazioni dei consellers valevano per gli uni e per gli altri. La diversit

    31. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 264-270.32. Per approfondimento su questo sistema amministrativo-fiscale, si rimanda a: Antonio era, Lordinamento organico di Pietro IV

    dAragona per i territori del cagliaritano, Studi Sassaresi, XI (1934), pag. 1-78; Pinuccia F. siMbula, Lorganizzazione portualedi una citt medievale: Cagliari xiv-xv secolo, Aonia edizioni, Lulu.com, 2012; Marco tangheroni, Aspetti del commercio deicereali nei Paesi della Corona dAragona, Pisa, Pacini, 1981.

    33. ACA, Cancelleria reial, Registres, n. 508, fol. 180r. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 266.34. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 52.35. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 57.

    http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1555719~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1555719~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1709162~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1709162~S23*cathttp://www.mecd.gob.es/archivos-aca/ca/portada.htmlhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/
  • Lesportazione del modello municipale barcelonese: la citt di Cagliari 15

    di trattamento giuridico non rispettava la multietnicit del territorio metropolitano di Cagliari, dentro e fuori le mura.36

    Lepoca di Alfonso IV fu caratterizzata dal confronto e dalla scontro tra luniversitas e le autorit regie e la citt dimostr una straordinaria capacit di pattuizione contro le rivendicazioni della Corona e gli abusi degli amministratori regi o dei feudatari. Nonostante i privilegi concessi, accadeva frequentemente che gli amministratori regi violassero queste immunit ed esenzioni, imponendo nuovi dazi ed imposte illegittime. Spesso i salinieri impedivano ai cittadini di rifornirsi del sale necessario alluso familiare. A ci si aggiungevano gli abusi perpetrati dai feudatari, i quali consentivano il commercio nelle loro ville, nonostante il mercato potesse svolgersi solo nel castello; scaricavano granaglie nei porti secondari della Sardegna, sfuggendo al controllo del fisco, ed ostacolavano i cittadini catalanoaragonesi nellesercizio degli usi civici. Queste continue vessazioni cominciavano a provocare la fuga dei pobladors catalanoaragonesi dalla citt, allarmando i consiglieri, i quali rivolsero al re le proprie lamentele.37

    Le indagini disposte da Alfonso rilevarono gravi violazioni. Durante lassegnazione degli immobili ai catalanoaragonesi desiderosi di trasferirsi a Cagliari, erano state commesse frodi.38 Molti catalani non erano riusciti a pagare la stima delle abitazioni assegnate loro e molti immobili rimanevano disabitati, nonostante il sovrano ribadisse lordine che i proprietari delle abitazioni del castello dovessero dimorarvi stabilmente. Il progressivo spopolamento della citt e le tante esenzioni fiscali concesse, specialmente il privilegio della treta, cominciavano a rivelarsi un danno per le finanze del regno. Per incentivare la ripresa della citt senza pregiudizio per la Corona, nel 1331 il re stabil un limite pro capite per le esportazioni esenti da dazi (cinquanta starelli di grano per ogni cittadino del castello) e cedette alla citt la met dei diritti di tratta sulle restanti esportazioni, al fine di pagare le case concesse a titolo gratuito ai pobladors catalanoaragonesi.39

    Del resto la rinuncia ad un simile introito arrecava un danno ingente al patrimonio regio: cos, negli anni successivi Alfonso, pressato da esigenze belliche e dalla penuria di denaro, tent di revocare il privilegio della tratta, cercando di barattarlo con nuove concessioni.40 I consellers avrebbero potuto convocare il consiglio generale, come accadeva a Barcellona,41 e costruire una sala per le loro assemblee;42 emanare ordinanze in materia civile e criminale,43 nominare il misuratore dellolio ed il mostaaff, lufficiale incaricato di sovrintendere al mercato;44 insieme al veguer, avrebbero ottenuto lincarico di stabilire chi abitasse veramente in citt e chi no45 e di organizzare la difesa armata.46 Al veguer, designato luogotenente del governatore generale in caso di sua assenza,47 sarebbero state assegnate pi ampie competenze giudiziarie in materia criminale.48 Infine, alle mogli dei pobladors catalanoaragonesi residenti nel Castello di Cagliari furono estesi i privilegi di cui godevano le donne della Catalogna e dellAragona.49

    36. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 293.37. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 278-282.38. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 94.39. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 112.40. Si veda ad esempio: ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 96.41. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 142.42. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 144.43. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 104.44. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 135.45. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 148.46. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 145.47. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 117.48. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 132. di tuCCi, Il libro verde..., passim. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 286-291. 49. ACC, Sezione antica, Pergamene, n. 129.

    http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://mediateca.comune.cagliari.it/
  • 16 Simona Serci

    Tuttavia, nonostante gli sforzo di Alfonso, la Corona non riusc a revocare del tutto il privilegium trete. Per i consellers accettarono di pagare una somma pari a quattro quinti della tratta sulle esportazioni di grano, limitatamente al periodo della guerra contro Genova (1330-1335). Daltra parte, attraverso queste nuove concessioni la citt consegu una maggiore stabilit amministrativa.

    Nel 1331, per la prima volta, fu riconsiderato e modificato il privilegio dellesclusione dei forestieri dalle attivit commerciali del castello: Alfonso IV dispose che i mercanti stranieri potessero vendervi le loro merci e comprare quelle che volevano esportare fuori dallisola, ma non era consentito loro di rivendere queste merci nella stessa Cagliari e in qualunque altro luogo del Regno di Sardegna.50 Nonostante si trattasse ancora di una limitazione, rappresentava un passo avanti verso lintegrazione tra popolazione catalanoaragonese ed altre nazioni attive nel tessuto sociale e produttivo delluniversitas cagliaritana.

    Pian piano cominci a prendere corpo la convinzione che, per favorire lo sviluppo della citt, fosse necessario garantire benefici anche ai non catalanoaragonesi. Il privilegium trete fu modificato in questa direzione: la citt non avrebbe pi potuto usare la met degli introiti della tratta per pagare le stime delle abitazioni del castello, ma le somme sarebbero state versate al fisco. In cambio, per, alluniversitas cagliaritana furono infeudate tutte le ville circostanti, costituenti la vegueria di Cagliari, in feudo perpetuo e senza dover corrispondere censi. Questo ampio territorio extraurbano ed agricolo era cos sottratto al controllo dei baroni: la citt acquisiva nuovi abitanti, soprattutto sardi, e nuove risorse produttive e finanziarie. Le rendite che un tempo i sardi pagavano ai feudatari, ora erano incamerate dagli amministratori cagliaritani. I baroni non avrebbero pi potuto infastidire i cittadini, ostacolandoli nel godimento degli ademprivi; il castrum era dotato di una serie di pertinenze rurali sufficienti per approvvigionarlo direttamente e senza difficolt; fu consentito ai ceti popolari catalanoaragonesi di unirsi in matrimonio con i sardi delle ville, integrando la citt col suo territorio e i conquistatori con la popolazione locale. Grazie a questi provvedimenti non era pi necessario aumentare le esenzioni fiscali a favore degli abitanti del castello, perch luniversitas acquisiva le rendite adeguate per sostenere limposizione fiscale stabilita dalla Corona.51

    Naturalmente i privilegi gi acquisiti non furono revocati e luniversitas li difese con tenacia ogni volta che li sent in pericolo. La documentazione conservata presso lArchivio storico comunale di Cagliari52 offre numerosissime testimonianze di questo continuo confronto tra la citt ed il re e permette di ricostruire le tappe che portarono allestensione alla capitale del Regnum Sardinie della costituzione politico-istituzionale di Barcellona.

    Ci limitiamo a ricordare le seguenti fonti archivistiche:

    Il Libro verde (Llibre verd), intitolato anche Privilegia et constituciones civitatis Barchinone que locum habent in Castro Callari vigore cuiusdam capituli positi in quodam privilegio concesso Castro eidem: quod Capitulum est in XLII carta istius libri (1244-1766). Si tratta di un cartulario, nel quale sono state trascritte le copie autentiche di privilegi, consuetudini e costituzioni che la citt regia di Cagliari ottenne dai sovrani catalanoaragonesi sin dallindomani della conquista. Vi sono raccolti numerosi privilegi concessi alla citt di Barcellona, a partire dal xiii secolo, e poi estesi alluniversitas di Cagliari, senza alcuna modifica o adattamento. I documenti, non in ordine cronologico, furono registrati da diversi scrivani, a partire dal xiv secolo; il

    50. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 290.51. PetruCCi, Cagliari nel Trecento..., pag. 294.52. Silvio liPPi, LArchivio Comunale di Cagliari. Sezione antica, Cagliari, Valdes, 1897.

    http://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://eprints.uniss.it/3451/1/Petrucci_S_Tesi_Dottorato_2010_Cagliari.pdfhttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1916712~S23*cat
  • Lesportazione del modello municipale barcelonese: la citt di Cagliari 17

    cartulario fu continuamente aggiornato ed i privilegi in esso contenuto restarono in vigore fino al xviii secolo.53

    Constituciones Cathalunie et usatici Barchinone (xiv secolo). Altro codice membranaceo che raccoglie in copia autentica le regole e le consuetudini di diritto barcellonese, poi estese agli abitanti della citt di Cagliari.54

    Il diplomatico, la collezione miscellanea di Pergamene (1070-1804). Tra esse si distin-guono non solo privilegi originali concessi direttamente alle universitates di Bonaria e di Cagliari, a partire dal 1324, ma anche copie autenticate da notaio di privilegi emessi in favore delluniversitas Barchinone tra xiii e xiv secolo.55

    Carte reali, inviate dai re dAragona alla citt di Cagliari (1358-1828).56

    Queste fonti confermano che, nel processo di costruzione delluniversitas cagliaritana, il confronto con il diritto catalano ed il richiamo alle consuetudini (usatges) di Barcellona furono costanti ed estremamente utili al fine di trasferire ed adattare un modello municipale che fino al terzo decennio del xiv secolo era stato del tutto estraneo alla storia delle citt sarde.

    Nella prima met del xiv secolo privilegi ed immunit di diritto barcellonese furono estesi anche alle citt di Sassari (1331) ed Alghero (1354).

    53. ACC, Sezione antica, vol. 2. Evandro Putzulu, Libro verde - Indice cronologico dei documenti - Archivio storico del Comune diCagliari, sd.

    54. ACC, Sezione antica, vol. 3.55. ACC, Sezione antica, Pergamene. Evandro Putzulu, Archivio storico del Comune di Cagliari - Fondo pergamene - Indice analitico,

    sd.56. ACC, Sezione antica, Carte reali. Evandro Putzulu, Carte reali aragonesi e spagnole dellArchivio comunale di Cagliari (1358-

    1719), Padova, CEDAM, 1959; Anna Maria oliva e Olivetta sChena, Lettere regie alla citt di Cagliari. Le carte reali dellarchiviocomunale di Cagliari (1358-1415), Roma: ISIME, 2012.

    http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://mediateca.comune.cagliari.it/http://ccuc.cbuc.cat/record=b6529775~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b6529775~S23*cathttp://www.isime.it/index.php/pubblicazioni/fonti-per-la-storia-d-italia-medievale/regesta-chartarum/lettere-regie-alla-citta-di-cagliari-711http://www.isime.it/index.php/pubblicazioni/fonti-per-la-storia-d-italia-medievale/regesta-chartarum/lettere-regie-alla-citta-di-cagliari-711
  • Ciutat, monarquia i formacions estatals, segles XIII-XVIII. XIV Congrs dHistria de Barcelona. Comunicacions. ISBN: 978-84-9156-089-0

    Barcelona com a referent poltic per les ciutats catalanes: una aproximaci a partir de la correspondncia dels jurats de Girona (1340-1440)

    Albert Reixach Sala*

    La majoria dhistoriadors convindrien a identificar Barcelona com a capital indiscutible del conjunt de Catalunya des de finals del segle xv i al llarg de tota lpoca moderna.1 Pel que fa al perode anterior, la qesti ha estat comparativament menys estudiada, en-cara que no falten indicis de la preeminncia barcelonina en mbits diversos.2

    Un treball de Maria Teresa Ferrer Mallol dedicat a la projecci exterior de la Ciutat Comtal durant la baixa Edat Mitjana sintetitza bona part daquests aspectes; en concret: el lideratge que exerc en etapes dincertesa (com la de la lloctinncia de la reina Maria de Luna, els anys 1396 i 1397), el paper actiu en la protecci de les costes catalanes i en la defensa de lordre pblic en territoris circumdants (a travs del control del sagramen-tal) o en poblacions ms allunyades (actuant drbitre en lluites de bndols). I aix, en pa-rallel al protagonisme que reclam en el mosaic jurisdiccional del Principat mitjanant la promoci de carreratges i ladquisici de senyories, i al que, de fet, ja havia assumit des del segle xiii en lmbit de lexpansi comercial de la Corona i de la poltica exterior, grcies, per exemple, a la possibilitat de nomenar cnsols dultramar. En la mateixa contribuci sapunten altres elements que segurament caldria aprofundir: la figura dels representants locals de Barcelona com a assessors jurdics de certs consistoris catalans i, encara ms important, el pes daquesta ciutat en Parlaments i Corts (s a dir, tant dins del grup de representants del Bra Reial com en el conjunt destaments), en el Consell Reial (tot i que sempre amb la prevenci de distingir b entre el paper del govern municipal com a cor-

    * IMF-CSIC (Barcelona). Aquest breu treball sha elaborat en el marc del projecte La coyuntura econmica y demogrfica enCatalua a fines de la poca medieval: anlisis crtico de los indicadores fiscales y financieros (HARD-2014-54205-C2-1-P) dirigitper Pere Verds i del grup de recerca consolidat Renda feudal i fiscalitat a la Catalunya baixmedieval (2014 SGR 1154) encapa- lat per Pere Orti. Abreviatures utilitzades: AMGi=Arxiu Municipal de Girona, Fons Ajuntament de Girona; I.1.1.=srie Manuals dacords; I.1.2.1.= srie Ordinacions dels jurats o Correspondncia emesa; I.1.2.7=srie Correspondncia rebuda daltres ciutats. BQH = Barcelona Quaderns dHistria.

    1. Vegeu, en aquesta lnia, si b basant-se en indicadors distints en cada cas: Nria sales, Projecci exterior, dins Jaumesobrequs CalliC (dir.), Histria de Barcelona. Vol IV. Barcelona dins la Catalunya moderna: segles xvi i xvii, Barcelona,Enciclopdia Catalana, 1992, pg. 359-382; Albert garCia esPuChe, Un siglo decisivo. Barcelona y Catalua, 1550-1640, Madrid,Alianza, 1998; Jaume danti riu, El Consell de Cent de la ciutat de Barcelona (1249-1714), Barcelona, Dalmau, 2002; Jaumedant riu (coord.), Les xarxes urbanes a la Catalunya dels segles xvi i xvii, Barcelona, Dalmau, 2011. Una sntesi de tot plegat,amb un mfasi en el prestigi adquirit i en les estratgies comunicatives de la ciutat: Xavier TORRES SANS, La durabilitat duna capital poltica: Barcelona, 1479-1714, dins Ramon grau (coord.), Presncia i lligams territorials de Barcelona. Vint segles de vida urbana, Barcelona, Ajuntament de Barcelona (BQH, 18), 2012, pg. 165-182. Com a contrapunt, no shan de perdre de vista elsefectes negatius que ha tingut per a la historiografia catalana una visi excessivament presentista daquesta capitalitat: Ramongrau Fernndez, La historiografia sobre el rgim del Consell de Cent, dins Manuel rovira i sol i Sebasti riera i viader (coords.), El temps del Consell de Cent, II. La persistncia institucional, segles xv-xvii, Barcelona, Ajuntament de Barcelona (BQH, 5), 2001, pg. 261-291, en especial, pg. 263-264.

    2. Quan ens referim a un perode anterior, no ens situem gaire abans de finals del segle xiii, ja que, en aquesta etapa anterior,sembla clar que la inexistncia dunes institucions reials centralitzades impedia que Barcelona o qualsevol altra ciutat exercs una veritable capitalitat: Pere orti gost, El Consell de Cent durant lEdat Mitjana, dins Manuel rovira i sol i Sebasti riera i viader (coords.), El temps del Consell de Cent, I. Lemergncia del municipi, segles xiii-xiv, Barcelona, Ajuntament de Barcelona(BQH, 4), 2001, pg. 21-48, especialment, pg. 26.

    https://girona.academia.edu/AlbertReixachhttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1724579~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2267693~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2862284~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5257521~S23*cathttp://www.raco.cat/index.php/BCNQuadernsHistoria/article/view/261837http://www.raco.cat/index.php/BCNQuadernsHistoria/article/view/261837http://www.raco.cat/index.php/BCNQuadernsHistoria/article/view/105258http://www.raco.cat/index.php/BCNQuadernsHistoria/article/view/105192
  • 20 Albert Reixach Sala

    poraci i el que assoliren molts ciutadans barcelonins a ttol particular en ladministraci rgia) i, en definitiva, en la relaci entre les institucions catalanes i el monarca.3

    Autors com F. Sabat tamb shan fet ress del protagonisme que reivindicava la Ciu-tat Comtal en el terreny simblic, mitjanant, per exemple, lorganitzaci de les exquies reials.4

    Aquesta importncia en lesfera poltica se sustentava en el lloc central que Barcelona ocupava dins de la trama urbana catalana, de les xarxes de comer internes i, en especial, en contacte amb lexterior, a la vegada que en els mercats financers (realitat especialment manifesta en les inversions en deute pblic).5 Tot plegat tenia tamb implicacions en el camp de la retrica i port els contemporanis a encunyar apellatius per la Ciutat Comtal com la de cap i casal de Catalunya, entre daltres variants ms espordiques, a saber: cap i mare o caboral e cap de ttol de Principat.6

    Lobjectiu de la present comunicaci no s, per, eixamplar i reforar lampli ventall de dinmiques presentat. Pretn noms avaluar-ne unes poques, en essncia, la condi-ci de Barcelona com a referent jurdic per altres localitats del Principat i el protagonisme que an adquirint en les negociacions poltiques amb instncies com la cort i ladministra-ci reials o les Corts. I es far des duna perspectiva molt concreta: la que ofereix lactitud dels governants locals de Girona respecte del municipi barcelon, emprant com a font principal la correspondncia enviada pels edils de la primera ciutat als de la segona entre 1340 i 1440, aproximadament.7 Es tracta duna srie documental fora ben conservada al llarg del perode esmentat, exceptuant un buit considerable a les dcades de 1360 i 1370.8

    3. Maria Teresa Ferrer Mallol, Projecci exterior, dins Jaume sobrequs CalliC (dir.), Histria de Barcelona. Vol III. La ciutat consolidada: segles xiv-xv, Barcelona, Enciclopdia Catalana, 1993, pg. 355-391. Altres treballs de la mateixa autora centratsen la majoria de qestions esmentades, sobretot a propsit de letapa del tombant del tres-cents al quatre-cents, per ordre demenci: Les relacions del rei Mart lHum amb la ciutat de Barcelona, dins VII Congrs dHistria de la Corona dArag, Barcelona, Impr. Vda. de Fidel Rodrguez Ferran, 1964, vol. III, pg. 161-170; La sucesin de Juan I de Aragn por Martn I yla invasin del conde de Foix. La participacin de Barcelona en la defensa de Catalua (1396-1397), dins Maria Isabel del vali Pasqual Martnez soPena (dir.), Castilla y el mundo feudal. Homenaje al profesor Julio Valden, Valladolid, Junta de Castilla yLen/Universidad de Valladolid, 2009, vol. III, pg. 381-396; El sagramental: una milcia camperola dirigida per Barcelona,BQH, 1 (1995), pg. 61-70; Les dissensions pel govern de Mallorca (1401-1404). Una intervenci pacificadora de Barcelo- na, Randa, 65 (2010), pg. 73-94; Lassociaci de municipis a lEdat Mitjana: El carreratge de Barcelona, Barcelona, Ajuntamentde Barcelona, 1999; Barcelona i la poltica mediterrnia catalana: el Parlament de 1400-1401, dins XIV Congresso di Storiadella Corona dAragona, Addenda, Sassari-Alghero, Carlo Delfino, 1990, pg. 53-81; La defensa martima catalana contra elcors barbaresc. La reacci desprs del saqueig de Barenys (1406), dins Maria Teresa Ferrer Mallol, et al. (coord.), La Corona catalanoaragonesa i el seu entorn mediterrani a la Baixa Edat Mitjana, Barcelona, CSIC, 2005, pg. 101-134; El Consolat de Mar i els consolats dultramar: instruments i manifestaci de lexpansi del comer catal, dins Maria Teresa Ferrer Mallol i Damien Coulon (coords.), Lexpansi catalana a la Mediterrnia a la Baixa Edat Mitjana, Barcelona, CSIC, 1999, pg. 53-79; El consellreial durant el regnat de Mart lHum, dins XV Congreso de Historia de la Corona de Aragn, Zaragoza, Gobierno de Aragn,1996, pg. 175-190.

    4. Flocel sabat Curull, Lo Senyor Rei s mort! Actitud i cerimnies dels municipis catalans baix-medievals davant la mort delmonarca, Lleida, Edicions de la Universitat de Lleida, 1994, pgs. 173-187.

    5. Sobre lmbit del comer, a falta de recerques de fons sobre els circuits interns: Claude Carrre, Barcelona 1380-1462: uncentre econmic en poca de crisi, Barcelona, Curial, 1977-1978, 2 vols; Mario del trePPo, Els mercaders catalans i lexpanside la Corona Catalano-Aragonesa al segle xv, Barcelona, Curial, 1976, pg. 25-54, 136-142, 278-307 i 373-393; Damien Coulon,Barcelone et le gran commerce dOrient au Moyen ge. Un sicle de relations avec lEgypte et la Syrie-Palestine (ca. 1330-ca. 1430),Madrid-Barcelona, Casa de Velzquez - Institut Europeu de la Mediterrnia, 2004; Maria Teresa Ferrer Mallol, El comercatal a la baixa edat mitjana, Catalan Historical Review, 5 (2012), pg. 159-193. A propsit de la capitalitat de Barcelona en elmercat del deute pblic: Pere verds Pijuan, Barcelona, capital del mercat del deute pblic catal, segles xiv-xv, dins Manuel snChez (coord.), El mn del crdit a la Barcelona medieval, Barcelona, Ajuntament de Barcelona (BQH, 13), 2007, pg. 283-311.

    6. Ferrer Mallol, Projecci exterior..., pg. 358.7. Linici de la seqncia cronolgica tractada es correspon amb el moment de consolidaci definitiva dunes autntiques

    administracions municipals arreu de Catalunya i de bona part de la Corona dArag: Manuel snChez Martnez i Pere ortigost, La Corona en la gnesis del sistema fiscal municipal en Catalua (1300-1360), dins Colloqui Corona, municipis i fiscalitat a la Baixa Edat Mitjana, Lleida, Institut dEstudis Ilerdencs, 1997, pg. 233-278; orti, El Consell de Cent..., pg. 21-48. Demanera puntual, es far referncia a episodis anteriors al 1340. Tamb cal dir que letapa que senceta entre 1440 i 1450, s adir, lavantsala de la Guerra Civil catalana, sentreveu decisiva en levoluci de la capitalitat barcelonina sobre el Principat, perrequeriria una recerca complementria a la que sustenta aquesta contribuci.

    8. El valor de la correspondncia com a font per a lestudi sistemtic de les relacions poltiques entre ciutats (enmig daltres temespossibles) ja ha estat posat en relleu per diversos autors en el cas de la Corona dArag, en consonncia igualment amb lahistoriografia europea recent: Vicent baydal sala, La xarxa epistolar del Consell municipal de Barcelona, 1433-1550, XI Congrs dHistria de Barcelona, La ciutat en xarxa (2009), del mateix autor: El gnero epistolar en las escribanas municipales

    http://ccuc.cbuc.cat/record=b1673333~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1724579~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1724579~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1437329~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5001989~S23*cathttp://www.raco.cat/index.php/BCNQuadernsHistoria/article/view/105167http://ccuc.cbuc.cat/record=b1851679~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1851679~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b3446216~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b3446216~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2480412~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b4469516~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b4469516~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1673333~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1673333~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5950497~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5950497~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1724261~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1724261~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b6099317~S23*cathttp://raco.cat/index.php/CatalanHistoricalReview/article/view/265182http://raco.cat/index.php/CatalanHistoricalReview/article/view/265182http://www.raco.cat/index.php/BCNQuadernsHistoria/article/view/113889http://ccuc.cbuc.cat/record=b1724579~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2057090~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2057090~S23*cathttp://www.raco.cat/index.php/BCNQuadernsHistoria/article/view/105192http://ajuntament.barcelona.cat/arxiumunicipal/arxiuhistoric/sites/default/files/ArxiuHistoric/Continguts/Documents/Fitxers/XI%20CONGRES_baydalc.pdf
  • Barcelona com a referent poltic per les ciutats catalanes: una aproximaci a partir de la correspondncia dels jurats de Girona (1340-1440) 21

    Aix, doncs, proporciona una visi prou completa de les relacions entre una de les cinc principals ciutats de la Catalunya baixmedieval, alhora que capital indiscutible de la regi nord-oriental, i Barcelona.9

    En concret, la base del treball sn les ms de vuitanta missives enviades pels jurats de Girona a les autoritats barcelonines durant el lapse esmentat. I s que el govern local de Barcelona representava el segon interlocutor principal del de Girona, per b que a fora distncia del primer, la monarquia (ben ents, els successius reis, reines, infants, vicecan-cellers i altres alts crrecs de la cort i de ladministraci reials). Complementant aquests documents amb alguns altres, en especial, les lletres de resposta rebudes dels consellers de la Ciutat Comtal que puntualment encara es conserven a larxiu del municipi giron (algunes, fins i tot, anteriors a letapa en qu ens centrem), shi planteja observar el se-gent:10

    Dentrada, es fa atenci a les circumstncies i a les motivacions per les quals els jurats de Girona es dirigiren als seus homlegs de Barcelona. I aix, es discerneix entre les oca-sions en qu el propsit era simplement demanar informaci sobre fenmens o esdeveni-ments amb incidncia arreu de Catalunya; sollicitar assessorament de cara al disseny i a laplicaci de determinades poltiques fiscals; defensar els drets i interessos dels ciutadans de la capital gironina davant daltres institucions; o, en una passa ms, demanar el suport (fins i tot, la intercessi) dels governants de la Ciutat Comtal en una negociaci a diverses bandes amb la cort del rei o en el marc de sessions de Corts. Revisat aix, se cerca alguna lgica en la successi dels assumptes tractats, amb lobjectiu de captar una certa evoluci de la capitalitat barcelonina durant la Baixa Edat Mitjana des del punt de vista dels vincles que hi mantenia una altra de les grans ciutats del Principat.

    Barcelona com a model i consellera

    Tal com apuntvem, desprs de la monarquia, els consellers de la ciutat de Barcelona foren laltra instncia a qu els regidors de Girona sadrearen amb ms freqncia entre 1340 i 1440. En general, els jurats gironins els interpellaren convenuts que constituen una bona font dinformaci, potser de les ms qualificades del Principat. Ho feien di-rigint-shi amb certa confiana o, com a mnim, amb unes formes de tractament menys

    de Valencia y Barcelona (siglos xiv-xvi), dins Vicent Josep esCart (coord.), Escribir y persistir. Estudios sobre la literatura en cataln, de la Edad Media a la Renaixena, Los ngeles/Buenos Aires, Argus-a, 2013, pg. 81-98; Les relacions epistolars de les ciutats de Barcelona, Valncia i Palma entre els segles xvi i xvii (c. 1510-c. 1630), Scripta, 1 (2013), pg. 105-136; Agustn rubio vela, Epistolari de la Valncia medieval, Valncia-Barcelona, Publicacions de lAbadia de Montserrat, 2 vols., 1985-2003; Laurence buChholzer-rMy, Une ville en ses rseaux: Nuremberg la fin du Moyen ge, Pars, Belin, 2006.

    9. En efecte, el rang de Girona en termes demogrfics, socio-econmics i poltics (capital de batllia, vegueria i dun bisbat extens ipoblat) el converteix en un bon cas per analitzar la preponderncia de la urbs barcelonina: Flocel sabat Curull, El territori de la Catalunya medieval: Percepci de lespai i divisi territorial al llarg de lEdat Mitjana, Barcelona, Rafael Dalmau, 1997, pg. 167-225, 249 i 253-254; Vctor Faras zurita i Pere orti gost, Histria i dinmiques ciutadanes, dins Antoni Pladevall i Font (dir.),LArt Gtic a Catalunya. Vol. III, Arquitectura. Dels palaus a les masies, Barcelona, Enciclopdia Catalana, 2003, pg. 21-33;Christian guiller, Le crdit Grone au dbut du xive sicle (1321-1330), dins Antonio eiras roel (ed.), La documentacin notarial y la Historia, Actas del II Coloquio de Metodologa Histrica Aplicada, vol. II, Santiago de Compostela, Universidade de Santiago de Compostela, 1984, vol. II, pg. 363-379; Llus sales i Fav, Crdito y redes urbanas: el caso de Girona y las pequeas ciudades de su entorno en el siglo xiv, dins David Carvajal de la vega et al. (eds), Redes sociales y econmicas en el mundobajomedieval, Valladolid, Castilla ediciones, 2011, pg. 135-154.

    10. Tamb podrien ser dajuda per aquesta recerca les cartes registrades en els mateixos volums de correspondncia enviadacustodiats a larxiu del municipi de Barcelona. Shan editat unes quantes de les lletres adreades a la ciutat de lOnyar, encara que malauradament la majoria pertanyen a un perode una mica posterior al tractat. En tot cas, hi advertim fora continutat respectedels temes abordats: Eduard sierra valent, Lletres dels consellers de Barcelona als jurats de Girona (segles xiv-xv), Annals delInstitut dEstudis Gironins, 50 (2009/01), pgs. 139-172.

    http://www2.girona.cat/ciutat_arxius_amgihttps://ojs.uv.es/index.php/scripta/issue/view/191/showTochttps://ojs.uv.es/index.php/scripta/issue/view/191/showTochttp://ccuc.cbuc.cat/record=b3001370~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b3617655~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2055769~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2055769~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5015685~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1019338~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1019338~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5268854~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5268854~S23*cathttp://raco.cat/index.php/AnnalsGironins/article/view/144980
  • 22 Albert Reixach Sala

    rgides que les reservades per a representants de ladministraci reial o de la jerarquia eclesistica. Documentem la situaci en contexts diferents. A tall de mostra: en linici dels atacs als calls jueus de la corona el juliol de 1391 o en una escalada de tensions entre ca-talans i genovesos de dos anys desprs, que condu a larrest de mercaders de la repblica lgur que es trobaven al Principat.11

    Aquestes relacions epistolars tenien lloc dins de la xarxa que dordinari traaven els consistoris de moltes viles i ciutats, no noms del Principat, sin del conjunt de la Corona i, de vegades, de territoris vens.12 Tot i aix, sobserva que la circulaci de notcies sin-tensificava en moments damenaces, com les alludides, o de conteses blliques, tal com sevidencia durant la invasi armanyaguesa de 1389-1390 o la guerra amb Castella de 1429-1430.13

    En els exemples referits fins ara, sentreveu una bona entesa entre els governs mu-nicipals disposats a cooperar per fer front al mateix problema. Per no sempre fou aix, almenys, a la llum de la correspondncia mantinguda entre els executius de Girona i Bar-celona.14 Sense anar ms lluny, enmig de la conjuntura dincertesa immediata a la mort de Mart lHum, el maig de 1410, les gestions fetes des de la ciutat de lOnyar per articular una posici conjunta dels estaments del bisbat giron en la disputa successria despert els recels dels consellers barcelonins, si b la desconfiana ja era palesa en laltra part lende-m mateix de la defunci del monarca: els jurats de Girona retragueren als seus homlegs de la Ciutat Comtal el fet de no haver-los notificat el succs.15

    En sntesi, els edils gironins tendiren a recrrer als representants municipals de Barce-lona, conscients de la informaci de qu aquests disposaven. Aix sol no permet sostenir la preeminncia de la Ciutat Comtal en el panorama poltic del Principat; tanmateix, al-tres elements hi contribueixen. Destaca el fet que en diverses poblacions catalanes lexem-ple barcelon servs molt sovint de mirall per organitzar les institucions i la poltica locals. Ben mirat, en el cas de Girona, la tendncia ja queda palesa en letapa ms primignia de formaci duna administraci de carcter municipal.

    Concretament, sobserva quan, el 25 de gener de 1284, el rei Pere II, de tornada de les decisives Corts que sacabaven de celebrar a Barcelona, aprov diverses concessions

    11. Quant al primer exemple, val la pena precisar que els magistrats gironins volien contrastar la notcia de les agressions a la jueriade Valncia rebuda per un ve a ttol particular a travs duna lletra enviada per un mercader giron installat a la capital del Tria: AMGi, (Arxiu Municipal de Girona), I.1.2.1., llig. 7, reg. de 1391-92, f. 10v (15-VII-1391). Sobre els fets de 1391, a la ciutat delOnyar i el context general de la Corona, vegeu: Jaume riera sans, Els avalots del 1391 a Girona, dins Jornades dHistriadels jueus a Catalunya, Girona, Ajuntament de Girona, 1990, pg. 95-159. Pel que fa als conflictes amb Gnova: AMGi, I.1.2.1.,llig. 7, reg. de 1393, f. 9r (8-V-1393).

    12. baydal, La xarxa epistolar....13. Per ordre de menci: AMGi, I.1.2.1., llig. 7, reg. de 1389, f. 10r (7-VIII-1389) - 28r (22-XI-1389); I.1.2.7., llig. 1, plec 2, n. (19-

    VII-1429). En lentrada de Bernat VII dArmanyac a la tardor de 1389, la ciutat de Girona esdevingu la principal instnciaque informava del moviment de tropes a la resta de viles i ciutats catalanes durant els primers mesos abans que la host reial ilexrcit organitzat pels administradors del General no acudissin a la defensa del Principat: Maria Teresa Ferrer Mallol, Laorganizacin militar en Catalua en la Edad Media, Revista de historia militar, 45 (2001), pg. 119-222, en especial, pg. 133, 153, 161, 176-177 i 222. Quant al segon episodi, vegeu, per exemple: Luis Pablo Martnez sanMartn, Guerra, Estado y organizacin social de la produccin. La Corona de Aragn en guerra con Castilla (1429-1430), Anuario de Estudios Medievales, 23 (1993),pg. 445-471.

    14. Un exemple primerenc del fet que des de la ciutat de lOnyar i daltres grans poblacions catalanes no sempre saccept debon grat la supremacia barcelonina, el trobem en les reticncies a prestar jurament a un conseller barcelon que havia dactuardadministrador duna armada per a lanomenada guerra de lEstret aprovada en unes Corts de 1340. Lepisodi est explicat amb detall a: Manuel snChez i Slvia gassiot, La Cort General de Barcelona (1340) y la contribucin catalana a la guerra delEstrecho, dins Les Corts a Catalunya. Actes del Congrs dHistria Institucional (1988), Barcelona, Generalitat de Catalunya,1991, pgs. 222-240.

    15. Entre daltres missives, destaquem: AMGi, I.1.2.1, llig 8, reg 3 f. 51r (1-VI-1410), 60r-61r (15-IX-1410). Ms duna contribuci del present congrs, a banda daltres recerques actualment en curs, evidencien la necessitat destudiar a fons els anys de lanomenatInterregne previ al Comproms de Casp i de revisar els postulats historiogrfics tradicionals als quals no podem referir-nos comcaldria aqu. En qualsevol cas, el moviment que es documenta des de la cpula municipal de Girona degu avanar en parallel(si es que no mantingueren connexions) amb la coneguda unitat del bra militar giron que pretenia celebrar un Parlamentgeneral a Peralada a finals destiu de 1410: Santiago sobrequs vidal, El comproms de Casp i la noblesa catalana, Barcelona,Curial, 1973, pgs. 185-251.

    http://www2.girona.cat/ciutat_arxius_amgihttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1424919~S23*cathttp://ajuntament.barcelona.cat/arxiumunicipal/arxiuhistoric/sites/default/files/ArxiuHistoric/Continguts/Documents/Fitxers/XI%20CONGRES_baydalc.pdfhttp://www2.girona.cat/ciutat_arxius_amgihttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5729238~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5729238~S23*cathttps://dialnet.unirioja.es/servlet/articulo?codigo=28380https://dialnet.unirioja.es/servlet/articulo?codigo=28380http://ccuc.cbuc.cat/record=b1053671~S23*cathttp://www2.girona.cat/ciutat_arxius_amgihttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1110753~S23*cat
  • Barcelona com a referent poltic per les ciutats catalanes: una aproximaci a partir de la correspondncia dels jurats de Girona (1340-1440) 23

    a un grup de ciutadans gironins que li ho havien suplicat. La majoria socupaven de les contribucions que justament aleshores la comunitat, com les de la resta de Catalunya i de la corona, haurien de satisfer a la monarquia i, en un darrer apunt, satorgava per primer cop de forma explcita la facultat de nomenar representants per governar la ciutat al cos-tat dels oficials reials. A ms, per, a travs de dos captols, sestenien als gironins els usos i costums de qu gaudien els ciutadans de Barcelona i que precisament havien estat con-firmats de forma oficial pel propi monarca en el clebre privilegi Recognoverunt Proceres pocs dies abans, l11 de gener.16

    Si b aquesta difusi dels costums i privilegis dels ciutadans de Barcelona tamb ha estat documentada en altres ciutats, com Igualada, Granollers, Matar, Vilafranca del Peneds, Vic o, fins i tot, Cller (Sardenya), a Girona es mostra molt arrelada i amb conti-nutat al llarg dels segles xiv i xv.17 Tant s aix que, arran duna provisi del rei Alfons III de 1333, sestabl que, davant de qualsevol dubte, sempre calia donar validesa (i sense re-querir cap altra prova) a les lletres testimonials enviades pels consellers de Barcelona que glossessin algun s pel qual es regien els seus conciutadans, a fi que fos adoptat pels vens de la ciutat de lOnyar.18 Per aix advertim que, en ms duna ocasi, els jurats de Girona es dirigiren als regidors de la Ciutat Comtal perqu els detallessin per escrit algun aspecte concret dels costums i aix posar-lo en prctica en els mateixos termes.19 A la llarga, per tant, fora continguts del Recognoverunt Proceres acabaren integrant les compilacions con-suetudinries prpies de la ciutat de Girona i el seu entorn.20

    16. Christian guiller (ed.), Llibre Verd de la ciutat de Girona (1144-1533), Barcelona-Lleida, Fundaci Noguera/Pags Editors,2000, doc. 8 (25-I-1284). La tradici historiogrfica sempre ha tendit a considerar aquest privilegi com lacta fundacional deladministraci local gironina i noms alguns autors han assenyalat la darrera qesti: Ferran valls i taberner, Els anticsprivilegis de Girona i altres fonts documentals de la compilaci consuetudinria gironina de Toms Mieres, Estudis Universitaris Catalans, XII (1928), pg. 171-208; Josep M. Font i rius, Orgenes del rgimen municipal de Catalua, dins Josep M. Fonti rius, Estudis sobre els drets i institucions locals en la Catalunya medieval, Barcelona, Universitat de Barcelona, 1985 (treballoriginal de 1945-46), pg. 281-560, en especial pg. 497; Christian guiller, Girona al segle xiv, Girona/Barcelona, Ajuntamentde Girona-Publicacions de lAbadia de Montserrat, 1994, vol. I, pg. 152-156. Per altra banda, pel que fa a la confirmaci decostums i concessions obtingudes per la ciutat de Barcelona que inclou la primera part del clebre privilegi: Antonio Maraarag Cabaas i Mercedes Costa Paretas, Privilegios reales concedidos a la ciudad de Barcelona, Barcelona, Archivo de laCorona de Aragn, 1971, doc. 22. Una anlisi recent del document, des del punt de vista de la noci de ciutad i comparat ambaltres textos legislatius cabdals per als habitants de la Ciutat Comtal, a: Carolina obradors suazo, Immigration and Integrationin a Mediterranean City: The Making of the Citizen in Fifteenth-Century Barcelona, Florncia, European University Institute, tesidoctoral indita, 2015, vol. I, pgs. 55-62 (agraeixo a lautora la possibilitat de consultar la recerca abans de ser publicada). Sobre el context general del Principat i la Corona: Jos Luis Martn rodrguez, Privilegios y cartas de libertad en la Corona deAragn (1283-1289), dins lobra del mateix autor Economa y sociedad de los reinos hispnicos de la Baja Edad Media, Barcelona, El Albir, 1983, vol. I, pg. 185-235; Vicent baydal, Guerra, relacions de poder i fiscalitat negociada: els orgens del contractualismeal Regne de Valncia (1283-1330), Barcelona, Noguera, 2014, pg. 264-290.

    17. Guillem M. de broC i de Montagut, Historia del derecho de Catalua especialmente del civil y exposicin de las institucionesdel derecho civil del mismo territorio en relacin con el cdigo civil de Espaa y la jurisprudencia, vol. I, Barcelona, Generalitat deCatalunya, 1985 (obra original de 1918), pg. 300-318, 324 i 336-341; Ferran valls i taberner, Les consuetuds i franquesesde Barcelona de 1284, o Recognoverunt Proceres, dins, Obras selectas, Madrid/Barcelona, CSIC, 1954, vol. II, pg. 135-141.Val la pena de tenir present que en els tres primers casos esmentats (als quals podrien afegir-se Vilanova i la Geltr i Caldesde Montbui) lassimilaci va lligada a la seva incorporaci com a carrers de Barcelona durant el quatre-cents. Amb tot, a tenorduna provisi de Ferran II de 1510, sha plantejat que a inicis del segle xvi el contingut del Recognoverunt Proceres ja es podriaconsiderar ests a tot el Principat.

    18. guiller, Llibre Verd..., doc. 117 (17-VI-1333). El document tamb s editat a partir duna altra cpia a valls i taberner, Els antics privilegis..., pg. 146.

    19. A tall de mostra, en un cas de 1415, els edils de Girona volien legislar sobre processos manufacturers altament contaminants, com agranar pastell o adobar pells. Aix mateix, en un cas de 1440 a qu tornarem a referir-nos, la necessitat sorg arran de nous trmits exigits pels recaptadors de la lleuda reial (AMGi, I.1.2.1., llig. 8, reg. 5, f. 73v-74r (20-IV-1415); llig. 9, reg. 4, f. 107v (17-VI-1440). Puntualment, els assessors legals del monarca tamb es basaren en aquesta assimilaci per dirimir sobre algun assumpte, com ara en un episodi de 1342, en qu, dacord amb una carta enviada per Pere III al batlle de la ciutat de lOnyar, alguns gironins queposseen molins fora del Monar reial estaven atraient fariners i flequers que hi portaven el gra a moldre. I el monarca assenyalque aquests collectius professionals havien dacudir obligatriament als molins propis del rei, segons disposava un costum escritde la Ciutat Comtal i que, tenint en compte el fet que els ciutadans de Girona tenien privilegi de regir-se pels usos dels deBarcelona, calia respectar (AMGi, Llibres manuscrits de tema divers, reg. 24503, f. 6r-v (26-IV-1342).

    20. Aix ho han detectat diversos autors en la compilaci de costums gironins elaborada pel jurista Toms Mieres lany 1439, identificant el Recognoverunt Proceres barcelon rere ms de trenta captols i convertint-se en la segona font en importncia: Les colleccionsde Costums de Girona, a cura de Josep M. Pons guri, Barcelona-Lleida, Fundaci Noguera-Virgili & Pags, 1988, pg. 24, 38i 52; Costums de Girona de Toms Mieres, edici crtica i traducci dAntoni Cobos Fajardo, Girona, CCG, 2001, pg. 25. La

    http://ccuc.cbuc.cat/record=b2498878~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b4572152~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b4572152~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1658804~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5101814~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1174494~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b6745632~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b6745632~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1153649~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1153649~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5967978~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b5967978~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2131362~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2131362~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1706081~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1706081~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b2498878~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b4572152~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b4572152~S23*cathttp://www2.girona.cat/ciutat_arxius_amgihttp://www2.girona.cat/ciutat_arxius_amgihttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1738712~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b1738712~S23*cathttp://ccuc.cbuc.cat/record=b6855134~S23*cat
  • 24 Albert Reixach Sala

    El model barcelon de dret local es propag, doncs, des de finals del dos-cents. Aix mateix, lexemple de la ciutat de Girona evidencia que tamb tingu repercussi a propsit de certes estructures o prctiques de govern. De vegades, no tenim testimonis que provin que una determinada instituci o frmula poltica derivava de la voluntat manifesta dels regidors gironins dimitar les establertes a la ciutat de Barcelona. Per exemple, respecte de lofici de mostassaf, creat per un privilegi reial de lany 1351, el text de la provisi coin-cidia en la majoria de punts amb lobtinguda amb la mateixa finalitat per la Ciutat Comtal lany 1337, per no shi plasm amb claredat (ni transcend en les negociacions prvies) que shagus pres el precedent barcelon com a referncia.21

    Per contra, els representats de Girona apellaren explcitament al model de Barcelona en sengles privilegis aconseguits del monarca a la primera meitat del segle xv. Duna ban-da, lany 1430, el de lorganitzaci dun sagramental liderat pel govern local de la ciutat de lOnyar i que shavia destendre per la batllia, la vegueria i el bisbat de qu era capital, textualment, amb lobjectiu de repetir els bons resultats, en essncia, la pau i la concr-dia aconseguida, entre daltres llocs, a la vegueria del Valls (on shavia implantat des de Barcelona).22 De laltra, lany 1443, el de la instituci duna taula de canvi municipal a semblana de la que ja estava en funcionament a la Ciutat Comtal des de 1401 (una taula assegurada com la obtench Barchinona).23 Podem afegir-hi, en la mateixa lnia, una petici elevada lany 1393 a Pere Pont, secretari reial dorgens gironins, amb qu es volia aconseguir una provisi signada pel monarca sobre jueus i conversos idntica a una ator-gada a Barcelona, una cpia de la qual li enviaven, encara que nignorem el resultat final.24

    Amb tot, la imitaci destructures i models constitueix un tema molt complex i que no admet explicacions lineals. I aix, malgrat gestos tan evidents com els comentats. Per adonar-sen, segurament nhi ha prou de constatar, en el conjunt dadministracions locals catalanes, la varietat de termes a lhora de designar crrecs amb funcions molt semblants,

    permeabilitat de la legislaci local gironina (com la daltres poblacions) als textos de dret municipal de Barcelona tamb sobserva en les conegudes ordinacions den Santaclia tocants a qestions urbanstiques i de venatge: Jaume ribalta haro, Dret urbanstic medieval de la Medi